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Autore: Shireith    02/02/2021    2 recensioni
«Che cavolo ti prende?»
«Ho… appena scoperto di essere fidanzato, Omi-
kun
È un giorno come tanti, quello in cui Atsumu scopre che circolano strane voci su lui e Hinata; si chiede se, dopotutto, non sia il caso di assecondarle.
{AtsuHina ⬝ spoiler!post370 ⬝ doveva essere una fake!dating ⬝ one-shot breve e sconclusionata come sempre perché sia mai scrivere roba consistente ⬝ a Juriaka, tanti auguri!}
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsumu Miya, Kiyoomi Sakusa, Koutaro Bokuto, Shouyou Hinata
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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A Juriaka,
probabilmente la storia più
sconclusionata e guilty
pleasure che abbia
mai scritto.


Sciogliersi


 Sakusa aveva affrontato poche prove difficili nella sua vita e tra queste rientrava sicuramente essere costretto a condividere l’alloggio con persone che non tenevano abbastanza all’igiene. Aveva imparato a convivere con il disordine di Bokuto, con i picchi di energia totalmente casuali di Hinata, e pensava, con sua stessa sorpresa, che Atsumu sarebbe stato il coinquilino più gestibile.
 Finché, un bel giorno, quello non gli sputò dritto in faccia.
 Un pezzettino mangiucchiato di carne gli colpì la fronte, alcuni chicchi di riso gli si appiccicarono sulle guance – il tutto contornato da residui di saliva di Atsumu Miya.
 Sakusa sollevò lo sguardo e lo osservò con espressione bellicosa, ma non riuscì a rivolgergli nessuno degli insulti che stava meditando nella sua mente perché l’espressione di Atsumu era sinceramente sconvolta.
 «Che cavolo ti prende?»
 «Ho… appena scoperto di essere fidanzato, Omi-kun

 Bokuto scoppiò in una grossa risata. Sakusa si allontanò per evitare che altri germi potessero contaminarlo.
 «Tu e Hinata, fidanzati
 Atsumu fece spallucce. «L’ho letto su Twitter. Alcune persone hanno delle teorie davvero strane…»
 Sebbene a debita distanza, Sakusa non poté fare a meno di ascoltare. «Non mi sorprende.»
 «In effetti…» sospirò Bokuto.
 Atsumu fece viaggiare lo sguardo dall’uno all’altro: qualunque cosa stessero insinuando lui non ne era al corrente, e se c’era una cosa che odiava era che si parlasse di lui senza essere interpellato.
 «Perché non ti sorprende, Omi-kun
 «La gente annoiata troverà scandali dove non ce ne sono e non è che tu ti sia impegnato molto per prevenirli.»
 Atsumu rimase in silenzio, ancora incapace di afferrare una semplice consapevolezza che a Sakusa e Bokuto sembrava invece ovvia. Ci pensò quest’ultimo a togliergli ogni dubbio.
 «Intende dire che sbavi dietro a Hinata, Tsum-Tsum.»

 Shouyou s’asciugò le labbra umide e richiuse la borraccia, occhi fissi su Atsumu. Quello che gli aveva appena rivelato lo faceva quasi ridere – loro due, fidanzati?
 «Dovremmo smentire?»
 «Mh, sì. Sarebbe la cosa più giusta da fare… ma non la più divertente.»
 La luce che Shouyou vide baluginare negli occhi di Atsumu non prometteva nulla di buono.

 Doveva essere uno scherzo, un gioco – «per divertirci un po’», aveva detto Atsumu.
 E all’inizio, doveva ammettere Shouyou, lo era davvero stato, “divertente”. Atsumu si era dilettato a stuzzicare la fantasia dei più curiosi, fan e paparazzi, con occhiate volutamente malcelate e più maliziose del solito. C’erano stati momenti in cui si avvicinava e sussurrava, scherzava, faceva finta di ridere – solo che non faceva finta.
 Presto, Shouyou l’aveva capito (entrambi l’avevano capito).
 Atsumu a un certo punto aveva smesso di cercarlo per diletto e aveva iniziato a farlo perché era quello che voleva, dimenticandosi del gioco.

Shouyou, diceva Atsumu quelle notti, tra coperte sgualcite e corpi bollenti, ed era un richiamo così diverso da quello d’un tempo.
 La lingua sembrava sciogliersi, diventare lava non appena toccava il palato tanto il suo nome era bollente, e forse tornava di nuovo forma tangibile solo perché il desiderio di dirgli altro, qualsiasi cosa, era tanto impellente da annullare ogni logica.

Shouyou, diceva Atsumu quelle notti, quando voleva che fosse lui a sciogliersi come lava; lasciava che, piano, la volontà e la ragione abbandonassero il corpo di Shouyou e poi, quando rimaneva solo il piacere, lo rimodellava come creta per ricomporlo pezzo dopo pezzo.

Shouyou, sussurrava prima, dopo e durante le partite, non perché dovesse tener fede a un gioco che non c’era più (che non c’era mai stato) ma perché, dopotutto, era proprio un bel nome.
   
 
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