Libri > Shadowhunters
Segui la storia  |       
Autore: RLandH    10/02/2021    1 recensioni
Magnus Bane ha un problema: non sa dire di no ad un’amica; il resto va fuori controllo
“Ah” aveva accettato Magnus con leggera indignazione, “Sarei percepito solo così?” aveva chiesto risentito, “Sono uno stregone di quattrocento anni con una carriera rinomata, tra cui, vorrei ricordare, la fuga su una mongolfiera con Maria Antonietta e la stesura degli Accordi” aveva aggiunto, suo marito lo aveva guardato con estremo stupore, “Ma sarei considerato solo come il marito di Alec? Cioè non fraintendetemi, adoro essere considerato il marito-di-Alec. Tipo mi piace così tanto che potrebbe essere il mio secondo nome, il Grande Magnus Marito-di-Alec Bane, suona benissimo, ma ecco, una persona si aspetta un po’ più di riconoscimento. Ho anche formato una setta che è diventata problematica ad un certo punto” aveva detto. Voleva che il discorso fosse serio, ma non c’era riuscito e dal sorriso teso di Tessa, per nascondere la risata gli sembrava evidente.
Alla fine la stregona aveva riso ed anche sul marito, che aveva posato la fronte sulla sua spalla.
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Ragnor Fell, Theresa Gray
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ed indovinate chi non è ancora uscita fuori dal caos di un trasloco? Inoltre, nelle prossime settimane sarò stra-presa, quindi non ho idea di quando riuscirò ad aggiornare di nuovo. Spero presto, comunque.
Ne “Il Libro Perduto del Bianco”, Magnus ha un legame molto potente con l’Indonesia, ma non così stretto con l’Olanda – ma ei, questa è una ff.
Comunque vorrei ringrazia chiunque abbia letto/seguito/preferito/ricordato e chi ha recensito (Arwen Fenice <3). Grazie ancora.
Un bacio e Buona Lettura
RLandH
Ps – Ho inserito dei link per i disegni di altri oc (Isolde/Willem e Henrich) infondo, cercando di seguire lo stile della C. Jean.


 

Giustizia mosse il mio alto Fattore


L’Olanda … è così in basso che saranno salvati soltanto con l’essere dannati[1]
 
Il portale lo aveva aperto Ragnor, per un paio di motivi: i portali erano la sua specialità, nonostante di solito prevedessero passaggi tetradimensionali, era stato in Olanda e non aveva le mani strette su quelle di un bambino. Raefael stava guardando Magnus con i suoi grandi occhi scuri, senza dire nulla.

Max faceva comparire piccole bolle con la sua magia, ma era sotto l’attenta osservazione di sua nonna Maryse. “Cerca di non morire” aveva sentito Izzy dirlo al suo fidanzato, che l’aveva lanciato uno sguardo al vetriolo, che era durato comunque poco. Simon si era sporto per dare alla donna un bacio a fior di labbra.

Rafael aveva allungato una mano per prendere anche quella di Alec, che si era appena allontanato da Max. “Sono contento” aveva detto con sicurezza il bambino, in un inglese che risentiva molto poco dell’accento portoghese. Normalmente non era d’uopo portare un ragazzino in queste occasioni, non uno piccolo come Rafe, ma la loro non era una missione, non ufficialmente. Andava bene portare Rafael, si ripeté Magnus.

Alec stava estendendo il suo diritto di Console-in-Esilio per visitare l’Istituto di Amsterdam. La famiglia che lo gestiva, i
Zwartekust[2], che durante la votazione delle Coorte contro la Guardia di Livia, avevano dato il loro favore ad Alex.

Erano shadowhunters rispettati, sebbene poco influenti, da quello che Magnus aveva capito dalle chiacchiere di Jace ed Isabelle. I Zwartekust avevano gestito l’istituto da quando King Billy era ancora Willem Van Oranje e non erano mai molto stati interessati agli affari di Idris. Avevano risposto alla chiamata quando era stato necessario ed avevano combattuto, il patriarca della famiglia era morto nella Guerra Mortale – a quanto pareva – ma per il resto si erano sempre considerati un fulcro a parte.

Però i Zwartekust erano da sempre in competizione con l’altro grande istituto d’Olanda, paese noto per non essere evidentemente molto poco spazioso, quello dell’Aia.

