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Autore: Mercurionos    02/02/2021    1 recensioni
ULTIMO CAPITOLO: Alba e Cenere:
E lì, nell’ombra silenziosa e fredda,
sotto lo scampanellio della pioggia,
Vegeta volse lo sguardo alle proprie spalle,
e la vide.
L'Impero Galattico di Freezer, tirannico dittatore di tutto ciò che esiste: un periodo oscuro e inenarrato. Il rinnovato nucleo dell'impero attende tre guerrieri saiyan, gli ultimi della propria specie, predestinati a mostrare il proprio valore all'Universo. A partire dagli ultimi giorni del Pianeta Vegeta, fino a quel fatidico 3 Novembre, e oltre, nel massimo rispetto del magnifico Manga di Akira Toriyama.
Parte di "Dragon Ball: Sottozero", la vita dell'eroe che non abbiamo visto crescere.
Genere: Avventura, Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Freezer, Nappa, Nuovo personaggio, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dragon Ball - Sottozero'
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Capitolo 19 – SVU: Saiyan Victims Unit, Parte 5 – Anno 2, 1/5 Germinale
 
“Mi sorprendi, Vegeta.” Gladyolo dovette ammettere il proprio stupore.
“Ho la vaga sensazione che tu stia per dire una cattiveria sul mio conto.”
“A dirla tutta sì, ma se te ne accorgi così in fretta non ci trovo più alcun gusto. – poi si rivolse ai compagni – Entriamo. Piano per piano, cercate se hanno sparato da questo edificio.”
E così fecero. Non che ci fosse molto da esaminare nel palazzo vuoto, ma i sei cadetti del N.I.S.B.A. speravano che, sotto le casse piene di tubi metallici e i teli consumati dall’uso, da qualche parte in quella struttura si celasse un indizio riconducibile alla loro investigazione. Cercarono per ore finché, quando il sole ormai si stava abbassando, qualcuno gridò: “È qui!”
 
Due grosse scatole erano state da poco spostate, come si poteva intuire dalle evidenti strisciate nella polvere di cemento. Erano state posizionate l’una accanto all’altra a qualche centimetro dal limite settentrionale dell’edificio, un baratro alto poco meno di trecento metri. Adagiato addosso ad esse c’era un singolo, grosso telo smunto, di quelli che gli operai erano soliti usare per riparare dalle intemperie i loro attrezzi, una volta che avevano abbandonato per la notte il posto di lavoro.
 
Pump si avvicinò al mucchietto di materiale edile, facendo quanto più attenzione a non calpestare le tracce rimaste nella polvere. Solo qualche istante dopo ricordò: “Ehi, ma io sarei anche in grado di volare.” E si librò sopra le grosse scatole. Lanciò un’occhiata oltre, al precipizio: vedere il profilo dell’edificio proiettarsi così a lungo verso il basso la disorientò un poco, così tornò a concentrarsi sulle due casse di legno ruvido. Oltre ai due solchi nella polvere, causati inequivocabilmente dall’aver trascinato i contenitori sul pavimento, non sembravano esserci altre tracce.
 
“Non c’è nulla, solo queste due strisciate.” Spiegò la ragazza ai compagni.
“Sul telo niente?” Gladyolo sembrò molto infastidito dalla carenza di indizi.
“Nulla. Si è spostata tutta la polvere sotto al telo, quindi probabilmente non ha lasciato nemmeno delle impronte.”
“E se il cecchino è in grado di volare… Probabilmente non ce ne sono in tutto l’edificio. I montacarichi sono ancora al livello del terreno: che li abbia usati o meno per salire fin qui non ci aiuta per niente.”
 
Bueno si avvicinò a Pump e le chiese di fargli spazio. Il ragazzo si inginocchiò accanto alle due casse di legno, sopra al grosso drappo di tela, e cominciò a rovistare nella propria sacca. Ne tirò fuori uno scout scope.
“E quello da dove lo hai preso?” Chiese scherzosamente Radish.
“Lo ho siempre tenido. Tiene alguno anno, però podrebbe sodisfacere para quelo que voglio fare.”
Vegeta si sentì in dovere di ricordare a tutti la propria presenza: “Bueno, devi assolutamente fare più conversazione con qualcuno che sappia parlare una lingua vera.”
 
