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Autore: _ Arya _    07/02/2021    3 recensioni
Dublino.
Killian Jones, 28 anni, consulente investigativo e assistente alla scientifica. Dopo un incidente che ha causato danni permanenti alla sua mano, ha dovuto rinunciare alla carriera di agente di polizia.
Emma Swan, 23 anni, da aspirante campionessa olimpionica a genio informatico. A 18 anni ha dovuto rinunciare alla sua carriera di pattinatrice artistica sul ghiaccio, proprio quando il sogno delle olimpiadi era vicino, a causa di un incidente che l'ha costretta su sedia a rotelle.
; Dal capitolo 3:
-Tu non sai niente di me, Jones.
-E tu di me, Swan.
-So che pecchi eccessivamente di modestia, ad esempio.
-La modestia non mi avrebbe fatto arrivare dove sono oggi.
Ci guardammo con intensità. Sapevo di non essere la persona più umile al mondo, ma era stata la vita a rendermi così, e ne andavo fiero. Avevo imparato a smettere di mettermi in discussione ogni volta, diventare forte per fare in modo che quell'incidente, diventasse solo un minuscolo incidente di percorso. Avevo lavorato molto su me stesso e completamente da solo. Perché sapevo di potermela cavare: ne ero uscito vittorioso.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Jefferson/Cappellaio Matto, Killian Jones/Capitan Uncino, Tilly/Alice, Trilli
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Easier



KILLIAN POV
 
-Forse dovremmo chiamare il pronto soccorso...
-O lo porto in ospedale in macchina.
-Non so se è il caso di muoverlo, anche se non ha battuto la testa... e potrebbe riprendersi presto.
Voci man mano più chiare mi rimbombarono intorno, fino a che non fui abbastanza lucido da riuscire ad interromperle.
-No.
-Killian! Tesoro, stai bene?
-Mh-mh, bene mamma. Niente pronto soccorso. Per carità, basta. - borbottai, riaprendo gli occhi. Avevo intorno proprio tutti, incluso John il barista, ma non mi ero proprio aspettato un capogiro così pesante, pur consapevole di essere davvero stanco dopo quella mezza giornata di mille avvenimenti.
Soprattutto, non sapevo ancora come sentirmi riguardo la morte di Gold, esattamente.
Da un lato ero estremamente sollevato, fino all’ultimo avevo segretamente avuto paura che l’uomo trovasse una scappatoia, conoscendolo. Aveva sempre avuto un piano B, C e anche D… mentre da morto, non poteva più nulla. Ma d’altra parte… forse… mi sarebbe piaciuto in qualche modo sentire la sentenza che lo condannava all’ergastolo per tutto quello che aveva fatto. E guardarlo in faccia di mentre veniva portato via una volta per tutte. Ma alle lunghe… magari avrebbe trovato una via d’uscita. Forse era davvero meglio che fosse finita così.
Era semplicemente stato stancante fisicamente e mentalmente occuparsi dei dettagli dell’accaduto, che mi ero ritrovato completamente esausto, avevo sottovalutato la mia totale mancanza di energie. Avevo solo bisogno di dormire, tornare in forze… tutto qui.
Ignorando tutti mi tirai su a sedere, poi afferrai la mano che mi porse mio padre e mi rimisi in piedi. Forse un po' troppo bruscamente, ma feci in tempo a poggiarmi alla parete prima di cadere ancora.
-Killian...
Fu la dolce voce di Emma, che mi prese la mano, a riportarmi completamente alla realtà. Riaprii gli occhi, per constatare che finalmente la stanza aveva smesso di girare.
La guardai, sembrava davvero preoccupata, e nel tentativo di rassicurarla ricambiai la stretta.
-Sto bene. Sto bene. Scusate, io... è stato solo un mancamento. Adesso è passato. Sono solo stanco.
-Ok…
Non seppi davvero cos’altro dire. Avevano tutti espressioni preoccupate: fare la figura del rammollito davanti a loro non era decisamente nella mia lista di esperienze preferite... era imbarazzante.
-Forse sarebbe il caso di tornare in ospedale per un controllo, per sicurezza...- ritentò mia madre.
-No. Nemmeno per sogno, non ci torno, sono serio. Va tutto bene. Il rilascio dello stress accumulato ha avuto la meglio. - cercai di sorridere, pur non essendo certo di riuscire ad essere convincente.