Quest’ultima era gestito da un ramo della famiglia Pangborn, a cui non era stata imputata nessuna collaborazione con il Circolo in passato, nonostante due suoi membri ne fossero stati parte. Inoltre, i Pangborn avevano favoreggiato per la Coorte durante l’ultima votazione, quella che aveva scisso il mondo degli Shadowhunters.

Però, come gli aveva detto Alec, alcuni membri della famiglia Pangborn, non erano stati presenti ad Idris durante la votazione, rimasti probabilmente all’Istituto per ‘presenziare il forte’ e si erano così ritrovati tagliati fuori dall’isolamento in cui il resto si era chiuso ad Idris. Così adesso, almeno due Pangborn occupavano impropriamente – Magnus, e a quanto pare Alec, non ne era troppo sicuro – l’Istituto.

Così il suo viaggio con Ragnor in Olanda si era trasformata in una scusa per Alec per conoscere chi lo aveva sostenuto e capire cosa fare con chi non l’aveva fatto e Rafael era capitato dritto nel mezzo. Alec contava di stare qualche giorno, che avevano valutato il loro bambino potesse perdere dalla Colonia estiva.

‘L’esilio dei miei genitori da bambino mi ha confinato praticamente dentro New York’ si era giustificato Alec, anche se lo aveva detto con una certa rigidezza.

Isabelle veniva per fare la guardia del corpo praticamente, assieme ad un altro giovane cacciatore fresco di Scholomance, non che Alec ne avesse bisogno.

“Tranquillo, fratellino” aveva sentito sussurrare proprio Isabelle ad Alec, prima di arruffare i capelli riccioli del suo nipotino. “Se abbiamo finito i saluti rituali” aveva detto spazientito Ragnor, attirando l’attenzione su di loro e sul portale scintillante davanti loro.

In realtà non era necessario che andasse Magnus, ma Catarina aveva chiesto di tenere d’occhio il loro amico, non aveva ancora accettato l’idea di lasciare da solo il loro verde amico, spaventata che potesse …be, ritrovarsi con un demone maggiore pronto a sfruttarlo. Inoltre, anche Magnus aveva sentito il suo comportamento cambiare quando aveva vagliato l’idea di dover incontrare Justine Vale.

E poi Magnus non era mai stato in Olanda – e ne era vagamente spaventato.

