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Autore: kanejvibes    09/02/2021    1 recensioni
In un mondo post apocalittico, dove il controllo è stato preso con la forza da una grande corporazione, Nina si ritrova a dover lottare per sopravvivere e proteggere i suoi fratelli minori, mentre il suo gemello è scomparso. E proprio quando pensa di essere al sicuro, un misterioso sconosciuto entra nelle loro vite, scombussolandole.
Tratto dal testo:
La verità era che era stato e sarebbe sempre stato un egoista.
Nel suo cuore, James lo sapeva.
Accettò quella verità e le sorrise appena per cercare di farla tranquillizzare.
"Non posso perderti, Nina".
Moriranno tutti al bunker? Sì.
Tuo fratello diventerà una cavia da laboratorio? Sì.
Ma tu sarai viva.
Chiuse per un attimo gli occhi e quando tornò a guardarla lei aveva quell'espressione di rabbia che spesso gli rivolgeva. Rabbia e odio. Ma un odio temporaneo, un odio che nascondeva tutt'altro.
Genere: Commedia, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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     The rebellion    

Prologo


Erano passati ormai cinque anni da quando era cambiato tutto, più o meno. Nina non lo sapeva esattamente, dato che aveva smesso di contare i giorni molto tempo prima.
Quasi non ricordava come fosse svegliarsi la mattina senza alcun timore che fosse l'ultima. Ma ricordava benissimo quel giorno, quel giorno in cui i deeta erano passati da tecnologie in favore dell'uomo a macchine assoggettatrici in mano della Westingcorporation.
I deeta erano piccoli microchip che avevano portato sollievo dalle malattie e dalle sofferenze di molti e si erano diffusi in pochissimo tempo: avevano curato cecità, sordità, mutismo, autismo, tumori e ogni genere di malattia invalidante o mortale, avevano aiutato molti a camminare di nuovo e altri a ritrovare le forze perdute in gioventù.
Nina aveva visto lo stesso nonno scacciare la demenza senile grazie ad uno degli apparecchi.
Ma l'umanità non aveva fatto in tempo ad abituarsi a questi nuovi miracoli, che Lucien Westing e suo fratello Adrian avevano tramutato qualsiasi soggetto con uno dei microchip in una creatura senza emozioni, senza remore e senza rimorsi, completamente dipendente e assoggettata a loro, capace di uccidere e torturare anche le persone più care.
In breve, i governi erano caduti, molti soldati si erano uniti alla corporazione volontariamente, andando a creare le forze armate del Westingworld( FAWW), gli altri erano morti o erano stati catturati e iniettati del microchip.
I civili avevano subito la stessa sorte: chiunque fosse stato in grado di combattere e si fosse sottomesso era stato addestrato e inserito nelle FAWW, i più deboli erano stati assegnati ai compiti più diversi, mentre chi si rifiutava era finito morto o deeta.
Ma c'era anche chi era riuscito a scappare e nascondersi; uno di questi, un ex caporale della marina americana, Peter Anderson, era riuscito a radunare abbastanza persone da reputarsi ribelle e resisteva al Westingworld, seppure con piccole imboscate o attacchi.
Oltre ai ribelli, c'erano altre comunità sparse, ma non abbastanza grandi da osare mettersi sull'attacco, si limitavano a condurre una vita nascosta e si spostavano continuamente, a volte portavano soccorso ai ribelli e in cambio ricevevano la loro protezione.
Per ultimi, poi, c'erano Le Ombre. Non così diversi dai WW, secondo Nina.
Non stavano dalla parte di nessuno se non la loro, e derubavano e saccheggiavano chiunque incontrassero nel nome del loro leader, Jaime, detto il lupo. Erano ladri, assassini, la peggiore feccia che potesse esserci sulla terra. Ma comunque lei non li odiava più dei WW, che avevano ucciso chiunque conoscesse e assoggettato i restanti, tra cui suo fratello gemello, Dean.
