Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: steffirah    31/01/2021    0 recensioni
Perché non c’era altro che desideravo, se non stare con te per sempre.
Nella vita.
Nella morte.
In paradiso.
Nell’inferno.
In un sogno.
In una cruda realtà.
Non mi interessava. Perché eri tutto per me. Eri il mio ossigeno, eri la mia vita, eri la mia spinta in avanti, eri la mia luce. Luminoso come un sole, un tuo solo sorriso mi scaldava il cuore. Un tuo semplice e minuscolo atto di gentilezza, mi riportava la primavera.
Un’illusione.
Una speranza.
Avrei trovato un modo per salvarti.
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mikasa Ackerman
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Oh take a look in the mirror, you look so sad
It’s so cold like that winter market we used to go
I don’t cry anymore but I feel so hurt
 
 
Freddo. Il mondo era freddo e crudele. Gelido e spietato.
Le lacrime, sembravo averle prosciugate tutte, dopo quel giorno. 
Quel giorno...
Le tue parole, più taglienti di una lama, più letali di un veleno, infiltratesi nelle mie vene, stavano appassendo il mio cuore. O almeno, di questo cercavo di convincermi. Di questo volevi convincermi. Perché non era così.
Non era così. 
Non era così. 
Ogni volta che si faceva anche solo il tuo nome, al semplice udire le lettere che lo componevano, un bizzarro calore mi cingeva e scaldava, in quel glaciale inverno che era diventata la mia vita. Solo nel sapere che tu esistevi ancora. 
Non importava cosa dicessero di te. 
Io credevo ancora in te. 
Non importava se l’intero mondo ti temeva e odiava. 
Io ti avrei sempre amato. 
Non importava come ti chiamassero. 
Per me restavi sempre Eren
E non importava se volessero ucciderti. Io, almeno io, sarei sempre stata dalla tua parte. Per quanto gravi i tuoi peccati, impossibili da espiare, li avrei condivisi con te. Per quanto crudele il tuo destino, l’avrei cambiato. E se non fosse stato possibile mutare il corso degli eventi, ne avrei preso parte, per cercare di alleggerire il peso del fato sulle tue spalle. Per apportarti anche il minimo sollievo. 
 
 
So I don’t need you too close to me
You don’t hear me, so you said
I don’t know why things have changed since yesterday
 
