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Autore: Kagome    06/02/2021    4 recensioni
Colti durante una gita in barca da un attacco akuma, Adrien e Marinette si ritrovano in... stretto contatto. Adrien è claustrofobico e per liberarlo, Marinette non ha scelta. Adrienette/Ladynoir (one-shot, 2400 parole)
Genere: Comico, Fluff, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Alya, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Plagg, Tikki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Attacco di Panico

Scritto da: JuliaFC (Kagome qui su EFP)

Beta: Genxha. Grazie mille!

Rinunzia Legale: Questa storia è basata su personaggi e situazioni creati da Thomas Astruc. “Miraculous - Tales of Ladybug and Chat Noir” (c) TS1 Bouygues, Disney Channel, Zagtoon, Toei Animation. Questa storia non è scritta a scopo di lucro e non è intesa alcuna violazione del diritto d’autore.

Storia scritta per la challenge “Atonement Challenge 2.0” del gruppo Hurt/Comfort Italia - Fanart and Fanfiction - GRUPPO NUOVO. Se vi piace il genere, venite a trovarci! Vi aspettiamo!

oOo

Sapeva che non sarebbe stata una buona idea. Non era davvero una buona idea. Il suo istinto l'aveva avvertita, aveva sentito una sensazione molto brutta allo stomaco e un crescente senso di ansia mentre cercava di convincersi che andava tutto bene, era solo una barca, erano al sicuro. Era un pomeriggio caldo e soleggiato, il Bois de Boulogne era pieno di gente e non sarebbe potuto succedere niente. 

Quindi, quando Adrien disse che non era mai stato su una barca a remi, Alya le fece l'occhiolino e le diede un colpetto nelle costole dicendo: “È un'ottima idea, Splendore! Noleggiamone due, dai. Io e Nino ne prendiamo una, e tu e Marinette l'altra!” 

Marinette aveva fatto del suo meglio per non pensarci troppo. O più esattamente, aveva fatto del suo meglio per non avere un attacco di panico perché stava per andare in barca, da sola, con Adrien. Lui avrebbe remato e sarebbe stato tutto così romantico, e lei voleva morire. 

Perché anche se poco tempo prima lui aveva chiarito di non aver mai avuto una relazione con Katami, quindi Marinette sapeva di non stare tradendo la fiducia della sua amica, lui era comunque il ragazzo che le piaceva. Aveva provato così a lungo a voltare pagina. Aveva cercato sinceramente di ricambiare i sentimenti di Luka. Ma dopo essere tornata da New York due mesi prima, aveva dovuto sedersi con lui, parlarci e lasciarlo. Perché non poteva più negare i sentimenti che provava per Adrien, e non era giusto nei confronti di un ragazzo meraviglioso come Luka. Ma amava troppo Adrien per riuscire a dimenticarlo.

Così ora si trovavano soli, seduti uno di fronte all'altra sulla piccola barca, Adrien stava remando allegramente, e il silenzio tra di loro era assordante. Le si scioglieva il cuore ogni volta che lui le rivolgeva uno dei suoi sguardi languidi, uno di quegli sguardi che le aveva sempre rivolto ma che stranamente erano diventati più intensi e ancora più languidi da quando avevano fatto quella danza al chiaro di luna a New York. Sentiva il calore che le avvolgeva il viso e sapeva di essere davvero rossa in volto. Iniziò a temere che il colore sarebbe diventato permanente, alla fine. 

E poi, ovviamente, era finito per succedere. Il forte scoppio echeggiò nell'aria come un tuono. L'akuma apparve dal nulla e iniziò a lanciare violente raffiche di vento, facendo sollevare l'acqua del fiume in grandi onde e la barca su cui si trovavano oscillare pericolosamente. Marinette vide Adrien posare i remi e stringere le mani sul bordo della barca mentre la guardava preoccupato.

“Tutto bene, Marinette? Ce la fai?" le disse lui. 

Lei annuì. “Sì, è un’akuma. Dobbiamo nasconderci, metterci al sicuro!"

Un enorme cigno comparve in fondo al parco e iniziò a emettere stridii acuti. "Non disturberete più la flora e la fauna di questo parco!" L'enorme cigno fece roteare il collo e iniziò a sbattere le ali, creando un vento che diventava sempre più forte. 

Marinette era nel panico. Sapeva di dover trovare un nascondiglio e trasformarsi, ma non poteva farlo perché si trovava in un posto super esposto, in mezzo a un fiume, e non poteva andare da nessuna parte. Non poteva nemmeno nascondersi nella barca, perché Adrien era con lei. 

