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Autore: PitViperOfDoom    10/02/2021    1 recensioni
Midoriya Izuku è sempre stato considerato strano. Come se non fosse abbastanza essere un debole quirkless, doveva pure essere debole, quirkless, e pure strano.
Ma in realtà, la parte "strano" è l'unica veritiera. È determinato a non rimanere un debole e, a dispetto di quello che è scritto sulla carta, non è veramente quirkless. Anche prima di incontrare All-Might ed ereditare il potere dello One For All, Izuku non è quirkless.
Anche se nessuno gli avrebbe creduto se lo avesse raccontato.
{The Sixth Sense AU}
Genere: Dark, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: All Might, Izuku Midoriya, Ochako Uraraka, Shouto Todoroki
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Capitolo 15

 
 
Dovettero trasportare Midoriya Izuku via dal ring. Shouto non ne ebbe bisogno, ma poco ci mancò.

Si ricordava vagamente di aver ricevuto un calcio in faccia da parte di Midoriya, a un certo punto. Doveva essere successo, altrimenti perché il suo occhio sinistro era gonfio al punto da non riuscire ad aprirlo? Avrebbe dato la colpa alla gomitata ma no, quella gli aveva disintegrato il naso. Era divertente: il più flebile alito di vento gli faceva divampare il dolore per tutta la faccia.

Per non parlare del fatto che si sentiva incredibilmente disorientato al momento. Sulla destra era a posto, ma il lato sinistro del suo corpo era un mosaico di dolori e fitte acute. La caviglia sinistra sembrava slogata e doveva starci attento per non rovinare a terra. Era sicuro almeno all’ottanta percento che il suo polso fosse rotto. Il motivo principale per cui era ancora in piedi era che si stava già tenendo del ghiaccio sul fianco sinistro.

Era stata… un’esperienza educativa.

Aveva iniziato solo recentemente a prestare attenzione a Midoriya e fino ad ora l’impressione generale del suo compagno di classe consisteva di una corta lista di aggettivi, che includeva – ma non si limitava a – “fin troppo chiacchierone”, “esageratamente allegro” e “inquietante oltre ogni ragione.”

Ora poteva aggiungerci “dannatamente aggressivo”.

Oh e la sua lingua stava ancora sanguinando. Fastidioso.

Shouto lanciò un’altra occhiata veloce a Midoriya e strinse i denti per far fronte alla sensazione disagevole nel suo stomaco. Per quanto si sentisse male, Midoriya sembrava messo molto peggio. L’occhio sinistro del suo compagno di classe era ancora chiuso e incrostato di sangue.

Midoriya lo beccò a guardarlo e mostrò i denti nell’ennesimo sorriso che sarebbe stato già inquietante di suo anche senza la ferita all’occhio e le tracce di sangue secco. “Ehi, Todoroki.” Disse, prima che venisse trasportato troppo lontano per l’udito di Shouto. “Dì a tuo padre da parte mia- non male come battaglia disonorevole!”

… Era ancora inquietante.

 
-
 

C’era da aspettarselo: Recovery Girl aveva un diavolo per capello.

“Ne ho abbastanza di te!” L’infermiera della scuola era su di giri dalla rabbia e Izuku non poteva fargliene una colpa. Aveva perso il conto di quante ossa rotte gli aveva dovuto aggiustare. “Di tutte le bravate spericolate, stupide, folli, senza riguardo-“

“Non me ne pento.” Disse Izuku.

Quella sparata non aiutò a calmare l’ira di Recovery Girl e Izuku non ne aveva l’intento. Era la verità; e nessuna quantità di rimproveri – che fossero diretti a lui o a Todoroki, che con aria mansueta si stava cautamente risciacquando la bocca con acqua salata calda vicino al lavandino – l’avrebbe cambiato.