 
Eppure, non sembrava avere senso. Quel flebile calore che mi scaldava, non aveva senso.
Mi allontanasti da te. 
Mi dicesti che, l’unica ragione alla base delle mie azioni, la motivazione dietro ogni mio gesto, era il mio sangue. 
Mi definisti una schiava. Schiava di te. 
Forse lo ero. 
Di te, ma non del mio sangue. 
Oppure avevi ragione? 
Se non fossi stata una Ackerman, sarebbe cambiato qualcosa?
Ci avevo pensato, per ore e ore e ore. Ed ero giunta a comprendere che soltanto una cosa sarebbe stata diversa: avrei faticato molto di più, per arrivare dov’ero. Sarei stata una persona comune, come tante altre, ma le mie scelte… non sarebbero state diverse. Perché dopo essermelo chiesta continuamente, giorno dopo giorno, era quella la risposta che mi ero data: potevi anche ferirmi con le tue parole. Potevi anche ferirmi fisicamente. Potevi rivolgermi il tuo odio. Avrei potuto piangerne. Avrei potuto disperarmi. Ma nulla avrei cambiato. Nulla sarebbe mai cambiato. Semplicemente perché si trattava di te. 
Quando eravamo bambini, ti proteggevo per riconoscenza? Sì. Perché tu mi avevi salvata. Tu mi avevi spinto ad essere quel che ora ero. Tu mi avevi donato una nuova vita. Una nuova identità. Una sopravvivenza. Una nuova casa. 
Lo dovevo a te. 
Lo dovevo alla tua famiglia, che con tanto calore mi aveva accolta in casa. Come se fossi davvero una seconda figlia. 
Mi comportavo da sorella maggiore? Sì. 
Ti difendevo dai bulli, da qualunque minaccia, da ogni presa in giro, incurante delle tue reazioni. Incurante del tuo fastidio, del tuo atteggiarti ad eroe, del tuo prenderti spesso e volentieri il merito. Volevo solo che stessi bene. Volevo solo vederti felice. 
Mi comportavo come una madre? Sì. 
Era stata quella l’ultima richiesta di oba-san. Che ci aiutassimo l’un l’altro. Che vegliassi su di te. Che mi accertassi che ti comportassi bene, che non compissi pazzie, che non ti mettessi nei guai, che non fossi schizzinoso, che non distruggessi la tua vita. Ma è in questo che ho fallito, più che in ogni altra cosa. 
Il ruolo da madre, non mi si addiceva. Più ci provavo, più tu mi respingevi, più battibeccavamo, più tu non mi ascoltavi e facevi di testa tua. Più attenzioni ti mostravo, più tu mi ignoravi. 
Non ero pronta, ad essere una madre. Non sapevo come fare. E mi sentivo tremendamente in colpa e inadeguata. Ma sapevo anche che mai avrei potuto prendere il suo posto. 
Pertanto ci rinunciai, e lasciai perdere l’idea di attenermi a quei ruoli. 
Col tempo, mi era divenuto chiaro il perché. Se avessi continuato, non saremmo mai potuti diventare la famiglia che io desideravo diventassimo. E per questo, cominciai a comportarmi semplicemente come “me stessa”.
Eppure, tu avevi messo in dubbio che quello potesse essere il mio vero io. Avevi detto che “Mikasa” era morta a nove anni.
Dovevo contraddirti: non ero morta, ero cresciuta. Ero cambiata. Ero maturata. Avevo conosciuto l’aspetto più crudele del mondo; ma in quello stesso giorno, avevo anche conosciuto l’aspetto più meraviglioso del mondo. 
Era quindi il mio sangue a spingermi a proteggerti? No, era la mia volontà. La più pura volontà. Una volontà talmente egoista da decidere che, anche se ti avrei difeso da tutto e tutti, non lo avrei fatto da me stessa. Da decidere che avrei trovato un modo per salvarti, ad ogni costo. Da decidere che, per quanto tu mi scacciassi, non ti avrei liberato da me. 
 
 
This could be love again
All I need is you
Come back, I’m waiting anytime the heavy rains come
Still I miss days with you
I can’t look into your face
Oh Feeling blue and looking back again
Please come back to me
 
 
Ero io schiava di te? 
Eri tu schiavo del destino?
Eravamo entrambi schiavi del mondo?
Ero libera di scegliere te?
Eri libero di scegliere la libertà?
Eravamo liberi di cercare la felicità? 
Tutto questo, non mi importava. Tutto questo, ti aveva portato via. Tutto questo, ti aveva allontanato da noi. 
A me, non importava.
Che avessimo ali o catene, sapevo solo che l’unica cosa che materialmente ci legava fosse la tua sciarpa. Avevo provato a metterla da parte, ma era stato del tutto vano. I fili che la componevano, erano il nostro sangue. Un’estremità era legata a te, un’altra a me. 
Qualcuno una volta parlò del “filo rosso del destino”, o una cosa del genere. Forse fu Hannah a farlo, non lo ricordavo più. Era un filo che legava due persone destinate a stare insieme, impossibile da spezzare.
La sciarpa, era il nostro filo rosso. Tramite essa, tu mi donasti la vita. Avvolgendomela attorno al collo e la testa, mi donasti calore e gentilezza. E dicendomi che l’avresti fatto ogni volta che avrei voluto, mi riempisti di speranza. 
Anche tu percepivi quel legame? 
Anche tu temevi che, se non l’avessi avuta sempre con me, qualcosa di terribile sarebbe accaduto?
In quel momento mi facesti capire che qualunque fosse il sentimento che provavo per te era ricambiato. Nonostante i tuoi modi burberi. Nonostante le tue parole taglienti. Tu provavi lo stesso. E una conferma a ciò, la trovai nei tuoi occhi disperati, quando visitammo Marley. Quando mi chiedesti cosa fossi per me, e io riuscii a dirti solo “la mia famiglia”. Perché era così. Tu rappresentavi davvero la mia famiglia. Tu eri e sei ancora tutto per me. Per te, avrei dato e fatto qualunque cosa. Ti amavo, come si amava un membro della famiglia. Ti amavo, come si amava quando si voleva costruire una nuova famiglia. 
Ero certa che sarebbe stato chiaro, ma forse mi sbagliavo. Forse il mio messaggio non ti era arrivato. Oppure sì, e tu lo avevi ignorato. 
Forse era tutta colpa mia. Se mi fossi fatta coraggio, se fossi stata invasiva come in passato, se ti avessi interrogato sui tuoi pensieri, intenzioni e timori, avrei potuto salvarti. O forse anche quello sarebbe stato inutile, perché la tua era una sorte inevitabile. 
Mi avresti lasciata lo stesso.
Per quanto ti volessi al mio fianco. 
Per quanto volessi tornare a casa con te.
Saresti andato via.
Mi avresti lasciata indietro. 
Per quanto ti aspettassi, non saresti più tornato. 
Avevi intrapreso la tua strada. 
Avevi preso la tua decisione. 
E che potere avevo io, per fermarti? 
Chi mi dava il coraggio di tarparti le ali, e legarti ulteriormente a me?
 