Ma ne avevo di ragioni per essere felice! I tre pazzi mostri avrebbero passato il resto della loro vita in galera, Gold era morto e grazie a Milah anche i suoi scagnozzi erano finiti in cella: non proprio tutti, ma ero abbastanza certo che l’FBI ne avesse qualcuno in custodia, da usare per rintracciare il resto della banda. Per quanto mi riguardava, potevano anche torturarli pur di riuscirci… non avevo nulla da ridire.

 
Dopo essere riuscito a convincere i miei genitori che non sarei tornato in ospedale nemmeno sotto tortura, avevo salutato i genitori di Emma, ringraziando particolarmente David, e i miei amici, ci dirigemmo finalmente verso casa.
Durante il percorso in auto mi rilassai, realizzando che fosse finalmente finita. O quasi. L’FBI si sarebbe occupata di rintracciare il resto dei contatti per il traffico umano, mentre noi avremmo dovuto individuare la talpa che aveva fatto saltare il nostro piano. Ma ero positivo, ci saremmo riusciti…
Per il momento, mi sarei dato uno o due giorni per riprendere le  energie, poi, con Emma avremmo iniziato a visitare possibili case e continuare nella ricerca del posto perfetto in cui vivere.
-Eccoci. Ti stai addormentando, tesoro?
-Mh? No, ero solo rilassato...- e con Emma stretta al mio braccio e la testa sulla mia spalla, non era stato difficile.
-Avete fame, ragazzi?
-Da morire, ora che ci penso. Sono giorni che mi sogno la pizza...
Emma concordò, non c'era modo migliore di festeggiare il ritorno a casa! E magari un tiramisù, tanto per concludere in dolcezza.
-Ok, facciamo così. Voi entrate, noi andiamo a prendere la pizza. Quale volete?
-Patate, salsiccia e cipolla per me. Tu Em?
-Funghi e prosciutto... grazie.
-Figurati cara! Sei di famiglia, non sentirti a disagio!
Emma annuì con un sorriso, poi la aiutai a scendere dalla macchina - anche se non ne ebbe chissà quanto bisogno. Era molto più stabile ormai, ed era chiaro che se avesse potuto, avrebbe lasciato la sedia a rotelle una volta per tutte: ero certo che il momento sarebbe arrivato più prima che poi.
I miei ci accompagnarono fino all'uscio di casa, come se ce ne fosse bisogno, ma riuscii a non dire niente ed entrai con Emma. Era venuta a cena un paio di volte, ma solo una eravamo rimasti a dormire qui. La zona le piaceva perché la mia finestra dava direttamente su Phoenix Park ed era molto rilassante.
-Sei sicuro che non disturbo?
-Swan, non pensarlo nemmeno! Tu non potresti disturbare mai.
Sorrise, ma subito tornò seria.
-Ti senti bene?
-Sì. Promesso.
Mi resi conto che probabilmente l'avevo spaventata più di quanto non desse a vedere, e quello che aveva sentito doveva averla scossa… nonostante non fossi arrivato a testimoniare io stesso. Apprezzavo davvero non avesse detto nulla, ma non era neanche giusto che si tenesse le cose dentro.
-Tu piuttosto. Stai bene?
-Io? Benissimo...
-Ti conosco Emma. Avresti preferito non esserci?
Mi guardò esitando, poi scosse la testa.
-No. E sono davvero fiera di te, invidio la tua forza. So che non hai avuto modo di parlare, ma eri lì e pronto a farlo, e dopo i racconti delle ragazze, posso solo immaginare… non so se al posto tuo sarei stata così coraggiosa!
-Tesoro, sei coraggiosa almeno quanto me, se non di più, e non lo metto neanche in dubbio! Il modo in cui mi hai supportato, mentre nel frattempo di occupavi anche di tornare - letteralmente - in piedi... e non hai mai mostrato segni di stanchezza. Sei stata forte per me e te ne sarò eternamente grato.
La ragazza sorrise e si sporse per darmi un bacio, al che la aiutai direttamente a spostarsi dalla carrozzina alle mie gambe. Averla tra le braccia mi fece sentire immediatamente meglio, e non tardai a trasformare quei teneri baci in un bacio lungo e passionale, assaporandolo intensamente ad occhi chiusi.
-Sai cosa, Swan... non ti ho ancora detto quanto sei sexy in giacca e camicia.
-Ah, sì? - sorrise sulle mie labbra, per poi allontanarsi leggermente.
Ne approfittai per ammirarla ancora una volta: camicia bianca, gonna e giacca grigie, con calze color carne. Molto smart ed elegante, semplice, ma ci stava d'incanto.
