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Autore: Kagome    10/02/2021    7 recensioni
Preoccupati per l'evidente stanchezza dimostrata di recente da Marinette, Alya, Nino e Adrien organizzano un pigiama party per assicurarsi che la ragazza passi una notte a dormire. Quello che i suoi amici ignorano però è che Marinette non era stanca per via dei suoi progetti creativi, ma per gli incubi che l'affliggevano da mesi. Di profondi occhi blu pieni di follia. E quello che Adrien scopre quando la sente parlare nel sonno... cambia tutte le carte in tavola. Storia Lovesquare.
Genere: Angst, Fluff, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Alya, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Incubi

Scritto da: JuliaFC (Kagome qui su EFP)

Beta: Maria Lace e Genxha. Grazie mille!

Rinunzia Legale: Questa storia è basata su personaggi e situazioni creati da Thomas Astruc. “Miraculous - Tales of Ladybug and Chat Noir” (c) TS1 Bouygues, Disney Channel, Zagtoon, Toei Animation. Questa storia non è scritta a scopo di lucro e non è intesa alcuna violazione del diritto d’autore.

Storia scritta per la challenge “Atonement Challenge 2.0” del gruppo Hurt/Comfort Italia - Fanart and Fanfiction - GRUPPO NUOVO. Se vi piace il genere, venite a trovarci! Vi aspettiamo!

oOo

Il suono dei suoi gemiti lo svegliò. Si guardò intorno e, all'inizio, fu preso dal panico perché non sapeva dove si trovasse. Gli ci vollero alcuni minuti per ricordarsi che era nel salotto di Nino. Stava dormendo in un sacco a pelo sul pavimento. 

Sì, i ricordi del giorno prima gli tornarono in mente come flash luminosi. Marinette era sembrata molto stanca quella mattina a scuola. Alya l'aveva guardata preoccupata e le aveva detto che non avrebbe dovuto rimanere sempre sveglia tutta la notte a lavorare ai suoi progetti. Aveva bisogno di dormire. Quindi la giornalista in erba aveva agito d'istinto, come sempre, e aveva deciso che l'unico modo per assicurarsi che Marinette dormisse tutta la notte fosse di essere fisicamente lì per controllarla. Detto, fatto. Alya era una grande organizzatrice: in cinque minuti di orologio aveva cancellato il suo programma della sera e quello di Nino, aveva telefonato a Tom e Sabine e chiesto loro il permesso, e aveva stabilito che Marinette avrebbe passato la notte da Nino. 

Marinette aveva cercato di obiettare. Aveva davvero fatto del suo meglio, ma ad Adrien questo non era piaciuto. Come Alya, anche lui era preoccupato per le borse sotto gli occhi di Marinette che diventavano sempre più pesanti e profonde, e per la facilità con cui si addormentava a scuola durante le lezioni. Era esausta. Le aveva chiesto un paio di volte nelle ultime settimane di rallentare, perché non gli piaceva davvero quanto fosse stanca, ma ogni volta la vedeva arrivare a scuola con un'aria sempre più spossata. Questa volta si era addormentata nel preciso istante in cui era iniziata la lezione di Mlle. Bustier e lo era rimasta (aiutata dal fatto che sia lui che Alya avessero spiegato a Mlle. Bustier che la salute di Marinette avrebbe beneficiato del pisolino) per tutta la durata della lezione. 

Così, quando Marinette aveva cercato di non prender parte al pigiama party e aveva cercato di evitarlo, Adrien aveva mentito. Odiava mentire e non l'avrebbe mai fatto altrimenti (tranne che per proteggere la sua identità da supereroe, ovviamente), ma Marinette era un'amica troppo importante per preoccuparsi dell’etica. 

"È un peccato che tu non voglia partecipare al pigiama party, Marinette," le aveva detto. “Ho appena mandato un messaggio a Nathalie e mi ha dato il permesso di venire. Ma se non ci sei tu, il pigiama party è inutile... ” Gli si illuminò lo sguardo quando Marinette lo interruppe.

"Oh no, stai bene", mormorò. “Voglio dire, va bene. Sei perfetto. Voglio dire, è perfetto. Sì, non sei perfetto, sarebbe strano. Ma garatico, intendo dire fantastico. Se ci sarai tu, ti sposerò, voglio dire verrò. Sì. Naturalmente. Io ci sarò. Certo. Decisamente!"

"Che bello!" La guardò dolcemente e le prese la mano, facendola arrossire fino alla radice dei capelli. "Non vedo l'ora!"

Alya e Nino lo avevano guardato con gli occhi spalancati, e Nino l'aveva accompagnato alla macchina apposta per chiedergli: "Hai davvero ottenuto il permesso di..."

"No," ammise. “Ma troverò il modo. Magari non arriverò prestissimo, e dovrò andarmene all'alba, ma ci sarò, Nino. Ci vediamo stasera!"

Mentre Adrien aspettava pazientemente che il Gorilla lo riportasse a casa, Plagg diede una sbirciatina dalla tasca della camicia e lo fissò. "Ma un piano ce l'hai, gattino?" 

"Farò finta di non sentirmi molto bene, andrò a letto e sgattaiolerò fuori come Chat Noir."

Plagg inarcò un sopracciglio. “Dov'è il mio portatore? Dì agli alieni di restituirmelo subito. Mi compra il formaggio migliore," sbottò. Quando Adrien gli lanciò uno sguardo dubbioso, Plagg continuò: “No, davvero. Non ti ho mai visto ribellarti in questo modo prima d'ora. Sono orgoglioso di te, Adrien!"

