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Autore: Red Owl    03/02/2021    0 recensioni
Quando suo padre viene arrestato per furto, la cameriera Rosa rimane senza lavoro. Senza più alcun mezzo per sostentarsi, decide di accettare l'invito di uno zio e di raggiungerlo nella sua tenuta di campagna, dove l'aspetta un matrimonio con un cugino sgradevole e arrogante.
Rosa si è rassegnata a una vita infelice e il suo unico sollievo sono le passeggiate lungo le rive del lago che occupa parte della proprietà dello zio. Ma a chi appartiene la voce che di tanto in tanto le pare di udire? E chi è il giovane che incontra tra gli ulivi in una nuvolosa giornata primaverile?
Genere: Mistero, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dovrebbe essere assolutamente ovvio, ma, visti i tempi che corrono, preferisco specificare che i pensieri dei personaggi non riflettono la mia personale visione del mondo.

***

Per la prima volta nella sua vita, Rosa si rende conto di essere inutile. La zia Maria Elena non sa più cosa fare per renderla una signora per bene.

Le sue mani sono sempre state abituate a lavorare: a lavare, strizzare, spazzare, rammendare. La ragazza sa come tenere in mano un ago e sta poco alla volta imparando a ricamare esili fiori e figure aggraziate, ma tutti gli altri passatempi femminili le sono preclusi. La lettura le costa fatica, la scrittura le è ancora più ostica e la fanciulla non ha l'orecchio giusto per recitare poesie.

La zia ha cercato di avvicinarla al pianoforte, ma Rosa non riesce ad appassionarsi a esso e la sua mente è troppo impegnata a decifrare i circolini delle note per riuscire a seguire davvero la melodia. Il canto le ha dato qualche piccola soddisfazione, ma la sua voce è tutt'altro che notevole ed è incapace di toccare le note più alte senza distorcersi e infrangersi.

Non ha alcun talento per la pittura - riesce a malapena a copiare in modo approssimativo un vaso o una statuetta - e la danza, per la quale mostra invece una certa attitudine, può essere praticata solo in un numero ristretto di contesti.

«Forse potresti provare con l'equitazione» le dice un giorno la zia. «Non è la più aggraziata delle occupazioni femminili, ma una signora di campagna deve essere capace di andare a cavallo.»

A Rosa il suggerimento non dispiace. «Mi pare una buona idea, zia» risponde in tono giudizioso. «A chi posso rivolgermi per imparare a cavalcare? Mi insegnerete voi?»

La donna le rivolge un sorriso sottile e scuote il capo facendo ondeggiare i riccioli chiari. «Oh, no» dice sgranando gli occhi azzurri. «Io non cavalco più da anni e non ho comunque mai avuto una gran confidenza con quelle bestie.»

La giovane trattiene a stento un sospiro di sollievo. Anche se la zia Maria Elena sembra sopportare meglio la sua presenza rispetto a quanto non facesse nei primi giorni in cui la nipote viveva sotto il suo stesso tetto, in sua compagnia Rosa si sente ancora assai a disagio.

«Allora potete forse indicarmi uno stalliere che possa aiutarmi?» le chiede ancora.

La donna la guarda con quei suoi occhi che, malgrado siano ormai segnati dalle rughe del tempo, hanno ancora un che di felino. «Il nostro stalliere si chiama Sergio e sarebbe certamente un ottimo maestro, ma perché non chiedi a Edoardo di aiutarti? Mio figlio è un cavaliere sopraffino.»

Rosa deve chinare il capo per nascondere l'espressione stupita che le si dipinge sul volto. Ha qualche difficoltà a immaginare il suo pingue cugino - e futuro marito - in sella a un cavallo, ma non può certo contraddire la zia Maria Elena. «Lo farò senz'altro» replica, facendo del proprio meglio per sembrare sincera.

«Perché non vai subito da lui?» insiste la donna più anziana. «Si è recato alle scuderie poco più di un'ora fa: sono certa che si trovi ancora lì.»

Dopo il confronto che hanno avuto in biblioteca, Rosa ha fatto del proprio meglio per evitare Edoardo e adesso la zia la sta guardando in un modo che le fa sospettare che forse ha intuito qualcosa. La giovane non sa se lo zio Antonio avrebbe il coraggio di buttarla in mezzo a una strada, ma ritiene che sia prudente non sfidare la sorte e non lasciare intendere quanto poco entusiasmo susciti in lei la prospettiva del matrimonio con il cugino.

«Non so se indosso gli abiti adatti» azzarda allora, indicando la stoffa chiara della gonna e del corpetto che modella le sue forme.

