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Autore: eddiefrancesco    04/02/2021    1 recensioni
Inghilterra 1863 sebbene di aspetto piuttosto insignificante, lady Hester Pimblett possiede una viva intelligenza che le consente di scorgere l'uomo disperatamente solo che si cela dietro la maschera cinica di Adrian Fitzwalter, duca di Barroughby e di provare per lui un attrazione che non tarda a diventare amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Storico
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Inghilterra, 1863 Sua grazia la duchessa di Barroughby era oltremodo contrariata. Lady Hester Pimblett, sua dama di compagnia da circa quattro mesi, lo intuì all'istante dalla fronte aggrottata e dalle labbra serrate in una linea dura. - Abbiate la bontà di portarmi immediatamente il poggiapiedi! - le ordinò la duchessa in tono stizzoso, gli occhi scuri che sprizzavano scintille, la cuffia di pizzo bianco che fremeva per la collera, mentre l'abito di rasatello nero parve trasformarsi all'improvviso in una corazza indossata per scendere in campo. - E chiudete le tende. Mi sta venendo un'emicrania.- In momenti come quello Hester si scopriva a domandarsi se valesse proprio la pena occuparsi di un'anziana signora invece di vivere con i suoi genitori o una delle sue sorelle maritate da poco, sospettando che i suoi tentativi per alleviare gli immaginari malesseri della duchessa sarebbero risultati vani. Vedendola spiegazzare la lettera che aveva appena ricevuto fra le sue dita adunche, si chiese quale potesse esserne il contenuto per suscitare una simile reazione. L'ingiuriosa missiva sembrava scritta in una calligrafia maschile, che a giudicare dal furore della duchessa non doveva essere quella del suo adorato figliolo. Di conseguenza, concluse, o il mittente era il figliastro, il famigerato duca di Barroughby, o la lettera lo riguardava. Hester le avvicinò il piccolo sgabello in modo che potesse appoggiarvi i piedi, poi chiuse le pesanti tende di damasco e preparò il flacone di profumo che la duchessa non avrebbe mancato di applicarsi sulle tempie. - Ha il coraggio di venire qui! - proruppe questa con inaudita veemenza. - Quel brutto furfante! Quella canaglia! Se fosse a conoscenza anche solo della metà dei suoi misfatti, suo padre si rigirerebbe nella tomba. - Dunque, lord Adrian Fitzwalter, il primogenito del defunto duca, noto anche come il Cavaliere Nero, stava tornando a casa. Dato che non vi aveva mai messo piede dal giorno del suo arrivo, Hester dovette ammettere di essere curiosa di vederlo da vicino. Un paio di volte le era stato indicato in mezzo alla folla di un ricevimento, fra innumerevoli bisbigli e congetture. Il suo potere di seduzione era talmente leggendario che, se lei fosse stata più attraente, avrebbe avuto motivo di temere la sua presenza. Comunque, non essendolo, non correva il rischio di richiamare la sua attenzione ed era libera di abbandonarsi all'innocua eccitazione di pregustare la sua venuta. Jenkins, il vecchio maggiordomo, apparve sulla soglia del salotto. Pur essendo piuttosto duro d'orecchio, sarebbe dovuto essere sordo come una campana per non udire le invettive della duchessa. - Portate del vino per sua grazia, per favore - lo pregò Hester. - Un tino? Per farne che cosa, milady? - - Vino. Del vino per sua grazia -. - Oh, benissimo, milady - Il maggiordomo si allontanò e lei riportò la sua attenzione sull' irata nobildonna. - Elliott, per fortuna, si trova all'estero - riprese sua signoria, trascurando il piccolo particolare che attendeva da mesi il ritorno del figlio. - Dovrei rifiutare l'accesso in questa casa a quel mascalzone. Lo metterò immediatamente alla porta. L'impudenza di quel delinquente! - Hester la lasciò vaneggiare, ben sapendo che la duchessa non desiderava né aveva bisogno di una risposta per seguitare a esprimere stizzosamente la sua opinione. - Si, non lo degnero' neanche di un saluto, fingerò di non accorgermi di lui. Può alloggiare in una locanda del villaggio, se vuole, ma qui non starà! - Si coprì gli occhi con un gemito. - Dov'è il mio profumo? Mandate a chiamare il dottor Woadly. Mi sento malissimo. Mi gira la testa -. - Subito, vostra