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Autore: Vale_P    06/02/2021    3 recensioni
Milano, anno 2145
A Liz è stata data l'opportunità di vivere una seconda vita. Può una notte soltanto crearne una terza e distruggerla nel giro di poche ore? Neanche se la notte in questione è San Valentino?
Questa storia partecipa al contest Cybervalentino indetto da Spettro94 sul forum di Efp
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Milano, anno 2145.
Era inverno, lo ricordo bene.
Il freddo che sentii in quelle lunghe notti di gennaio non potrò mai scordarlo.
Ero nel fiore dei miei anni, bella come il sole, amata e desiderata da tutti. Il mio lavoro come programmatrice alla Ologram stava andando a gonfie vele: l'azienda era cresciuta esponenzialmente e con essa i nostri premi produzione. Fu proprio grazie a questi che riuscii a permettermi l'intervento che mi cambiò la vita.
Da goffa cicciona con la pelle unta riuscii a trasformarmi. Grazie a quei soldi ebbi l'opportunità di spiegare le mie ali e volare, adattai il mio orrendo corpo, che mi sembrava una trappola, alla figura di me stessa che avevo nella mia mente. Taglia trentotto, pelle morbida come la seta, grandi occhioni verdi, capelli folti e lucenti e persino dieci centimetri in più in altezza.
Gli interventi ai quali mi sottoposi furono molto pesanti, ma preziosi, inestimabili. Mi permisero di vivere i migliori otto anni della mia vita.
Fu proprio in quegli anni che conobbi Zeth: affascinante rampollo di una famiglia benestante, fondatrice della ditta Air Car... come secoli fa Fiat e poi Tesla, ora erano la Air Car e i suoi veicoli sospesi i principali attori nel campo della mobilità.
Fin dal giorno della sua nascita, a Zeth fu assicurato un futuro radioso. Sapeva che avrebbe sempre vissuto di rendita e quindi dedicava ogni suo attimo alla coltivazione dei più svariati hobby.
Quando lo conobbi io era il periodo della cocaina... ciò donava a Zeth un adorabile tocco vintage.
Quella notte di molti anni fa, appena lo vidi entrare nella sala da ballo, capii che sarebbe stato il mio uomo.
Io avevo un buon lavoro, un bell'aspetto, una bella casa... mancava un bell'uomo al mio fianco con il quale condividere tutta questa perfezione ed eccolo lì.
Le giornate con Zeth erano piacevoli e passarono anni, veloci come ore. Ogni mio capriccio veniva esaudito e portavamo a termine ogni idea folle che ci passasse per la testa.
Ridevamo tanto, bevevamo bene e, a volte, nelle serate speciali, la nostra amica vintage tornava a trovarci.
Però non è degli anni trascorsi in serenità che voglio parlare, ma dell'inverno 2145.
Come dicevo, faceva molto freddo e Zeth mi aveva comprato tutta la nuova collezione invernale di E. Mode, cappotti e stivali compresi.
Avevamo appena installato nell'attico il nuovo modello di climatizzatore ambientale: una fantastica tecnologia che cambiava l'ambiente della stanza in base al clima selezionato. Noi avevamo scelto "Tropicale".
Il padre di Zeth da qualche mese ormai insisteva nel farlo andare in azienda, nel suo ufficio, a vedere di cosa si occupasse nello specifico.
Temo che Zeth in quel periodo abbia avuto seriamente paura che gli chiedesse di lavorare!
Ancora rido se ripenso alla sua espressione preoccupata dopo le virtual call con il padre...
"Non è così male lavorare, sai?"
Quella volta, dopo aver sentito quelle parole, pensai che stesse per svenire!
Non osai mai più dirgli una cosa del genere e tenni per sempre segreta la mia passione per il lavoro.
"Piuttosto, Liz... scegli un bel posto. Tra poco è San Valentino."
Natale e San Valentino... feste sopravvissute nei secoli dei secoli, più del rito delle messe e più di quelle strane accozzaglie di gente urlante in quelli che una volta venivano chiamati "paesi", mi sembra si chiamassero sagre o qualcosa del genere... ricordate? Barbariche usanze!
Ma Natale e San Valentino... le tradizioni che fanno muovere sufficiente denaro non moriranno mai.
Non avevo pensato a nessun posto in particolare. Quell'anno DJJ avrebbe dato una festa nel suo appartamento.
Io e Zeth saremmo andati a cena, una cosetta poco impegnativa, e poi con ogni probabilità avremmo fatto l'alba alla festa di DJJ.
Niente di speciale insomma... Allora perché voglio parlare di quella sera?
È una giusta domanda e spero che lo capirete.
Dunque, arrivai al ristorante da sola.