Strinse più volte gli occhi per scacciare gli orrendi pensieri che spesso le offuscavano la mente e tirò la corda dell'arco con quanta più destrezza e silenzio fosse possibile: la freccia scattò al rilascio e, rapida e mortale come un fulmine, raggiunse la sua meta.
Nina si tirò in piedi, senza alcuna soddisfazione nello sguardo e si avvicinò al coniglio che aveva colpito.
Si chinò e accarezzò il pelo soffice, ormai non più bianco, e sospirò per poi metterlo nella sua borsa e voltarsi per tornare alla caverna che era stata la dimora sua e dei suoi fratelli nelle ultime settimane.
"Sono tornata", disse, mentre si toglieva la sacca dalla spalla e svoltava l'angolo.
Per poco, non le cadde tutto di mano, ma non riuscì a trattenere un urlo.
Annabelle, la sua sorellina, e Richard, suo fratello, le riservarono sguardi colpevoli: davanti a loro c'era il corpo inerme di un ragazzo poco più grande di lei, dalla corporatura muscolosa, segnata da cicatrici. Il petto nudo, spezzato da una lunga benda, era sudato e sporco, ma magnificamente definito. Aveva lunghi capelli argentati che gli ricadevano su un volto che sembrava scolpito dagli dei.
Per un attimo, Nina fu così attratta che quasi non riuscì a formulare una frase di senso compiuto, ma quando si accorse del ciondolo che portava al collo tornò in sé.
La testa di un lupo scolpita nel ferro le fece gelare il sangue nelle vene.
Anna, deglutendo, si alzò, con gli occhi sgranati.
"Per favore, non ti arrabbiare...", mormorò, mordendosi il labbro inferiore.
"Non pensavamo saresti tornata così presto", aggiunse Richard, con meno sensi di colpa della sorella.
"Allontanatevi subito da quella...cosa", ruggì Nina, sguainando la sua spada per puntarla verso il ragazzo, con mani tremanti.
Lei stessa si stupì della paura che le attraversò il corpo, ma ormai erano mesi che non si erano imbattuti in persone e le ultime volte non erano state piacevoli.
In più, lui faceva chiaramente parte delle Ombre, come il simbolo del lupo che luccicava sul suo petto andava a dimostrare.
Anna e Richard si scambiarono un'occhiata.
"Nina, è ferito...", le fece notare la ragazzina.
Lei soffermò per un attimo lo sguardo sulle bende insanguinate, poi scosse la testa, decisa, e afferrò la spada anche con l'altra mano, per fermare il tremolio.
"Non mi importa, allontanatevi, lo riporto fuori da qui. Ma cosa vi è saltato in mente? Siete impazziti?", gridò poi, fuori di sé.
"E' ferito", ripeté Richard, quasi sarcasticamente, come se Nina non avesse capito la prima volta.
"E' uno di loro! In più, da quando in qua vi fidate degli estranei? Tutto quello che ci è successo non vi ha insegnato nulla?".
Nina era furiosa, ma, soprattutto, piena di paura. Sudava freddo e il tremolio era ricominciato. Non voleva, non poteva, perdere un altro membro della sua famiglia.
"Non è delle WW", mormorò Annabelle, lanciando uno sguardo carico di compassione verso quella creatura.
"No, è delle Ombre! Non so se sia peggio!", gridò Nina, non riuscendo più a trattenersi.
Si avventò su Anna e la afferrò per un braccio.
"Basta, ce ne andiamo! Forza!", esclamò ancora, facendo per spingere anche Richard verso l'uscita dalla caverna, ma lui indietreggiò.
"No!", ribatté lui, con altrettanta rabbia.
"Siamo stufi di prendere ordini da te. Non siamo più bambini. Ha chiaramente bisogno di cure e, senza Anna, qui da solo morirà. E poi dove andremo? Abbiamo passato mesi là fuori prima di trovare questo rifugio sicuro".