“Non ho detto di esserne contento.” Ammise. Aveva una garza sull’occhio sinistro e il sangue si stava ancora coagulando sulla maggior parte della sua faccia. Le sue mani erano un casino e il suo braccio destro stava sanguinando ed era rotto. Non sapeva se fosse stata colpa del ghiaccio o se avesse dato un pugno così forte da farsi esplodere il braccio. Stava cercando di non pensarci troppo. Recovery Girl era più che impegnata a preoccuparsi e rimproverarli. (Quasi si aspettò che Rei se la prendesse con la donna per avergli urlato addosso, ma fino a quel momento si era limitata a fissare l’anziana minuta con occhi spalancati.) “Ma, sinceramente, lo rifarei. Forse, addirittura, mi ci impegnerei di più.”

Recovery Girl lo fulminò con lo sguardo per poi alzarsi e finire di medicare Todoroki. Aveva già guarito il suo occhio: non era più gonfio e chiuso, anche se era ancora un po’ viola.

“Credo di stare bene.” Disse Todoroki a bassa voce.

“Todoroki, non è davvero giornata.”

“No, voglio dire…. Il suo quirk utilizza la mia resistenza, giusto?” Disse Todoroki. “Devo combattere ancora, perciò-“

“Se ti aspetti che ti mandi lì fuori con fratture nel polso e cassa toracica, stai per avere una brutta sorpresa bello mio.” Scattò Recovery Girl.

“Okay.” Si arrese Todoroki. “Ma ho comunque bisogno di tutte le energie possibili.”

“Signore, risparmiami dai ragazzi senza amor proprio che pensano sia un’operatrice di miracoli.” Mormorò Recovery Girl. “Va bene, ti risparmierò il naso, ammesso che me lo lasci steccare.”

“Sì, signora.”

“Mi piacerebbe dire due paroline a quel Present Mic.” Continuò Recovery Girl mentre esaminava cautamente il suo naso. “Incitare voi bambini, creandomi più lavoro… Resta fermo- riesci a respirare normalmente?”

“Sì, signora.”

“Bene. Finché non devi combattere, potrai sfruttare il tuo quirk e metterci del ghiaccio, ora che puoi.” Todoroki sussultò mentre gli applicava una piccola steccatura. “E parlando del tuo quirk- in futuro, stai più attento a come lo usi sui tuoi compagni di classe! Se lo avessi colpito un po’ più forte gli avresti causato seri danni all’occhio – e credimi quando ti dico che gli occhi sono complicati. Specialmente quando uno ha già un braccio polverizzato di cui preoccuparsi.”

Izuku vide Todoroki piegarsi su se stesso, solo un pochino, e parlò. “Non è colpa sua-“

“Oh, credimi, non ho finito nemmeno con te.” Brontolò Recovery Girl. “Fatto.” Disse a Todoroki. “Per adesso andrà bene.” Gli indicò di andarsene con un gesto. “Adesso esci. Ho almeno trenta ossa da ricostruire nel braccio del tuo compagno di classe.”

Todoroki se ne andò senza dire una parola. Mentre usciva fu quasi travolto quando Uraraka, Iida, Tsuyu e Mineta fecero irruzione nella stanza, ma riuscì a scivolare dietro di loro e a sparire.

“Deku, è stato così brutale, che cavolo!” La voce di Uraraka trillò sopra al resto, anche se si era tenuta in disparte e dietro gli altri tre. Teneva Mika avvolta tra le braccia, quindi forse non era sicura che un gatto potesse entrare nell’infermeria di Recovery Girl.

“È stato estremamente imprudente, Midoriya!” Aggiunse Iida. “A che diavolo stavi pensando mentre combattevi ridotto in quelle condizioni?”

“Davvero.” Disse Tsuyu. “Avete ridotto l’arena così male che hanno indetto una pausa per poterla riparare.”

“È stato spaventoso!” Aggiunse Mineta.

Ma Recovery Girl non aveva intenzione di sopportare alcunché. “Fuori, tutti voi.” Disse imperiosamente. “Lo farò uscire quando sarà in grado di camminare di nuovo ma, fino ad allora, ho bisogno che usciate tutti.”

I suoi amici lo salutarono velocemente prima di essere scacciati dalla stanza. L’unica amica che era ancora con lui era Rei, anche se si stava tenendo distante da ogni attrezzatura medica. All Might non era lì anche se, considerando che sia lui che Todoroki erano stati trascinati lì dentro, aveva senso.