Adrien ridacchiò. “Ah, grazie, amico. Non mi sto ribellando. È che..."

"Cosa?" lo interruppe il piccolo Dio della Distruzione.

Adrien sospirò. “Sono preoccupato per Marinette. Sapevo che avrebbe accettato di venire al pigiama party se ci fossi stato io." Adrien vide Plagg inarcare un sopracciglio, quindi arrossì e distolse lo sguardo dagli occhi verdi elettrici del suo amico peloso. “Non guardarmi così. Sai com’è fatta Marinette. Ha sempre voluto che io avessi un po’ di libertà. Sapevo che non avrebbe rinunciato all'opportunità di farmi sperimentare un pigiama party."

"Ah, beh," commentò Plagg. "Mi sembrava strano..."

Così quella sera Adrien aveva messo in atto il suo piano e, per una volta, tutto era andato liscio. Alle nove in punto aveva finto di avere un emicrania e si era chiuso in camera, si era trasformato in Chat Noir, aveva aperto la doccia in bagno (non si sa mai. Dopotutto Nathalie aveva una chiave passepartout!) ed era uscito dalla finestra del bagno per raggiungere casa di Nino.

Non era stato deluso. Si erano divertiti molto con un paio di giochi prima di andare a dormire e avevano anche fatto una battaglia con i cuscini, solo perché Adrien aveva sempre voluto prendere parte a una. Poi, fin troppo presto (ma nessuno si era lamentato perché così Marinette avrebbe potuto riposarsi più a lungo), Alya aveva sistemato quattro sacchi a pelo nel soggiorno ed erano andati tutti a dormire. 

Marinette non aveva impiegato molto ad addormentarsi. L'aveva tenuta d'occhio e aveva visto che si era mossa un paio di volte e aveva parlottato tra sé, ma le ci era voluto pochissimo per assopirsi. Adrien aveva sorriso e aveva scambiato sguardi cospiratori con Nino e Alya, felice che il loro piano avesse funzionato e che finalmente Marinette avrebbe dormito un po'.

Un attimo dopo, però, aveva alzato un sopracciglio perché Nino e Alya si erano alzati dal sacco a pelo. 

"Dove state andando?" aveva chiesto, un po’ sorpreso.

“A dire la verità, Splendore, il letto di Nino è molto più comodo di un sacco a pelo e noi due vorremmo anche un po’ di privacy, se capisci cosa intendo. Quindi se non ti dispiace... ” Alya gli aveva fatto l'occhiolino. "Ti occuperesti di Marinette per noi?" Non avevano nemmeno aspettato che dicesse di sì e se ne erano andati.

"Caspita, sono grandi amici eh?" aveva commentato Plagg. "Ma almeno posso uscire dalla tua tasca."

"Stai attento però, Plagg. Se tornano o se Marinette si sveglia, non voglio che nessuno ti veda."

"Non preoccuparti, rimarrò nel sacco a pelo", ribatté Plagg. Non ci volle molto perché Adrien si addormentasse. 

Ma ora si era svegliato al suono di gemiti e grida soffocate. Si guardò intorno, chiedendosi se Alya e Nino fossero tornati, ma i loro sacchi a pelo erano vuoti. Quindi poteva essere solo una persona. 

Si alzò di scatto e si avvicinò a Marinette. La ragazza aveva gli occhi chiusi, ma si agitava e si rigirava ed era coperta di sudore. Era anche bianca come un panno lavato. 

"Mi sa che è un incubo", sussurrò Plagg dalla tasca della sua camicia. 

"Lo so" sussurrò Adrien. "Pensi che debba svegliarla?" Al cenno affermativo del kwami, lui afferrò la ragazza per le braccia e le diede una forte scossa dicendo a voce alta: “Marinette? Marinette?"

"Nnnnnnnnnno," borbottò Marinette. "Non è vero! Non sono Marinette! È impossibile, non ti ho mai detto niente!"

Gli occhi di Adrien si spalancarono. Ma che razza di incubo era? Perché diceva di non essere Marinette? “Marinette? Per favore, sono io! Svegliati!"

“Nnnnnno! Non toccarmi, Micetto, ti prego!" urlò lei e, naturalmente, Adrien la lasciò andare e si piegò sulle ginocchia, col cuore che gli batteva all’impazzata. 

"Micetto?" Trattenne il respiro, il cuore serrato nella sua gola. Ma stava parlando a lui o stava ancora sognando? Aveva capito che lui era Chat Noir? E se non l’aveva capito, perché diavolo stava avendo incubi su Chat Noir?

"Niente più malefatte piccola Aku..." iniziò a dire lei nel sonno e poi si accucciò su se stessa, come se stesse cercando di evitare un colpo. 

Plagg volò allo scoperto e iniziò a guardare con enorme preoccupazione Marinette. Il suo sguardo si spostò dalla ragazza addormentata al viso sbalordito di Adrien, e il ragazzo vide chiaramente che il suo kwami ​​era preoccupato. No, preoccupato non era la parola giusta. Era terrorizzato

"Mai! LUCKY CHARM!" gridò Marinette e poi se ne uscì con un urlo agghiacciante che fece impallidire Adrien peggio di un cadavere. Il cuore gli si fermò quando Alya e Nino corsero nel soggiorno, dando giusto il tempo a Plagg di nascondersi dietro la testa di Adrien.

"Che succede, Splendore?" chiese Alya correndogli accanto.

“Io… non lo so. Ha iniziato a parlare nel sonno e ad urlare, penso che stia avendo un incubo. Ho provato a svegliarla, ma non ci riesco. Non so cosa fare!"