Aveva seguito il suo amico dentro il portale, affiancato al loro bambino e da suo marito, pronti ad apparire scintillanti ed assolutamente uniti, simbolo del futuro e di unione.
Isabelle ed il giovane Danny Graymark – mondano fresco di ascensione, qualche classe indietro rispetto al buon Simon.
Erano sbucati sull’ansa mattonata di un fiume, davanti quella che pareva una barchetta piuttosto diroccata, fissata con una catena di adamas scintillante alla banchina.
C’era scritto qualcosa sulla barca, una sorta di insegna: Gutta Cavat Lapidem.
“Piuttosto deludente” si era lasciato sfuggire Danny Graymark, prima di essere richiamato da Izzi, “Su, giovanotto traduci” lo aveva invitato.
La Gotta scava la lapide?” aveva provato quello, guadagnandosi un buffetto di rimprovero da parte di Isabel, “La Goccia. Daniel. Goccia. Non farmi pentire di averti promosso. La goccia scava la pietra” si era lamentato Ragnor.
“Comunque è un illusione” aveva stabilito Alec, aveva fatto qualche passo, scivolando dalla presa del suo bambino e tirando fuori lo stilo, che era scintillato nella sua mano quando aveva disegnato nell’aria la runa della rivelazione.
Al posto della barchetta, di cui era rimasta solo l’insegna, si era palesato davanti a loro un mostro, che sembrava somigliare ad una versione del famoso Catello Errante di Howl del film d’animazione, in versione barca e con tetti spioventi e pareti curve, tipiche dell’architettura Middle-europea[3]. Scintillava anche delle blasonature da una finestra, in campo nero, cucito in bianco appariva un fiumiciattolo ondulato, su un’ansa erano state cucite piccole goccioline. “Ogni volta che lo vedo è sempre più brutto” era stato l’aspro commento di Ragnor, mentre cedeva il passo ad Alec e la sua famiglia per proseguire sulla passerella.
Ad aspettarli sul ponte di legno lucidissimo c’erano tre persone.
Due erano una coppia di fratello-sorella, non potevano essere altrimenti, aveva pensato, erano ambedue sulla trentina, alti, affilati come coltelli, con occhi chiarissimi, pelli bianche seppellite da efelidi rosse sulle guance e capelli biondi.
Lei li portava ordinati in una crocchia severissima, indossava un abito nero, compreso da una maglia aderente e pantaloni in cuoi, i resti di un runa si intravedevano spuntare dal colletto a v. L’unico tocco di colore era dato da una giacca oro, che stonava molto con l’uniforme standard da cacciatrice; troppo elegante e forse inadatta ad una calda giornata di luglio. Suo fratello, con i capelli lunghi, raccolti in una mezza coda, indossava un abbigliamento più mondano, con una maglietta a righe e dei jeans a ginocchio, ciò che attirava di lui erano i calzettoni blu accesso, che arrivano a metà polpaccio, che spuntavano dalle scarpe di tele.
La terza della fila era una ragazzina sulla quindicina, che non aveva nulla a che fare con loro. Aveva occhi grandi e carini ed una zazzera di capelli rossi, non come quelli di Clary, ma più intensi e finti, di un rosso ciliegia, anche lei era pronta alla caccia, scintillava un pugnale angelico legato alla cinghia di una coscia.
“Oh, vi stavamo aspettando” aveva esclamato subito l’uomo in un inglese, ottimo, andando loro incontro, “È un piacere averla qui, Console” aveva detto rispettabile la donna. Prima che loro si presentassero per bene.
“Io sono Willem Zwartekust, il capo dell’Istituto” aveva detto subito, “La mia sorella Magriet” aveva presentato la bionda di ferro, “Mia cugina Ej[4] Townsend” aveva spiegato, “Benvenuti nell’Istituto di Amsterdam, speriamo lo possiate apprezzare” aveva detto Willem pieno di gioia, “Ne sono certo” aveva detto Alec, prima di presentare loro, non era necessario in fin dei conti, come aveva convenuto Magriet, tutti loro erano estremamente famosi.
Tranne il povero Danny Graymark che era stato comunque molto interessato alla conoscenza della giovane Ej. E Rafe ovviamente.
Willem li aveva invitati a seguirlo all’interno del mostro di pietra, mentre sua sorella aveva sciolto la catena di adamas per poter permettere alla barca di riprendere il fiume. “La gente pensa che siamo sempre fissi, ma in realtà siamo in continuo movimento. I canali di Amsterdam cambiano continuamente” aveva spiegato Willem con tranquillità, “Come le scale” aveva detto Danny, non ricevendo però nessun appiglio alla sua battuta, povero mondano di nascita, circondato da terribili Shadowhunter, Magnus aveva fatto verso di lui un sorriso di incoraggiamento. Ej aveva ridacchiato, stupendo non poco le stregone.

Varcato le soglie della barca era stato evidente che nonostante l’aspetto immenso che si vedeva da fuori l’interno era molto più grande, “Opera di un eccelso stregone” aveva valutato Ragnor. Lo spazio all’interno dell’istituto sembrava come un foglio di carta ripiegato, che da un momento all’altro dava l’idea di aprirsi in una tasca dimensionale creata apposta.
“Si. Credo si chiamasse Vaymar Houst, ma non ne sono sicuro, lo ha rimodernato ai tempi del matrimonio di Willem II ed Harriet Mary. Comunque stiamo organizzando un ottimo pranzo per voi, tutto l’istituto è andato in fermento” aveva spiegato Willem, “Quante persone lo abitano?” aveva chiesto Alec, “In totale siamo undici, otto Shadowhunter, due modani con la vista, che stavano valutando di ascendere, e mia moglie” aveva rivelato, “Lei è un’ondina” aveva aggiunto, facendo l’occhiolino sfacciato ad Alec.
Aveva avuto un tono caldo e Magnus aveva potuto percepire l’implicita riconoscenza nelle sue parole, Alec aveva sorriso. “Alla faccia della presunta penuria di nephilm” aveva commentato Izzy, “Amsterdam può essere impegnativa” aveva provato Magriet. Magnus probabilmente immaginava costa stesse balenando nella mente della sua cara cognata, a New York dopo la rivolta nell’Istituto erano praticamente in tre ed uno non poteva neanche uscire.
“Console Lightwood, vuole tutti i convenevoli del caso o desidera accomodarsi nello studio?” aveva chiesto Willem, Alec lo aveva guardato, per prima cosa aveva rivelato al capo dell’Istituto che poteva esser chiamato per nome.
“Inoltre: vorrei visitare l’Istituto, mi ha sempre incuriosito molto[5]” aveva detto professionale e serioso, sebbene Izzy alle sue spalle aveva ghignazzato con un certo divertimento; “Be, fratellino, lascio a te la Biblioteca, io credo di voler vedere l’armeria” aveva sorriso spigliata Izzy, Magriet aveva ricambiato lo sguardo, “Ne sarei onorata” le aveva risposto rigida. “Anche io prendo la biblioteca” aveva ceduto Magnus, Izzy si era chinata per prendere la mano di Rafael, “Ci scommetto che tu vuoi venire in armeria con me? Magari troviamo un bello stiletto per te” aveva detto con una punta di divertimento, “Si!” aveva detto suo figlio trionfante.