Tenendo fede alla propria parola, la donna lo mise sotto anestesia mentre gli riparava il braccio. I suoi sogni furono destabilizzanti e strani come al solito e si svegliò scombussolato, trovando Rei a pochi centimetri dalla sua faccia che lo fissava come un gatto. Spaventato, fece un urletto e sentì subito la mano di Recovery Girl sulla sua spalla.

“Non ti muovere troppo.” Lo avvisò. “Stai bene?”

“Sì.” Disse. “Ho fatto un sogno strano.” Si guardò intorno, sbattendo gli occhi, e vide che la stanza era più affollata di prima. All Might e la signora Shimura dovevano essere entrati a una certa.

“È stato… Davvero uno spettacolo, ragazzo mio.” All Might sospirò. Sembrava stremato mentre si avvicinava, mantenendo le distanze da Recovery Girl. C’era uno sguardo corrucciato sul suo viso e Izuku fu improvvisamente conscio di come avesse probabilmente passato gli ultimi minuti.

“Te lo sei perso, tappo.” Disse la signora Shimura, confermando la sua ipotesi. “Gliele ha davvero cantate.”

Izuku fece un verso vago mentre si sedeva e Recovery Girl lo aiutò a indossare una maglietta con cautela. Si accorse di avere ancora l’occhio sinistro bendato.

“Come ti senti, ragazzo mio?” Gli chiese All Might.

“Come se mi avesse investito un treno.” Rispose Izuku. “Ma ho fatto deragliare il vagone nel mentre, quindi chi ha vinto davvero?” Sussultò mentre Recovery Girl gli aggiustavaun’imbracatura addosso. “Voglio dire, il treno, ovviamente, ma almeno c’è un’ammaccatura sul paraurti. È la parola giusta? I treni hanno il paraurti?”

“Si chiama guida.” Lo aiuto la signora Shimura. “Oppure cacciapietre.”

“Giusto, cacciapietre, quello.”

All Might fece un sospiro. “Non posso complimentarmi per esserti spinto a tanto, ragazzo mio.” Disse. “Non voglio più vedere che ti autodistruggi. Specialmente non in una battaglia finta.”

Izuku alzò il braccio buono, toccando gentilmente la garza sul suo viso. “Non mi è sembrata molto finta.”

Recovery Girl gli schiaffeggiò gentilmente la mano. “I tuoi occhi stanno bene.” Gli assicurò, brusca. “Non ho usato il mio quirk, considerando com’era messo il resto del tuo corpo: ho dovuto dare la precedenza ad altro. Ti rimarrà una cicatrice, perché è questo che succede quando lo fai guarire lentamente… e non è solo questo.” Indicò il suo braccio ferito e lui lo guardò. Per la prima volta notò le cicatrici sul braccio e la mano. Le sue dita sembravano leggermente storte. “Il mio quirk può arrivare solo fino a un certo punto. Il tuo braccio è ancora perfettamente funzionale, ma è sfigurato per sempre.” Gli lanciò un’occhiata di fuoco, fissandolo in modo che non potesse distoglierlo. “Ora ascoltami. Non ti curerò più ferite come questa, mi hai capito?” Fulminò All Might. “Così non va. Trova un altro modo per insegnargli come usare quel quirk.”

All Might annuì.

Izuku rimase in silenzio mentre se ne andavano. Il braccio gli doleva e Rei si assicurò di non toccarlo.

“La prima parte della lotta è stata fantastica, però.” Gli disse la signora Shimura. “È stato bello vedere che hai interiorizzato l’allenamento delle settimane scorse.” Gli diede un buffetto sulla spalla buona. “Sei andato bene finché non sei arrivato alla parte dove ti sei fatto esplodere il braccio. L’hai davvero gonfiato di botte.”

Izuku si fermò nel corridoio. All Might lo notò immediatamente e lo imitò.