La zia Maria Elena sventola una mano come per scacciare una mosca. «Non devi montare in sella» ribatte. «Per oggi puoi limitarti a osservare i cavalli e a prendere confidenza con loro. Sono certa che potrai apprendere i rudimenti dell'equitazione semplicemente guardando mio figlio cavalcare.»

«Sì, zia» si arrende la fanciulla. Non ha alcuna voglia di passare del tempo con il proprio fidanzato e ancor meno desidera sentirlo elogiare le proprie doti di cavaliere, ma non v'è modo di sottrarsi alla richiesta della zia.

La giovane si avvia verso le scuderie con passi lenti, chiedendosi se non sia possibile trovare un diversivo, quando un rumore di zoccoli attira la sua attenzione. La stalla è ormai poco distante e Rosa vede che nel recinto adiacente a essa c'è un solo cavallo. È una bestia robusta, dai muscoli solidi e dal mantello talmente scuro che sembrerebbe nero, se non fosse per i riflessi fulvi che nascono quando il sole colpisce i fianchi e il collo elegante dell'animale. In sella c'è un uomo e a Rosa occorre qualche istante per rendersi conto che si tratta del cugino Edoardo. Il suo futuro marito sembra del tutto trasformato. Se quando è a terra i suoi movimenti sono pesanti e un po' goffi, ora che è in sella le sue movenze sono armoniche, leggere, eppure decise, in perfetta armonia con quelle del cavallo.

Rosa si scopre a guardarlo a bocca aperta, mentre un'irritazione che non sa spiegarsi le sboccia nel petto. Possibile che la lente distorta dei suoi pensieri e dei suoi desideri gliel'abbia fatto vedere diverso da com'è veramente?

Ma no, si dice la giovane. Non si è certamente immaginata l'atteggiamento di sufficienza che le ha sempre riservato.

Rosa si avvicina al recinto con piccoli passi circospetti, incerta se sia davvero il caso di attirare l'attenzione di suo cugino, quando improvvisamente si accorge di non essere sola. C'è un uomo, fermo a pochi metri da lei. È un uomo giovane, vestito con abiti eleganti, e anche da una certa distanza Rosa riesce a vedere che il cappello che porta è di ottima fattura. Non è un servitore, né uno degli uomini che si occupano delle stalle o dei giardini.

«Buongiorno» si annuncia avvicinandoglisi.

Nell'udire la sua voce, il giovane sobbalza: non l'ha sentita arrivare, quasi fosse troppo concentrato sul cugino Edoardo per essere consapevole di ciò che lo circonda.

«Oh, buongiorno» replica dopo un istante, rivolgendole un sorriso gentile. Rosa vede che non è esattamente bello, ma i suoi occhi sono morbidi e del colore del tè e i suoi riccioli castani gli incorniciano il viso donandogli un'aria da cherubino. La fanciulla si scopre a corto di parole e il giovane viene in suo soccorso. «Voi dovete essere Rosa.»

Il fatto che sappia il suo nome la sorprende, ma la ragazza si sforza di ricambiare il sorriso con un cenno d'assenso. «È così» conferma.

Il giovane si inchina e le prende una mano nella sua. Indossa dei guanti fatti di una pelle estremamente morbida e il contatto con il materiale vellutato la distrae per un attimo da ciò che avviene un istante più tardi: l'uomo si inchina e le sfiora le nocche con le labbra. Rosa avvampa: è la prima volta che qualcuno le fa il baciamano e la cosa la fa sentire estremamente a disagio.

«Io sono Tommaso Colombo» si presenta l'uomo quando si rialza. «Sono un vecchio compagno di scuola di vostro cugino.»

Rosa non riesce a nascondere un moto di sorpresa. «Mi sembrate più giovane di Edoardo.»

L'uomo ride. «Ho qualche anno in meno, sì, ma non così tanti quanti il mio aspetto potrebbe lasciare presagire.»

La ragazza inarca le sopracciglia. Tommaso è evidentemente consapevole del proprio fascino, ma nel suo atteggiamento non scorge né vanità né arroganza. Rosa sente che le sue spalle si rilassano un po', mentre una tensione che non si era nemmeno accorta di provare scivola via da esse. «Non sapevo che Edoardo avesse degli amici» dice, prima di accorgersi quanto sciocche suonino le sue parole.

