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Autore: BabaYagaIsBack    11/02/2021    0 recensioni
Vol. 2
In un corridoio d'ospedale, con il cuore incapace di placarsi, Jay si rende conto di come sia facile incasinare tutto. Mentre si aggrappa con ferocia alla speranza comprende che a Jace è bastato partire, a Seth confessarle il suo amore e a lei lasciare un messaggio in segreteria. Nulla più. I sensi di colpa allora iniziano a lambirle le caviglie, ancorandosi nella carne dei polpacci, e d'improvviso si scopre incapace d'affrontare ciò che le si prospetta davanti.
Impaurita e confusa, Jay arranca tra i rapporti logorati dalle sciocchezze tenute segrete. Fugge senza meta da coloro che fino a quel momento aveva creduto di non poter perdere, obbligandoli infine a levarsi le maschere - da quelle più sottili a quelle più pesanti.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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Chapter Three
§ The one to blame §

 

"So I'll hold my breath in the mean time
I'm falling apart on the inside, yeah
Hurry up and wait
It's a long way down"

 

Bones, Mod Sun

 

Jace mi passa un bicchierino di plastica. Lo fa senza guardarmi e aggiungendo: «Bevi, ti toglie l'amaro dalla bocca.» Ed io ubbidisco al pari di un automa. Nemmeno mi pongo il problema di cosa mi abbia dato, non mi interessa - esattamente come non m'importa pulirmi la bocca dal sapore rancido del vomito, dopotutto si tratta delle mie colpe, dell'ansia che mi ha logorata. E' giusto che stia lì, che mi riempia la cavità orale, ma mio fratello non è d'accordo, anzi, non può capirlo, per questo cerca di aiutarmi.
Osservo l'intruglio, lascio che mi scaldi le mani e intanto ne aspiro il profumo: tè caldo. Al limone, per quel che riesco a capire.

Mi mordo il labbro e il taglio di prima pizzica, forse suggerendomi di tacere, di non fare domande, ma come al solito non riesco a tenere a freno la lingua.
«Seth?» chiedo in un sussurro, intimidita.

Mio fratello sospira, si lascia cadere nello spazio accanto a me e poi si porta le mani dietro la nuca, tendendo i muscoli intorpiditi.
«Gli ho detto di tornare a casa.»
Trattengo a stento una risata nervosa. Mi pare una cosa così ridicola, impossibile; mi fa strano pensare che se ne sia potuto andare senza sapere le reali condizioni di Charlie, senza averlo visto, avergli parlato o... senza avermi cercata - però fino a prova contraria non è qui, per questo mi lascio sfuggire un'altra domanda.
«E lo ha fatto davvero?»

Jace sbuffa ancora, sembra stanco di doversi occupare e preoccupare di me. Improvvisamente mi pare di essere un peso per lui. Sono il prurito che non riesce a grattarsi, il sassolino che non può togliersi dalla scarpa - ed è la prima volta che mi fa sentire di troppo, anche se non riesco a capire se sia solo una mia impressione o la realtà.

