Videogiochi > Final Fantasy VII
Segui la storia  |       
Autore: Manila    04/02/2021    1 recensioni
Chi ha detto che si possono vivere delle avventure solo durante una guerra in corso?Per non parlare delle disavventure! Ecco cosa succede a Cloud e agli altri in periodo di pace (?).
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
E niente, questi due fanno tutto ciò che vogliono quando vogliono e come vogliono, d'altronde sono Reno ed Elena, e col rosso nulla ha parvenza di razionalità alcuna.
Ringrazio di cuore tutti per la bella accoglienza nonostante gli anni (ANNI, maledetta me!) di assenza. Ora, però toglietemi una curiosità: perché un capitolo come " Colloquio" vanta bel 1013 visualizzazioni ? XD XD XD
Buona (pessima) lettura ;-)



59. Ciò che voglio
(Elena)



E’ da due ore che ho il dito incollato al campanello della porta di Reno.
Neanche volevo venirci qui!
E’ tutta colpa di Rude, è lui che mi ha costretta, si è presentato in ufficio spiegandomi che il senpai è trattenuto a letto da un raffreddore micidiale e diversi decimi di febbre. Quando gli ho chiesto cosa avrebbe dovuto importarmi di quell’ameba, mi ha risposto che le sue precarie condizioni di salute sono attribuibili a me. Naturalmente mi sono tirata indietro: il bagno nel laghetto di qualche giorno fa era più che meritato, anzi, avrei dovuto trattenergli la testa sott'acqua! Rude, però, non si è dimostrato così comprensivo come speravo e si è limitato a lasciarmi le sue chiavi di casa tra le mani.
Adesso mi ritrovo qui, davanti a una porta chiusa alternando il dito sul campanello e le nocche sul legno lucido. Non credo che sia uscito di casa, Rude ci ha tenuto a dirmi che sta talmente male da non riuscire ad alzarsi dal letto. Sospetto che abbia esagerato anche se, mi duole ammetterlo, Reno non è tipo da assentarsi da lavoro per un po’ di febbriciattola.
Questa mancata risposta mi fa preoccupare, e se fosse morto? Sebbene, alla luce di quanto successo, vorrei vederlo agonizzante, la parte buona di me sta cominciando seriamente a temere il peggio.
Infilo una mano in tasca, prendo la chiave, faccio scattare la serratura ed entro silenziosamente, prefigurandomi l’immagine del ragazzo riverso sul pavimento, in una pozza di sangue e rantolante.
L’ingresso è immerso nella penombra, ci metto un po’ di tempo a far abituare gli occhi al contrasto di luce  che proviene dalle altre stanze, ma ciò che vedo è sconcertante. La cucina, che è il primo locale in cui mi imbatto, è totalmente invasa dal caos: pile di piatti sporchi giacciono nel lavandino e sul ripiano, la tavola è ancora apparecchiata, le briciole e gli avanzi su cui banchettano alcune mosche sono rimasti lì probabilmente dall’ultimo pasto. Muovo qualche passo e butto l’occhio nel bagno, dove la lavatrice aperta sembra vomitare una quantità esorbitante di indumenti sporchi che qualcuno ha spinto nel cestello, facendolo strabordare.
Indigestione di panni lerci, wow …
Preferisco non accertarmi sullo stato del lavandino e della vasca, perché temo che l’ufficio d’igiene possa intercettare i miei pensieri e mettere in quarantena l’appartamento.
Eppure non ricordo che Reno fosse un tale trascurato, le altre (poche) volte che sono venuta a casa sua c'era molto più ordine e, soprattutto, pulizia.
Deve essergli successo seriamente qualcosa!
Avanzo un altro po’, mi fermo davanti alla porta semiaperta di quella che è la camera da letto e una musichetta cancella con un colpo di spugna la preoccupazione, le immagini di lui che annaspa nel suo stesso sangue, la disperazione di Rude nello scoprire troppo tardi la morte del suo amico fraterno e il funerale degno di uno degli agenti più in gamba del corpo dei Turks.