Magnus aveva mangiato all’istituto di New York, nelle cene importanti sì, anche in quello meno ma ormai erano i membri della sua famiglia, terribilmente chiassosa. Anche in quello di Londra era stato così, quando lo avevano retto Will e Tessa.
Ma l’ultima volta che aveva pranzato in un istituto che non era gestito da uno stretto amico, era stato un occasione ufficiale – e molto più popoloso di gente –  la Regina Vittoria era ancora Regina e gli Accordi erano appena abbozzati, Josiah Wayland comandava su Londra e un Morgenstern era Console.
Lui gli aveva invitati a cena e poi aveva buttato i piatti in cui avevano mangiato – ma aveva combatto al loro fianco e aveva voluto gli accordi, o almeno ci aveva provato.
Quel pranzo, in Olanda, però era completamente diverso, per quanto fosse affollata la sala principale. Intorno ad una lunga tavolata erano sistemati in sedici, la tavola era imbandita di stuzzichini e piatti tipici della cucina olandese – e qualcosa di più cosmopolita.
Alec era stato completamente assorbito da Willem che continuava ad illustrare proposte e difese contro la situazione della Coorte e di tanto in tanto faceva scivolare il nome Pangborn nel discorso. Rafael stava versando un po’ della sua zuppa, nel bicchiere di una deliziosa bambina sua coetanea, con cui aveva fatto amicizia – era la figlia di Magriat. Ragnor stava facendo lo splendido con la donna mondana, sulla quarantina, piacente e con una risata fresca. Izzy si intratteneva un po’ con Magriet, ancora tutta rigida e con la giacca d’oro ed un po’ con Isolde, l’Odina, che era svestita, coperta, parzialmente, solo della pelle della sua foca, ma che pareva del tutto indifferente alla sua nudità. Ma sarebbe stato più corretto dire che tutta la tavolata fosse avvolta in fitte conversazioni.

Magnus sedeva accanto a suo marito, troppo lontano da suo figlio e vicino ad una vecchia signora tutta ingrigita, ma con un sorriso ancora dolce, con il collo calante e le mani macchiate dalla vecchiaia, su cui si vedevano ancora i segni delle rune. Capelli canuti raccolti in una treccia pesante, che scendeva sulla sua spalla.
La chiamavano tutti Grootmoeder, nonna, compreso il ragazzo mondano che sedeva dal lato opposto rispetto Magnus. “Prendi dei Rijistaffel!” lo aveva invitato Grootmoeder, indicando una pietanza che lo stregone conosceva bene e che non mangiava da secoli, senza eufemismo “Fidati di me è molto buono” aveva detto imperiosa, in un ottimo inglese.
“Grootmoeder credo che lui lo sappia” il ragazzo mondano, che poteva essere sulla ventina scarsa, per essere buoni, lo aveva detto a denti stretti verso l’anziana. Aveva parlato in olandese, ma Magnus si era trovato sorpreso nel constatare che la ricordava ancora come lingua, nonostante tutto. “Si, signora, sono originario di Jakarta, quando ancora si chiamava Batavia” aveva raccontato.
I Rijistaffel erano un piatto indonesiano che l’Olanda aveva fatto piatto tipico durante gli anni del colonialismo – e che paradossalmente in quei tempi non si faceva più in Indonesia. “Mia madre lo preparava” aveva detto languido lasciandosi coccolare da quei pochi ricordi felici annegati dall’angoscia di ciò che era venuto. “Capisci l’Olandese” aveva esclamato il mondano, “Lo sono, tecnicamente” aveva provato Magnus, “Come stregone non è che abbia esattamente una patria, ho vissuto in lungo ed in largo ed in certi posti molto più di quanto io abbia vissuto in Indonesia[6]” aveva raccontato. “Quando sei nato però l’Indonesia era olandese!” aveva valutato il ragazzo – Magnus l’aveva praticamente ammesso prima, “Se vai a guardare bene, l’indipendenza è avvenuta meno di cento anni fa” aveva detto dall’altro lato del tavolo un altro shadowhunter, prima di riprendere interesse in quello che stava dicendo Magriet.
“Comunque i Rijistaffel olandesi sono diversi da quelli indonesiano, per via degli ingredienti” aveva spiegato il ragazzo; “Non essere fastidioso, Heinrich” lo aveva rimproverato Grootmoeder, “Mangia lo Zuurkool” aveva impartito la donna, passandoli sotto il naso un bel panino croccante con crauti, carne e salse di dubbio gusto. Magnus aveva preso sia quel piatto, sia i rijistaffel, una serie di piatti che aveva il riso alla sua base, combinato con altre pietanze. Aveva preso pollo, le uova, le verdure saltate, quelle con la salsa, godendosi per un momento il desiderio di ritrovare gusto della sua infanzia, prima dei suoi occhi, prima di scoprire la sua natura.
Aveva scoperto con orrore che Heinrich aveva ragione: non avevano lo stesso sapore.