Il ragazzo non fece tanto caso alle provocazioni del saiyan, alle quali si era ormai tristemente abituato, e si chinò sugli scatoloni di legno. Con il piccolo telescopio in una mano tentò di mimare la posa di un cecchino, come se avesse voluto imbracciare un fucile. Dylia si interessò molto a tale particolare: “Sai sparare con un fucile?”
“Normalmente – rispose il ragazzo, accennando un minimo di spavalderia – lo facievo con mi fratelo. Facievamo tiro al bersalio en el jardin de casa nuestra.”
Bueno si bloccò di colpo, perfettamente immobile. Giocherellò con una rotella in punta allo scout scope e diede un’altra, lunga occhiata attraverso le lenti dello strumento.
 
“Puedo veder la zona residencial del segnor Balbis. Non so donde esta la sua casa, però con un telescopio un poco mejor…”
“Da questa altezza ha potuto facilmente guardare oltre gli alberi, se non evitare tutta la cacchio di curvatura del pianeta! Ti bastano queste… ‘prove circostanziali’ per giustificare una visitina al Centro Ricerche?” Chiese Radish al capogruppo.
Gladyolo non rispose subito, ma passò qualche istante a grattarsi nervosamente il capo, poi il collo, poi nuovamente la testa, attraversando più volte con le dita la lunga frangia bionda. Pump e Radish non poterono fare a meno di ridacchiare, per quanto tentassero di trattenere le proprie pulsioni d’ilarità.
“Domani, – disse poi Gladyolo – domani andremo al CRB di Lafiordi. Se sono davvero collegati a questi omicidi, in qualche modo, dobbiamo vedere di scoprirlo domani.”
 
E così fecero. In seguito ad una notte di meritato riposo nelle proprie stanze nel dormitorio del N.I.S.B.A., evento che avveniva fin troppo raramente durante le missioni, specie durante le missioni speciali, le squadre uno e quattro si svegliarono all’alba. Gladyolo chiamò tutti a raccolta sul tetto del palazzo dei dormitori subito dopo una rapida colazione e, una volta arrivato anche il flemmatico Vegeta, puntò un dito verso Nord e disse: “Andiamo direttamente al laboratorio di Lafiordi. Ho già avvisato l’ispettore Pomfritz, dovremo incontrarlo di fronte al centro. Avete con voi tutto quello di cui possiamo aver bisogno?”
 
“A che serve il poliziotto?” Chiese Vegeta.
“A entrare nel laboratorio, ovviamente. Pensavi forse che sarei entrato dicendo: ‘Buongiorno, sono uno studente in cerca di un tirocinio. Posso vedere dove sviluppate i fucili da cecchino super segreti con cui uccidere le persone dall’altra parte del pianeta?’? Non abbiamo alcuna autorità se non siamo insieme ad un agente.”
“Oh, chiedo scusa, illustrissimo!” Vegeta si imbronciò, incrociò le braccia e girò i tacchi, dirigendosi verso la ringhiera della terrazza, in assoluto silenzio.
Ovviamente non fece così: mandò a quel paese Gladyolo con qualche gestaccio volgare, si circondò di aura e sparì in fretta tra le nuvole. Gli altri furono costretti a seguirlo poco dopo, anche se restarono l’uno accanto all’altro durante il volo.
 
Man mano che gli studenti si avvicinavano a Lafiordi, capitale delle Terre dei Ghiacci a nord, la temperatura si fece più fredda, fino ad indurre Radish allo starnuto.
Pump lo schernì quasi subito: “Proprio tu, con tutti quei capelli, senti il freddo?”
Radish si limitò a guardarla bieco, strofinandosi nervosamente il naso. Poco dopo il gruppetto arrivò a Lafiordi. La luce del sole filtrava grigiastra attraverso la densa coltre di nubi, trattenendo tutto il calore lontano da terra, e così alla città venne conferita una tonalità ancora più gelida.
 