Adrien doveva aver interpretato male il suo pallore, perché afferrò il braccio di Marinette, e lo strinse saldamente. “Reggiti forte!” gridò, cercando di farle sentire la sua voce nonostante il vento impetuoso. Ma Marinette non poté rispondere perché il vento si fece ancora più forte e la loro barca, insieme a diverse altre, fu catturata da una colonna di quella che sembrava acqua mista a vento e iniziò a galleggiare a mezz'aria. Poi, successe tutto molto velocemente: la barca (con loro dentro) si levò sempre più in alto e un'enorme raffica di vento scaraventò tutto e tutti lontano. Marinette sentì il corpo di Adrien avvolgersi attorno al suo, per proteggerla, e sentì che l’impatto li sbatteva per terra, facendole perdere conoscenza.

oOo 

Le ci vollero un paio di minuti per riaprire gli occhi, e quando lo fece, il suo sguardo fu accolto dall'oscurità. Non sapeva cosa stesse succedendo, ma sentiva di avere qualcosa di molto pesante che le premeva addosso e riusciva a malapena a respirare sotto il suo peso. I suoi occhi si abituarono lentamente all'oscurità, e Marinette iniziò a distinguere le forme attorno a lei. Sembrava trovarsi... sotto la barca? Sì, poteva vedere il manico di uno dei remi che Adrien stava usando, a soli millimetri dalla sua tempia. Cercò di spostarsi per muovere la barca, ma si rese subito conto che la cosa pesante che le opprimeva il petto era come avviluppata attorno a lei, quindi doveva essere qualcosa di diverso dalla barca. Cercò di districare le braccia, in modo da tastarsi attorno e cercare di capire dove si trovasse, ma mentre lo faceva, fu colta da un pensiero orribile. 

"Tikki!" sussurrò. La kwami ​​rossa e nera si trovava nella sua borsetta, ma ora Marinette non sapeva nemmeno dove fosse la sua borsa. E se avesse perso Tikki? Oh no!

"Shhhh!" la vocetta della piccola kwami le sussurrò nell'orecchio. "Sto bene, Marinette, ma sei bloccata sotto la barca da un sacco di rami e tronchi d’albero."

Gli occhi di Marinette si spalancarono. "Oh no! Non ho tempo per una cosa del genere”, ringhiò. “Dannata Akuma! Dobbiamo…” iniziò a dire, ma Tikki le mise le zampette sulla bocca per zittirla e poi volò di nuovo vicino al suo orecchio e sussurrò: "Shhh! Non sei sola, Marinette!" 

"Co ..." iniziò, e mentre lo diceva, sentì qualcosa muoversi sul suo petto, proprio sul seno.

"Uuuuuuh cos’è successo?" Non poteva sbagliarsi. Questa era la voce di Adrien. 

"Adrien?" chiese lei, conoscendo già la risposta.

"Marinette?" Sentì qualcosa muoversi dal suo fianco e pensò che probabilmente Adrien avesse spostato una mano sulla testa, magari massaggiandogli la nuca come faceva di solito quando era imbarazzato o nervoso. O forse si stava solo massaggiando la testa dove doveva essere stato colpito quando si erano schiantati al suolo. Anche lei poteva sentire il principio di un bernoccolo al lato della sua testa, appena sopra l'orecchio sinistro. Poi sentì come qualcosa cercare di muoversi sopra di lei e qualcosa le palpò il seno, freneticamente. 

Marinette si irrigidì, gli occhi spalancati e il viso in fiamme. "S-smettila, subito!" riuscì a dire e lo sentì bloccarsi. 

"Scusa, non sapevo di esserti finito addosso." 

Oddio, poteva sentire il battito furioso del suo cuore? Di tutti i film mentali che si era fatta in cui Adrien le metteva le mani addosso (perché ovviamente ne aveva fatti tanti), di certo nessuno la ritraeva intrappolata sotto una barca schiacciata sotto una massa di alberi sradicati da un’akuma. Aveva freddo. Le faceva male dappertutto. E un’akuma era allo stato brado e ora Chat Noir probabilmente la stava combattendo e si chiedeva perché la sua Lady non fosse ancora arrivata. Una scarica di adrenalina le passò nelle vene al solo pensiero. No, non poteva lasciare il suo gattino da solo! Non aveva modo di purificare l'akuma e lei non voleva che specialmente quest’akuma si moltiplicasse!

"No, stai bene, lo potevi... voglio dire non bene, lo preo—, uuuuuh voglio dire, non preoccuparti, non potevi saperlo." Sentì il suo viso quasi prendere fuoco quando percepì il naso di lui sulla sua pelle. "A-adrien, quello è il mio s-seno," riuscì a dire prima di rimanere completamente senza fiato perché lui le stava solleticando la pelle con il respiro. Poi lui si mosse e iniziò a cercare disperatamente di sollevarsi.