Alya si portò una mano al mento e aggrottò la fronte. "Marinette mi aveva detto un paio di volte di aver avuto incubi. Chissà se è per questo che è così esausta. Vado a fare un po’ di camomilla, per quando si sveglia. Tu non muoverti da accanto a lei, Splendore. Nino, vieni con me."

Adrien li guardò uscire dal salotto con gratitudine. "Plagg?" chiamò poi. Il piccolo kwami ​​nero uscì dal suo nascondiglio e gli lanciò uno sguardo imbarazzato. "Non guardarmi così, Plagg. Non è che ti sei, come dire, dimenticato di dirmi che..."

"OKAY! OKAY! TI DO IL MIO MIRACULOUS, CHAT NOIR!"

"Plagg!" Adrien si mise le mani tra i capelli. Ormai non era possibile che fosse solo un errore. E la gravità della sua scoperta lo colpì come una carico di mattoni direttamente in testa. Marinette era Ladybug. Non c'era altra spiegazione per quello che aveva appena sentito. Ma non ebbe tempo di entrare in panico per la sua scoperta. Ladybug stava sognando di affrontare... lui? Chat Noir? Lui che voleva rubare il suo Miraculous? Perché la sua Lady era tormentata da incubi in cui lui era... un'akuma? La guardò e lei stava piangendo nel sonno. Gli si strinse il cuore. "Cosa sta succedendo? Di cosa sta parlando? Io non sono mai..."

"Per me sarai sempre Chat Noir." Il modo in cui lo disse, il sentimento che vibrava in ogni singola parola... Ad Adrien vennero le lacrime agli occhi mentre afferrava saldamente le spalle di Marinette e le dava una fortissima scossa.

"INSETTINA! Mi senti? Sono io! Per favore svegliati! Svegliati!" L'abbracciò e non riuscì a smettere di singhiozzare. "Per favore, My Lady. Per favore, svegliati..."

Mentre continuava ad abbracciarla e ad accarezzarle delicatamente i capelli con le mani, sentì il corpo di Marinette  rilassarsi, e poi irrigidirsi di nuovo, prima che iniziasse ad abbracciarlo di rimando.

"Micetto?" sussurrò poi. "Sei tu?"

Lui allentò l’abbraccio e si mosse per guardarla negli occhi. Vide la sorpresa nel suo sguardo, quanto i suoi occhi si fossero spalancati nel vederlo e quanto fosse impallidita. Si asciugò le lacrime con il dorso della mano.

"Sono io, sì. Ciao..." disse con tono esitante, e salutò nervosamente con la mano. 

Lei trattenne il respiro. "Sto ancora sognando. Sì, è così. Sto ancora dormendo. Ora mi dò un pizzicotto sulla mano e mi sveglio nel sacco a pelo, e tu starai ancora dormendo e non sarà successo niente e mi dirò quanto sono stata scema per aver avuto un altro incubo su Chat Blanc e... oh mio Dio, di solito rivedo solo quello che mi era successo nel futuro, non mi sono mai svegliata con Adrien che mi abbracciava e diceva di essere Chat Noir, dev’essere perché sono a questo pigiama party, e lui dorme nella mia stessa stanza, e devo essermi confusa..."

Mentre diceva questa valanga di parole, Alya e Nino tornarono in salotto, portando quattro tazze piene di camomilla fumante. Alya si sedette a gambe incrociate accanto ad Adrien e porse con cautela la tazza che teneva nella mano destra a Marinette.

“Ma cosa stai blaterando, amica mia? Tieni, beviti una camomilla, ti sistema lo stomaco."

Sedettero in silenzio per un po’, e anche Nino diede ad Adrien una tazza piena di camomilla bollente.

Lo sguardo di Marinette era letteralmente incollato a quello di Adrien, il viso della ragazza tinto di un pallore mortale. Si mise a sorseggiare distrattamente la camomilla e sussultò perché era bollente: aveva dimenticato quanto fosse calda la camomilla appena preparata! Iniziò a soffiare delicatamente sul liquido, ma i suoi occhi non persero mai di vista quelli di lui. 

"Scusa, Alya, ho fatto un sogno orribile", disse alla fine. “Ecco perché non volevo venire al pigiama party. Io... ho questi incubi da un po’."

“Ma che razza di incubi sono, ragazza? Non ho capito che stessi dicendo, ma hai urlato come se ti stessero ammazzando. Per fortuna Chris è a casa mia con Etta ed Ella. Se avessimo avuto anche i bambini, ora ci ritroveremmo con tre pesti iperattive e ultra stanche a cui badare."

Marinette spostò un attimo lo sguardo e incontrò gli occhi castani di Alya, pieni di preoccupazione. “Scusa, Alya. Gli incubi non sono niente di speciale, ti assicuro. Solo le mie paure di non superare gli esami e di non finire in tempo le mie commissioni. Nulla di cui preoccuparsi.”

Adrien la guardò male. Sapeva che Marinette doveva mentire, ma non gli piaceva che lo facesse così spudoratamente. "Questi incubi sono il motivo per cui sei così stanca?" chiese, tirando un po' su col naso. Non riusciva a calmare il folle battito del suo cuore.

“Ah, no, non preoccuparti. Mi sono stancata troppo di recente, tutto qui." Fece un gesto dismissivo e sorrise nervosamente. Certo. E pensava che ci cascasse? Avrebbe dovuto fare una bella chiacchierata con la sua Lady, non appena...

