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Autore: Shoshin    06/02/2021    7 recensioni
Ha un vassoio tra le mani. Sorrido. Mi ha portato la colazione a letto.
«Sei sveglia».[...]
«Ho paura». Dico, prendendogli una mano nella mia.
«Anche io». Deglutisce, sedendosi sulla sponda del letto. Rispondendo nel modo più sincero che c’è.

{Fa parte della serie "Please" scritta da Deb e gabryweasley | Spoiler!DeepClear}
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Ticking Away'
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Fanfiction 15: Breathe In, Breathe Out di gabryweasley
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Fanfiction 19: Thank you di Deb
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Fanfiction 22: Grace di Deb





Please




Guardo il calendario mestruale sullo smartphone. Deglutisco. Trentacinquesimo giorno del ciclo. Deglutisco di nuovo, prima di sentire i passi di Akito avvicinarsi.
Ha un vassoio tra le mani. Sorrido. Mi ha portato la colazione a letto.
«Sei sveglia».
Appoggio il telefono sul comodino e mi metto seduta bene. Non rispondo e quando appoggia il vassoio sulle mie gambe, comincio a lentamente a mangiare.
Il cuore esplode nel petto.
Devo fare un test. Un’altra volta. Devo dirlo ad Akito.
Ho paura.
Questa volta ne abbiamo davvero parlato. Abbiamo detto a chiare lettere di cercare un secondo figlio. Mi ha fatto il favore. Ma so bene che mio marito ha paura. Non l’ha scacciata e so che dovremo affrontare le sue paure. E le mie. E se si ripetesse tutto?
Akito mi scruta. «Tutto bene?»
Non gli sfugge nulla. Cerco il mio miglior sorriso ed annuisco. Fingo anche nella vita reale.
Si abbassa verso di me e mi dà un bacio sulle labbra. Mi accarezza una guancia, ed i capelli. Sospira, Akito. Porta la mano destra in tasca e mette qualcosa sul vassoio della colazione. Non dice nulla, mio marito. Non è uno di molte parole.
Ha capito. Lui sa. Sa tutto senza bisogno che io parli.
Sussulto senza volerlo. Mi viene quasi da piangere per la sua premura, perché ne è dentro con me, questa volta. Avrà tenuto il conto dei giorni anche lui, senza farmelo notare.
«Ho paura». Dico, prendendogli una mano nella mia.
«Anche io». Deglutisce, sedendosi sulla sponda del letto. Rispondendo nel modo più sincero che c’è.
Abbiamo paure differenti, io e lui. Io ho paura che sia negativo, una paura che nasce dalla pancia, sale al petto, fino in gola, che fa sì che abbia problemi anche a parlare, a mettere in fila i pensieri per dire qualcosa di sensato. Cosa stranissima visto che di solito posso parlare per ore ed ore.
Akito, invece, ha paura che possa succedere qualcosa. Come con Sari. Con la nostra principessa. Ha paura per me. Per la mia salute. Per il mio bene.

Finirò all’inferno.
Ho pensato di aver rimediato almeno un po’ negli anni passati. Sana prima e Sari dopo, mi hanno fatto pensare di non essere più quella versione egoista di me. Mi hanno dato speranza.
Ma non può essere così, non quando provo quello che sento che come un soffio di vento spazza via il castello di carta che mi ero costruito.
Questo disagio mentre stringo la mano sudata di Sana, seduto in bagno insieme a lei. Il fastidio verso quello stick appoggiato davanti ai nostri piedi e che non riesco a guardare.
Anche l’ultima volta ero finito in bagno.
Questa volta ci siamo dentro insieme.
Sospiro, sbuffo.
Due minuti ancora prima della dannazione eterna. No, non eterna. Nove mesi appena.
Se tutto va bene.
Sana non mi lascia la mano nonostante i miei movimenti agitati. Ogni tanto sposta lo sguardo dalle nostre mani all’orologio digitale che ha comprato per la mensola. Ha zittito definitivamente le lancette per me, quattro anni fa.
A volte mi guarda furtivamente, come se temesse una mossa più brusca. Non vado da nessuna parte, non serve a niente.
Non era bastato nemmeno vivere a distanza di un oceano per tenerci separati, figuriamoci due case nello stesso paese e una figlia in arrivo. Credevo solo di poter avere più tempo per battermi di nuovo con quelle paure e invece Sana ha già un ritardo.
Intreccia una sua gamba fra le mie e con la mano libera comincio ad accarezzarla. La sua pelle, il movimento cadenzato di quel tocco, mi concedono per un po' di respirare regolarmente.