Si passa le mani in viso, strofinando gli occhi.
«Non lo so. Non credo, però.»
«Okay, ma-» Mi interrompe.
«Jay, basta.» Quando i nostri sguardi si incontrano scopro nel suo un'insofferenza palpabile. E' stanco e nervoso. E vorrebbe che l'ultimo dei suoi problemi fossi io. «E' stata una nottata pesante. Io... sono distrutto, davvero» continua, gonfiandosi il petto e allontanando gli occhi, quasi gli stia costando troppa fatica guardarmi in faccia: «Voglio solo sapere come sta Charlie, capire se posso vederlo e chiedergli cosa cazzo è successo. Basta. So che Seth è a pezzi quanto me, credimi, ne ho la certezza più assoluta, però... non posso occuparmi anche di lui e delle sue stronzate.»
Sento le lacrime tornare a minacciare la sclera, così anche io distolgo lo sguardo dal suo viso, tornando a fissare il tè.
Non so cosa pensare, forse nemmeno voglio farlo, eppure mi è impossibile non chiedermi dove sia e cosa stia facendo Morgenstern ora - ma soprattutto perché abbia ceduto alla richiesta di mio fratello. Che Jace gliel'abbia chiesto con la stessa rabbia che gli ho visto reprime al The Elder and the Moon? No, non penso - non lo avrebbe mai fatto viste le circostante. Inoltre, prima, in un corridoio così simile a questo seppur meno affollato, li ho visti abbracciarsi, si sono stretti l'un l'altro e hanno gioito insieme come sempre, ebbri di un sollievo che io ho condiviso con me stessa e nessun altro, seppur mi sarebbe piaciuto - così allungo una mano, cerco quella di lui. Trovo il dorso da qualche parte nei pressi della coscia e allora, un po' titubante, l'afferro intrecciando le dita con quelle di lui. Mi ci vogliono pochi secondi per stringerle sempre più forte, tanto d'arrivare a chiedermi se i nostri palmi possano fondersi insieme. Sono qui, che mi aggrappo a lui per chissà quale motivo e poi, senza preavviso, Jace mi tira a sé, mi costringe nell'abbraccio che ci siamo negati per orgoglio, paura e chi può dire quali altri motivi - perché prima di me ha dovuto consolare Molly, poi esultare con Morgenstern e infine... non ne ho idea.
Nel muovermi malamente verso di sé, mio fratello fa straripare un po' di tè dai bordi del bicchierino che sorreggo. Il contenuto scivola bollente sulle mie falangi, finendo col gocciolare a terra e formare tante piccole chiazze ambrate - eppure non me ne curo, esattamente come per tante altre cose. Tutto ciò che in questo frangente riesco a realizzare è il profumo di JJ, il calore del suo petto, il modo in cui la mia fronte gli si incastra alla perfezione tra il collo e la spalla.

«Inoltre,» sussurra: «ho bisogno di stare un po' con te, ora.» Sento il viso di lui poggiarsi accanto alla testa, cerca di sprofondare nei miei capelli, di nascondersi in qualche modo dal resto del mondo - e lì, in quello che pare diventare l'unico rifugio sicuro per lui, odo il suo respiro farsi greve. Il torace di Jace si gonfia a ridosso del mio e la lieve vibrazione che ne segue mi fa capire per quale ragione si stia celando da tutto ciò che ci circonda.

Non avrei mai immaginato le sue lacrime così calde.
Mentre mi bagnano i capelli e inumidiscono la pelle che vi sta sotto, mi pare di sentirle bruciare più del tè che mi si è rovesciato addosso. Scottano, feriscono, fanno male. Piano piano erodono il corpo per cadere a pioggia sull'anima, su quella cosina tremante e rannicchiata che mi grida di essere una persona orribile. E non nego che vorrei nuovamente vomitare fuori quel poco che mi resta nelle viscere. Vorrei liberarmi dello schifo che mi rendo conto starle accanto, danzandole attorno e puntandole il dito contro - perché ho fatto del male a tutti, dal primo all'ultimo. 

E nessuno di loro se lo merita.

Charlie in primo luogo.
Perché anche se l'ho odiato, inveendogli contro per avermi abbandonata, non era questo che volevo gli accadesse. Nemmeno nelle situazioni peggiori gli avrei augurato qualcosa di così terribile.

Neanche Jace, con cui ho litigato per mesi, alternando silenzi a litigi, si sarebbe meritato di soffrire in questa maniera. Lui, che ha solo cercato di proteggermi, è finito nel mezzo di questa storia, dei miei sbagli e dei miei capricci. Se sapesse la verità, se conoscesse tutte le dinamiche che ci hanno condotti qui, probabilmente mi odierebbe - e non lo biasimerei -, così mi stringo con più forza al suo petto, mi schiaccio quasi potessimo diventare un tutt'uno.

«E' passato, JJ, okay? Va... va tutto bene ora. Presto potremmo vederlo, parlargli, abbracciarlo fino a stritolarlo e... starà bene, ne sono sicura.» Mio fratello tenta malamente di trattenere una risata nervosa, con la mano libera mi afferra la nuca, poi dopo qualche secondo inizia ad accarezzarmi i capelli.
Nonostante sia lui quello che sta crollando, ormai logorato sino alle ossa dalla tensione, Jace continua imperterrito, e forse involontariamente, a voler consolare e proteggere me. Qualsiasi tentativo io faccia per invertire i ruoli, lui lo manipola, tornando ad avere il controllo - ma in questo momento, per la prima volta, nessuno dei due pare realmente consolabile.


 
   
 
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