“La colpa è mia.” Disse All Might, prima che Izuku potesse aprire bocca. “Vero, ti sei spinto tropo oltre, ma se fossi un insegnante migliore probabilmente avrei potuto trovare un modo-“

“Non è solo quello.” Lo interruppe Izuku. “È solo…” Si sentiva la gola stretta. Una parte di lui voleva piangere un pochino, ma non così tanto da farlo davvero. “Mi sento in colpa per pensarlo, però io… A volte vorrei avere un quirk utile per combattere. Voglio dire, senza One For All. Perché allora potrei fare la mia parte senza…” Lanciò uno sguardo di scuse a Rei. Sembrava triste, quindi allungò il braccio e le strinse la mano furtivamente. Quelli erano pensieri stupidi e inutili che non poteva evitare durante i suoi momenti più miseri; in verità non avrebbe scambiato la loro amicizia con niente al mondo. Però.

“Non è colpa tua.”

“Lo so.” Disse. “Lo so e non c’è niente che possa fare a riguardo, solo…”

“Lascia che ti dica una cosa.” La mano di All Might si posò sulla sua spalla. “Prima che ricevessi One For All dal suo predecessore, anche io ero un senza quirk.”

Fremette a quell’”anche”. Alzò lentamente la testa per guardare All Might. “Davvero?”

“Sì.” All Might sorrise un pochino. “Esserlo non era raro come adesso, ma non era comunque comune.”

“Non l’hai mai detto.” Non sapeva se l’avesse detto più ad All Might o alla signora Shimura. Lo sapeva, soprattutto? Per quanto tempo aveva conosciuto All Might prima di morire?

“Non l’hai mai chiesto.” All Might gli strinse gentilmente la spalla. “Quindi posso capire la tua frustrazione, ragazzo mio. E, nonostante le tue difficoltà, sei partito bene. Ti ho visto all’inizio dello scontro: con o senza quirk, ti sei fatto valere.”

Izuku strinse i denti. “Sì, ma…”

“Cosa c’è che non va, ragazzo mio?”

“È… È stupido pensare che…” Strinse la mano sinistra in un pugno. “Che non mi piaceva come stavo combattendo?”

Una pausa. “Cosa intendi?”

“Voglio dire, era… Una parte era piacevole.” Ammise Izuku. “Perché era la prima volta in assoluto in cui ero in uno scontro equo in cui mi sentivo come se mi stessi facendo valere. Ma ho dovuto giocare sporco per riuscirci. Ho dovuto approfittarmi di alcune cose e non avrei voluto farlo.” Si indicò il viso. “Ecco com’è successo questo. Gli ho detto una cosa che era… davvero, era solo crudele. Sapevo che lo avrebbe ferito e l’ho detta ugualmente, per questo mi ha colpito a quel modo. E questo è il motivo per cui ho quello stupido desiderio ogni tanto, perché magari allora non dovrei fare roba di questo genere.” Scosse la testa. “E comunque non ha nemmeno funzionato. Volevo davvero vincere. Volevo batterlo più di qualsiasi altra cosa, ma non potevo…”

“Sapevi che qualcosa non andava.” Disse All Might. “E non potevi ignorarlo.”

“Non riesco mai a ignorarlo.” Disse piano Izuku.

“L’ho visto. Verso la fine, il tuo obiettivo è cambiato.” Continuò All Might. “Non è vero? Volevi aiutarlo.”

Qualcuno doveva farlo.” La voce gli uscì più roca del previsto. “Chi altri l’avrebbe fatto? Bakugou?” Strinse i denti finché non gli fece male la testa. “E questo è il motivo per cui non riesco a dispiacermi di come è finita. Anche se volevo vincere, anche se tu non approvi, anche se era una cosa stupida da fare e nessuno dei suoi problemi aveva niente a che fare con me. Perché… se sai che c’è qualcosa che non va e sai che puoi fare qualcosa, non è forse una tua responsabilità aiutare?”

All Might rimase in silenzio per un momento. “Sai,” disse, infine, “penso che tu abbia appena riassunto cosa significhi essere un eroe in una frase.” Izuku alzò lo sguardo e vide All Might scuotere la testa con un sorriso. “Ficcare il naso in problemi che non c’entrano nulla con te è la pietra d’angolo dell’eroismo. Quindi… per quanto possa rimproverarti per essere stato incosciente ed esserti ferito così gravemente nel processo, non posso rimproverarti per i tuoi motivi. Forse avrei fatto la stessa cosa al tuo posto.”