Mi mordo un labbro, conto mentalmente fino a diecimila e spalanco la porta.
Il senpai è seduto sul letto sfatto probabilmente da giorni, con una console in mano e inveisce con voce nasale contro il videogames con cui si sta trastullando.
Idiota.
Imbecille.
Psicopatico.
Molestatore.
Donnaiolo da strapazzo.
E pensare che stavo per dimenticarmi addirittura dell’affronto che mi ha fatto senza ritegno.
Quando la borsa mi casca dalla spalla producendo un rumore sordo, realizzo che o non si è accorto di me, oppure mi sta amabilmente ignorando.
La vena sulla mia tempia si dilata un po’.
- Reno - lo chiamo senza ottenere risposa.
- Reno ?- riprovo senza alcun successo.
- RENO!- sbraito ormai spazientita.
Visto che continua a ignorarmi, afferro la borsa da terra e gliela scaravento dietro la nuca, tenendola per la tracolla.
-Ma che cazz … - mastica, voltandosi verso di me e, contemporaneamente, togliendosi le cuffiette che non avevo notato dalle orecchie.
- E’ da due ore che suono alla porta!- lo informo inferocita.
- Ah, eri tu?- torna a concentrarsi sul videogioco.
- Mi hai sentita?! E perché non mi hai aperto?-
- Tu che bussi a fare se hai le chiavi?-
- Ma poteva essere chiunque altro!-
- Bah, non mi andava di avere seccature e poi qui viene solo Rude, che ha le chiavi, e le donne, ma solo dietro specifico invito. Dato che non aspettavo nessuno, non avevo voglia di ritrovarmi scocciatori tra i piedi- mi spiega con gli occhi puntati verso lo schermo.
Come sa che ho le chiavi?
Rude...  Maledetto!
Vorrei schiaffeggiarli entrambi, ma l'unica cosa che mi esce dalla bocca è la domanda più stupida che io possa formulare.
- E la collaboratrice domestica?-  facendo riferimento al disastro che ci circonda.
Risponde con un'alzata di spalle.
Sbuffo.
Mi sento ridicola. Rude mi ha dato le chiavi e mi ha spedita qui facendomi quasi credere che stesse per morire e per cosa?  Per scoprire che, invece di venire a lavorare, si è preso qualche giorno per giocare ai videogame e per affogare nel suo stesso disordine. E io, come una stupida, mi sono lasciata convincere con una facilità di cui mi meraviglio io stessa.
Stupida Elena.
Stupida!
Stupida!
Stupida!

- E ora cosa dovrei fare qui?-
Credevo di averlo detto nella mia mente, ma evidentemente questo pensiero mi è uscito dalla bocca magari anche solo bisbigliato, perché Reno alza nuovamente lo sguardo su di me.
L'osservo meglio, come non facevo da tempo: è pallido, ma non di quel chiarore che caratterizza da sempre la sua carnagione, mi riferisco a quella cera tipica di una persona influenzata, quel pallore che sa di salute cagionevole. I suoi occhi chiari sono lucidi ed evidentemente febbricitanti, il naso è rosso ed intasato, le sue labbra, per contrasto sono più colorate e spiccano sul candore del suo viso.
Le labbra di Reno.
Sposto gli occhi altrove prima che, in modo molto puerile, le guance mi si tingano di rosso e mi accorgo che il comodino è invaso da medicinali.
Integratori, più che farmaci veri e propri, e un flaconcino senza etichetta.
Mi basta un attimo per raccogliere queste informazioni e lui lo sa bene. Non avrò la sua fenomenale memoria eidetica di cui parla poco, ma sono un Turk anch'io, solo che lo dimentica un po' troppo spesso.
Tuttavia non si è premurato di far sparire tutto prima del mio arrivo...
O non si aspettava venissi davvero, oppure ha voluto che vedessi.
Torno su di lui.
Febbre per un'innocua caduta in un laghetto, insofferenza al polline dei fiori, raffreddore come se non ci fosse un domani... Cosa mi stai nascondendo, Reno? Queste cose non capitano a persone come te, non dopo anni di addestramento e, purtroppo, infusioni con mako.