Marinette posò a terra la sua tazza, ormai vuota. “Grazie per la camomilla, Alya. Mi sento molto meglio. Magari è meglio se torniamo a dormire?"

Alya sbadigliò e raccolse le tazze, alzandosi in piedi con un gesto aggraziato. "Sei sicura di star bene?"

“Sì, non preoccuparti. Tu e Nino tornate a letto.” Sorrise quando Alya le lanciò uno sguardo imbarazzato e continuò, con tono divertito: "Pensavi che non mi fossi accorta che te ne sei andata?" Ridacchiò e un leggero rossore le imporporò le guance. “Voi due tornate a fare quello che stavate facendo. Non preoccupatevi per me, sono con Adrien."

Adrien vide Marinette trasalire quando gli occhi di Alya si spalancarono. Con evidente disagio, la ragazza diede un’occhiataccia all'amica che, invece di andarsene come le era stato chiesto, le si avvicinò, si sedette di nuovo a gambe incrociate e le mise una mano sulla fronte. “Okay, dove hai messo la mia Marinette? La vorrei indietro, per favore.”

"Ma che dici?" chiese Marinette, togliendosi la mano di Alya dalla fronte e rimettendola in grembo all'amica. 

Alya serrò le braccia sul petto e alzò un sopracciglio. "Hai pure bisogno che te lo dica? Torniamo in salotto e ti troviamo tra le braccia di Adrien a blaterare cose senza senso che non abbiamo nemmeno capito, " disse Alya mentre Adrien tirava un sospiro di sollievo nello scoprire che i due non avessero sentito niente di compromettente. “Poi non balbetti per niente in sua presenza e poi, per finire, ci congedi dicendo che va tutto bene perché sei con lui? Dì agli alieni che rivoglio la mia amica. Grazie."

Marinette divenne cremisi e abbassò lo sguardo. “Non so di cosa tu stia parlando. Sono stanca e voglio dormire. Quindi, se non ti dispiace, Alya...”

Alya sospirò. "Va bene, va bene, messaggio ricevuto." Si alzò nuovamente e le lanciò uno sguardo pieno di malizia. "Allora ti lascio fare. In bocca al lupo!" Poi prese Nino per il braccio e uscì dalla sala, spegnendo la luce.

Marinette ed Adrien aspettarono nell'oscurità, rigidi come due statue di sale, e aguzzarono le orecchie per assicurarsi che Alya e Nino se ne fossero davvero andati. Dopo alcuni minuti, Adrien si alzò e andò verso la porta. Vi appoggiò un orecchio sopra e poi guardò Marinette con un cipiglio infastidito. Con un gesto deciso, sprangò aperta la porta, facendo piombare per terra sia Alya che Nino, che ci stavano origliando dietro.

"Ahi, perché l’hai fatto, Splendore?" si lamentò Alya.

Adrien sospirò. "Pensavo che Marinette ti avesse detto di andare a letto."

Alya sorrise nervosamente. "Uh, sì, stavamo solo..."

“Raccogliendo qualcosa da per terra” mormorò Nino nello stesso momento in cui Adrien disse: “...spiandoci. Credi che non conosciamo i tuoi metodi, Alya?"

Alya guardò entrambi, imbarazzata. "Scusate, avete ragione. Andiamo a letto."

"Sì, per favore, Alya, sono stanca!" disse Marinette con uno sbadiglio esagerato. Alya e Nino salutarono e Adrien chiuse la porta. Rimase qualche minuto sul posto, battendo nervosamente il piede sul pavimento. Poi la riaprì all'improvviso. Questa volta non c’era nessuno ed era tutto libero. Chiuse la porta e sospirò.

Si voltò e, senza guardare Marinette negli occhi, le tornò di fronte e si sedette a gambe incrociate.

 Le sue dita iniziarono a giocherellare con l'anello d'argento che portava alla mano destra, attirando l'attenzione di Marinette. Iniziò a toglierselo dal dito, ma sussultò quando Marinette interruppe il suo gesto, stringendogli saldamente le mani con le sue.

"Non pensarci nemmeno," comandò lei, e lui deglutì, poiché la stretta che attanagliava la sua gola dal momento in cui aveva scoperto la verità era diventata ancora più dolorosa. Respirò pesantemente mentre faceva cadere le mani sulle sue ginocchia. 

"Chi è Chat Blanc?" chiese alla fine. "È lui il motivo per cui sei così stanca?"

Marinette sospirò. Iniziò pure lei a giocherellare con le dita e a guardarsi le mani con grande interesse. “Chat Blanc... sei tu. In un'altra linea temporale sei stato akumizzato, ma non so perché o come. Preferirei non parlarne, Micetto, scusa. Non è un ricordo piacevole."

“Mi dispiace,” mormorò e le prese la mano, facendola sussultare. Se la portò alle labbra e la baciò dolcemente sulle nocche. Il viso di Marinette si accese come una lampadina e assunse l'espressione che le aveva visto molte volte, quella specie di smorfia simile a un sorriso imbronciato che riservava solo a lui. “Vorrei poterti aiutare. Non ricordo nemmeno di essere stato akumizzato. Quando è... " iniziò a dire, ma poi sussultò e si mise una mano sulla bocca, arrossendo leggermente. "Uh, scusa My Lady, tu non volevi parlarne."

Tikki volò tra di loro e iniziò a fluttuare proprio di fronte al viso di Marinette. "Forse dovresti, Marinette." Marinette si strinse le braccia al petto e iniziò a dondolarsi avanti e indietro. Gli occhi le si riempirono di lacrime mentre tirava su col naso. Tikki sospirò. “Davvero, Marinette, hai avuto incubi orribili per mesi. Non riesci a togliertelo dalla testa. Discuterne con lui potrebbe..."