“Ehi, fagiolino.” Aggiunse la signora Shimura. “Quando dice “forse”, intende “lo avrei fatto sicuramente, in un batter d’occhio”. Volevo esplicitartelo.”

Izuku sorrise. I suoi sentimenti riguardo tutta la faccenda erano confusi e contradittori e tremendamente distorti, ma almeno poteva sorridere quando la signora Shimura faceva una battuta.

Erano quasi arrivati allo stadio quando sentì il sibilo d’avvertimento di Rei. Si girò e la vide fermarsi all’entrata di un corridoio secondario, fulminando con lo sguardo i suoi occupanti, i capelli come agitati dal vento. Emanava della luce ectoplasmatica bianca dalla bocca.

È vicino, segnò, e una familiare voce rombante si trascinò per le mura. Erano troppo distanti perché Izuku riuscisse a distinguere delle parole o sentire la pressione gravante sul suo cranio come quando quella voce gli stava urlando in faccia. Quello arrabbiato gli sta urlando addosso. Non può sentirlo, ma lo ferisce ugualmente.

Captò un movimento alla fine di una delle entrate situate nel corridoio e un familiare fantasma di donna apparve, come se fosse stata sbalzata via. Suzuki sembrava scarmigliata quanto poteva esserlo uno spirito incorporeo.

“Okumura, fermati!” Chiamò verso la stanza. “Non ti ha fatto niente!”

“Midoriya?” La voce di All Might attirò la tua attenzione e Izuku realizzò di essersi fermato in mezzo al corridoio, di nuovo. “Stai-?”

“Ti raggiungerò più tardi.” Disse. “Vai pure avanti, io arrivo tra un attimo. Devo solo controllare una cosa.”

“Sei sicuro che-?”

“Sì.” Izuku stava già marciando verso il corridoio, segnando a Rei mentre andava: assicurati che non mi segua.

Non lo sta facendo, fu la sua risposta. Se ne sta andando.

“Bimbo, cosa pensi di fare?” All Might non lo stava seguendo, ma la signora Shimura sì. “Se c’entra quello che penso c’entri, tieni a mente che il tuo braccio è inutilizzabile e quel tizio ti ha appeso al muro meno di un’ora fa.”

Rei ringhiò a quell’affermazione. Suzuki li sentì arrivare e sussultò un pochino. Izuku non gliene fece una colpa: era difficile non spaventarsi quando Rei era irritata.

“È- lui sta-” Suzuki intravide il viso di Izuku e il suo si accartocciò. “Oh.” Si torse le mani. “Tu-sai che quel povero ragazzo non voleva, vero? Lui…”

Izuku toccò la garza sul suo viso e alzò le spalle.

La oltrepassò, varcando la porta, e immediatamente la voce di Okumura riverberò nei suoi timpani.

“---e forse quest’intera famiglia è tossica. Tuo padre avvelena tutto ciò che tocca, non è così?”

Todoroki sedeva nella sala d’attesa, la fronte aggrottata mentre fissava il muro in modo assente. Non alzò lo sguardo quando Izuku entrò. Izuku dubitava l’avesse notato. Il suo naso era steccato, il viso chiazzato di viola per i lividi, e stava fissando il vuoto mentre un incubo gli incombeva sopra, sputandogli addosso parole velenose.

“Persino per un moccioso, sei patetico.” Ringhiò Okumura. “Sei diverso da lui? Non farmi ridere. Blateri tanto e dieci minuti dopo la fai da padrone, esattamente come lui. Ehi, dovevi proprio sconfiggere quel ragazzo con un fottuto iceberg, oppure l’hai fatto solo per mostrare a tutti quanto sei grande e forte?” Si chinò più vicino, il viso che si distorceva. “E quel ragazzo a cui hai dato un pugno? Magari gli lascerai una bella cicatrice, proprio come la tua.”

La spina di paura incastrata nella schiena di Izuku svanì, consumata da una rabbia incandescente.
 
-
 


I pensieri di Shouto erano oscuri.