Che sia il motivo per cui Rude mi ha mandata qui?
- Beh, allora... visto che qui è tutto apposto, me ne vado...- comincio col dire, ma appena cerca di alzarsi da letto, forse per accompagnarmi o forse per trattenermi, barcolla. Istintivamente lo sorreggo e, quando gli metto una mano sulla fronte, scopro che quella che ha non è solo febbriciattola.
Merda.
- Ti sei davvero ridotto così per la Kisaragi?-
Non posso credere di averglielo chiesto davvero, la mia voce è uscita come un misto di preoccupazione e incredulità.
... E di gelosia, ma non lo ammetterò mai neanche con me stessa.
O per invidia, aggiungo.
Reno, sempre più malfermo, ghigna e questo suo modo di manifestare il suo trionfo mi fa imbestialire, ed è di nuovo così vicino che posso percepire chiaramente che il suo corpo sta andando a fuoco.
E forse sta andando a fuoco anche il mio viso.
Sbuffo e, pazientemente, lo aiuto a rimettersi a letto più per non dovergli stare così vicino che per paura che caschi a terra.
- Dovresti prendere almeno lo sciroppo- gli faccio notare, rimboccandogli le coperte.
- Dovresti darmelo tu, sei tu la crocerossina dei casi umani - risponde, portandosi una mano alla fronte bollente. Deve scoppiargli la testa...
Meno ci capisco di questa storia, più mi sale il nervoso, oltre al fatto che quel modo che ha di appellarmi e il riferimento a Tseng proprio non li gradisco.
Uno sternuto lo sconquassa.
- Yuffie me lo avrebbe dato...- insinua, tirando su col naso, e la rabbia mi sale ancora di più, perché riesce ad essere stronzo anche quando è malato.
E adesso siamo passati a chiamarla per nome...
- Ce l'hai una cazzo di borsa del ghiaccio?- chiedo, decisa a non cedere alle sue infantili richieste.
- E' nel mobiletto in bagno- indica la stanza con un dito, mentre si mette più comodo.
Il tempo di recuperare il necessario, quando torno in stanza Reno è bello e addormentato, di tanto in tanto scosso da qualche colpo di tosse.
***
- Quindi è come pensavo... -
- Rude, non è il momento di mettersi a fare il criptico, che diavolo succede?- bisbiglio nell'auricolare per non svegliare Reno che intravedo dallo spiraglio della porta che ho lasciato aperta per controllarlo.
Dall'altra parte silenzio, solo un sospiro.
Maledizione!
- Non ne sono sicuro, Elena, so solo che la missione di Reno è stata interrotta perché è subentrato un problema inaspettato. Poi c'è stata la questione di Wutai e, come ben sai, anche su quello il Presidente non è stato chiaro e figurati se Tseng si sia lasciato scappare qualcosa -
Ecco, forse questa è l'unica volta in cui avrei preferito che il nostro capo non fosse così ligio al dovere.
Il viso dell'uomo mi appare avanti, mentre mi osserva nella chiesa, dopo che Reno mi ha baciata.
Non sembrava propriamente dispiaciuto.
Chiudo gli occhi e sospiro.
- Va bene, Rude, ci penso io a lui -
Chiudo la chiamata, rientro silenziosamente nella camera da letto e mi guardo intorno. Sul comodino, accanto ai farmaci, noto un foglietto scritto con una calligrafia chiara ed elegante, come quelle d'altri tempi, una specie di istruzioni per l'utilizzo di una medicina. "Lacrime", riporta la scrittura elegante e, senza sapere il perché, capisco che quelle indicazioni si riferiscono alla somministrazione della sostanza contenuta nel flaconcino senza etichetta...
Poco più in là, sulla lampada, scorgo un imbarazzante oggetto che ricordo benissimo: la giarrettiera della Lockhart che Reno ha beccato in un occhio al matrimonio degli Strife.
A me è toccato il bouquet...
Guardo di nuovo il Senpai dormire febbricitante ma beato.
Perché tanti misteri?
