Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |       
Autore: arisky    07/02/2021    0 recensioni
"Un terribile presentimento mi attanaglia le viscere.
Non una parola. Non un gesto. Non il minimo impercettibile mutamento nel mio volto.
Solo la lealtà alla mia missione; al Bene Superiore.
Sempre".
Un viaggio al di là delle barriere occlumantiche più rigide e irremovibili dell'intera saga: quelle di Severus Piton. Quando giunge la sua ora, apparentemente è lo stesso mago freddo, imperscrutabile di sempre... Ma se immaginassimo di utilizzare la Legilimanzia su di lui, ritroveremmo quella stessa freddezza anche nelle profondità della sua mente?
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Severus Piton, Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Avviso ai lettori: questa storia doveva essere una one-shot, ma mi sono lasciata prendere la mano ed è uscita fuori un po’ più lunga del previsto… Questo è l’unico motivo per cui ho deciso di dividerla in tre capitoli, ma la scena è una, perciò tutti e tre i capitoli sono indispensabili l’uno all’altro.
Buona lettura!
 
 
 
 
 
 
 
 
“Guar…da…mi…”.
Un’istante.
D’ebano e di smeraldo.
Poi, finalmente, la pace.
 
 
*   *   *
 
 
“Il Signore Oscuro desidera vederti… alla Stamberga Strillante”.
Una voce, ormai solo un lontano ricordo di quelle che furono un tempo le note altere e sprezzanti di Lucius Malfoy, mi destano dalla perenne angoscia che è ormai la mia vita.
Mi volto lentamente verso la figura alle mie spalle. Il suo aspetto è la trasposizione tangibile della rovina tradita dalla voce. Dell’antica eleganza, raffinatezza e superbia di Malfoy resta soltanto il ricco abito nero, intarsiato di fini decorazioni in argento.
Abilmente svuotati di ogni emozione, i miei occhi neri fissano le sue iridi, argentee anch’esse, brutalmente marchiate dalla furia del Signore Oscuro. Senza proferire parola, mi appresto a prepararmi all’incontro che mi è appena stato annunciato; il mezzo per farlo lo conosco fin troppo bene…
“Legilimens”.
Scandisco la formula non verbale dell’incantesimo, senza perdere il contatto visivo col mio macabro messaggero. Le barriere occlumantiche di Malfoy, come previsto, risultano estremamente deboli, vulnerabili, quasi inesistenti. Le oltrepasso senza sforzo per avere accesso alla sua mente e, dopo qualche secondo, trovo ciò che mi occorre.
 
Sullo sfondo, l’ammasso di legno marcio che riconosco essere le pareti della Stamberga Strillante. Il pallore spettrale e scheletrico della mano del Signore Oscuro impatta violentemente contro l’altrettanto pallida guancia di Malfoy. All’eco di quello schiocco asciutto, segue il sibilo freddo e acuto della sua voce, che soffia crudele al Mangiamorte un ordine.
“Va’ a cercare Severus, portalo da me!”.
Poi, abbassando le sue serpentine iridi verticali, rosse come il sangue, sulla Bacchetta di Sambuco tra le sue dita, aggiunge, in un ghigno pensieroso: “Devo chiedergli un… servizio. Vai!”.
 
Esco dalla mente di Malfoy, lasciandolo stordito e spossato.
Un terribile presentimento mi attanaglia le viscere.
Non una parola. Non un gesto. Non il minimo impercettibile mutamento nel mio volto.
Solo la lealtà alla mia missione; al Bene Superiore.
Sempre.
E svanisco nel cielo in una nuvola di fumo.
 
 
*   *   *
 
 
Pavimento di degrado, soffitto di rovina, pareti di abbandono: la vecchia Stamberga non è poi così diversa da come la ricordavo.
In un angolo, i resti di quello che anni fa fu un letto a baldacchino, prima che il mio corpo, sbalzato via da un Incantesimo di Disarmo detestabilmente inaspettato, lo riducesse alla catasta informe di legno che ora giace sotto il mio attento sguardo.
Eppure, anche se la carcassa appare la stessa, tutto è drammaticamente cambiato da allora. Ogni cosa.
Una sensazione di gelo innaturale penetra attraverso le finestre sventrate, circuisce sadicamente le mie membra, fino a trafiggermi e impossessarsi del mio essere: il gelo dei Dissennatori, ormai macabri abitanti ad Hogsmeade.
Ma non solo…
È il gelo di colui che, in gioventù, desiderai con tutto me stesso poter chiamare “mio Signore”.
È il gelo di colui in nome del quale ho spezzato l’unico spiraglio di bellezza che si sia mai affacciato dalla cortina nera della mia esistenza.
È il gelo di colui la cui presenza rinnova e alimenta costantemente il ribrezzo che provo verso me stesso.
Il Signore Oscuro mi gira attorno da qualche minuto, senza smettere di osservarmi, di leggermi. Un lembo della sua pesante veste nera striscia a terra sulla scia dei suoi passi, schiavo obbediente ai piedi del padrone.
Istanti di silenzio e tensione, che sfrutto per guardarmi ancora attorno e studiare abilmente la situazione.
I miei occhi vengono improvvisamente attratti da uno strano bagliore, proveniente da un angolo della stanza particolarmente appartato. Lì, sospesa a mezz’aria, una sorta di bolla, il leggero e freddo lucore argenteo a farle da membrana. Socchiudo gli occhi per oltrepassare quell’impalpabile barriera e, al suo interno, inquietante nella sua immobilità, scorgo il serpente, Nagini. Comprendo all’istante, dalla pesante traccia magica che percepisco nell’aria, che quella bolla è intrisa di incantesimi di protezione, oscuri ed estremamente potenti. Tutto lascia intendere quanto grande sia il valore di quel demone strisciante… e quanto grande sia la paura del Signore Oscuro di un’imminente minaccia ad esso.
Immediatamente, le parole di Silente riecheggiano prepotenti nella mia mente.
 