Ovviamente gli sguardi degli uomini per strada erano miei. In otto anni avevo coltivato con costanza la mia bellezza da poco acquisita e ogni anno avevo degli appuntamenti di aggiornamento delle nanotecnologie che portavo sotto pelle.
Non riesco ad immaginare quante coppie abbiano litigato quella sera a causa mia... Ero davvero un sogno!
Arrivai al ristorante prima di Zeth e mi accomodai al tavolo.
"Un calice di bianco per favore, il migliore che avete. Niente vino della casa o cose del genere..."
Il cameriere fu veloce ed efficiente. Il vino era buono.
Il posto non era davvero niente di speciale.
Molte cose di un locale si possono capire guardando la sua clientela e attorno a me vedevo solamente gente sciatta e rozza. Come è possibile che al giorno d'oggi, in una città come Milano, giri ancora gente del genere? Non capiscono che non è il posto per loro? Si rendono solo ridicoli.
Di fronte a me sedeva una ragazza paffutella, portava lunghi capelli rosa, probabilmente ignara che fosse la moda di almeno un paio di anni prima, e non commenterò i suoi vestiti. Non ebbi il piacere di vedere il ragazzo visto che era seduto di fronte a lei dandomi le spalle.
Poi, d'improvviso, forse per la noia che l'attesa mi procurava, mi ritrovai immersa nei loro discorsi.
"... e quindi mi ha detto che a partire da Marzo avrò senz'altro più ferie!"
"Oh Caro, mi fa piacere! Mi spiace un sacco per tutti gli straordinari che hai fatto quest'anno!"
"Già... è stato pesante, ma spero ne varrà la pena!"
Mi sembra che parlò con la bocca piena... disgustoso, ma continuai ad ascoltare.
"Non ti preoccupare. I soldi extra che hai guadagnato quest'anno li ho messi via su un conto a parte. L'anno prossimo, come promesso, sarò io a farmi il culo! Tu pensa a goderti quelle ferie in più che ti aspettano... andrai a trovare la tua famiglia?"
Chiese lei.
"Mh... non lo so. Se vogliamo aprire un'attività pensavo di approfittarne per andare a parlare con alcuni consulenti e potenziali investitori. Senza contare che se tu ti farai il culo qualcuno dovrà pur badare alla casa!"
"Oh, non è così difficile, te lo assicuro. Vedrai: se anche io guadagnerò almeno quanto te con gli straordinari, alla fine dell'anno prossimo potremo veramente aprire!"
"A questo proposito: spero non ti dispiaccia che una parte di quei guadagni l'abbia spesa per comprarti questo..."
Banale! Un Ologram 3000.
Un semplice registratore e riproduttore in 4D del messaggio registrato. Non aveva altre funzioni. Non chiamava e non navigava in rete... un giocattolo praticamente.
Eppure lei ne fu felice. Salti di gioia, ringraziamenti e bla, bla, bla... non fu questo che mi colpì.
Quei due avevano un piano comune, un sogno... un anno di sacrifici a testa per raggiungerlo.
E stavano ancora continuando a parlare. Che cosa avranno mai avuto da dirsi?!
Io e Zeth avevamo mai affrontato un discorso così serio? Un discorso che ci tenesse impegnati e concentrati su un futuro insieme? Ci sostenevamo a vicenda come stava facendo quella coppia?
Io...
Io, dopo un cambiamento così radicale, dopo essermi sottoposta a mille interventi, provato dolori lancinanti e aver speso milioni su milioni... io ero forse gelosa di quella stupida trasandata di fronte a me?
Mi seguite?
La nuova me gelosa della vecchia me.
Ero assorta in questi pensieri quando Zeth arrivò e si sedette al tavolo con me.
"Vedo che ti sei già portata avanti. Che cosa bevi? Ah, non importa... Cameriere! Cameriere, porti la bottiglia, grazie."
Osservai tutta la scenetta e come lui si atteggiasse a grand'uomo con il cameriere e improvvisamente mi irritava.
"Come mai sei in ritar..."
"Liz, bellezza! Non hai nemmeno aperto il menù.  Non avrai iniziato qualche altra assurda dieta, vero? Oh, alla fine lo sai solo tu come fai tenere su un culo così, io mi fido!"
Io fino mezz'ora prima avrei riso a quella battuta e sorteggiato del vino bianco, sorridendo languida, ma in quel momento invece distolsi lo sguardo da lui disgustata.
Quell'uomo non riusciva neanche a sostenermi in una dieta, eppure sapeva bene come fossi prima e quanti sacrifici quel culo mi sia costato!  La dieta era importante per me...
Come avrebbe potuto sostenermi in un progetto più complesso? Cosa avremmo mai potuto costruire insieme?