Neanche ricordo quando ha tagliato i capelli, né perché lo ha fatto, sarà perché ad un certo punto mi ha tagliata fuori da tutto, sarà perché si è resa necessaria la sua presenza accanto alla Kisaragi e neppure ne conosco il motivo...
Osservo di nuovo le sue labbra, ora lievemente socchiuse. Le ricordo bene sulle mie, le ricordo ancor di più vicine alla principessa di Wutai lo scorso inverno e faccio fatica a non ammettere il fastidio. Credo sia stato l'unico momento della mia vita in cui ho sentito di condividere un sentimento con Vincent Valentine, anche se attribuirgli anche solo una parvenza d'emozione è oggettivamente difficile. Ho ancora davanti agli occhi l'immagine dell'ex Turk e della sua reazione quando mi sono presentata da lui... Come diamine fa Yuffie a capirlo?
Intanto lui e la sua bella sembrano essere felici e contenti, mi è venuto un colpo a vederli passeggiare come... come... come una coppia.
E l'espressione di Reno quando ha incrociato lo sguardo della principessa? Erano così... complici!
Quante, dannate, smancerie!
Concentro nuovamente l'attenzione sul Senpai, adesso mi è decisamente meno simpatico di un attimo fa...
E ancora più antipatico mi è questo tugurio che, per amore della decenza, mi rifiuto di lasciare così com'è.
***
Sbuffo.
Ormai è tarda sera, la casa è pulita e il bucato in asciugatrice.
Sul fuoco bolle un brodino e non vi è più traccia di piatti sporchi e tavola invasa dai resti dei pasti precedenti.
Mentre rimestolo gli ingredienti per evitare che si attacchino al fondo della pentola, una presenza alle mie spalle mi fa trasalire.
- Mi raccomando, le mutande belle inamidate -
Decisamente, è peggiorato, e la febbre non lo aiuta neanche un po'.
- E poi cos'altro vuoi, che mi metta a rammendare i calzini?- mi giro minacciosa, brandendo il cucchiaio in modo da fargli capire di fare attenzione a come risponde.
- No, mi basta che porti fuori la spazzatura, andandotene via-
Reno tira troppo la corda.
- Solo questo?- fingo meraviglia.
- Bah, se proprio insisti, è gradito il bacio d'addio -
O un proiettile giusto in mezzo alla fronte...
Sbuffo per l'ennesima volta, lo spingo su una sedia e gli infilo il termometro in bocca, mentre con una mano gli sento la fronte.
Resterà scemo per sempre, inutile illudersi, ma vediamo se riusciamo almeno a rimetterlo fisicamente in forma.
La temperatura è un po' scesa, ma nulla di significativo.
- Ma … cosa fai?- protesta, mentre preparo lo sciroppo che mi ha chiesto d'imboccargli prima di addormentarsi.
- Sto facendo una donazione al tuo sistema immunitario. Forza, apri la bocca e ingoia- dico, passandogli il misurino.
- Questo dovrei dirlo io a te - borbotta.
- Razza di cretino!-
Ghigna.
- Sai che ha un sapore orribile?- protesta, mandando giù il liquido denso e rosa - Fa schifo e pensa che al momento non avverto molto il gusto delle cose che ingerisco!-
Sicuramente ha uno sgradevole odore dolciastro, appunto mentalmente arricciando il naso, senza ammetterlo ad alta voce per evitare di alimentare tutta la serie di lamentele che sta sciorinando neanche fosse un ragazzino di dieci anni.
- Anche queste sono pillole?-  chiedo, sollevando uno scatolo.
- No, supposte. Vuoi mettermi anche quelle?-
Se lo ripete gliele faccio passare per l’esofago con tutto il blister.
Lo guardo con la mia espressione peggiore.
Reno non è la persona più ordinata del mondo, in genere i suoi capelli sono sparati in testa oltre ad essere tinti in modo assurdo, non porta mai la cravatta, lascia aperta la camicia e maltratta costantemente la divisa, spesso parla in modo assurdo, fa pensieri di cui ci rende partecipi solo in parte finendo per non farci capire nulla dei suoi ragionamenti, ma bisogna riconoscergli una sorta di classe e di magnetismo che raramente si riscontra nelle persone. Ora, col moccio al naso, il pigiama indosso da chissà quanti giorni e i capelli decisamente svenuti, non sembra neanche lui.