Era inevitabile, seduto com’era da sollo in una stanza vuota senza nessuno con cui parlare, senza distrazioni, senza niente che soffocasse il caos nella sua testa. A quel punto avrebbe quasi accolto a braccia aperte un’altra conversazione con suo padre. Almeno sapeva come prendere tutto quello che usciva dalla bocca di suo padre come spazzatura. Non riusciva a fare lo stesso con le cose che il suo stesso cervello aveva da dire su di lui.

Non sentiva più di averne il controllo.

La testa gli si ingolfava se anche solo cercava di ricordare quando aveva perso il controllo. La sua prima ipotesi individuava quel momento giusto prima di quando aveva smesso di pensare, quasi cavando un occhio a Midoriya. Oppure era stato prima di allora, con il primo pugno scagliato da Midoriya? O prima ancora, quando aveva perso il controllo, lanciando
un iceberg contro Sero.

O forse… non aveva il controllo da… mai.

Forse non aveva mai avuto il controllo.

Forse Endeavor avvelenava tutto ciò che toccava e Shouto aveva vissuto con lui abbastanza a lungo da assorbire questa sua caratteristica.

Era patetico. Diverso da suo padre? Che barzelletta. Dopo tutti i suoi discorsi, tutti i suoi stupidi giuramenti e promesse, la faceva da padrone esattamente come quel vecchio bastardo. Quella battaglia con Sero- ha, “battaglia”, che ridere. Tutto quello che aveva fatto era andare nel panico, perdere la calma e sfogare i suoi problemi su qualcuno che non c’entrava nulla. In cosa era diverso da quello che stava facendo Endeavor, che aveva trascinato la sua famiglia nella sua stupida rivalità?

E Midoriya.

Aveva colpito Midoriya; ma non era quello il problema. Il problema era che non aveva voluto farlo. Non lo aveva programmato. Era semplicemente successo. Il suo corpo si era semplicemente mosso, perché era arrabbiato e spaventato e le parole di Midoriya avevano tagliato particolarmente a fondo visto che sapeva di non poter contraddire il suo compagno di classe.

Forse gli rimarrà una cicatrice, proprio come me.

Stava diventando sempre più difficile respirare.

Smettila.”

Shouto sussultò, lasciando una chiazza di ghiaccio sul tavolo sotto la sua mano destra. Alzò lo sguardo, preso in contropiede, e vide Midoriya Izuku fissare verso di lui con lo sguardo di furia più nera che Shouto gli avesse mai visto addosso. E considerando la vasta gamma di espressioni che gli aveva visto indossare durante il loro combattimento, voleva dire molto. Sentì un brivido per la schiena e fu combattuto tra il rimpicciolirsi sotto quello sguardo perforante e il non riuscire a distogliere il proprio.

L’occhio sinistro di Midoriya era bendato. La fasciatura non era estesa com’era stata quella di Shouto, anni prima, ma era abbastanza per essere terribilmente familiare.

Era abbastanza perché Shouto capisse perché Midoriya lo guardasse in quel modo.

Il brivido sulla sua schiena divenne talmente gelido da quasi bruciarlo. La testa gli pulsò per la pressione, mentre si sistemava sulla sedia e finalmente riuscì a guardare da un’altra parte. Il naso rotto gli mandava fitte di dolore nel cranio.

“Smettere cosa.” Disse.

Per un secondo, Midoriya non gli rispose. C’era tensione nell’aria, spessa come ghiaccio, e Shouto dovette stringere i pugni e forzarsi a non agitarsi.

Cosa avrebbe dovuto dire? Scusa per averti quasi cavato un occhio, non mi è piaciuto che tu abbia fatto notare che quel pezzo di merda di mio padre mi abbia fatto entrare in questa scuola e che forse stavo facendo sembrare il vostro duro lavoro una stupidaggine, mi dispiace.

“Ti stai piangendo addosso.” Disse infine Midoriya. “Il che va bene. Non c’è nulla di sbagliato.” Una pausa. “A meno che non sia per causa mia?”

Shouto non rispose. Sperò che bastasse quello, come risposta.

Un altro momento di silenzio passò tra di loro. Shouto tenne gli occhi fissi sul tavolo e smise di guardare Midoriya in faccia.

“Cosa vuoi, Midoriya?”