"NO! " disse Marinette a voce più alta. “Sono una frana, Tikki. Avevo promesso a me stessa di non fargli mai sapere niente, ed eccomi qui, ho finito per rivelargli la mia identità per colpa di un incubo. Non è giusto. Non è giusto nei suoi confronti, rattristarlo per via di un futuro che non esiste. Non se lo merita!"

"Ma parlarne può aiutarti, Marinette. Adrien è tuo amico, era preoccupato per te. Alya e Nino sono preoccupati per te. Sai bene che è per questo motivo che Alya ha organizzato questo pigiama party. Non dormi più di un'ora o due per notte da mesi. Non puoi tenerti tutto dentro senza alcun aiuto. Non è salutare."

"M-ma non voglio disturbarlo, ne ha già abbastanza di cose a cui pensare!"

Adrien si schiarì la gola facendo voltare sia Marinette che Tikki. “'Lui' ha un nome, Marinette, e 'lui' vorrebbe aiutarti, sai? Io e te contro il mondo, è sempre stato così, vero Insettina? Perché non ti fidi mai di me?"

Marinette impallidì e gli lanciò uno sguardo terrorizzato che gli spezzò un po’ il cuore. "Mi dispiace tanto! Certo che mi fido di te, Adrien. Ti affido la mia vita tutti i giorni, no?"

“Solo perché ti costringo io, mettendomi in mezzo. Ma non mi hai mai dimostrato fiducia in nessun altro modo!" Mise il broncio.

Marinette inarcò un sopracciglio. "Sì? Ne sei sicuro?" Gli lanciò uno sguardo ironico e incrociò le braccia sul petto. Lui deglutì e il suo sguardo si abbassò.

“Uh, a proposito... ora che sai chi sono, avrai anche capito che non potevo non andare. E sei stata proprio tu, ironicamente, a far cambiare idea a mio padre. Ho provato a dire a mio padre che volevo restare, ma mi aveva già fatto fare le valigie." La vide alzare un sopracciglio e fece di nuovo il broncio. 

"Non è il fatto che sei venuto in viaggio con noi che mi ha deluso, Adrien, ma il fatto che non mi avessi detto niente." 

Lui arrossì e stava per ribattere qualcosa, ma con la coda dell’occhio notò lo sguardo pieno di disapprovazione che Tikki stava rivolgendo a Marinette e sussultò. "Ehi! Non cambiare argomento, Marinette. Stai cercando di distrarmi, vero? Mi sono già scusato per non averti detto niente quando siamo andati a New York. Mi hai promesso dopo quell'incidente che avresti cercato di fidarti di più di me. Perché infrangi la tua promessa, Insettina?"

Gli occhi di Marinette si riempirono di lacrime. "Non sto infrangendo la mia promessa!"

"E invece sì! Non mi permetti di aiutarti. Stai male, Marinette. Lo vedo benissimo. Ho avuto per settimane la sensazione che qualcosa non andasse, e ora che lo so, ho come l’impressione di aver intravisto solo la punta dell'iceberg di quello che ti preoccupa. Dev’essere stata un'esperienza davvero traumatica e io voglio aiutarti. Sono il tuo partner, giusto? Hai detto così tante volte che siamo uguali?" Le mise una mano sul mento e la costrinse ad alzare lo sguardo. Il viso di lei assunse una profonda sfumatura rossa, quasi cremisi, quando i suoi occhi azzurri incontrarono quelli verdi di lui.

"Certo che siamo uguali, Micetto, e sì, io davvero mi fido di te. È solo che...” Si portò le mani sul viso e iniziò a singhiozzare. Lui reagì d'istinto e le si avvicinò, avvolgendola in uno stretto abbraccio. Sentì Marinette irrigidirsi per un attimo, ma subito dopo la ragazza si rilassò e lo abbracciò a sua volta. Pianse a lungo mentre i suoi singhiozzi soffocati e il timido "Shhhh" di lui risuonavano nel silenzio del salone. 

"È successo tre mesi fa", sussurrò infine Marinette. "Il giorno del tuo quinto onomastico, ricordi?" Adrien annuì lentamente. “Bunnyx è venuta da me poco dopo che io ero uscita dalla tua stanza, e mi ha portata in questo futuro in cui il mondo era stato distrutto. Avevi persino usato il cataclisma contro la luna. Parigi era sommersa dall’acqua e tu eri seduto in cima alla torre di Montparnasse, da solo. Eri completamente bianco, compresi i capelli, e avevi questi gelidi occhi azzurri che brillavano di follia. Mi hai attaccato e hai cercato di prendere il mio Miracu…”

Lui aprì l’abbraccio e sussultò alla sua spiegazione, guardandola con gli occhi spalancati. “Ti ho attaccato? Ma io non ti attaccherei mai!"

"Eri un’akuma, Adrien. Hai distrutto il mondo. Hai... hai usato il cataclisma su Papillon. E pure su di me. Ho trovato quelle che pensavo fossero le statue di me e Papillon sott'acqua e quando le ho toccate si sono ridotte in polvere. Hai detto che era stato un incidente."

Adrien iniziò a respirare affannosamente. “Ma non ha senso! Perché mai avrei usato il cataclisma su Papillon? E su te poi? Pensavo che Papillon desse gli ordini alle akuma, pensavo fossero i suoi campioni. Come può un’akuma  uccidere la persona che la dirige?" Si mise le mani nei capelli. “E poi… No, no, no! Non userei mai il cataclisma su di te, Insettina. Mai. Dopo quello che ho fatto ad Aeon,” iniziò, ma Plagg uscì dalla tasca della sua camicia e gli volò in faccia.