Oppure è lui, ma nella versione che solo alla Kisaragi è stato concesso conoscere.
Non so se possa essere considerata un'eletta oppure una povera sventurata, ma continuo a provare quella famosa punta di fastidio che, oltre ad essere imbarazzante e puerile, è addirittura fuori luogo.
La Lockheart direbbe sicuramente che ciò che manca a Reno è una moglie. Non avrebbe torto, ma mi chiedo come potrebbe essere la povera disperata disposta a condividere la vita con lui; il Senpai è totalmente folle!
- Dovresti farti un bagno- gli faccio notare, concentrandomi di nuovo sui fornelli.
- Senti, Elena, mi sposeresti?- mi chiede, soffiandosi il naso.
Guardo lui, il suo pigiama, il moccio che gli cola dal naso e il mollettone che gli trattiene i capelli ormai troppo corti per tenerlo su in modo decente e il ciuffo sulla fronte.
- Perché?- domando terrorizzata. “Perché mi vuoi così male?”, aggiungo mentalmente.
- Perché sei una brava padrona di casa- risponde come se la cosa fosse palese.
- E tu chiedi alle donne di sposarle solo per questo?! A quante lo hai chiesto finora?-
- A nessuna- risponde con voce nasale.
Lo guardo scettica.
- Beh, le donne che vengono qui non si mettono mica a pulire … - specifica con noncuranza e con una punta di malizia che mi manda in bestia.
Gli rispondo con sguardo truce.
- Guarda che è raro che qualcuno tocchi la mia roba, dovresti sentirti un’eletta!-  Annuisce con convinzione come a voler far risultare la situazione ancora più allettante.
Ecco l’elenco della sua preziosissima roba: fazzoletti annegati nel moccio, scatoloni di pizza, involucri di cibi precotti, contenitori vuoti di ramen istantaneo, calzini da rammendare, mutande e indumenti di ogni tipo da lavare, infinite  dita di polvere sui mobili, fornelli della cucina incrostati, frigo sporco, bagno da rifare … Solo a me sembra la scena di un film horror?
- Oh, ne sono lusingata! Non sai che onore sia per me farti da cameriera, mi viene quasi da piangere … -
Ghigna soddisfatto.
Ci ha creduto?!
- Reno, ti prego, non dirmi che anche il resto dell’umanità mi vede così disperata come mi vedi tu, perché potrei suicidarmi!- la mia voce si fa stridula.
Il mio collega si toglie dalla faccia quel sorrisino scemo e diventa serio.
- L’unica a vedersi disperata sei tu e quel che è peggio è che desideri esserlo! Sai perché Yuffie che tanto contesti è riuscita a prendersi Valentine? Perché si è data un’opportunità. Perché a un certo punto lo ha mollato, ha dato il tempo di  riflettere a entrambi e si è detta di valere qualcosa indipendentemente dall’opinione di quel morto vivente. E’ stato solo in quel momento che lui l’ha vista davvero per quello che è, è stato da quel momento che lei ha cominciato a volersi bene - sembra indignato.
Odio quando la difende, non lo sopporto. E odio lui quando fa così, perché infondo sento che ha ragione. Stramaledettamente ragione!
Mi mordo le labbra e lui continua implacabile con il suo giudizio.
- Tu continui a correre dietro la giacca di Tseng, ma Tseng è troppo impegnato ad andare avanti con la sua vita per starti dietro, te ne rendi conto? Prova dell’affetto per te, certo, ma...  -
- Per te è davvero così strano volere qualcuno da amare?- inciampo nuovamente nel discorso che ci ha visti protagonisti qualche sera fa nella chiesa.
E mi duole tantissimo, perché ricordo bene l'epilogo di quella discussione.
- Ma tu non vuoi qualcuno da amare, tu voi me... -
Scuoto visibilmente la testa.