Tommaso sorride di nuovo e i suoi occhi tradiscono un luccichio divertito. «Non ne ha molti, in effetti» ammette lanciando uno sguardo all'uomo che, al centro del recinto, guida il cavallo in un bizzarro passo incrociato. «Ha un carattere ombroso e non è facile arrivare a scoprire l'uomo sensibile e intelligente che si nasconde dietro a esso.»

Tutta questa sensibilità e intelligenza devono essere nascoste davvero molto bene, riflette Rosa non senza una certa malignità. Poi sospira. «Temo di non poter dire di conoscere molto bene il mio futuro marito» ammette.

Sul viso di Tommaso passa un'ombra. È solo un'increspatura veloce, ma la fanciulla la coglie lo stesso. «Avrete tutto il tempo per conoscere i lati nascosti del vostro carattere» commenta con una voce che alla ragazza sembra appena un poco più asciutta di quanto non fosse un istante prima.

Per qualche motivo, la sua mente torna al pomeriggio in biblioteca, quando il cugino Edoardo aveva guardato il ritratto di un giovane pittore e le aveva detto che non era affatto felice di sposarla.

Avvertendo che c'è un messaggio nascosto, lì da qualche parte, Rosa fa qualche passo in avanti e stringe tra le mani la parte superiore della staccionata che delimita l'area nella quale si muovono cavallo e cavaliere. Ha bisogno di qualcosa di solido a cui aggrapparsi.

«Voi lo conoscete meglio di me» dice, dopo un silenzio che dura diversi secondi. «Quanto tempo credete che ci vorrà perché accetti la mia presenza?»

Tommaso non risponde subito, ma le si accosta e la studia con i suoi occhi caldi. «Cosa vi fa pensare che Edoardo non accetti la vostra presenza? Ha accettato di sposarvi, dopotutto.»

Rosa china il capo. Probabilmente farebbe bene a non parlare tanto liberamente con un uomo che è a conti fatti un perfetto sconosciuto, ma avverte che quel giovane è l'unico interlocutore sincero che le capiterà di avere all'interno della tenuta. «Vi confesso che non so quanto libera sia stata la sua scelta» dice. Poi aggiunge: «La mia non lo è stata: sono state le circostanze della vita a portarmi a un passo dall'altare.»

Il giovane solleva una mano come per posarla sulla schiena di lei, o magari su un suo braccio, ma si ferma poco prima che le sue dita possano sfiorare la stoffa che ricopre la pelle della ragazza. «Non è forse spesso così, per le donne?»

Rosa aggrotta la fronte. «Edoardo non è una donna» dice, sorvolando sulla domanda retorica che le è stata posta. «Eppure non posso fare a meno di pensare che anche lui sia stato manovrato da fattori indipendenti dalla sua volontà. Mi ha confessato di non avere alcun desiderio di sposarmi, né di sposare un'altra fanciulla: non è stato lui a decidere di prendere moglie.»

Le labbra di Tommaso si assottigliano in una smorfia che la ragazza non sa interpretare. «Non sottovalutate il carattere di vostro cugino» sospira. «Scoprirete che è impossibile imporgli una decisione, per quanto sensata questa possa essere. È possibile che... che abbia deciso di sposarvi controvoglia, questo sì, ma non crediate che sia qualcosa che fa contro la sua volontà.»

E voi come fate a sapere queste cose? Vorrebbe chiedergli. La domanda è troppo sfacciata e le muore in gola, ma Rosa è sicura che Tommaso sia a conoscenza di cose di cui lei è all'oscuro. Quanto è intima l'amicizia che lo lega a Edoardo? Possibile che i due abbiano discusso delle nozze imminenti?

La ragazza china il capo e inconsciamente si morde le labbra, incerta su come proseguire la conversazione. «Non credo di poterlo amare» mormora. Poi sgrana gli occhi: non era un pensiero a cui avrebbe voluto dar voce, quello.

Tommaso fa un piccolo suono d'assenso. «Suppongo che in talune circostanze l'amore abbia bisogno di tempo per sbocciare.»

La sua voce è pregna di tristezza a Rosa si volta per osservarlo meglio. Gli occhi del giovane sono distanti, ma restano comunque puntati sul cugino Edoardo. Il suoi lineamenti sono rilassati e nell'espressione del suo volto la fanciulla crede di leggere una tensione inequivocabile. Il cuore le balza in gola e le gote le si imporporano all'improvviso. È così, dunque? Si chiede, incapace di accettare quello che la sua mente le suggerisce. Tommaso... ed Edoardo? Davvero?