-E tu, in giacca e cravatta? Non sei certo da meno, Jones...
-Lo so. - ammiccai, accarezzandole un fianco: -Non pensi faccia un po' troppo caldo per questi vestiti?
-In effetti... perché, avesti qualche idea?
-Beh, pensavo a una doccia rinfrescante... dopo averli tolti, chiaramente.
Rimase a guardarmi intensamente mentre la liberavo dalla giacca, e continuò mentre faceva lo stesso con la mia. Avevo una così intensa voglia di lei in quel momento, che mi sarei fatto bastare il poco tempo che avevamo a disposizione prima che i miei tornassero. 15? 20 minuti? Andava bene, considerato che il mio autocontrollo era ormai andato a quel paese. I tranquillanti che avevo preso la mattina dovevano ancora stare facendo effetto, altrimenti a questo punto i miei pantaloni starebbero già scoppiando.
Le mie dita passarono ai bottoni della sua camicetta leggera, e li aprii uno ad uno e rivelando la sua pelle morbida, con ancora qualche segno d'abbronzatura.
Quando lasciai completamente scivolar via l’indumento, delicatamente la feci sdraiare per poter assaggiare quella pelle liscia e profumata come una pesca.
Vi posai le labbra delicatamente, passando prima dall'alto, soffermandomi intorno ai lembi del reggiseno bianco, che scostai delicatamente per poter godere dei suoi seni morbidi e perfetti. Si lasciò sfuggire un gemito, poi ancora uno quando la mia bocca si spostò sul suo capezzolo destro. Inarcò la schiena sotto di me, permettendomi di passarvi la mano sotto, per tenerla stretta mentre continuavo a godere del suo corpo perfetto.
Ma ben presto, quando ritrovò un barlume di autocontrollo, anche le sue mani corsero a sbottonare la mia camicia... e la lanciò da un lato.
Sentimmo la serratura scattare quando fu ormai troppo tardi, e l'unica cosa che potemmo fare, fu tirarci addosso il copridivano.
Non riuscii a credere ai miei occhi: non solo i miei genitori erano rientrati, ma erano accompagnati da quelli di Emma, suo fratello e la sua ragazza.
Ed io desiderai ardentemente scavare una fossa e saltarvi dentro.
-Avevamo pensato di.. mangiare... tutti insieme...
Emma non osò nemmeno farsi vedere in viso, rimase completamente coperta, ma io non fui altrettanto fortunato. Li vidi tutti in faccia, uno a uno.
Le due mamme erano imbarazzate.
Mio padre aveva un sorriso idiota in faccia.
I più giovani sembravano divertiti.
David era quello meno felice... e non potei biasimarlo. Per fortuna ero a distanza di sicurezza, perché non ero certo non mi avrebbe colpito se avesse potuto. Nonostante quello che mi aveva detto.
-Noi... andiamo... andiamo a cambiarci. - borbottai, abbassando lo sguardo e aiutando Emma a coprirsi bene con la mia giacca, prima di adagiarla sulla carrozzina.
Raccolsi poi velocemente i vestiti rimasti sul divano e la spinsi di corsa verso la mia camera, chiudendo la porta dietro di noi a chiave. Per sicurezza.
-Oh. Mio. Dio. Non voglio credere che sia successo. Possiamo rimanere rinchiusi per sempre?
-Non vedo perché no.
-Non ho mai fatto una figura simile in tutta la mia vita. È tutta colpa tua, Jones, mi tenti!
-Sì, senti chi parla! Come se tu non tentassi me.
Nemmeno io l'avevo fatta, e sì che avevo portato ragazze a casa da più giovane, ed io ero stato a casa loro. Ma farci trovare mezzi nudi davanti ai genitori, per di più di entrambi... beh. Era la prima volta anche per me.
-Non pensiamoci, che è meglio. Cambiamoci. Questo dovrebbe essere tuo?
Le indicai la borsa sul mio letto, che i miei dovevano aver lasciato nel portare la borsa di Emma il giorno prima.  Annuì e fece per andare a recuperarla, ma nel momento in cui alzò lo sguardo su di me, con sguardo quasi sconcertato allungò la mano verso il mio petto.
Istintivamente la afferrai per il polso, prima che potesse toccarmi.
Restammo entrambi di sasso, forse io più di lei. Non mi ero aspettato di avere una reazione del genere, non con lei, non così: fui colto completamente alla sprovvista.
-S… scusa, Killian. Non… non volevo, è che… niente, mi… mi dispiace.