“È già successo una volta in passato che l'akuma creata dal portatore della farfalla abbia disobbedito. Probabilmente Papillon aveva sottovalutato il potere del Miraculous del gatto nero, Adrien."

"Ciao, Plagg," disse Marinette quando il piccolo Dio della Distruzione ebbe finito di parlare.

"Ciao, Codini. Dov'è Zuccheri...?" Plagg si guardò intorno, ma non riuscì a finire quello che stava dicendo, perché qualcosa di rosso gli si strinse attorno e lo avvolse in un abbraccio. 

"Sono qui, Calzino Puzzolente." Tikki lo lasciò dopo pochi istanti e guardò Adrien. "Hai ragione, Adrien. Marinette è terribilmente traumatizzata. Riesce a malapena a dormire la notte."

Lo sguardo preoccupato di Adrien passò dagli occhi di Tikki a quelli della sua partner senza maschera. “Hai affrontato centinaia di akuma, Marinette. Perché nel mio caso..."

"Ma me lo domandi pure?" lo interruppe lei. Lo fissò, con gli occhi pieni di lacrime che si asciugò con rabbia con il dorso della mano. “Eri tu. Le altre akuma non mi interessano, Micetto. Tu invece sei tutto per me."

"Sarai sempre Chat Noir per me", si ricordò di quello che lei aveva detto poco prima che si svegliasse. Il cuore gli iniziò a battere fortissimo in petto. 

“Ogni volta che chiudo gli occhi vedo quelle gelide pupille blu che mi fissano freddamente. Mi hai chiamata col mio nome, quindi sapevi chi fossi. E mi hai detto che il nostro amore aveva distrutto il mondo.”

Adrien sentì una vampata di calore accendergli il viso mentre il cuore gli batteva fortissimo in gola. "Il nostro amore?" disse in un sussurro soffocato. 

“Mi hai detto che il tuo cuore era spezzato, che poiché non ti amavo più, avresti distrutto te, me, i nostri ricordi, tutto. Hai provato a colpirmi con un Cataclisma potentissimo, stavi per scagliarmelo addosso come un'esplosione di energia. Di solito è questo il punto in cui mi sveglio, ma stavolta penso di essere arrivata quasi alla fine. Mi sono svegliata solo perché mi hai abbracciata e scossa."

Il cervello di Adrien si era spento quando aveva sentito Marinette dire "Non ti amavo più". Non aveva sentito nient'altro. Se Chat Blanc aveva detto che lei non lo amava più, allora voleva dire che... 

"Tu mi ami?" chiese di punto in bianco. La faccia di Marinette divenne cremisi.

"Uuuuh... dunque, vedi, il r-ragazzo di cui ti parlavo quando affrontammo Gelatone?" Lui annuì. “Quel r-ragazzo eri tu. Adrien. Mi sono innamorata di te il tuo primo giorno di scuola, quando mi hai dato il tuo ombrello." Tirò su col naso. “E-e ad essere sinceri, recentemente nella mia mente la rigida separazione che avevo tra i miei sentimenti e il fatto che Chat Noir fosse il mio partner era diventata fin troppo sottile. Ero terrorizzata all'idea di amare Chat Noir, per via di quello che avevo visto nel futuro ma... era più forte di me. E la mia confusione è aumentata da quando siamo tornati da New York. Amavo ancora Adrien, il mio cuore faceva le capriole ogni volta che ti coglievo a guardarmi in classe, ma non potevo fare a meno di amare il mio partner. Non dopo averlo quasi perso. Ho provato a dimenticarvi entrambi, uscendo con Luka e cercando di ricambiare i suoi sentimenti, ma non ha funzionato. Luka ed io ci siamo lasciati un paio di settimane fa, quasi nello stesso momento in cui tu ti sei lasciato con Katami."

Adrien si appoggiò i gomiti sulle cosce, passandosi entrambe le mani tra i capelli. Stava cercando di ignorare la felicità improvvisa che l’aveva colto nel momento in cui lei aveva confermato di essere innamorata di lui. E non amava solo Adrien. Amava anche Chat Noir. E aveva appena lasciato Luka, quindi era disponibile. Aveva per caso vinto alla lotteria? Il suo cuore batteva sulla sua nuvoletta personale, ma ora lui decise di dover tornare ad affrontare il problema grosso, cioè il fatto che la sua Lady era perseguitata dagli incubi. Incubi su di lui. La versione Akuma di lui di cui non aveva mai saputo l'esistenza. E quegli incubi l’avevano privata del sonno e l'avevano spossata. L’avrebbe stretta tra le braccia e baciata follemente più tardi. 

“Ma che casino! Quindi in quell'universo ci eravamo messi insieme e tu mi hai lasciato. Sono impazzito e sono stato akumizzato" disse poi.

"In breve sì, o almeno credo." Lei sospirò. "Non so cosa sia successo, ma deve averti fatto parecchio male."

Adrien le prese la mano e la costrinse a guardarlo negli occhi muovendole il mento verso di lui con l'altra mano. “Mi hai lasciato. Ecco cosa è successo. Il mio cuore si è spezzato." Lo disse con una tale determinazione che Marinette non poté ignorarlo. "Posso relazionarmi molto bene con me stesso in questo frangente." 

Certo, aveva senso. Sì, il fatto che lei lo avesse lasciato gli aveva spezzato...