“S-scusa, mi dispiace tantissimo, Marinette, sono bloccato, non posso muovermi. Sto cercando di reggermi sul gomito, ma mi fa male il collo, devo aver sbattuto, non riesco a tirar su la testa. Tu puoi muoverti? Cerco di sollevarmi un po'. " Appena Adrien finì di parlare, lei sentì che la pressione che le opprimeva il petto e le toglieva il respiro si allentava e riuscì finalmente a tirare un sospiro di sollievo. Provò a dimenarsi sotto di lui per controllare la situazione e si rese conto di non essere più bloccata. 

"Se riesci a restare così e magari tirarti su un pochino di più, dovrei riuscire a districarmi." Sentì quello che ora aveva identificato come il corpo di lui tendersi e sollevarsi leggermente di più, quindi lo prese come spunto per iniziare a dimenarsi e, con enorme difficoltà, districò le gambe e tirò fuori il busto da sotto la barca. Il piede le rimase bloccato per attimo, ma il pensiero dello sforzo che il povero Adrien stava facendo per sollevarsi si unì al suo panico e alla sua disperazione, e la scarica di adrenalina l’aiutò a tirarsi fuori. Si guardò il piede e notò che aveva un grosso graffio che sanguinava. Aveva anche perso una scarpa. Appena tirò fuori il piede, sentì un gemito e la barca si schiantò ancora di più addosso ad Adrien. Sentì il ragazzo sussultare.

"Tutto bene, Adrien?" gridò subito lei. Cercò di sollevare la barca, ma non riuscì a spostarla di un millimetro, quindi iniziò a tirar giù alcuni i rami che la coprivano, per alleggerirla e magari riuscire ad alzarla. 

“Io ... no, Marinette. Sono claustrofobico. Non riesco a respirare!" Adrien iniziò a tossire e Marinette si sentì morire. Dannazione! Questa era l'ultima cosa di cui avesse bisogno. Sperava di poter andare a cercare aiuto, trasformarsi e sbarazzarsi dell’akuma. Ma non poteva lasciarlo così. Non poteva lasciarlo da solo proprio quando stava avendo un attacco di panico. 

"Oh no! Adrien, calmati. Chiudi gli occhi e concentrati sulla respirazione!"

"Non ce la faccio!" La sua voce era roca, quasi un sussurro. 

"Dannazione! Adrien, per favore ascoltami." Lui tossì di nuovo e il cuore di lei batté ancora più veloce. “Per favore, Adrien, stammi a sentire. Chiudi gli occhi. Immagina la cosa che ti piace più al mondo." Lo sentì piagnucolare. “Fallo, Adrien. Pensa a ciò che ami di più. Immaginalo, nei minimi dettagli."

"Uuuuuuh ..." piagnucolò di nuovo lui, ma la sua voce non era più roca e non tossiva più. 

“Stai immaginando questa cosa bellissima, Adrien? Vuoi parlarne?” Mentre glielo chiedeva, continuava a guardarsi intorno. 

Provò di nuovo a tirare su la barca ma non riuscì a sollevarla di un millimetro quindi diede un’occhiata alla massa di rami che copriva la piccola imbarcazione. Ma certo! C'erano tronchi più grossi nel groviglio di legno che si era riversato sulla barchetta, e di sicuro alcuni di quei tronchi erano troppo pesanti perché lei potesse spostarli da sola. Le sarebbe stato impossibile liberare Adrien senza aiuto. Ma non voleva lasciarlo lì. 

Osservò pensierosa il telefono, ma la barra del segnale mostrava ‘solo chiamate di emergenza’. Provò a comporre il numero della boulangerie ma dopo alcuni secondi di silenzio, il telefono riattaccò da solo. No, le cose erano due: o si trovavano in una punto che non aveva segnale, o l'akuma aveva danneggiato i cavi del telefono. Magari era un mix dei due.

C’era solo una soluzione e lo sapeva benissimo. Tornò a inginocchiarsi e mise una mano sul legno della barca. "Stai bene, Adrien?"

"Sto un po' meglio, ma non resisterò a lungo," disse lui con voce tremante. No, di sicuro non poteva lasciarlo lì.

"Perdonami, amica mia, non ho scelta!" sussurrò e poi disse a voce alta, "TIKKI, TRASFORMAMI!" Mentre il lampo di luce rosa la avvolgeva, sentì chiaramente un sussulto provenire dall'interno della barca. "Mi dispiace che tu l'abbia scoperto in questo modo, Adrien."