Allentai subito la presa, lasciando la sua mano scivolare sulla mia spalla, lentamente.
Non potevo biasimarla… non le aveva ancora viste le bruciature che avevo sul petto, quei segni ormai molto più spenti ma ancora visibili. Nella foga, me ne ero quasi dimenticato…
-No, scusa tu. Avrei dovuto… dirtelo.
La ragazza scosse la testa, impacciata.
No, non potevo assolutamente permettere che le cose tra di noi diventassero strane e imbarazzanti.
-Sono bruciature da mozziconi di sigaretta. Non fanno più male, alla fine penso e spero spariranno.- ammisi, riprendendo la mano e facendomela scivolare sul petto, dall’alto in basso. Per nulla al mondo avrei lasciato che il suo tocco mi facesse sussultare, o sentire insicuro, o… spaventato. Sapevo di avere ancora delle cose da risolvere prima che tutto tornasse come prima e sapevo anche che quello non era il momento migliore, ma sentii di dover dire qualcosa. Sentii di voler essere aperto e sincero con lei.
La sua mano continuò a percorrere lenta i miei lineamenti, facendomi sentire… bene. Più leggero. Sorrisi, lasciando che segnasse tutti i contorni del mio corpo, prima con una e poi con due mani, fermandosi sui miei fianchi, sulle maniglie dell’amore.
-Ah.- sorrisi -Credo di dover tornare in palestra il prima possibile, sto ingrassando.
-Ma va.- sorrise di rimando -Mi piaci così. Molto. Sai, ora che ci penso è la prima volta che… che ti ammiro veramente. Prima cercavo sempre di non soffermarmi troppo, e quando siamo stati insieme… beh, avevamo altre priorità suppongo.
Mi sfuggì una leggera risata, “avevamo altre priorità” era un eufemismo. Quella prima volta insieme eravamo stati affamati l’uno dell’altra, impazienti di averci come se ci fossimo trattenuti da sempre, e non avevamo davvero dato molto spazio ai dettagli, ai contorni.
Anche se io, al contrario di lei, non potevo dire di aver cercato di non soffermarmi troppo ad ammirare il suo corpo: lo avevo sempre fatto e non era certo un segreto.
-Ti piace quello che vedi, quindi?
-Direi proprio di sì.
-Bene. E a scanso di equivoci, anch’io adoro ogni millimetro di te, Swan. E te lo dimostrerei adesso, ma suppongo non sia il momento…
-Già. Mio padre potrebbe entrare da un momento all’altro con un machete.
-Non ho dubbi. Se non ci muoviamo, penseranno che stiamo finendo quel che abbiamo iniziato.
Mi sentivo leggero, era stato più facile del previsto confidarle quel primo piccolo dettaglio di un discorso molto più grande che avremmo dovuto tenere. Forse, dopotutto, non sarebbe stato poi così complicato aprirmi con lei, confidarmi e fare in modo che non ci fossero segreti che potessero tenerci in qualche modo divisi.
 
 
Dopo il nostro breve momento, io ed Emma cercammo di perdere il meno tempo possibile prima di raggiungere le nostre famiglie, nella speranza che non facessero commenti.
-Vedo che stai molto meglio Killian. Bene.
-Ah, si. Grazie David. - risposi tranquillo, pur sapendo bene cosa sottintendesse. Vidi infatti Mary Margaret dargli una leggera gomitata, ma per fortuna i miei ci richiamarono a tavola, dove erano già state disposte le pizze. Meno male!
-Mh-hm- si schiarì la voce la mamma di Emma -Allora, Emma diceva che volete andare a convivere.
-Beh, sì... non proprio subito ma nei prossimi mesi.
-Avete già trovato qualcosa che vi piaccia? Qui in zona ho visto alcune belle case in vendita...
-Veramente, mamma- intervenne lei -Stavamo pensando di andare a nord. Verso Raheny, tra il parco ed il mare.
-Oh. Wow, sì. Bella zona... ma un po' distante, no? Insomma, voglio dire, per la riabilitazione dovrai passare spesso per l'ospedale tesoro...
-Lo so, ma non posso farmi influenzare da quello. Quando Killian non può portarmi in auto, prenderò i mezzi pubblici.