 

In mattinata avevano visitato la biblioteca, era davvero la più vasta all’interno di un istituto, non superava quella di Idris, o dei Fratelli Silenti – o qualsiasi del Labirinto a Spirale – ma era sicuramente notevole, sia per essere su una barca, sia per essere un istituto. Più grande e fornita di quella di New York, Londra e Los Angeles. Nel pomeriggio dopo il pranzo avevano visto l’armeria di cui Izzy aveva tessuto abbastanza lodi, la stanza dell’allenamento, le camerate, anche l’infermeria, prima che Willem li conducesse nello studio del capo dell’istituto.
Magnus non aveva idea in che punto fossero della struttura, ma dall’ufficio di Zwartekust, piccolo ed affollato di chincaglierie (riconosceva anche più di una scatola per demoni impilate a fortuna) – appariva una finestrella che dava sul canale e su una riva attraversata da studenti e casette a punta, degna immagine di un pittore delle fiandre.
Nella stanza erano stati presenti in sei, Willem, la sua rigida sorella, la sua moglie ancora nuda, con gli occhi allungati e la carnagione di rame, lui, Alec ed Izzy.

“Prima di parlare di Pangborn, mio marito avrebbe una richiesta” aveva ammesso Alec con un tono austero, distinto. “Certamente” aveva risposto Willem sulla fiducia, mentre intrecciava le dita sul suo scrittoio, era di legno pregiato ed era opera d’antiquariato. “Avrei necessità di parlare con la somma stregona di Leiden, Justine Vale” aveva riportato, onestamente non aveva bisogno del permesso degli Shadowhunters per parlare con lei, ma visto quanto criptico era stato Ragnor riferendosi alla donna e non sapendo che rapporti intercorressero tra essa e l’istituto di Amsterdam, non era saggio che il marito del Console andasse ad incontrare una strega problematica. Pensò che Alec volesse anche saggiare l’idea che avevano i cacciatori di lei, per vedere se davvero fosse una buona candidata.
Willem aveva annuito, “Certo, Justine non è la persona più disponibile del mondo, però non dovrebbe essere un problema” aveva aggiunto, “Il problema è che sembra terribilmente indaffarata sempre” aveva detto Magriet, “Leiden non ha un istituto, ma in compenso, ha un mucchio di studentelli universitari pronti a fare cose stupide con la magia nera” aveva aggiunto con una dose di fastidio.
Isolde aveva allungato una mano, aveva unghia smaltate color perla, ed aveva posato la mano sull’avambraccio di suo marito, sull’anulare scintillava un anello d’oro su cui era incisa la runa del matrimonio; “Avverti Bo, potrebbe fargli avere un appuntamento anche domani. Stiamo parlando del meraviglioso Magnus Bane” aveva detto. Come gran parte delle fey la voce di Isolde era incredibilmente musicale e dopo tutto il tempo speso negli ultimi giorni ad esser definito Appendice, era contento di avere un po’ di riconoscimento.
“Mando subito un messaggio di fuoco” aveva implicitamente concordato Willem, prima di spiegare loro che Bo era il suo stregone di fiducia.
“Adesso parliamo di Gerjen ed Ibe Pangborn” aveva detto inflessibile Magrit, “Si, ditemi di loro, la vostra impressione” aveva concordato Alec. “Tipo se somigliano ai cari cugini” aveva aggiunto Izzy, con un tono un po’ caustico, ricordando i due alleati di Valentine.
“Ibe ha solo quattordici anni” aveva rimarcato Isolde, “Poco più piccolo di Ej” aveva aggiunto. “Sì” aveva concordato spento Willem, “A quell’età qualcuno non è irreprensibilmente rovinato, lo so. Ibe non è un problema, ma suo cugino Gerjen si, che di anni ne ha venticinque” aveva spiegato, “Solo una settimana fa ha trucidato un gruppo di vampiri, asserendo che avevano infranto il codice, a Leiden. Ho avuto missive di nascosti che spergiuravano il contrario, perfino Lupi Mannari che sono venuti a difendere i vampiri” aveva raccontato, “Mi hanno detto che la capo clan è stata legata ad un palo, poco prima dell’alba e lasciata bruciare” aveva detto carico di rabbia.
Anche Magnus l’aveva percepita dentro di sé, quel disgusto bruciante.
“Il mondo dei cacciatori sta affrontando una crisi senza precedenti nella loro storia, la Coorte ne ha approfittato per diffondere la paura, i Pangborn per dare sfogo alle loro ideologie distorte” aveva spiegato Magriet. “Il Console forse avrebbe dovuto essere aggiornato un po’ prima. Alec non è come tutti gli altri, lui ci tiene, ci tiene davvero” era intervenuta Isabelle, prima che Magnus potesse parlare.
I Zwartekust avevano fatto passare la diatriba con i Pangborn solo legale, questo sembrava molto più grave. “Non volevamo allarmare la situazione ora, visto lo stato precario delle cose” aveva provato Willem, ma era stato scavalcato da sua sorella, “Pensavamo di risolvere il problema noi, in vero. Avremmo raccolto tutte le prove e messo Gerjen in una cella nella Città Silente e rimesso alla giustizia. Riguardo ad Ike …” aveva fatto una pausa.
“Ma senza prove non avremmo mai agito” aveva confermato Willem.