Gladyolo individuò subito la loro destinazione e la segnalò ai compagni. Vegeta era arrivato qualche istante prima ed era intento a parlare con l’ispettore Pomfritz. In seguito al solito scambio di convenevoli, i sette entrarono nel Centro Ricerche Balistiche: era un edificio a dir poco enorme, dall’immensa facciata rotondeggiante, grigia come il cielo, senza finestre, né luci o cartelli. Dietro al titanico ingresso sbucava un alto palazzo di vetro, altrettanto imponente. Gli studenti riconobbero la torre dalle fotografie della polizia: la seconda vittima era stata assassinata lì dentro, in uno dei tanti uffici del complesso. L’unica guardia appostata di fronte all’ingresso squadrò per un attimo il gruppetto, ma, una volta incrociato lo sguardo di Vegeta, si paralizzò all’istante e lasciò passare i visitatori. La stanza in cui si trovarono non rispecchiava affatto le colossali dimensioni dell’edificio: un semplice ingresso, non troppo alto né largo, veniva quasi interamente occupato da un massiccio banco bianco. L’uomo seduto dietro la guardiola notò gli intrusi e si alzò di scatto, visibilmente nervoso.
 
“Buongiorno. – disse quasi balbettando – Posso aiutarvi?”
L’ispettore Pomfritz si fece avanti serio e imponente, facendo attenzione a mostrare quanto più possibile il distintivo che portava sul petto: “Sono della capitale, io. Siamo stati assegnati al caso del vostro direttore, noi, il signor Mizugoke, lui. Questi qua sono del N.I.S.B.A., hanno bisogno di accesso, loro.”
L’ometto sudaticcio si precipitò sulla scrivania bianca, freneticamente in cerca di chissà quale interfono, poi parlò: “Direttore, c’è qui la polizia. Sì, lo so. No, non lo so. Sì, d’accordo.” Poi non parlò più. Gli studenti si guardarono l’un l’altro, perplessi.
 
Qualche minuto più tardi si aprì una massiccia porta d’acciaio, in un angolo dell’angusto atrio, e ne uscì una creatura terrificante.
“Pomfritz, sei tu? Sfaticato che non sei altro, tu!”
“Maledizione, cosa ci fai qui, tu?”
“Faccio carriera, io! Sono a capo di questa magnifica struttura, io! Invece, cosa fai tu? Ancora a lustrare gli stivali dell’ispettore, tu?”
“Sono l’ispettore, io! Mi hanno promosso sei mesi fa, loro!”
Gladyolo si vide costretto ad intromettersi: “Ispettore, mi scusi…”
“Sì, sì, voi. Vi chiedo scusa io. Questa è Nacho, mia sorella, lei.”
“Tua sorella un corno, io! Non paragonarti a me, tu!”
“Non mi vorrei paragonare a te nemmeno per tutto l’oro al mondo, io!”
 
“VA BENE!” Gladyolo alzò inavvertitamente la voce, al che tutti tacquero. Il timoroso segretario si rintanò terrificato sotto al proprio bancone, tremando.
“Signora – proseguì il ragazzo, con quanta più calma gli fu possibile sfoggiare – siamo qui per l’assassinio di Mizugoke, il direttore del centro.”
“Ex-direttore, lui!” Sbraitò la minuta signora.
“Sì, certo. In ogni caso, abbiamo delle domande da porle.”
“Sapete, voi, che hanno già fatto delle indagini, loro?”
“Abbiamo delle domande da porle. Possibilmente in privato.”
La donna rimase un attimo in silenzio, affascinata dallo sguardo penetrante del principe, poi si voltò e si diresse verso la porta dalla quale era appena uscita: “Seguitemi, voi.”
 
Gladyolo si girò verso i propri compagni: “Vegeta, Radish, voi venite con me.”
“E noi cosa facciamo?” Chiese stupita Pump.
“Voi andate alla scena del crimine, a indagare. Fatevi portare lì dall’ispettore.”
“Indagare su cosa? Non ci bastano le foto?”
“Se le nostre ipotesi si rivelassero fondate, forse potreste trovare qualche… ‘segno’ che la polizia non ha notato, no?”
Pump afferrò al volo la supposizione di Gladyolo e abbandonò in fretta l’edificio, assieme a Bueno, Dylia al seguito dell’impacciato ispettore.

Note dell'Autore:
Chiedo scusa per il ritardo, gli esami mi danno davvero molto da fare ed è da tempo che non scrivo. Temo che presto raggiungeremo l'ultimo capitolo che ho scritto!

 
Pomfritz. Nacho. Toriyama apprezzerebbe battute di questo calibro. Almeno spero. Non lo so, lo staff della Mercurionos s.r.l. li adora. Ehm… non perdetevi il prossimo capitolo. Assolutamente.
 
Grazie mille per aver letto il capitolo!
   
 
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