Era abbastanza chiaro che il problema della donna non fosse esattamente quello: ovviamente doveva già essere difficile sapere che la figlia sarebbe andata via di casa... ma addirittura saperla dalla parte opposta della città... ci avevo pensato anche io, e lo avevo detto ad Emma. Ma mi aveva spiegato che voleva radicalmente cambiare vita, e non poteva rimanere vicino ai suoi genitori per sempre. E Raheny era effettivamente una bellissima zona dove comprare casa, vicino al verde e al mare, cosa che ci piaceva parecchio. Avevamo trovato un paio di offerte per delle villette non grandissime, ma molto carine. L'alternativa era Dun Laoghaire, a sud e meglio collegata a casa dei suoi, ma non volevamo illuderli visto che ancora non avevamo trovato buone offerte.
Erano entrambe abbastanza distanti dal centro, ma ben collegate perché potessimo spostarci comodamente. Dopotutto, avevamo entrambi voglia di un bel posto da chiamare casa, e spostarci dal caos del cuore della città ci sembrava la soluzione migliore.
Cosa c'era di meglio che tornare a casa dopo una lunga giornata lavorativa, ed avere la possibilità di riposarsi sotto il sole in giardino, o sotto le stelle, con il profumo di mare?
-Mary Margaret, se posso permettermi... Emma non vi sta abbandonando, e potrete venirci a trovare quando vorrete. Abbiamo valutato tanti fattori prima di pensare a zone precise, non siamo così sprovveduti. - conclusi con un sorriso, ma speravo cogliessero ugualmente il punto. Loro figlia aveva bisogno della propria indipendenza, si sentiva sicura: in caso contrario, non avrei mai acconsentito a fare quel passo con lei.
-Lo sappiamo....- intervenne David -E nonostante non sia proprio felice di quel che ho visto prima... mi sento tranquillo a sapere che sarà con te. Ci fidiamo di entrambi, e penso Mary sia d'accordo con me. E anche Ailis e Brennan.
Confermarono tutti, ed io ed Emma non potemmo non scambiarci un sorriso felice. Era bello avere il sostegno dei nostri genitori, e sapere che dopotutto fossero felici per noi.
Fu mia mamma a proporre un brindisi per il nostro futuro.
Era buffo non avere ancora trovato il momento giusto per parlare di noi, e di averlo avuto per pianificare praticamente parte del nostro futuro... ma ancora una volta, era ciò che ci contraddistingueva. Fare tutto al contrario, senza che lo sentissimo sbagliato.
Anche Neal e Ivy si autoinvitarono fin da ora all’inaugurazione della nuova casa, pretendendo una stanza degli ospiti in quanto ci sarebbero venuti a trovare spesso. Non che avessero di che preoccuparsi, tutti i posti che avevamo guardato di camere ne avevano due o tre. Pur non avendo ancora affrontato il discorso figli, avevamo convenuto che un’abitazione spaziosa fosse decisamente una scelta migliore trattandosi di un progetto a lungo termine.
Ci gustammo allegramente la pizza, tra chiacchiere e risate e realizzai ancora di più quanto fossi felice di essere a casa. Il peggio era ormai passato, finalmente guardare al futuro era in qualche modo molto più semplice. A dire il vero, non vedevo l’ora di iniziare a cercare la casa perfetta costruirmi una vita con la donna che amavo.
 
***
 
 
EMMA POV
 
-Ok, te la faccio breve. Voglio offrirti un posto di lavoro da operatore informatico a fianco di Fitz, Emma.
Tutto mi sarei aspettata quando Graham mi aveva chiamata perché voleva vedermi, tranne quello. Un'offerta di lavoro... in polizia! Così dal nulla, senza la minima esperienza, la minima formazione apposita.
Rimasi imbambolata, come una perfetta babbea: non sapevo cosa dire. E anche se lo avessi saputo, ero troppo shockata per riuscire ad aprir bocca.
Lavorare in polizia.
Certo, avevo lasciato il mio posto lavoro, ma non ero ancora certa di cosa volessi fare adesso... se da una parte avevo escluso i computer, dall'altra non avevo neanche valutato la possibilità di poterlo fare per la polizia! Non mi sarei mai e poi mai aspettata una proposta del genere e così, a primo impatto, non riuscii proprio a dire di no.
A dire il vero avevo ponderato di fare qualcosa di completamente diverso, ma adesso non ero più sicura di nulla.
-Non devi per forza rispondermi adesso, Emma. Prenditi del tempo. Ma saresti una risorsa molto preziosa, e Leo ha ammesso che sei più capace di lui e non è cosa da poco, visto che è il miglior ingegnere informatico di Dublino.
-Io... io non so cosa dire, Graham.
-Non devi dire nulla adesso. Pensaci. Io ti lascio il contratto, con lo stipendio e tutti gli altri dettagli... e prenditi il tempo di cui hai bisogno.