Un attimo. Marinette impallidì e spalancò gli occhi. “Ti si è spezzato il cuore? Perché io ti ho lasciato?"

"Aha. È quello che ti ha detto Chat Blanc, giusto? Sai che ti amo, My Lady. Il mio cuore si spezza un pochino ogni volta che mi respingi. Figurati quanto mi farebbe male se mi lasciassi dopo che ci siamo messi insieme."

Il cuore di Marinette le entrò nelle orecchie. Poi, quello che aveva detto si registrò nel suo cervello e notò come Adrien avesse sottolineato,"My Lady". La ragazza si afflosciò e le crollarono le spalle.

"Certo, sì, lo so che ami la tua Lady."

Che era successo? Adrien aggrottò la fronte mentre scrutava il broncio di Marinette. Era delusa dal fatto che lui l'amasse? Ma aveva detto che lo amava anche lei. Qual'era il problema? Aveva sentito la tensione crescere dentro di lei e per un attimo gli era sembrata felice; poi, di punto in bianco, aveva cambiato umore. Vide gli occhi di lei riempirsi di lacrime e il suo cuore sprofondò. Che aveva fatto di male? Perché si era arrabbiata? Continuò a passare in rivista tutto quello che aveva detto lei, e quello che aveva detto lui, cercando di trovare un indizio, una ragione per cui l’umore della sua Lady fosse cambiato così repentinamente. Poi, all'improvviso, capì.

“Oh no... no no no no no, Marinette. Tu sei Ladybug. Tu sei quella che amo."

“So che ami Ladybug, Adrien. Non girare il dito nella piaga, per favore." Il suo tono stizzito era l'ultimo indizio di cui avesse bisogno.

La prese per le spalle e la scosse. “Marinette, quante volte ti ho detto che sei fantastica? Quante volte ti ho lodato nello stesso modo in cui Chat Noir loda Ladybug? Diamine, una volta ti ho anche chiamato la mia Ladybug di tutti i giorni! Ladybug sei tu, Marinette. Sei tu. Non sei un'entità diversa da lei, tu sei lei. Ora mi è così chiaro che davvero non capisco come non l'avessi visto prima!” Lei sembrò ascoltarlo, ma il suo sguardo era ancora rivolto verso il basso, la scintilla nei suoi occhi completamente assente. 

"Ma fammi il favore," mormorò. "Sono sempre stata 'solo un’amica' finché non hai scoperto che sono Ladybug."

Il cuore di Adrien sprofondò e lui distolse lo sguardo da quello di lei spostandolo freneticamente, come se non riuscisse a decidere per un punto su cui focalizzarlo. Provò a dire qualcosa almeno tre o quattro volte, ma ogni volta che apriva bocca cambiava idea. Alla fine, incontrò gli occhi verde elettrico di Plagg; il kwami ​​nero alzò un sopracciglio e piegò le zampe sul piccolo petto. Adrien arrossì e distolse lo sguardo. Sapeva cosa doveva fare. Fece un bel respiro e la guardò con determinazione.

"Non sei mai stata solo un'amica per me, Marinette." Sentì che gli saliva il sangue al viso, ma sapeva di doverlo dire. Era giunto il momento per lui di dire la verità. Deglutì a vuoto. “Plagg può confermare. È sempre stato molto frustrato con me perché non lo capivo, e quando l'ho capito era troppo tardi e tu avevi iniziato a uscire con Luka." 

Rabbrividì al suono della sua stessa voce, così rauca che riusciva a malapena a riconoscerla. “Essere respinti fa male, sai? Ladybug ha respinto le avances di Chat Noir così tante volte che mi ha ferito il cuore. Non volevo essere respinto di nuovo, e da te per giunta, e rovinare la nostra amicizia. La nostra amicizia è importante per me; sei la mia prima amica. Sei preziosa per me, Marinette." Le lanciò un’occhiata fugace; lei ricambiò lo sguardo con occhi vitrei e con un grande cipiglio sul viso arrossato. 

“Così,” continuò, “ho tenuto la bocca chiusa. Ma ultimamente stava diventando sempre più difficile contenermi, soprattutto dopo New York. Ero così felice quando abbiamo ballato al chiaro di luna quella sera. Mi aveva dato speranza, speranza che magari avessi ancora una chance. Ma poi," gli si incrinò la voce, "quando non mi hai impedito di andarmene, mi si è spezzato il cuore. Ho sentito che entrambe le ragazze che amavo mi avevano abbandonato." 

Tacque a lungo, cercando di combattere le lacrime che, traditrici, cercavano di sgaiattolare fuori dai suoi occhi e i singhiozzi che non vedevano l'ora di uscirgli dalla gola serrata. "Certo non potevo sapere che..." cercò di continuare, ma dovette fermarsi. Non ci vedeva più per colpa delle lacrime. La sua gola era completamente serrata e non gli consentiva di parlare. Si asciugò gli occhi con il dorso della mano, mentre il labbro inferiore gli tremava violentemente e i singhiozzi che aveva cercato di trattenere uscivano allo scoperto, forti e chiari. Fu preso dal panico e iniziò a guardarsi attorno, ma non riusciva a discernere che delle forme sfocate che danzavano al ritmo delle sue lacrime. Quando i suoi occhi verdi incontrarono gli occhi azzurri di lei, vide che anche lei stava piangendo. Appena i loro sguardi si incontrarono, Marinette lo avvolse in un enorme abbraccio.