- Tu stai delirando! Sarà la febbre che ti ha infettato il cervello... - rispondo con voce stridula.
- Perché negarlo?-
- Perché non è assolutamente vero - nego con tutta me stessa.
- Hai rischiato di mandare a monte una missione importante per continuare a negare l'evidenza! Ma ti rendi conto di cosa sarebbe successo se qualcuno ci avesse scoperti? - mi rimbrotta aspramente.
- Infatti ero preoccupata, ma poi... Beh, siete stati sicuramente scoperti, ma a fare ben altro...- ancora mi sale la bile allo stomaco se ripenso a quella scena. Ma a quanto pare a Reno non basta come spiegazione, perché continua ad accusarmi come un fiume in piena.
- ... Quindi, dopo aver scomodato Cid Highwind, Reeve Tuesti e il Presidente in persona, visto che il mio posto restava accanto alla principessa, sei andata da Vincent Valentine. Hai presente? Il signor Penitente For Ever in persona! e adesso vuoi farmi credere che non hai montato un caso del genere per me? Aggiungici anche la reazione che hai avuto l'altra sera per un semplice bacio e adesso dimmi in tutta onestà che ciò che vuoi è che Tseng venga a chiederti la mano -
Adesso che glielo sento raccontare, in effetti, suona talmente assurdo che mi vergogno di aver fatto ogni singola cosa che ha elencato.
Tu non vuoi qualcuno da amare, tu vuoi me!
Tutto gioca a favore delle sue stupide congetture, maledizione!
- Ma credi davvero che uno stupido bacio possa avermi dato alla testa? Non ci si innamora così da un momento all'altro, Reno! Io... ero solo preoccupata, sei stato allontanato all'improvviso... e c'era un pericolo... e neanche Rude sapeva nulla e...la Kisaragi non c'entra nulla con noi Turk e poi io... -
Incrocia le braccia al petto, attendendo una spiegazione plausibile al mio comportamento degli ultimi mesi, ma fatico a trovare anche solo un motivo che giustifichi le mie azioni.
O forse sì, una sola. ma è impossibile che lui abbia ragione.
- ... A me non importa nulla di te!- sbotto, mettendo fine ai miei inutili balbettii.
- Questa vigliaccheria da parte tua non me la sarei mai aspettata, primo perché sei un Turk, secondo perché sei tu e ti si possono attribuire numerosi difetti, ma la mancanza di coraggio proprio no o almeno l'ho sempre creduto fino ad oggi -
Vigliacca? IO??
- Sei forte, coraggiosa, e sei devota... non farmi credere che, però, tu non sia capace di essere onesta con te stessa o ti dirò che anche in questo Yuffie è migliore di te-
Il mio sguardo omicida non lo intimidisce.
- Oh, sì, lei ci ha messo davvero poco a capire chi o cosa volesse. E poi se l'è andato a prendere. Puoi dire lo stesso di te? -
Questo continuo rimando alla principessa di Wutai è davvero sgradevole, soprattutto perché sa benissimo che tra noi non c'è simpatia reciproca.
- Anzi, ti dirò dell’altro. Ti è piaciuto quel bacio, non riesci più a fare a meno di pensarci, altrimenti non te la saresti presa tanto, altrimenti non saresti qui! Non avresti fatto tutte quelle storie alla chiesa, semplicemente lo avresti ignorato, e saresti in grado di farti una sana risata quando ti prendo in giro! -
La vista mi si appanna un po’, ma non voglio dargli la soddisfazione di vedermi piangere.
