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Autore: _Nimue_    07/02/2021    4 recensioni
FanFiction basata sull'episodio 18 della serie Hanyo No Yashahime.
Dal testo:
Ma tutto continuò a rimanere immobile.
Immobile finché da Est, sibilante, non si alzò un vento sinistro, spirando minaccioso verso la foresta; il suo fiuto, infallibile, percepì l'elettricità di una tempesta in lontananza mentre gli occhi, attenti, si impegnarono a scrutare il cielo plumbeo, sapientemente in attesa.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jaken, Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La destinazione di Sesshomaru.


 

 

Da giorni avvertiva delle insolite vibrazioni scuotere l'etere;
impercettibili tremolii segnalavano la presenza di una fonte demoniaca al di là delle terre di Musashi, a Nord, nelle terre irte di monti.

Una sensazione di inquietudine si era fatta strada nella sua anima, impossessandolo insolentemente per giorni.
Fino a quando, una mattina, non distinse nettamente la presenza magica di due Bestie, e solo allora ebbe la certezza, logicamente controllata, che quella specie di sottoposti stavano orchestrando qualcosa di cui lui non era al corrente.

Da quella mattina aveva acuito i sensi, intrecciandoli con la natura circostante, pronti a captare ogni minimo cambiamento.
Ma tutto continuò a rimanere immobile.
Immobile finché da Est, sibilante, non si alzò un vento sinistro, spirando minaccioso verso la foresta; il suo fiuto, infallibile, percepì l'elettricità di una tempesta in lontananza mentre gli occhi, attenti, si impegnarono a scrutare il cielo plumbeo, sapientemente in attesa.

Eccolo.

Un vuoto d'aria, seguito da un potente raggio di energia demoniaca, giunse fino a lui investendolo in pieno e Jaken, sempre al suo fianco, fece un passo indietro, instabile sulle deboli zampe.

Al contrario, i suoi piedi rimasero ancorati al terreno, pietrificati.

-Sesshomaru-sama...?!- gracchiò Jaken, spaesato.

Il Kappa guardò per infiniti secondi il suo Sommo Signore; ma, come sempre, poche cose avevano il potere di scalfire il viso composto del Demone, e tra queste, di certo, non vi era il tono velato d'urgenza del suo più fedele servitore.

Una seconda, immensa, aura demoniaca si scagliò, di nuovo, sulla coppia di demoni.
L'onda gli vibrò nelle ossa attraversandolo come un tuono, mentre Jaken fu scagliato violentemente contro un albero.

Il verso sgraziato del vecchio demone acquatico giunse alle orecchie di Sesshomaru, infastidendolo.

-Muoviti, Jaken- disse, imperioso.

 

Il Kappa, sebbene sempre disposto ad assecondare in ogni richiesta il suo padrone, si alzò in tutta fretta, preso in contropiede. Cosa stava succedendo?
Con un salto si aggrappò alla lunga coda del Demone Cane già in volo e a differenza del primo, constatò, il secondo atterraggio fu molto più morbido. Il bastone a due teste ben stretto nella piccola mano destra squamata non permetteva una solida presa e data la velocità assunta, fin da subito, dal Demone, decise di avvolgersi più stretto alla sua pelliccia.
Com'era soffice... non resistette e affondò sognante, per quanto possibile, il muso nel pelo morbido. La beatitudine fu interrotta subito, poiché un violento ed intenso tremolio scosse il corpo del suo Signore, irrigidendolo; ciò, per il piccolo demone, significava una sola cosa: la destinazione, prima misteriosa, era svelata.


L'aria, man mano che si avvicinavano alla costa, divenne sempre più rarefatta, così come più intenso divenne il potere che avvolgeva come una bolla la zona, satura di energia demoniaca; il vento gli sferzò con violenza il volto pallido, teso, privo di una qualsivoglia espressione.
Era innegabile che qualcosa stesse succedendo a poche miglia da lui, un qualcosa che i suoi sensi qualificavano come indesiderata.

Ad un tratto, i pensieri di Sesshomaru furono squarciati da un grido disperato.

 

-SETSUNA!!-

I quesiti di poco prima furono spazzati con una consapevolezza tale da mozzargli il respiro, di riflesso aumentò l'andatura del volo dopo che un tremito rabbioso gli attraversò violentemente il corpo, irrigidendolo, inarrestabile, come una furia.