 

In un pomeriggio Magnus, suo marito e suo figlio avevano girato il museo di Van Gog, la città ed anche il Rijikmuseum, il cuore e la memoria dell’Olanda intera, racconto del secolo d’oro. Una parte della storia che gli era ignota e di cui ora cercava conferme. Suo figlio, nonostante la giovane età ne era stato entusiasta. Purtroppo, la contentezza di quest’ultimo era stata smorzata dall’espressione cupe dei suoi genitori.
Sia Alec sia Magnus avevano la mente occupata dal medesimo pensiero: i Pangborn.
Anche la stupida missione di ricerca del candidato per il ruolo di Cancelliere sembrava insulso a confronto.
Rafael si era fermato davanti al famoso dipinto: La Pesca delle Anime di Adrian van de Venne, lo aveva rimirato con l’innocenza di cui solo un bambino poteva fregiarsi, perso nei colori accesi e nella morbidezza delle figure, assolutamente ignorante dei messaggi politici e sociali nascosti nell’opera. “Mi piace” aveva sentenziato con l’assoluta certezza che poteva appartenere solo ad un ragazzino, “Vogli imparare a dipingere. La signorina Vera dice che non sono portato, ma non mi interessa” aveva aggiunto con sicurezza.
Magnus aveva sorriso verso di lui, “Sei un Lightwood-Bane, puoi fare tutto quello che vuoi, senza che nessuno ti limiti” aveva detto Alec, mettendoli le mani sulle spalle.
“Clary e Jocelyn possono darti ottime dritte” aveva aggiunto Magnus. “Posso dipingere ed essere un cacciatore?” aveva chiesto con innocenza, “Tutto quello che vuoi” aveva ripetuto Alec.
Rafael li aveva guardati, poi aveva sorriso fiducioso delle parole dei suoi padri.

Avevano incontrato Izzy per la cena, alterata e ridente, appesa al braccio di un Danny piuttosto imbarazzato ed in compagnia anche di Ej ed Henrich, più in disparte e tranquilli.
La giovane Shadowhunter gli aveva portati a cenare in un localino gestito da una compagnia piuttosto pittoresca di Fey.
Uno di questi, un giovane satiro sfacciato, che si era mangiato gli occhi entrambi i fratelli Lightwood, che non aveva tubato poi molto Magnus, sicuro senza ombra di dubbio dell’amore di suo marito per lui – ed un po’ più preoccupato per il povero Simon Lovelace, distante.
Comunque tutte le attenzioni del giovane cameriere fey erano state attirate da Rafael che aveva cominciato a fargli un mucchio di domande. Quando lo avevano preso con loro, era un ragazzino taciturno, segnato dalla guerra, ma in poco tempo aveva schiuso il suo cuore in favore di una certa loquacità adorabile.