Intreccio una gamba nella sua, la mia mano non lascia la presa della sua. Sento il palmo sudato, ma non importa.
Mi ritornano alla mente ricordi passati, lontani. Credo di essere innamorata di lui da sempre, anche se allora non lo sapevo. Ricordo la prima volta che ho stretto la sua mano nella mia, per tenerlo in piedi. Per dargli conforto e cercare di rassicurarlo.
«Che cosa farò se mio padre morisse?» È sempre la stessa paura che ritorna in lui, come un circolo vizioso. Fingeva di essere un lupo solitario, quando invece aveva bisogno della vicinanza di persone care. Già allora ero innamorata di lui, ora ne sono certa. Forse era un amore diverso, più infantile, ma era già lì. Presente in me.
Mi lascerai la mano di scatto, quando il test darà il suo esito?
Lo guardo, vedo i suoi occhi agitati, anche se cerca di nasconderlo sotto la sua espressione apatica.
Sussulto quando il leggero bip riempie il bagno. È ora. Stringo con più forza la sua mano, mentre l’altra, tremante, si avvicina al lavandino per stringere il test. Calma, Sana. Questa volta non sei da sola. C’è Akito con te. Sarà quel che sarà. Se è negativo continueremo a provarci.

Forse, oppormi da solo alle mie ansie, ha reso tutto più insopportabile, quattro anni fa.
Se restiamo vicino forse posso farcela.
Lo penso, mentre il bip del test ci fa capire che il risultato è arrivato. Sana mi guarda e mi chiede con gli occhi se sono pronto. Le strizzo la coscia in risposta perché non riesco a parlare. Ho un improvviso nodo nella gola e non voglio scoprire di cosa si tratta.
Mentre Sana si sporge verso lo stick, penso che potrei provare a scappare io stavolta. Lasciare a casa lei e la bambina, comode, e andare a curare qualcuno in Africa. Senza telefono, senza wi-fi. Savana sconfinata, villaggi e tribù, senza nessuno che parli giapponese e pretenda di capirmi.
«È positivo».
Lo dice in un soffio.
C’è una culla nella mia testa, sistemata accanto al lettino di Sari, che prende il posto della savana, cancellandola.
Si ricomincia.
Piccoli scenari felici.

Mi sporgo, gli occhi ancora chiusi. Li apro.
Per favore… fa che sia positivo.
«È positivo». Sussurro, mentre gli occhi si riempiono di lacrime. È positivo. È positivo. È positivo. Mi ripeto nella mente più volte, come se potesse diventare ancora più vero.
E la mano di Akito è ancora stretta nella mia. Non slego l’intreccio quando l’altro braccio circonda le sue spalle, quando appoggio il mio viso nell’incavo del suo collo, cercando di eliminare qualsiasi distanza.
«È positivo». Ripeto ancora, sulla sua pelle, sentendo il peso della mano di Akito sul mio fianco. Mi stringe anche lui. Mi mantiene in piedi. Mi sta accanto. Non mi lascia.





Buonsalveh! Anche se vedete un nome utente strano, siamo Deb e gabryweasley! ♥
Sorpresah? :'D
Abbiamo creato un account condiviso, un po’ perché abbiamo un progetto in corso che verrà pubblicato in questo account, un po’ perché quest’ultima shot di Please è stata scritta da tutte e due. A differenza delle altre.
Diciamo che la spinta finale alla creazione dell'account è stato dato dal nuovo progetto, comunque… Perché non possiamo pubblicarlo con i nostri account singoli.
Che dire del nome? Shoshin. Non sapevamo cosa scegliere, poi Gabry ha detto: "Facciamo una di quelle parole di Eppure cadiamo felici????" (Se non avete letto Eppure cadiamo felici di Enrico Galiano, leggeteloh♥) E ci siamo messe a cercare il nome adatto. È stato difficile perché molti nomi utenti erano già stati presi. Alla fine la battaglia è stata vinta da Shoshin che, come scritto nelle Bio, significa: L’energia e la voglia di fare mescolati alla paura di sbagliare e all’impaziente curiosità di capire. «Nella mente del principiante vi sono molte possibilità, nella mente dell'esperto soltanto alcune».

Dopo questa piccola premessa...
Please è giunta al suo termine. È stato un viaggio bellissimo ed appagante, ma anche difficile sotto certi punti di vista. In questa fanfiction vediamo la redenzione di Akito che fa il favore a Sana e le sta vicino, sempre. E Please è il favore che Akito cerca di fare a Sana: Fammi il favore di non dirmi più di abortire, Per favore non lasciarmi, Fammi il favore di superare le tue paure. Akito ci ha messo parecchio tempo, ma ora è pronto a farle il favore e cercare di superare le sue paure senza scappare. Quello che avrebbe fatto anche durante la prima gravidanza se non fosse stato reso OOC in Deep Clear :'D
Be', speriamo che vi sia piaciuta tanto quando a noi, che vi abbia un pochino appassionato e intrattenuto. ♥ Grazie a tutte le persone che ci hanno seguito, supportato e sostenuto in questo magnifico e inaspettato viaggio. ♥
Ci rivediamo prossimamente su questo account, intanto continueremo a pubblicare come di consueto Always e le Ficcyne innocentih. ♥
Lov iuh all! ♥


   
 
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