La prima cosa che percepì fu l'odore di sangue fresco:
sulla spiaggia, sotto di lui, tre ragazze erano a terra stremate.
Tenseiga al suo fianco pulsava, densa di energia curativa, sempre capace di leggere lo spirito del suo padrone, prima ancora che manifestasse concretamente le sue intenzioni. Affianco la sua antitesi, Bakusaiga, nata impregnata di un'aura demoniaca incommensurabile, bruciava sul suo fianco, scalpitando per essere fesa: l'estrasse, e con un lanciò la caricò verso terra, avvolta da scariche velenose.

 

Fu solo allora che Kirinmaru lo guardò, interessato dal suo arrivo; prima era troppo impegnato a schernire le sue prede, non curandosi di ciò che lo circondava.
Atterrando pesantemente sulla sabbia di fianco al Daiyokai dalla lunga chioma scarlatta, colse i dettagli della situazione, finalmente sotto il suo controllo; impugnò l'elsa della sua spada estraendola dal terreno umidiccio, monito e messaggera della sua presenza, la quale, al suo tocco, si ammansì, pronta per il suo padrone.

Una risata sarcastica gli fece irrigidire la mascella tirata.

-Oh, Sesshomaru. Dopotutto, anche tu possiedi la compassione di un genitore.-

 

Compassione? Cosa ne sai tu, Kirinmaru, della compassione?
Taci. Taci, Re delle Bestie, perché parli troppo.
Sesshomaru continuò a guardare davanti a sé, continuando instancabilmente a catturare preciso ogni cosa, ogni ferita, ogni battito incredulo.
Bruno e Argento si intrecciavano, mescolandosi, nei suoi impassibili occhi dorati.

Non lo degnò di uno sguardo mentre, spavaldo, continuava a parlare:

-Sei venuto fin qui per fermarmi dall'intenzione di prendere la vita delle tue preziose figlie?-

Solo a quel punto Jaken, indignato, si decise a comparire agli occhi del demone che tentava di sbeffeggiarsi del suo Padrone, esclamando, solenne:

- Kirinmaru-sama! Lord Sesshomaru non si scomoda per questioni personali come questa.-

-Stai Zitto, Jaken.- la voce del Cane dell'Ovest interruppe, senza indugio, le parole del piccolo Kappa.

 

Poi, deciso a lasciare quel luogo, si rivolse al Demone comandandogli atono di seguirlo, e senza aspettar risposta, spiccò agile il volo.
Quel posto emanava il tanfo della paura, della sconfitta, del sangue...ed i suoi sensi non la smettevano, continuavano meccanicamente a svelarli tutto, così come registrarono precisi le parole di sorpresa di Jaken; il quale, sbalzato in avanti per lo spostamento d'aria, rotolò ai piedi delle gemelle.

Quella decisamente non era la sua giornata, pensò amareggiato.
Alzò gli occhi gialli verso le due giovani e non riuscendo a trattenere la sorpresa, esclamò:

-Oh... guarda come siete cresciute bene!-

Nel suo tono vi era un velato affetto. Si era preso cura di loro quando erano ancora in fasce...tempo prima, insomma.

Ma quanto tempo era passato davvero?

Un pizzico gli sconquassò il minuscolo petto: dopotutto, erano le figlie dell'unione di coloro a cui lui, orgogliosamente, era fedele. E proprio come loro erano belle e fiere.

 

- Oh...guarda come siete cresciute bene!-

Tsk...quale ironia.

Quanti attimi si erano sommati per formare quell'eternità?

Lui, che nella sua lunga vita percorsa sulla strada del potere, non aveva mai prestato troppa attenzione al fluire del tempo.
Perché, ai suoi occhi, altro non era che un dato superfluo, una variabile strategica, pronta ad essere piegata a suo uso e consumo. Fin da giovane aveva appreso l'arte dell'attesa, osservando, con passività, il corso degli eventi che scorrevano senza sosta intorno al suo corpo di demone immortale. Ed ora, ora, ne era lo spettatore più assiduo, risucchiato; le posizioni si erano invertite, poiché esso non si fermava, ma ineluttabile continuava il suo corso, indifferente a Lui.
Troppo tempo era passato.