"Beh, grazie a voi, non è più tanto sicuro. Pensavo fossi tu quello intelligente, Richard!", lo interruppe Nina, grugnendo.
"Forse, invece, sono quello con un cuore", ribatté, acido.
Nina rimase un attimo interdetta, poi scosse la testa e cercò di nuovo di spingerlo, mentre ancora teneva stretta la spada da una parte e sua sorella dall'altra.
Richard indietreggiò, rivolgendole uno sguardo testardo.
"Ci hai insegnato diversamente da così. Ci hai insegnato ad essere buoni e compassionevoli. Erano solo parole al vento?".
Nina scosse ancora la testa e sospirò.
"Dobbiamo essere in grado di giudicare ogni situazione. Questo non è il momento di essere compassionevoli. Non con uno di loro".
"Quindi dobbiamo esserlo quando ne traiamo un vantaggio, mmh? Non sei come Dean, non sei affatto come Dean".
Nina perse un battito e lasciò andare Anna, abbassando la spada.
Sentire il nome del suo gemello le faceva quell'effetto, da quando l'avevano perso. Quella frase la distrusse. Dovette ricacciare le lacrime non con poca fatica.
"Dobbiamo...dobbiamo andarcene prima che si svegli", disse, ricomponendosi come poté.
"Beh, troppo tardi", fece a fatica una voce calda e roca.
Tutti e tre si voltarono verso lo sconosciuto, che, non si sa come, si era tirato a sedere, appoggiato ad un braccio e li fissava con un misto di curiosità e divertimento.
Nina tornò sulla difensiva e gli puntò l'arma contro.
"Oh, andiamo, principessa. Sono ferito e indifeso, non essere così aggressiva", commentò lui, facendo un mezzo sorriso.
"Stai zitto!", esclamò lei, avvicinandosi.
Lo scrutò e gli occhi le caddero sul pugnale che aveva lungo il fianco.
"Non avete pensato di disarmarlo?", sbottò, verso i fratelli.
"Non pensavamo si sarebbe svegliato", rispose Richard, aggrottando la fronte.
Annabelle si limitò a fissarlo a bocca aperta, evidentemente colpita non solo dal fatto che si fosse svegliato, ma anche che fosse seduto con una ferita del genere.
"La ferita non è così brutta come sembra", rispose lui ai loro sguardi interrogatori. Poi, sempre sorridendo, avvicinò lentamente una mano al pugnale.
Nina scattò, gettò la spada a terra e afferrò il suo arco: in un attimo, aveva una freccia incoccata.
"Non pensarci nemmeno", sibilò.
Il ragazzo allargò il sorriso.
"Rilassati", disse, solamente, sfilando il pugnale dal fodero. Alzò la mano e lasciò andare, facendolo cadere a terra.
Poi allungò le dita verso la caviglia destra e ne tirò fuori un altro da sotto i pantaloni e così dalla sinistra. Li lasciò entrambi a terra, poi alzò le braccia in segno di resa.
"Non ho intenzione di farvi del male, principessa", dichiarò, sempre con quel maledetto sorriso sulle labbra carnose.
"Chiamami ancora principessa e sarò io a farti del male".
Lui abbassò lo sguardo e rise di gusto, poi puntò gli occhi magnetici nei suoi. Erano di un verde che lei non aveva mai visto prima e delle sfumature dorate si allargavano dalle pupille come fulmini. Avevano un qualcosa di sovrannaturale.
"Allora...cosa volete in cambio del mio rilascio?", chiese tranquillamente, guardandoli.
"Vogliamo solo che tu sparisca".
"Davvero? Niente cibo, rifornimenti...medicine?", aggiunse poi, lanciando uno sguardo ad Anna, che si fece piccola piccola.
"Sei stata tu a curarmi, non è vero?".
Lei schiuse le labbra, ma non ci fu bisogno che parlasse, perché il ragazzo rispose prima che lei chiedesse.
