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Autore: mystery_koopa    29/01/2021    3 recensioni
Sono passati dieci anni da quando Ayxal ha visto per l'ultima volta il suo re, Emrys III, camminare per le strade in occasione del proprio corteo nuziale: da quel giorno il Palazzo di Vetro ha iniziato ad annerirsi sotto il regime della misteriosa Orientale, e il sovrano si è allontanato sempre di più dalla realtà. Soltanto quando si troverà in ginocchio nella polvere riuscirà a ripercorrere la storia della sua vita, dalla lenta caduta alla rinascita.
[A metà tra minilong e long, ispirata al contest "Darkest Fantasy" dell'eccezionale Dark Sider]
✠ Il primo capitolo partecipa al contest "Chi ben comincia è a metà del prologo" indetto da GaiaBessie sul Forum di EFP.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Vetri Ardenti


*

 
I – PROLOGO: IL PALAZZO DI VETRO
 
Ingoiai polvere quando mi passò le dita sporche sulle labbra.
Sebbene mi sforzassi di perforare la penombra che ci circondava, seduto a terra contro la fredda parete marmorea, non riuscivo a vedere nulla che non fosse lui: avevo vissuto per anni in un’assenza quasi perenne di luce naturale, ma ugualmente mi sentivo a disagio, come se l’ombra non mi appartenesse più, come avessi perso quello che era stato il mio unico elemento.
Lo conoscevo soltanto da pochi giorni, e fino a poco prima non gli avevo mai rivolto la mia attenzione, men che meno la parola. Eppure percepivo il suo tocco come una sensazione familiare, come quel lenzuolo che ti avvolge ogni notte dopo le fatiche del giorno, come le braccia di una madre che da così tanto tempo non sentivo strette intorno a me.

Avvicinò il suo volto al mio, lasciandomi intravedere un bagliore nei suoi occhi scuri appena prima di chiuderli. Lo imitai e inspirai a fondo, lasciando che gli odori della carne morente e del tappeto bruciato mi penetrassero nelle narici, mescolandosi a quello della sua pelle sudata. Mi sfiorò appena la fronte con la sua e si fermò, emettendo un suono simile a un profondo lamento. Aprii gli occhi di colpo e vidi il fuoco, li richiusi e vidi la luce.
Poi li riaprii ancora, insieme a lui. E non mi fu possibile distogliere lo sguardo.
Forse sorrise, forse sorrisi.

 
***
 
Il nero.

Era quello il vero colore che si nascondeva all’interno del Palazzo di Vetro. Oltre la trasparenza delle pareti, oltre i tendaggi scarlatti: nelle stanze più recondite, era una pesante coltre di fumo a dominare l’ambiente, in cui gli scarti dei laboratori rendevano irrespirabile l’aria dei corridoi e delle stanze attigue, tanto che la loro funzione originaria era ormai stata perduta.
Credo che nemmeno un abitante di Ayxal potesse affermare senza mentire di aver visto aprire quell’enorme ala isolata dal mondo, di cui tanto l’aspetto quanto il contenuto erano ignoti. Erano sorte molte leggende intorno a essa, alcune delle quali al limite dell’assurdo: una delle più accreditate parlava di un innovativo macchinario funzionante con la forza del carbone, a cui tutti i più importanti ricercatori del regno lavoravano in segreto, un’altra di un harem simile a quelli delle novelle esotiche, altre ancora sostenevano che essa fosse la prigione di un mostro mitologico, che con un solo sguardo avrebbe potuto radere al suolo l’intera città. Avevo sentito che due serve delle cucine l’avevano definita la dimora dei draghi grigi, una volta, e pareva che un messaggero avesse incautamente confidato a una delle guardie di averci visto degli strani congegni metallici: l’Orientale li aveva fatti impiccare tutti e quattro, lasciandone poi i cadaveri esposti sulla facciata principale del palazzo. All’epoca intravidi i corpi di sfuggita e non me ne interessai, tanto che fatico a ricordarne la data, sebbene essa fosse stata incisa sulla trave delle forche. Ma saranno passati almeno quattro anni, forse addirittura sei.