“Anche qui fanno i Rijistaffel, ne hanno almeno quaranta versioni” aveva detto Henrich, “Si, ma fanno meglio i bagel; in particolare quello con il salmone crudo” aveva dichiarato Ej, “Sono sicura ci mettano dentro della magia nera per indurre dipendenza – tipo quel vampiro a Los Angeles” aveva aggiunto.
Magnus aveva preso i bagel, con il pane aromatizzato al pomodoro, insalata, maionese, crauti e carne, per non rimanere ancora una volta deluso dai rijistaffel, ancora, suo figlio e suo marito non lo avevano imitato.
“Adoro questo cibo” aveva dichiarato Rafael con assoluta certezza, mentre inghiottiva una generosa manciata di riso con del maiale, grondante di salsa.
Magnus si era trattenuto dal fare commenti, specie perché Alec sembrava condividere la sua opinione, “Sì, si dovremmo trovare un posto che li fa anche a New York” aveva constatato. “Quindi Henrich, vorresti ascendere?” aveva domandato Izzy, rivolgendosi al mondano con la vista, con riccioli carini e le fossette.
“Be, in realtà sono un po’ spaventato dall’idea di bere nella coppa mortale, dicono che può ucciderti e che il primo marchio può essere dolorosissimo” aveva confessato lui, cotto un po’ di imbarazzo. Magnus, Alec ed Izzy avevano avuto un momento di silenzio, avendo entrambi conosciuto e visto situazioni descritte dal giovane mondano.
“Sciocchezze. Henrich sarebbe un cacciatore perfetto!” aveva dichiarato Ej con sicurezza, ridendo, mentre prendeva un generoso sorso di birra. “Ma sai come sono: non mi piace l’idea di avere qualcosa permanentemente addosso, rune o tatuaggi” aveva dichiarato quello, mentre mangiava delle patatine fritte; “Però è ormai un anno e mezzo che Willem, Magrit e Dave mi addestrano come se dovessi diventare un cacciatore e Grootmoder mi sta insegnando tutte le regole e la storia. Quindi sì, sono terrorizzato ma vorrei essere un cacciatore” aveva raccontato Henrich.
“Come mondano la mia vita faceva piuttosto schifo, metà del tempo la passavo cercando di convincere la gente che non ero pazzo” aveva aggiunto.
“Alla coorte è rimasto solo uno degli strumenti mortali, quindi se vorrai, a New York, c’è una coppa che ti aspetta” aveva confermato Alec con assoluta tranquillità.

Henrich aveva sorriso.