Quando finalmente trovai il coraggio di abbassare lo sguardo sul foglio, per poco non ebbi un attacco di cuore.
-Sei sicuro di non aver messo uno zero in più?
Graham rise.
-Sicurissimo.
Annuii, completamente sconvolta. Era più del doppio di quanto prendessi attualmente, ed il limite era di 30 ore a settimana!
Ma non potevo lasciare che i soldi decidessero per me, dovevo andar via da lì e prendermi del tempo per ragionare a mente lucida. Chiedere consiglio.
-Caffè? Tè?
-No. Grazie Graham.
-Killian come sta?
-Bene, sembra.
L'uomo annuì serio e mi fu chiaro che avesse qualche dubbio a riguardo: non riuscivo a biasimarlo... nemmeno io ero del tutto tranquilla, ma… avevo scelto di fidarmi di lui.
A cena finita, eravamo passati per la doccia – separatamente, in quanto i miei erano rimasti a dormire – per poi ritrovarci a letto. Pur avendo silenziosamente convenuto che quella non era la nottata ideale per altre attività, avevo notato che per la prima volta non si era fatto riguardi nel ritrovarsi senza maglia davanti a me. In ospedale, seppure avessi notato la sua riluttanza, non ci avevo dato troppo peso attribuendo la colpa al fatto che… beh, che fossimo in ospedale per l’appunto. Dopo aver chiarito anche quel dubbio prima della figuraccia, comunque, nel vederlo solo in biancheria sotto le coperte mi ero sentita come se le cose fossero tornate a posto, come se avessimo ritrovato la nostra intimità… e non solo fisica. Non sapevo ben definirla nemmeno io. Ci eravamo baciati a lungo, accarezzati, per poi addormentarci l’una tra le braccia dell’altro… ed era stato perfetto.
Ma era possibile che dopo tutto quell’inferno, si potesse passare alla normalità tanto facilmente? Ero felice, ma allo stesso tempo un po' spaventata che quella felicità potesse spezzarsi di colpo.
-Da quando siamo tornati a casa non ci sono stati problemi. Abbiamo preso la pizza tutti insieme, e Killian era... tranquillo, allegro. Voleva anche accompagnarmi stamattina, l'ho convinto io a rimanere a letto.
-Ok. Bene, è un bene, senza dubbio. Solo, stagli vicino. A Killian non piace mostrare le sue fragilità e suppongo te ne sarai resa conto anche tu ormai... potrebbe anche stare davvero bene, ma è importante che sappia che sei lì per lui, se ne ha bisogno.
-Ma certo. Può contare su di me e spero di essere riuscita a farglielo capire. Non ho paura delle difficoltà, basta affrontarle insieme.
-Ottimo. Sono certo che con te accanto tornerà in forma in men che non si dica. Non ti voglio trattenere oltre, Emma… e non c’è fretta, ma pensaci. L’offerta rimane valida senza scadenza, so riconoscere quella che potrebbe essere un’ottima risorsa.
-Grazie. Promesso, io… ci penserò.


 
Ciaaaao! Sembra passata una vita, lo so, ma qua il lockdown toglie la voglia di vivere e di fare e di esistere, e di essere o non essere... ok, la smetto xD
Comunque, sembra che l'ispirazione mi sia tornata, quindi ho voluto completare questo capitolo che mi vergogno a dire quanto tempo fa ho iniziato a scrivere... adesso dovrò solo mettermi in pari con le storie con cui sono rimasta indietro, inizierò da domani e spero mi bastino un paio di giorni lol
Penso questo sia finalmente un capitolo più allegro... Killian è finalmente a casa e non ha potuto non fare la figura di merda da subito, con la povera Emma che avrebbe voluto nascondersi per sempre... ma forse lui anche. E intanto, è riuscito a rivelare qualche dettaglio a Emma... non vuole incrinare nulla nel loro rapporto, e facendo questo primo passo si è reso conto che forse sarà più semplice di quanto pensasse.
Hanno parlato dei loro progetti coi genitori, che alla fine li appoggiano, ed Emma infine si è ritrovata una proposta particolare... accetterà? Diventerà collega di Killian (sempre che lui rimanga in polizia..............) o preferirà cambiare del tutto vita e dedicarsi a qualcosa di diverso?
Per ora vado a dormire che come sempre arrivo a pubblicare che è notte, e da domani inizio a leggere le cose con cui sono indietro.
A presto! :*
   
 
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