Ad esclusione delle ridotte stanze reali, poste a metà dell’immensa costruzione a picco sul mare, solamente l’ultimo piano del Palazzo era libero dall’aria insalubre. La porta e le finestre del mio salottino rivolte verso il corridoio erano sempre sbarrate dall’interno, celate nella loro interezza da lastre metalliche e poi marmoree poste a strati, talmente tanti che non li avevo mai contati nelle rare volte in cui assistevo alla loro manutenzione; non credevo fossero necessarie, ma l’Orientale aveva ordinato che esse fossero di numero uguale alla sua età il giorno cui era giunta ad Ayxal per la prima volta. Per lei era un’ossessione, come se la paura di perdere la giovinezza la tormentasse, ma io non avevo mai fatto caso alla comparsa di una possibile nuova ruga sul suo viso così freddo, così anonimo. Era come se la mia vita e la sua fossero identiche e opposte, due astri silenti ma sull’orlo di una fragorosa collisione mai avvenuta.

La incontravo raramente, passando da una scalinata incastonata nel cuore della costruzione, ma non ci parlavo mai per più di pochi istanti. Ero l’unico nell’intero regno che non doveva sottostare ai suoi ordini, ma, nonostante ciò, lei aveva posto due ordini di guardie a sorvegliare le estremità della rampa, che mi osservavano in rigoroso silenzio ogni volta che salivo al piano superiore. Una cameriera, molti anni fa, aveva ritenuto che l’Orientale tagliasse personalmente la lingua a ogni membro della guardia affinché i segreti del re non fossero rivelati. Non posso dirlo con certezza, ma credo sia stata l’unica a ricevere questa punizione nell’intero regno.

Quella donna non è mai stata disposta al perdono nei confronti delle dicerie negative nei suoi confronti, eppure mi bastò così poco per liberarmi di lei una volta chiaro il suo intento ultimo… Probabilmente avrei dovuto farlo molto prima, e avrei anche potuto, se solo la mia palese inadeguatezza al comando non mi avesse frenato. E mi sorprende ancora come, nonostante la sua tirannia, finché lei rimase in vita Ayxal restò integra, sebbene non vedesse il suo re per le proprie strade dal giorno del matrimonio con la Straniera, oltre dieci anni prima: sempre più raramente lo si vedeva affacciato alle finestre a contemplare l’Oceano Meridionale, oltre il quale nelle giornate più limpide si potevano scorgere persino i ghiacci della Terra Incognita.

Un giorno, l’Orientale mi aveva detto che tutte le donne della città, se non dell’intera penisola, ricordavano ancora la proverbiale bellezza giovanile di Emrys III, aggiungendo che pareva non essere svanita nonostante il passare degli anni. Ne rimasi alquanto stupito: non che a trent’anni potessi considerarmi vecchio, nonostante la barba incolta e la pelle resa pallida dalla reclusione, ma la mia scomparsa dalle strade dopo il matrimonio era parsa sospetta a non pochi, soprattutto ai nobili le cui figlie erano rimaste zitelle nella speranza di potersi sposare un giorno con l’erede al trono.
Finché, improvvisamente, era apparsa quella Straniera dai capelli del colore del Sole e dagli occhi simili ad acquemarine, e i sogni della classe abbiente di Ayxal si erano infranti come uno specchio sbattuto a terra, calpestato e ricoperto dal sangue di chi ne aveva profanato i frammenti.

Sembra una descrizione fatta da un cantore ubriaco, lo so, non è necessario trattenere le risate. Ma se si pensa che, scrittoio a parte, le mie due stanze contenevano soltanto un pianoforte scordato affiancato da pesante un letto a baldacchino, è perfettamente comprensibile perché mi sembra molto più reale vivere in una ballata che in una così sporca realtà.
E no, non sono soltanto io ad essermela costruita.
Ero convinto che la mia vita si sarebbe conclusa così, nello stesso identico modo in cui andava avanti da anni, ma mi sbagliavo e dovevo aspettarmelo. Ma anche quando, costretto dal corso degli eventi, ho preso il potere, il destino che mi aveva sempre legato al non avere un popolo da governare è ritornato prorompente, e ora sto pagando il prezzo al posto di chi un prezzo l’ha già pagato, ed è poi scomparso tra i flutti oceanici e trascinato verso sud.

Ma ora che l’ultima notte è giunta, lascia che ti racconti come sono arrivato ad ingoiare la polvere che ricopre questo barbaro sotterraneo.





SPAZIO AUTORE:
So benissimo che questo è un azzardo, ma ho deciso di imbarcarmi in un nuovo progetto multicapitolo (e per di più fantasy!) che, lo prometto, farò tutto il possibile per terminare in tempi ragionevoli: la trama è già pronta, va solo messa su carta. Vi ringrazio per aver letto questo prologo e spero davvero che apprezziate il prosieguo.
Ringrazio ancora Dark Sider per avermi dato la spinta necessaria per cimentarmi in un ambiente per me inusuale. 
A presto, spero!
mystery_koopa


 
  
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