grazia - rispose Hester, anche se non si affrettò a chiamare un valletto per ordinargli di far venire il medico, ma prese a tamponarle alcune gocce di profumo sulla fronte. Dubitava alquanto della necessità di una visita del dottor Woadly, che veniva già convocato fin troppo spesso a Barroughby Hall per una serie di svariati, insignificanti malesseri. - Quando arriverà il duca? - - Oggi, naturalmente. Oh, la faccia tosta di quell'individuo! Non ha nemmeno aspettato una mia risposta. - - Perché sapevo che avrei trovato una calda, gioiosa accoglienza - ribatté una profonda voce maschile. Girandosi di scatto, Hester scorse l'uomo in piedi sulla soglia, appoggiato allo stipite in una posa indolente, le braccia incrociate sul petto. Molto alto, possedeva una magnifica figura, messa in risalto dalla giacca azzurra da mattina, una camicia di lino bianco, pantaloni avana e stivali al ginocchio. Aveva i capelli neri, al pari delle folte ma ben disegnate sopracciglia ed era talmente bello, che lei non dubito' neanche per un attimo di avere di fronte a sé il Cavaliere Nero in persona. Se c'era una cosa incongruente nel suo aspetto era il viso estremamente pallido, poiché, oltre a una condotta dissoluta, l'aggettivo nero faceva anche pensare a una carnagione olivastra o abbronzata dal sole. Hester accennò una riverenza e andò a mettersi in disparte. Dopo averle lanciato una rapida occhiata, lui riportò la sua attenzione sulla duchessa che lo stava fissando con un misto di collera, sbigottimento e, si stupi' lei, quella che poteva essere soltanto paura. Non aveva mai immaginato che esistesse una persona capace di spaventare la duchessa in tutta l'Inghilterra, ma evidentemente si era sbagliata. O forse la sua reazione non era poi tanto sorprendente, poiché c'era qualcosa nella schiacciante personalità di quell'uomo che sembrava incutere come minimo un timore reverenziale. Momentaneamente ammutolita, sua grazia seguì con lo sguardo il figliastro che avanzava nella stanza e prendeva posto su una poltrona senza attendere di essere invitato a farlo. Immaginando che la sua presenza non fosse gradita, Hester si diresse alla porta. - Dove andate? - la richiamò la duchessa. - Non vi ho autorizzata a lasciarmi - - Ritengo che la vostra deliziosa compagna non desideri apparire indiscreta, madre - osservò il duca. - Non è così, signorina...- Si volse a guardarla con un'espressione vagamente interrogativa che lei trovò piuttosto snervante. Meno bella delle sue sorelle, non era abituata a essere squadrata in quel modo, tantomeno da un uomo con la reputazione del duca. Senza lasciarle il tempo di rispondere, la duchessa interloquì, decidendosi finalmente a presentarla. - È lady Hester Pimblett, la figlia di lord Pimblett - - Lietissimo, lady Hester - Sollevandosi appena dalla poltrona, il duca le rivolse un sorriso ironico, leggermente autocritico, che la indusse a realizzare come avesse acquisito la sua fama di seduttore. Con il suo aspetto, il suo sguardo penetrante e quel sorriso non doveva avere difficoltà a conquistare il cuore di molte fanciulle. Benché non si considerasse inferiore al duca, appartenendo a una famiglia tanto antica se non aristocratica quanto la sua, lei si sentì arrossire. - Voglio che restiate. Non mi sento bene - affermò cupa la duchessa. Evidentemente, dopo lo choc iniziale causato dall'improvvisa comparsa del figliastro, stava riacquistando la padronanza di sé. Lui annuì, forse perché preferiva evitare di discutere, e Hester si rassegnò assistere a una conversazione imbarazzante. - Esigo di sapere quale altro disgustoso episodio vi ha portato qui questa volta - dichiarò la duchessa, imbaldanzita dalla piccola vittoria riportata. - Non potrebbe darsi che desiderassi rivedere la mia matrigna? - Per tutta risposta, la duchessa emise un suono sprezzante. - La donna in questione era sposata? È per questo che vi siete dovuto rifugiare in campagna e turbare la nostra quiete? - - No, non era sposata, ma non è per questo che sono qui. - - Perché, allora? - Anche se rimase perfettamente immobile, un lampo di collera sfrecciò negli occhi del duca.
   
 
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