- Yuffie ha riso quando l’ho fatto, nonostante fosse stata scaricata come un sacco di patate e ha continuato a farlo anche dopo, anche davanti a lui. Soprattutto davanti a lui! Tu ne saresti in grado? Certo che no! Sei troppo impegnata a dimostrargli quanto sei disperata, e sola, e disponibile a consolarlo. Resti in attesa che lui si accorga di te. Mi accusi di trattare le donne come oggetti, ma chiedilo a loro cosa ne pensano di me? Non sono un santo, non è un segreto, ma neanche fingo di esserlo! Ho per loro maggiore rispetto di quanto il tuo bel Tseng ne abbia per te. Anzi, non mi va neanche di accusarlo di niente, visto che ti ha fatto chiaramente capire che non è interessato. Ma la cosa comica è che neanche tu sei davvero interessata a lui. O almeno non più!-
- Oh, immagino quanto tu possa essere affettuoso con le donne...-
-  Se sei curiosa, prova a chiedere a Yuffie com'è stato con me, poi corri da Tseng e vedi se fa la stessa cosa con te -
Questo è troppo, stringo i pugni talmente forte che mi si sbiancano le nocche, poi la mia reazione è del tutto incontrollata.
Gli mollo un altro ceffone.
Dapprima colto di sorpresa, Reno asseconda il movimento causato dall'urto e volta il viso dall'altra parte, mente il mollettone che ha sulla testa vola a terra. Poi torna a guardarmi, gli occhi chiari fiammeggianti, l'espressione di trionfo gli disegna i lineamenti, ghigna per l'ennesima volta.
Capelli sconvolti peggio di prima, la guancia arrossata e la figura insolitamente solida per essere preda della febbre da giorni.
- Non ti azzardare più a chiamarla per nome!- sputo fuori con stizza.
- Altrimenti che succede?- mi sfida.
- Ti pesto a sangue - lo avverto.
Non gli do il tempo di rispondere, gli butto le braccia al collo, e lo bacio come non ho mai fatto con nessuno, come a cancellargli dalla bocca il suo nome, il ricordo delle sue labbra e magari anche il suo sapore. E, soprattutto, quel ghigno maledetto che mi rivolge ogni volta che apro bocca.
Parte come un irruento bacio a stampo, avverto le sue labbra sorridere sulle mie, per poi cedere e approfondire quello che diventa un vero e proprio bacio.
Ed è decisamente meglio di quanto mi aspettassi.
Ed era lì, davanti a me, ed è stato lì per anni.
Ed è strano, esilarante, irrazionale, delirante, ma giusto. Quasi perfetto...
E più penso a lui e alla Kisaragi, più lo stringo a me, approfondisco il bacio e lui non si tira per nulla indietro.
Quanto ci separiamo, avverto subito la mancanza della sua lingua che mi accarezza, del calore del suo corpo e della profonda intimità che è esplosa tra noi dal nulla, ma ho bisogno di riprendere fiato.
Riapro gli occhi ansante e mi scopro felice di leggere nei suoi occhi le stesse emozioni che credo avere dipinte sul viso anch'io.
Mi passo la lingua sulle labbra.  Sanno di medicina e fragola. Aveva ragione, quello sciroppo è disgustoso, ma il retrogusto che ancora avverto sa di lui.
Reno mi trattiene a sé, stretta al suo petto quasi non riesco a ripristinare un ritmo di respirazione regolare.
- Chiedimelo di nuovo-  bisbiglia con voce roca.
Non c'è bisogno che mi spieghi cosa vuol sentirmi dire.
Annuisco.
- ...E che male c'è a volere qualcuno da amare?- domando, col fiato ancora un po' corto.
- Tu non vuoi qualcuno da amare, tu vuoi me!-  ribadisce con dolcezza.
- Io non voglio qualcuno da amare, io voglio te - ripeto le sue stesse parole.
E' stato difficile ammetterlo, ma è così.
Sospiro.
Avvicina la sua fronte ancora molto calda alla mia.
- Scapperai anche stavolta?-
Abbasso lievemente le palpebre.
Scappare? Non ci riuscirei neanche se volessi.
Ma visto che siamo in tema di ammissioni, non ho affatto voglia di scappare.
Non rispondo, ma ciò che penso deve essere chiaro, perché sorride. Non ghigna sfacciato e irriverente come al solito, le sue labbra si distendono sinceramente soddisfatte.
- Allora stirerai anche le mutande?-
Trattengo a stento una risata...


          Che idiota!
 


 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Final Fantasy VII / Vai alla pagina dell'autore: Manila