Non aveva nemmeno bisogno di guardarlo in faccia: poteva sentire gli occhi del suo compagno di classe (un solo occhio, in quel momento) bucargli la nuca. “Sto solo cercando il mio gatto.” Rispose, dopo una pausa fin troppo lunga.

“Oh.” Disse Shouto. “Beh. Non è qui.”

Midoriya esitò sull’uscio della porta ancora un momento, prima di rispondere. “Ti lascio solo.” Disse meccanicamente. Shouto non si mosse finché il rumore dei passi di Midoriya non si affievolì.

 
-
 
 
Okumura era talmente furioso da diventare più forte. Izuku lo aveva capito bene perché c’erano volute Rei e la signora Shimura insieme per trascinarlo via da Todoroki. Lo aveva capito perché quando c’erano riuscite e quando Okumura aveva contrattaccato contro di loro e contro Todoroki e in generale a qualsiasi cosa si muovesse all’interno del suo raggio d’azione, Todoroki l’aveva sentito. Aveva sentito qualcosa, perlomeno, e sembrava averlo ferito.

Era un miracolo che Izuku avesse mantenuto la calma a quel modo.

Izuku non aveva tenuto d’occhio Rei mentre trascinava Okumura fuori dalla stanza con l’aiuto della signora Shimura, ma non ne avrebbe avuto comunque bisogno. Okumura stava facendo abbastanza casino da indicargli esattamente dov’erano. Tutto quello che doveva fare era seguire i ruggiti di furia e la pista di luci che sfarfallavano.

Non c’era un’anima viva nel corridoio quando li raggiunse. Rei era di nuovo mutata nella sua terrificante forma occulta, contorcendosi di tenebra e orrore e luci spettrali e ciocche di capelli neri che si annodavano. I pannelli fluorescenti lì vicino sembravano più luci stroboscopiche mentre si fronteggiavano. La signora Shimura si stava tenendo a distanza di sicurezza, con Suzuki nascosta dietro di lei.

Se prima Okumura era irritato, in quel momento era letteralmente furibondo. Lo scontro con Rei lo rallentò, ma si scagliò comunque contro Izuku, cercando di artigliarlo mentre Rei gli azzannava le calcagna. “Come osi.” Izuku continuò ad avanzare.

“Midoriya.” Mormorò la signora Shimura, ma Izuku non si fermò finché non fu quasi naso a naso con Okumura, sputando il proprio veleno contro la faccia distorta del poltergeist.

“Come osi tu.”

Anche Izuku poteva arrabbiarsi. Poteva arrabbiarsi così tanto che gli occhi gli bruciavano e il cuore diventava di pietra e la sua voce diventava fredda, sempre più fredda e ancora più fredda.

“Non m’interessa cos’hai contro Endeavor.” Disse, e la voce non gli tremò. Era troppo arrabbiato per non essere pervaso dalla calma glaciale. “Non m’interessa cosa ti ha fatto o come ti ha ferito.” La sua voce si abbassò, rigida e tranquilla ma salda come l’ascia di un boia. “Non m’interessa se ti ha sputato in faccia o assassinato a sangue freddo. Non usarmi mai come scusa per ferire uno dei miei compagni di classe.”

Ti schiereresti dalla parte del figlio di quel bastardo?” Ringhiò Okumura. La paura fece del suo meglio per risalirgli la schiena, ma la rabbia trasformò le sue viscere in ghiaccio e il freddo lo rese insensibile.

“Non ha niente a che fare con il tuo rancore.” Sputò Izuku. “Il nostro scontro non ha niente a che fare con il tuo rancore. Quindi non osare usarlo per fare il bullo con lui.”

Okumura rilasciò un ringhio privo di parole.

“Perché lo odi così tanto?” Chiese Izuku. “Endeavor. Cos’ha fatto? In che modo ha causato la tua morte?”

Inizialmente, lo spirito furioso non rispose all’infuori di ulteriori urla contorte. Izuku aspettò che scacciasse un po’ di quella rabbia fuori di sé. Era una persona paziente. Dopo qualche minuto, raccolse i suoi frutti.