"Mi dispiace, mi dispiace tantissimo!" Pianse mentre lo abbracciava, e lui la ricambiò, disperatamente, come se fosse stato risucchiato da un tornado e lei fosse il suo unico appiglio. “Ero nello shock più totale perché Chat Noir – uh, tu – aveva rinunciato al Miraculous e non riuscivo a pensare. Quando ho ripreso coscienza di quanto succedeva intorno a me, la tua macchina stava già andando via. Mi sono messa a rincorrere la tua macchina, Adrien, ho preso una bici da per terra e ti ho seguito gridandoti di fermarti. Ma la pioggia aveva reso il terreno scivoloso e sono caduta. E tu te ne sei andato. Quello è stato il momento più brutto della mia vita! Avevo perso nello stesso momento i due ragazzi che amavo di più al mondo." Adesso anche la sua voce era roca e spezzata. “Mi dispiace così tanto, Micetto. Ho sbagliato tutto!"

Si abbracciarono a lungo, cullandosi nel calore l’uno dell’altra e nelle sensazioni suscitate dalla vicinanza reciproca. La mano di Adrien accarezzava delicatamente i capelli di Marinette, mentre l'odore delicato del cocco (probabilmente il suo shampoo) gli inebriava i sensi. Dovette farsi violenza per impedirsi di annusarle il collo. Profumava di vaniglia e pane infornato, con forse un accenno di fiori selvatici. Aveva un odore assolutamente divino. Mentre le passava le dita tra i capelli, le slacciò i codini e immerse felicemente le dita nella morbida setosità delle sue ciocche corvine. Il suono ritmico del suo respiro lo aiutò a calmarsi.

"Posso baciarti?" ebbe infine il coraggio di chiedere. La sentì irrigidirsi alla domanda e si pentì di averla fatta. Era troppo presto? Magari voleva più tempo per abituarsi all'idea? "I-io… se non vuoi, va bene, non devi farlo per forza."

Lei smise di abbracciarlo e lo guardò così dolcemente che si sentì sciogliere dentro; una scossa gli attraversò la spina dorsale. E quando lei fece il primo passo, incontrando le labbra con le sue, la scossa divenne ancora più forte. Le farfalle (il tipo giusto) invasero il suo stomaco quando si fece coraggio anche lui e cercò di infilarle la lingua in bocca e lei, con sua grande meraviglia, dopo essere sobbalzata leggermente per la sorpresa, glielo consentì. Sentì il cuore esplodergli in petto per l'ondata di elettricità che lo attraversò. Le mani di lei si spostarono sulla sua testa e Adrien scoprì che gli piaceva moltissimo quando le dita di Marinette gli passavano tra i capelli.

Poi dovettero interrompere il bacio per respirare e si guardarono negli occhi, ansimando. Adrien appoggiò teneramente la fronte contro quella di Marinette e le accarezzò la guancia con il pollice.

"Ti amo, Micetto" gli sussurrò Marinette nell'orecchio, facendolo rabbrividire. Lui la strinse più forte e le diede un bacio leggero sulla tempia.

"Anch'io ti amo, Marinette." Le accarezzò di nuovo i capelli, delicatamente. “Posso dormirti accanto? Prometto che sarò un gentiluomo. Voglio solo sentirti vicina."

Marinette annuì e si stesero sul suo sacco a pelo, ancora abbracciati. Lei si addormentò quasi subito, la testa appoggiata sul suo petto, un orecchio premuto contro il suo torace, proprio sul cuore. Lui le diede un altro bacio sui capelli e iniziò a sentire i suoi occhi chiudersi per la stanchezza.

Ed è così che Alya li trovò poche ore dopo. Era entrata in sala a svegliare Adrien, per dirgli che era ora di tornare a casa se non voleva essere scoperto. Alya fece un sorrisone enorme e tornò in punta di piedi in camera di Nino a prendere il suo telefono. Fece cenno a Nino di seguirla ed entrambi guardarono con gli occhi a cuore i due piccioncini addormentati.

"Sapevo che il mio pulcino alla fine avrebbe lasciato il nido" sussurrò Nino con un gran sorriso.

Alya gli sorrise a sua volta. "Mi dispiace quasi svegliarlo." Nino la guardò male e lei sospirò. “Lo so, lo so, ha rischiato molto per venire e non dobbiamo far saltare la sua copertura. Ma prima," disse e armeggiò con il telefono per aprire la fotocamera e scattare una foto,"Ecco. Per l'album del matrimonio!"

Poi diede ad Adrien un bello scossone per svegliarlo e ringraziò il cielo di aver ancora la fotocamera aperta quando il ragazzo aprì gli occhi, per cogliere in foto il suo volto sorpreso e imbarazzato.

'Questa è un’altra per l'album', pensò, scattando un'ultima foto quando anche Marinette aprì gli occhi, risvegliata dal rumore del sussulto di Adrien, e il viso della ragazza coi codini divenne del colore della tuta di Ladybug.

Quei due. Onestamente, non avrebbero imparato mai.


Nota dell’Autrice:

Ecco quì… mi ci è voluto un pochino più del previsto ma ecco la seconda storia per la challenge (che è già finita, ma vabbè, io le storie le posto in ogni caso!) Sempre abbastanza breve (per i miei standard eh?) ma non breve come "Attacco di Panico". Ma penso che la caratterizzazione extra fosse necessaria! Spero vi piaccia e che mi lasciate un commentuzzo. Suvvia, i commentuzzi non costano niente e fanno contenta questa povera disgraziata che scrive alle 3 di notte e traduce alle 5 di mattina per deliziar—, voglio dire, per torturarvi con i suoi scritti! Commentate? Pretty please? A più tardi!

   
 
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