 

La sua mente, forgiata dalle fiamme di innumerevoli battaglie, riprese il controllo dei suoi pensieri più intimi, sollecitata dalla figura imponente che si stagliava davanti a lui.
Sesshomaru stese Bakusaiga, brillante e fiera, pronto a percuotere senza esitazione colui che pensava di sopraffarlo con provocazioni futili.
Riprese il controllo, spietato.
Così come Kirinmaru, sapeva a cosa avrebbe portato l'incrocio delle loro lame; ma, si disse, non gli interessava.

 

Lo scontro incominciò dunque deciso e senza esclusione di colpi.

Si studiarono con letale freddezza, entrambi consapevoli dell'enorme quantità di energia rilasciata, così come consapevoli di ciò che accadeva, nel frattempo, fuori dal loro campo visivo: la Terra incominciò a tremare, scossa fin nelle viscere dalla potenza demoniaca scagliata dal Re delle Bestie; e il Cielo, sempre più scuro, ad ogni colpo di spade, sprigionava la forza dei fulmini, che implacabili fendevano l'aria come katane divine. Il Mare in tempesta, assecondava l'avversione di Sesshomaru per il rivale, feroce ed indomabile; come lui, in quel momento, rimarcava un confine invalicabile.

Il loro potere, unito dalla circostanze, era il paradosso della realtà.

 

-Come pensavo, un nostro scontro fa tremare terra e cielo.- Concluse Kirinmaru, arrestando per primo l'offensiva.

- Le tue figlie sono deboli e non mi sono d'intralcio, per questo non le ucciderò. Tuttavia Sesshomaru, verrò presto a chiederti qualcosa.- pronunciò quelle parole con flemma strascicata, sembrava infatti che solo in quel momento avesse realizzato un'alternativa valida a ciò che fino a poco prima aveva intenzione di prendersi senza esitazione.

 

Kirinmaru lasciò l'arena alzandosi verso il cielo, diretto probabilmente alla sua nave ormeggiata a largo della costa. Sesshomaru lo lasciò andare via, e percepì l'irritante noncuranza nel voltargli le spalle, tranquillo e senza fretta.

 

Il gioco sarebbe continuato da dove era stato interrotto: 
con il suo arrivo infatti, gli aveva impedito una mossa, ed ora, in nome di quella mancanza, il Demone dell'est rimarcava il diritto di impugnare una freccia in più a suo favore. In un gioco d'equilibrio di forze contrapposte, in cui nessuno dei due poteva uccidere l'Altro.

 

Sesshomaru abbassò lo sguardo, e decise infine di scendere sulla spiaggia per recuperare il suo vassallo.

- Andiamo, Jaken.-

Ma il piccolo demone acquatico avvicinandosi, prima di aggrapparsi a lui, tentennò esprimendo una considerazione non richiesta.

-M-ma..Sesshomaru-sama siete sicuro di volerle lasciare in queste condizioni?- indicando esplicitamente le due ragazze riverse bocconi sulla sabbia.

 

Gli occhi dorati, implacabili nella loro durezza, si scaldarono di sorpresa per quelle parole inopportune. Come se una crepa avesse frantumato la corazza di concentrazione che, durante la battaglia ingaggiata con Kirinmaru, aveva impossessato la sua anima.

Fu un momento, una breve, brevissima, esitazione. La testa cadde leggermente in avanti, inerme a quelle parole, prima di riprendere la solita compostezza ruvida.

-Jaken- esclamò serio -S-Si?- -Non dirlo.-

-S-si!... aspettatemi, Sesshomaru-sama.-

 

Non dirlo, Jaken.

Perché la verità, la dannata verità di quella esitazione, era semplice, quanto subdola: quando le guardava, quando sentiva i loro cuori battere prepotentemente nel petto, quando sentiva il loro profumo fresco e pieno di vita, quando ammirava i loro occhi chiusi che celavano ardenti, ne era sicuro, una luce conosciuta, Sesshomaru vedeva Lei.

Ed era come se lasciasse indietro Lei.

Come se abbandonasse Lei.

Non dirlo, Jaken. Non dire che sto sbagliando.

Ho la sua fiducia, questo basta. Perché questa, questa, è l'unica cosa che importa.

 

Rin.

 

 

 

 



N.d.A
Ciao a tutti! Questa oneshot nasce spontaneamente dopo la visione dell'ultimo episodio uscito...
non potevo non scriverla: avevo il bisogno di ridare spessore al personaggio di Sesshomaru, di dare senso al no sense di alcuni momenti della serie >.<
Se avete voglia fatemi sapere cosa ne pensate!
Nimue

 

 

   
 
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