Il concetto le è del tutto estraneo, alieno. Si sta forse sbagliando? È veramente possibile che tra i due uomini ci sia il tipo di legame che le pare di avere intuito? Per un istante i pensieri sembrano vorticarle furiosamente in testa e nel suo animo si scontrano emozioni opposte. È sollevata perché, se Edoardo è legato a Tommaso, non pretenderà mai niente da lei, ma al contempo si sente quasi oltraggiata: accettando di sposarla suo cugino l'ha presa in giro, forse al solo scopo di nascondere la verità. E che verità! Pensa con un capogiro. Non c'è da stupirsi che lo zio Antonio avesse tanta fretta di trovargli una moglie!

Tommaso la sta osservando e lei deglutisce un paio di volte nel tentativo di schiarirsi la voce. «Non credo nemmeno che lui possa amare me, del resto» sussurra infine con un filo di voce.

Il giovane al suo fianco sposta nuovamente la propria attenzione su di lei, ma sembra tutto d'un tratto incapace di incontrare i suoi occhi. «Ci sono diversi tipi di amore» osserva con voce pacata, e per qualche motivo quell'affermazione fa scattare una scintilla di rabbia nel petto della fanciulla.

«Ma io voglio vivere quello che c'è tra marito e moglie!» sbotta con voce troppo alta. Edoardo deve averla sentita per forza, ma non da cenno di aver notato la sua presenza. È naturale! Pensa Rosa con le mani che tremano. Preferisce ignorarmi come fa sempre! Probabilmente gli dà anche fastidio che io sia qui: penserà che mi stia intromettendo tra lui e il suo amante!

Il pensiero le riempie gli occhi di lacrime e la ragazza si strofina rabbiosamente un pugno sul volto: non vuole piangere.

Le mani di Tommaso si serrano gentilmente sulle sue spalle. «Signorina Rosa», mormora con voce quieta, «capisco che le circostanze non siano ideali, ma non intendevo turbarvi.»

La giovane si sottrae bruscamente alla sua presa. «Non sono turbata», ribatte, con la voce appena incrinata dal pianto, «sono...»

"...arrabbiata" vorrebbe dire, ma improvvisamente si rende conto che non è esattamente così. Non prova alcun affetto nei confronti del suo fidanzato, e il fatto che Edoardo sia verosimilmente legato a un uomo, anziché a un'altra donna, la lascia del tutto indifferente. È piuttosto delusa dalla piega che ha preso la sua vita negli ultimi mesi, oppure...

«... sono solo stanca» conclude pochi istanti più tardi.

«Scusatemi» aggiunge poi, frapponendo le braccia tese fra sé e il giovane e allontanandosi a ritroso di qualche passo.

Quando si rende conto che intende andarsene, sul viso di Tommaso si disegna un certo allarme. «Rosa, aspettate!» la implora, facendo perseguirla.

L'esclamazione del giovane sembra attirare finalmente l'attenzione dei Edoardo: fermo al centro del recinto, l'uomo volta il capo nella loro direzione e li guarda. Il suo volto è imperscrutabile e, attraverso le lacrime che le offuscano la vista, Rosa non può evitare di pensare che sembri quasi l'ombra di un condottiero d'altri tempi.

Che vada al diavolo! Pensa con un rinnovato moto di stizza. Che se ne vadano al diavolo tutti quanti! Un sentimento oscuro le divampa nel petto e le lacrime le scivolano copiose lungo le guance malgrado i suoi tentativi di arginarle. Non sa nemmeno contro chi siano indirizzate quelle fiamme che le mordono l'animo, non sa spiegarsi da dove nasca quel peso strisciante che le stritola le interiora: sa solo che deve allontanarsi dalle stalle e dai due uomini.

Quando si avvia a grandi passi lungo il sentiero, Rosa si accorge che Tommaso si muove come per seguirla, ma la voce del cugino Edoardo lo richiama. «Lasciala andare» gli dice; e la fanciulla piega le labbra in una smorfia simile a un ringhio. Sì, lasciatemi andare, pensa mentre i suoi piedi si muovono in un ritmo simile a quello della corsa.

Ci saranno delle conseguenze, non è così sciocca da credere che ciò che è appena caduto cadrà nel vuoto. Il suo fidanzato verrà certamente a cercarla, forse per pretendere delle scuse o forse per capire quanto Rosa abbia compreso della natura dell'amicizia che lo lega a Tommaso. In quel momento, però, il futuro le pare privo d'importanza: desidera solo restare sola.

Quando giunge sulle sponde del laghetto non si stupisce tuttavia di vedere una figura che l'attende accanto a un cespuglio di ortensie. 

   
 
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