Improvvisamente la nostra storia mi sembrò così vuota...
"Usciamo a fumare?"
Ricordo ancora la vista che si godeva dalla terrazza del ristorante come se fosse ieri: Milano era fantastica.
Un mare di luci e di neon che si espandeva sotto di noi in orizzontale e in verticale e si scagliava luminoso nel cupo nero di un cielo senza stelle.
Milano davvero era bellissima quella sera.
Io e Zeth fumammo in silenzio.
Il mio sguardo tornò per pochi secondi all'interno del ristorante. Dalle vetrate riuscivo a vedere la coppia di prima. Parlavano e ridevano mentre provavano l'Ologram 3000. Come loro molte altre coppie all'interno del locale parlavano concitate, gesticolando e sorridendo.
Zeth invece mi sembrava solamente strafatto.
"Zeth, oggi è San Valentino... non mi hai fatto nessun regalo, mi hai portato in un posto così mediocre... dimmi qualcosa di carino e salva la serata!"
Lui rise.
"Ehi, quest anno era tuo il compito di scegliere cosa fare! E poi non ti ho appena fatto un complimento?"
No, non erano quelle persone dentro al locale. Ero io che mi stavo rendendo ridicola.
"Hai ragione."
Milano è per chiunque abbia un sogno da realizzare, per chiunque desideri essere felice. Era Zeth a trovarsi fuori posto, non le coppie che avevo appena visto. Era lui, senza aspirazioni e ambizioni. Così pieno di sé da non riuscire a provare setimenti per nessun altro, nemmeno per me!
Quella notte finimmo di mangiare, andammo alla festa, ballammo, e tornammo a casa dopo le quattro, avanti veloce.
Da quanto ottenni il mio nuovo aspetto era la prima volta che mi capitava di passare un San Valentino tanto infelice.
Lui ovviamente non si accorse di nulla. Era distratto ed eccitato dalla mia minigonna e una volta arrivati a casa cercò di spogliarmi. Io però non volevo, non quella volta.
Non sarebbe finito tutto così.
Volevo approfondire un discorso con Zeth, uno qualsiasi.
Quel malessere, quella gelosia per la coppia sciatta del ristorante ancora non mi era passata.
"No Zeth, ascoltami!"
Lui cercò di abbassarmi la spallina, ma io lo fermai e tenni su il vestito.
"Senti... questa sera, al ristorante, non sei riuscito a dirmi niente di carino..."
"Cosa? Non dire stronzate! Ti ho riempita di complimenti! Avanti, dai, siediti vicino a me!"
Si buttò a peso morto sul letto, ma io rimasi in piedi davanti a lui.
"Dopo tutti questi anni... c'è qualcos'altro che ti piace in me, oltre al mio aspetto?"
"Cosa?! Certo Piccola! Ci divertiamo insieme!"
"Sì, ma tu non sai niente di me! Non ti ho mai parlato di quanto mi sia costato abbandonare per sempre la vecchia me. La odiavo, ma mi aveva accompagnato per tutta la mia vita fino ad allora. La forza che ho oggi la devo al brutto periodo vissuto in quel corpo...
Non ti ho mai parlato del mio lavoro e di quante soddisfazioni mi dia, non ti ho mai detto che mi è dispiaciuto vendere la casa che avevo per trasferirmi qui... non vorresti chiedermi nulla? Io... io ho delle domande per te!"
"Ma che... che stai dicendo?"
Il suo viso era visibilmente confuso: la sua bambola Liz stava argomentando un discorso con più di tre parole? Evidentemente inconcepibile per lui.
"Avanti, smettila di fare la preziosa e vieni qua. Ho detto vieni qua!"
Si alzò dal letto e mi strinse i polsi.
Trascinò la mia mano fino al suo pacco.
Inizialmente tentai di resistergli, ma quella notte lui fece l'amore con me che io lo volessi o meno...
No, quello non era amore.
Quello faceva male.
Il suo alito spettinava i miei capelli e mi sentivo soffocare dal retrogusto pungente di Whisky.
"No." sussurrai.
"No..."
.
Era ormai l'alba e io non riuscivo a dormire.
Quel San Valentino aveva rotto per sempre qualcosa dentro di me.
Uscii in terrazza a fumare una sigaretta.
Mi ero rimessa le mutande, ma ancora sentivo un bruciore lancinante tra le mie gambe... nessuno avrebbe mai fatto questo alla vecchia e grassa Liz...
Da dopo la mia trasformazione avevo sempre guardato tutti dall'alto al basso, come stavo facendo anche in quel momento dalla vetta di un grattacielo milanese. Nella notte appena  trascorsa però fui io a imparare una lezione importante.
Io non ero felice.
A quel punto io non sapevo neanche di cosa avrei avuto bisogno per essere felice.