Ci avevano messi con le spalle al muro.” Rispose Okumura, la voce ansimante e ruvida. “La polizia ci aveva messo con le spalle al muro. Quello che avevamo fatto era stupido e lo sapevamo. Lo sapevamo.” La sua voce mutò. Le ombre si quietarono. La sua faccia si stabilizzò. Per un momento, Izuku vide un uomo – era giovane, persino più giovane del professor Aizawa. Sembrava più frustrato che arrabbiato. Sembrava triste. “Eravamo disperati. Stanchi. Eravamo…” Si irrigidì e si contorse, come se il ricordo gli causasse dolore fisico. Forse era così. “Eravamo terrorizzati. Volevamo fermarci. Eravamo pronti a fermarci. Eravamo pronti ad arrenderci e consegnarci.” La sua voce si incrinò. Si fece nuovamente forza. Le ombre gli si radunarono di nuovo intorno e la sua faccia sfarfallò e si sciolse in un incubo. “E poi è arrivato lui.”

“Endeavor.” Disse piano Izuku.

Ci stavamo mettendo troppo tempo per lui. Si è spazientito. Ha interrotto lo stallo e tutti hanno dato di matto. Degenerò in una sparatoria. Io sono scappato e qualcuno mi ha sparato nella schiena.” La sua forma sfarfallò e per un istante Izuku poté vedere nel petto il foro dove il proiettile l’aveva trapassato. “Non so chi mi ha sparato. Forse è stato un poliziotto. Forse uno dei miei compari. Ma non mi interessa. Sono morto per colpa sua.

“Ma non per colpa di Todoroki.” Disse Izuku, piatto. “Mi dispiace. Non è stato giusto nei tuoi confronti. Avresti dovuto avere la possibilità di arrenderti e lui ha sbagliato a togliertela. Ma Todoroki non ha niente a che fare con quello che ti è successo.”

Tale padre, tale figlio. Succederà di nuovo. Quel bastardo ha insegnato al suo moccioso a fare del male alla gente.

“Io non credo.” Ribatté Izuku. “E anche se fosse vero, cosa fa non sono affari tuoi. Non ha niente a che fare con te e tu non hai diritto di parlare di lui in quel modo perché sei furioso che Endeavor ti abbia portato via la tua seconda possibilità.” Era ancora arrabbiato e lasciò che quell’emozione gli facesse bruciare gli occhi mentre la sua bocca si torceva in un sorriso che mostrava tutti i suoi denti. “Lascialo in pace, o ti farò pentire di non essere andato oltre quando sei morto.”

Un ringhio risuonò dalle viscere del poltergeist, che svanì nell’istante in cui Izuku sbatté le palpebre.

Controllò i dintorni d’istinto. Finora i suoi compagni di classe erano stati più tolleranti di quelli nelle sue precedenti scuole, ma l’ultima cosa che voleva era che qualcuno lo beccasse a sputare minacce nel vuoto.

Nel corridoio non c’era anima viva.

Izuku fece un respiro profondo e lo lasciò uscire.

“Porca puttana, ragazzo.” Sussurrò la signora Shimura.

“È stato…” La voce di Suzuki si affievolì.

“Coraggioso.” La signora Shimura la aiutò a finire.

Izuku si strofinò la faccia con la mano buona, stando attento a non danneggiare il bendaggio dell’occhio. Si sentiva stanco. “Vado fuori sugli spalti.” Disse. Forse a Uraraka o Iida non avrebbe dato fastidio se avesse preso sonno su una delle loro spalle.

O forse la concitazione degli scontri lo avrebbe svegliato di nuovo; o almeno lo avrebbe distratto da tutto, lasciandogli dimenticare per un po’ quanto potessero essere pesanti i morti.



Note traduttrice: Rieccoci finalmente a buttarci nella mischia! Speriamo di non avervi fatto attendere troppo. Come annunciato anche sul blog, questo capitolo è stato preceduto - e sarà anche seguto - da una pubblicazione speciale! Assicuratevi di non esservela persa!
Speriamo che questo nuovo capitolo vi piaccia, fateci sapere che ne pensate! Se volete tenervi aggiornati sui miei lavori potete seguirmi su Tumblr (<-CLICCA QUI!)!

 
   
 
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