"Ho avuto attimi si semicoscienza, mi sembrava che un angelo mi stesse aiutando. Credevo di aver sognato tanta bellezza, ma ovviamente mi sbagliavo", disse, scrutandola.
Anna arrossì, abbassando lo sguardo, e sorrise appena, lusingata.
"Hai davvero del talento. Mi sento meglio", aggiunse, sfiorandosi la ferita sul petto.
"Vattene, prima che ti pianti addosso una freccia", intervenne Nina, sbuffando.
Lui la ignorò e alzò di nuovo lo sguardo verso Anna.
"Ci faresti comodo al campo. Non abbiamo mai abbastanza curatori per i feriti che ci troviamo".
Gli occhi di Annabelle si illuminarono. L'idea di poter curare un intero campo le accese una gioia immensa nel petto.
"Da-davvero?", chiese, lanciandogli uno sguardo sfuggevole, prima di abbassare gli occhi sulle sue scarpe.
"Certamente. Abilità del genere sono rare. E potresti addirittura migliorarti, sono sicuro che tu non abbia molto allenamento qui da sola".
"Ok, basta così. Non te lo voglio ripetere: vattene", fece Nina, sempre più nervosa.
Ma il ragazzo continuò ad ignorarla. Aprì la bocca per parlare e lei fu certa che fosse per avvelenare di nuovo con le parole sua sorella. Non ci vide più e fece scoccare la freccia, che andò a piantarsi ad un centrimetro dal braccio del ragazzo.
Finalmente, lui smise di ignorarla.
"Sto cercando di offrirvi un accordo: al campo potreste avere cibo, medicine, un letto caldo e protezione, sempre. Non dovrete preoccuparvi più".
"Oh, e certamente tutto gratuitamente", commentò lei, sarcastica.
"Chiediamo solo che il proprio talento venga messo a disposizione degli altri, sono certo che tu abbia un altro talento oltre ad essere così fottutamente sospettosa degli altri, principessa".
Nina scattò di nuovo e scoccò un'altra freccia verso di lui, questa volta vicino alla sua gamba.
"La prossima volta non sbaglierò", lo avvertì, minacciosa.
Lui sorrise ancora.
"Ok, non vuoi unirti alla comunità. Facciamo così: se mi accompagnate al mio campo, vi darò del cibo e qualche medicina. Che ne dici?", chiese, rivolto a lei.
Nina assottigliò gli occhi.
"Vattene e basta".
"Sono ferito, se mi lasciate andare così e dovessi incontrare delle FAWW non riuscirei a difendermi".
"Pensi che me ne importi qualcosa?".
"Potremmo aver bisogno di cibo e medicine se dobbiamo spostarci per cercare un nuovo rifugio", si intromise Richard.
"Oh e chi dobbiamo ringraziare per questo?", ringhiò lei, fulminandolo con lo sguardo.
Lui roteò gli occhi e non rispose.
"Per favore, Nina. Accetta l'offerta", mormorò Anna, avvicinandosi a lei.
"Non possiamo fidarci di lui. Potrebbe essere una trappola".
"Perché dovrei condurvi ad una trappola?".
"Forse per derubarci di quello che abbiamo e poi ucciderci?".
"Non ho bisogno di quello che avete. Te l'ho detto, ho tutto al campo".
Nina scosse la testa, scettica.
"Ti prego, Nina", continuò Anna.
La ragazza sospirò e abbassò l'arco.
"Ok, va bene. Ma se finiamo ammazzati, vi uccido".


Ciao a tutti! 
Mi sembra che sia passata un'eternità dall'ultima volta in cui ho pubblicato una storia, mamma mia! Comunque, questa è decisamente diversa dalle altre, non l'ho ancora terminata, quindi nemmeno io so come andrà a finire, ma sono orgogliosa di quello che ho scritto fino a ora. 
Spero vi piaccia! Fatemi sapere cosa ne pensate.
-Vale

 

  
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