Era come se avessi vissuto gli ultimi otto anni dentro una bolla e improvvisamente fosse scoppiata.
Ho ancora delle difficoltà a spiegarmi come mai non lasciai semplicemente l'appartamento. Probabilmente pensai che qualcuno doveva pagare per la mia infelicità o forse stavo covando troppo rancore per essere stata violentata in quel modo proprio da Zeth che dormiva beato e soddisfatto, inconsapevole del male che mi aveva fatto... Per la prima volta che tentai di rifiutarlo e per la prima volta mi dimostrò che per lui non era importante ciò che volevo io.
.
Un paio d'ore più tardi, verso le sette, il sole iniziò a sorgere.
Una lunga lama tagliente risplendeva di luce riflessa tra le mie dita.
Un disgustoso ammasso di sangue e sabbia giaceva ai piedi del letto: il climatizzatore ambientale era ancora impostato su "Tropicale". Se lo avessi spento la sabbia sarebbe sparita e il sangue sarebbe tornato alla sua forma liquida e, probabilmente, avrebbe sporcato i miei piedi.
Un lievissimo rumore di onde, prodotto sempre dal climatizzatore, e il brusio della vita cittadina in risveglio lungo le strade ai piedi del grattacielo cullavano la mia mente lontano dal disgustoso spettacolo che mi si parava di fronte agli occhi.
"Dopo uno sbaglio puoi continuare a vivere, ma se non altro non hai il rimpianto di non sapere come sarebbe potuto andare."
Mi sembrò la frase più giusta da dire in quel momento, mi sembra di averla letta una volta da qualche parte. Forse pensai a quella frase perché sentivo di aver fatto un enorme sbaglio.
Fu così che Zeth, che mai in vita sua si sentì di aver sbagliato, non poteva più vivere. Mentre io, be' dei miei sbagli sapete già abbastanza, io potrò continuare a vivere... ma avrei vissuto davvero senza rimpianti, come sostiene la frase da cioccolatino di prima?
Il rimpianto di non sapere può forse essere superiore al rimpianto di aver fatto e di sapere di aver sbagliato?
Credo che non avrò tempo per trovare risposta alle mie domande.
Forse all'inizio della mia storia ho sorvolato su questo dettaglio, ma attualmente sono in stato di fermo e condannata a morte per l'omicidio di Zeth R. Caligar...
Vi avevo già accennato dell'importanza della sua famiglia, vero?
Già: la mia vita sta volgendo al termine.
Cosa ho voluto dimostrare mettendo per iscritto queste mie misere memorie?
Anche questo mi sembra di averlo già accennato: spero che siate voi a capirlo. Date voi un senso a tutto questo, perchè io non ci riesco.
Voglio dirvi di accertarvi per quello che siete?
Non lo so, dopotutto io sono stata felice in quegli otto anni nel mio nuovo corpo. Così felice da scordarmi di quella piccola, grassa e brutta Liz nascosta da qualche parte dentro di me. Dei suoi sogni, ambizioni, passioni...
Rimpiango quello che ho fatto?
Forse.
Sicuramente un aspetto migliore non mi ha portato a un lieto fine.
Questo mi fa venire in mente che 'è stato un tempo in cui il Duomo regnava incontrastato la mia città, si dice addirittura ne fosse l'edificio più alto. Oggi invece detiene il record di edificio più basso di Milano e girano voci circa un suo possibile abbattimento...
Sono certa perdonerete la mia arroganza nel permettermi di accostare la mia breve storia alla Sua, ma non riesco a pensare ad altro mentre assisto al mio triste declino dopo anni di splendore vissuti al massimo fino a poco tempo fa.
A questo punto, spero che lo abbattano davvero il Duomo. Sono certa che non mi abbandonerà e che le nostre storie finiranno insieme.
.
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NOTE D'AUTORE: in queste note sento il bisogno di spiegare il titolo un po' particolare xD
Rileggendo il testo ho notato come tutto nella vita della protagonista sia incerto e ogni sua convinzioni sia appesa in bilico sopra un filo. Persino il suo aspetto e la vita perfetta che pensava di avere grazie a questo era tutta un'illusione. Infatti è bastata una serata andata male per scombinare tutte le carte in tavola e farle mettere in dubbio la sua intera esistenza... di una cosa però è certa: l'Ologram 3000 è un giocattolo xD
Ho pensato che questo titolo potesse essere anche un modo carino per evidenziare la sua attaccatura al lavoro che sembra effettivamente darle qualche soddisfazione fin dai tempi della vecchia Liz.
Mi farebbe molto piacere sapere la vostra opinione, in ogni caso grazie per aver dedicato del tempo alla mia storia :)
   
 
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