“Se Lord Voldemort cesserà di mandare Nagini a eseguire i suoi ordini, ma la terrà al sicuro accanto a sé, sotto protezione magica, allora credo che sarà bene dirlo a Harry”.
 
È tempo.
È l’ora di rivelare a Potter quell’orrendo e brutale segreto, la sua unica possibilità di uccidere definitivamente, per sempre, il Signore Oscuro.
Sono ormai parecchi minuti che mi trovo al suo cospetto, senza che lui abbia rotto il silenzio in altro modo che con l’impercettibile fruscio della sua veste sul pavimento logoro. Non conosco ancora con certezza il motivo della sua urgente chiamata, tuttavia inizio a strutturare, ad erigere, pezzo dopo pezzo, in gran segreto nell’impenetrabilità della mia mente, un pretesto che possa indurlo a lasciarmi andare.
Andare alla ricerca di Potter.
E andare via da lui, da qui, il più in fretta possibile.
In tutti questi anni da spia, ho rischiato la morte ad ogni incontro, ma stavolta è diverso: lo stesso volto pallido e serpentino che ho visto innumerevoli volte lasciarsi pervadere completamente da ogni scellerata emozione, ora risulta illeggibile. L’odore acre del pericolo allerta i miei sensi…
Mentre l’Oscuro continua a vagare per la stanza, rigirandosi senza posa la Bacchetta di Sambuco tra le dita bianche e sottili, faccio il primo tentativo. Chiudo la mente e lascio che la voce fuoriesca calma, modulata, suadente, decisa.
“Mio Signore, la resistenza sta crollando… Lasciatemi cercare il ragazzo. Consentitemi di portarvi Potter. So che posso trovarlo, mio Signore. Vi prego”.
“Ho un problema, Severus”.
Il suo inconfondibile sibilo freddo e acuto, così secco, gela l’intera stanza. Se il mio intento era quello di aggiungere altre parole, esse rimangono impigliate alla mia gola, ghiacciate.
In silenzio, osservo la macabra figura davanti a me. Ha arrestato i suoi passi… ma non le sue mani, che continuano a torturare il pregiato legno, le dita come serpenti le cui spire strisciano infide e letali lungo la bacchetta.
D’un tratto la solleva, costringendomi a puntare i miei occhi di fango su di essa.
Una domanda.
“Perché con me non funziona, Severus?”.
Una domanda apparentemente innocua.
Una domanda letalmente pericolosa.
Sono stato tante cose nella mia vita, ma mai uno stupido né un ingenuo. Con un brivido accuratamente celato, mi appresto ad affrontare la conversazione della quale sospettavo l’imminente arrivo già da qualche giorno.
Saldo e diritto come un pilastro, le mani dietro la schiena, le imperturbabili iridi nere nelle sue rosse. La voce piatta, ma abilmente arricchita di una lieve nota di falsa ammirazione. Rispondo.
“Avete compiuto magie straordinarie con quella Bacchetta, mio Signore, e solo nelle ultime ore”.
“No, no! Io sono straordinario, ma la Bacchetta… mi resiste”.
Ancora una volta il suo sibilo a coprire le mie ultime parole, come se in realtà non avesse davvero bisogno del mio intelletto… come se conoscesse già la risposta al suo stesso quesito. Nonostante il tono di finta incredulità che ostenta.
Tento quindi la via dell’adulazione, sfruttando un suo punto debole per rassicurarlo.
“Non c’è bacchetta più potente, Olivander stesso lo ha detto”.
Il potere assoluto, indiscusso: ciò che il Signore Oscuro brama di più.
Riesco ad attrarre per qualche attimo la sua attenzione sul senso delle mie parole, attimi in cui mi concedo pochi, brevi respiri, e ne approfitto all’istante per sferrare un altro colpo dello stesso calibro.
“Stanotte, quando troverete il ragazzo, la Bacchetta non fallirà, ne sono sicuro”.
Irretisco l’Oscuro con la dolce visione del suo secondo desiderio, dipingendolo con voce profonda, musicale, penetrante: l’uccisione di Potter. Permetto al mio volto di lasciarsi sollevare da un leggero moto di sfrontatezza e orgoglio nel rafforzare quell’indispensabile certezza, e alle mie narici di fremere di un simulato piacere.
Nel silenzio che segue, lui si para dinanzi a me, immobile. Il volto appena inclinato, gli occhi spalancati fissi nei miei.
Sono istanti. Di fango e di sangue.
La sua fronte dura e contratta nel tentativo di penetrare la mia mente.
L’ormai costante ed esperto utilizzo dell’Occlumanzia mi permette di difendermi, di respingerlo.
È una lotta di sole menti: fuori, tutto è perfettamente immobile.
Attacchi ravvicinati e rapidi, che non allentano la morsa, che scavano, che cercano altro…
Lui non si fida delle mie parole. Non si fida di me.
Io non riesco a farlo fidare di me.
Interrompo quella pericolosa battaglia priva di armi e, inchiodando ulteriormente il mio sguardo al suo, come a voler catturare con la forza la sua attenzione e imprimergli ogni singola parola a fondo, scandisco con tono chiaro e deciso:
“La Bacchetta risponde a voi; e a voi solo”.
“Davvero?”, mi domanda in un sussurro vibrante di bramosia.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: arisky