 
To stay with you always
You are the world to me
And dreaming on
So you can take my sword for you
Oh How do you feel so fine
You are the world to me
And dream on
You stole my heart so long ago
Oh I release my soul
So you feel my song
 
 
Perché non c’era altro che desideravo, se non stare con te per sempre. 
Nella vita. 
Nella morte. 
In paradiso. 
Nell’inferno. 
In un sogno. 
In una cruda realtà. 
Non mi interessava. Perché eri tutto per me. Eri il mio ossigeno, eri la mia vita, eri la mia spinta in avanti, eri la mia luce. Luminoso come un sole, un tuo solo sorriso mi scaldava il cuore. Un tuo semplice e minuscolo atto di gentilezza, mi riportava la primavera. 
Un’illusione. 
Una speranza. 
Avrei trovato un modo per salvarti. Che fosse continuando a vivere in questo mondo. Che fosse liberandoti del tutto, per permetterti di procedere nel prossimo. E se in questa vita era impossibile stare insieme, avrei fatto sì di ritrovarti. Perché era ciò in cui più credevo: da quando mi avevi avvolto la sciarpa attorno al collo, dieci anni fa, la mia anima era stata legata indissolubilmente alla tua. E che fosse in questo mondo, che fosse nell’aldilà, che fosse in un altro mondo… sarebbe sempre riuscita a trovarti. 















 
Angolino autrice:
Salve! Questa è la prima volta che pubblico nel fandom di snk, e devo ammettere di essere parecchio emozionata. Non essendo propriamente una fan sfegatata mi sembra quasi di osare troppo condividendo questa "piccola" one-shot con voi, ma poi mi sono detta che potrebbe esserci qualcuno a cui potrebbe far piacere leggerla. Per cui eccola qui, una song fic (seppure sia totalmente negata nello scriverle) scritta tra le 3 e le 4 di una notte insonne, basata sugli ultimi capitoli (ecco perché per chi non è in pari con le scan potrebbe essere spoiler) e sulla sofferenza che mi hanno apportato, incentrata sul mio personaggio preferito, unita ad un brano di Hiroyuki Sawano intitolato "Release my soul" (il compositore è lo stesso dell'anime di snk, ma la canzone proviene da un altro anime... Solo che sembrava fin troppo azzeccata a quel che avevo dentro negli ultimi giorni). 
Devo specificare che ho recuperato il manga solo di recente, leggendolo in italiano, eppure, per qualche ragione, nella mia testa l'ho sempre sentito con l'equivalente giapponese. Ecco perché, quando si parla di Carla, ho usato "oba-san", che letteralmente significa "zia", ma si può usare anche per appellarsi alle madri di altre persone (ed è il modo in cui Mikasa si rivolge a lei, in giapponese). 
Altra cosa da dover spiegare suppongo sia il titolo, dal tedesco, che significa "Schiavi del destino" (mai che vada ad optare per qualcosa di felice). 
Bene, questo è tutto! Come al solito, ho voluto scrivere qualcosa per non dimenticare le sensazioni da me provate leggendo, ma la condivido nella speranza che possa piacere anche a qualcun altro che dovesse trovarsi a leggerla. 
Grazie per essere giunti fin qui e avermi seguita nel mio impacciato farfugliare.
Steffirah
  
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