La stanza in cui Rafael era stato sistemato era diversa dalla loro ma era comunicante tramite una porta. Non erano male i loro alloggi, piccini, pieni di cianfrusaglie e quadri di barche.
“Non ho un inquisitore” aveva valutato Alec, “Avevo pensato di offrire la posizione a Julian Blackthorne, ma è ancora troppo giovane” aveva detto suo marito, sfilandosi gli stivaletti ed accomodandosi sul letto a due piazze che avevano avuto.
Dalla loro stanza non avevano finestre, ma avevano, appunto, innumerevoli quadri di barche e rune dipinte d’oro sulle pareti.
“Cosa dobbiamo fare con i Pangborn, portarli entrambi con noi a New York?” aveva chiesto poi calmo, “Perché ora come ora solo pensare a loro mi monta la rabbia” aveva dichiarato.
“Giustizia Alec. Ti occuperai di questo” aveva detto Magnus, accomodandosi al suo fianco e posando la fronte su quella del marito, “Ho intenzione di darti una mano” aveva aggiunto.
“No, occupati della stregona di Leiden; la fine di luglio è vicina. Ho parlato con lo stenografo del Consiglio, Antonius Vir annuncerà le sue dimissioni e già due membri del Consiglio sono intenzionati a presentarsi” gli aveva ripetuto.
Magnus aveva annuito, “I candidati comunque sono Filipe Mar ed Eleonora Pera” aveva confessato Alec, “Non ero sicuro di avertelo detto” aveva aggiunto Alec. “No, sono solo sorpreso non sia Amir Khan” aveva ponderato alla fine.
“Non mi piace Filipe” aveva detto poi Magnus, “Nonostante fosse uno stregone, per un secolo buono si è finito un inquisitore. Lui diceva per spiare quei mondani esaltati, ma secondo me lo faceva per tenersi al sicuro” aveva dichiarato.
Il tempo in cui essere nascosto aveva più problemi con gli umani che con gli shadowhunters quasi. Per tutta la vita avevano cercato di far sentire Magnus di troppo, non che ci fossero mai riusciti, per davvero, ma era bello avere un posto dove non lo era, per nessuna ragione. Anche se era una piccola stanzina in una barca improbabile.
“Ed Eleonora Pera?” aveva chiesto Alec.
“A nessuno piace Eleonora, incluso sé stessa. Non è cattiva, anzi, è venuta al rinnovo della firma degli accordi per sette volte. Ma … è arrabbiata” aveva confidato, “Lei è sempre adirata, come se si fosse dimenticata come essere felice” aveva raccontato, con un certo disagio, non sapendo spiegarlo neanche bene. “In realtà non credo che lei sarebbe una cattiva Cancelliera, se le cose non stessero cambiando” aveva detto, “Ma qui, il mondo, la stessa concezione del mondo, sta mutando e lo farà per sempre e noi … stregoni siamo abbastanza imperituri” aveva aggiunto.
“A me tu sembri molto favorevole ai mutamenti” aveva considerato Alec, “Be, dopo tutto questo tempo Alexander, dovrei sentirmi offeso, dal fatto che tu non abbia capito che non c’è nessuno come me” aveva scherzato, dando un poderoso bacio a suo marito.
“Posso assicurarti di esserne assolutamente consapevole” aveva concesso Alec, sporgendosi di nuovo per unire le loro labbra.
Magnus aveva guardato suo marito, accarezzando il suo viso, sfiorando con il pollice le labbra dell’uomo, “Alexander, quando torneremo a casa ti preparerò dei Rijistaffel veri, indonesiani, come non se ne fanno più oggi” aveva dichiarato.
Quello aveva battuto gli occhi blu con una certa perplessità, “Ammetto che non era l’uscita che mi aspettavo” aveva valutato. “Averli mangiati oggi mi ha ricordato quelli che preparava mia madre, erano quattro cento anni che … Non tutto di quel periodo è per me doloroso, nel senso, lo è, ma alcune cose sono anche ricche di nostalgia” aveva fatto una pausa, “E sentire Rafael apprezzarli così tanto” aveva aggiunto.
Alec aveva annuito, “Allora non vedo l’ora di essere a casa per mangiarli. Possiamo prepararli insieme” aveva ammesso, dandoli un altro bacio, “E se vuoi quando ci saremo sbarazzati della Coorte o almeno riorganizzato bene questo folle mondo potremmo fare anche un giro all’Istituto di Jakarta” aveva proposto.












https://www.facebook.com/photo?fbid=10222180862343658&set=pcb.10222180862583664   (Enrich)

https://www.facebook.com/photo/?fbid=10222180857143528&set=pcb.10222180862583664  (Isolde/Willem)


[1] Cit.- T. Hood

[2] Lett: Nera Riva in Olandese. La famiglia Shadowhunter in questione è stata inventata da me, ma il loro istituto no, sobsob.

[3] Nel libro del Bianco, viene detto che l’Istituto di Amsterdam è su una barca in un canale, girovagando su internet ho trovato gente che trovava difficile la cosa, perché i canali in Olanda non sono abbastanza spaziosi (io sono stata solo a Leiden ed Utrecht, quindi non so come sia ad Amsterdam nello specifico) e sono cambiati molteplici volte nel corso dei secoli. Quindi ho optato per un compromesso: L’istituto è progettato con architettura inter-dimensionale da Stregone (un po’ alla ChiaroDiLuna dell’Attraversaspecchi) e che si sposta per i canali.

[4] Tecnicamente in Olandese EJ (che vi dico essere un diminutivo) si pronuncia, secondo google traduttore, Ei-Ei e bho mi faceva ridere. In questo mondo meravigliso Magnus realizza che il nome è EJ perché conosce l’Olandese … o per ragioni.

[5] Nel libro del Bianco, Alec ammette che l’Istituto di Amsterdam è uno di quelli a cui è più interessato.

[6] Non credo che Magnus sia una persona che si vergogna delle sue origini, però ecco non splitta argomenti a caso, così alla fine ho pensato di rivelare qualcosa senza però dire tutto. Probabilmente tempo altri due minuti ed avrebbe detto anche di essere creolo.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: RLandH