Ladybug iniziò a muovere i rami, ora che riusciva a sollevare un carico molto più pesante grazie alla boost di energia dovuto alla tuta da supereroe. Ma presto si rese conto che i tronchi più grossi erano ancora troppo pesanti, anche per Ladybug. 

"Accidenti! Adrien, non riesco a liberare la barca nemmeno così!" Si guardò intorno, quasi sperando di trovare un segno divino che le dicesse che tutto sarebbe andato bene. Aveva bisogno di qualcosa. Di qualcuno. Sì, aveva decisamente bisogno di qualcuno. Qualcuno che conosceva fin troppo bene. "Dov'è quel dannato gatto quando hai bisogno di lui?" imprecò ad alta voce. 

"No, non pensarci nemmeno!" sentì una vocetta che di sicuro non somigliava affatto a quella di Adrien provenire dall'interno della barca. Ladybug spalancò gli occhi e appoggiò un orecchio contro il legno. Doveva sicuramente averlo immaginato! Adrien era da solo fino a un attimo prima. Ma no, la voce continuò a dire, "Ho detto di no! Non pen—"

"PLAGG, TRASFORMAMI!" urlò Adrien. Il viso di Ladybug assunse un pallore mortale mentre osservava la barca con gli occhi sbarrati. 

CHE COSA?

"CATACLISMA!" La barca, i rami e i tronchi furono immediatamente ridotti in cenere. E subito dopo, lo sguardo sbalordito di Ladybug incontrò gli occhi verdi e divertiti del suo partner mascherato.

"Eeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeh?" riuscì a dire. I suoi occhi erano ancora sbarrati dallo stupore, il cuore le si era fermato, la bocca spalancata. 

Chat Noir si inchinò teatralmente davanti a lei, poi le prese la mano e diede un bacio delicato sulle nocche. "Il ‘dannato gatto’ è e sarà sempre al tuo servizio, My Lady!" disse in tono scherzoso. Poi cercò di muoversi e lei notò il lampo di dolore nei suoi occhi. “Ugh... ma mi sa che oggi non ti sarò molto utile. La mia gamba… ha bisogno della tua Miraculous Cure!” Chat Noir rabbrividì e lei finalmente riuscì a riprendersi dallo shock. E la prima cosa che fece fu di stringerlo in un enorme abbraccio. 

"Stai bene!" gli sussurrò all'orecchio, abbracciandolo così forte che riusciva a malapena a respirare.

Lui sorrise dolcemente e l’abbracciò a sua volta. "Si Insettina. Sto bene."

"Meno male!" Lei iniziò a singhiozzargli sulla sua spalla e lui non poté fare altro che abbracciarla più forte, mentre con una mano le accarezzava dolcemente i capelli. Si abbracciarono a lungo, cullandosi a vicenda nella sensazione rassicurante del respiro dell'altro sulla pelle. Poi, all'improvviso, sentirono il rumore di schianti in lontananza e si separarono, come svegliandosi da un sogno. 

Chat Noir vide che Ladybug voleva dire qualcosa, ma le mise un dito sulle labbra e la zittì. “Possiamo parlarne più tardi, Marinette. Ora dobbiamo occuparci dell’akuma. O per meglio dire devi occuparti dell’akuma perché io…” Provò di nuovo a muovere la gamba e gemette per il dolore.

Lei tirò su col naso e gli accarezzò dolcemente la guancia prima di annuire con decisione. Poi, un lampo divertito le attraversò gli occhi e gli posò le mani ai lati del viso. “Lo farò, micetto. Ma c'è una questione ancora più urgente che dev'essere assolutamente affrontata prima che io vada.”

“Cos…” iniziò a dire lui, ma non riuscì a finire, perché le sue labbra si ritrovarono improvvisamente occupate a baciare le labbra della ragazza che amava.



Nota dell’Autrice:

Sono riuscita a scrivere una storia BREVE!!! Evviva! beh, in teoria sarebbe dovuto essere un drabble ma… questo è il massimo che riesco a fare, abbiate pietà! Spero vi piaccia e mi lasciate un commentuzzo. Suvvia, i commentuzzi non costano niente e fanno contenta questa povera disgraziata che scrive alle 3 di notte e traduce alle 5 di mattina per deliziar—, voglio dire, per torturarvi con i suoi scritti! Commentate? Pretty please? La buona notizia (oddio…) è che ne ho altre due da scrivere questo week end, quindi vi delizier—, ehm, torturerò di nuovo. A più tardi!

   
 
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