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Autore: Bluemoon Desire    11/02/2021    0 recensioni
[L\\\'Allieva]
[L\'Allieva]SEQUEL DI "PAURA D'AMARE"
La storia si colloca idealmente durante gli eventi dell'attuale terza stagione della fiction RAI.
E' trascorso un anno.
Molte cose sono cambiate dentro e fuori dall'Istituto di Medicina Legale di Roma.
Malcomess è andato in pensione e al suo posto è arrivata una "Suprema" di tutto rispetto, gli ex specializzandi sono ormai medici legali a tutti gli effetti, Alice e Claudio fanno ufficialmente coppia fissa e una bimba meravigliosa è arrivata a rallegrare (e tormentare) le giornate di Alice e della sua famiglia allargata.
Insomma, tutto sembra filare per il verso giusto. Ma il passato non sembra voler mollare la presa. Il ricordo del rapimento continua a tormentare Alice, e una nuova indagine finirà per riaprire quella ferita mai risanata, spingendola ad affrontare i suoi demoni interiori...
ATTENZIONE: La storyline e la caratterizzazione dei personaggi prendono spunto sia dalla fiction che dai romanzi di Alessia Gazzola.
Genere: Commedia, Drammatico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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                                                        CAPITOLO SESTO 
                        
                                                        "PEZZI D'ANIMA" 



"Noi che abbiamo l'anima
moriremo più spesso."


— Emily Dickinson
 
L'ennesimo brivido gelido le percorse la schiena facendola sussultare.
Il rumore dei denti, che battevano incessantemente gli uni contro gli altri, sembrava quasi riecheggiare nel silenzio circostante, mentre sentiva la testa farsi sempre più pesante sul collo, tanto da renderle quasi impossibile mantenerla sollevata.
Uno spiacevole sapore ramato di sangue in bocca le fece storcere le labbra in una smorfia di puro disgusto, la nausea già pronta a risalirle in gola. Avrebbe tanto voluto chiudere gli occhi e abbandonarsi, ma sapeva che se lo avesse fatto, non sarebbe più riuscita a tornare indietro. Qualcosa attirò all'improvviso la sua attenzione.
Un movimento quasi impercettibile, come un leggero fruscio.
Poi la vide, proprio davanti a lei.
Una figura indistinta, slanciata ed imponente, stagliata lì nell'oscurità...non riusciva a scorgerne i dettagli, eppure le trasmetteva una stranissima sensazione di inquietante familiarità. Avvertiva chiaramente la sua presenza, quello sguardo invisibile fisso su di lei, così fastidioso ed insistente, e quel respiro ansante che risuonava angoscioso tra i suoi pensieri, accompagnando ogni singolo battito del suo cuore. Perché non le parlava?
Che cosa voleva da lei?

 
"ALICE!"
 
Con un brusco sussulto, che quasi le costò un indecoroso capitombolo giù dal letto, Alice riaprì di colpo gli occhi. 
Il cuore le batteva all'impazzata e a stento riusciva a respirare, tanto era pesante il magone che gravava come un macigno sopra il suo petto. Angosciata, sollevò la testa dal cuscino gettando un'occhiata attorno a sé per assicurarsi di essere davvero al sicuro.
La stanza era ancora immersa in una leggera penombra, ma riuscì ugualmente ad intravedere la camicia a righe di Claudio riposta con ordine sullo schienale della sedia, e i suoi vestiti ammucchiati disordinatamente sulla poltrona accanto al comodino, lì dove lei li aveva abbandonati la notte prima.

Con un sospiro di sollievo, ricadde all'indietro contro il materasso.
Ancora una volta era riuscita a fuggire da quell'incubo.
Ormai non faceva altro che ritrovarsi in quello scantinato buio, notte dopo notte...non poteva continuare così, quella situazione stava diventando davvero insostenibile! Trascinandosi a forza fuori dal letto, si avvolse nella camicia di Claudio e uscì in fretta dalla stanza, dirigendosi a piedi scalzi verso la cucina.

Era convinta che fosse stato Claudio a richiamarla a gran voce poco prima, ma una volta lì, si accorse che di lui non v'era alcuna traccia.
Al contrario, suo fratello Giacomo sembrava alquanto indaffarato dietro i fornelli, mentre in sottofondo il giornalista del TG Regionale riepilogava i fatti di cronaca del mattino. Era lì soltanto da qualche giorno, ma già sembrava essersi ambientato perfettamente in quella nuova realtà.
 
"Buongiorno, cognatina!"  la accolse sorridente, avvicinandosi di un passo per baciarle affettuosamente la guancia "Perdonami se prima ho alzato un po' la voce, ma visto l'orario pensavo che non avessi sentito la sveglia..."
 
Alice accennò un sorriso un po' insonnolito, prendendo posto dietro il bancone della cucina.

"Non preoccuparti, hai fatto bene a chiamarmi!"  lo rassicurò con una lenta scrollata del capo, fissando distrattamente le immagini che scorrevano alla tv "Tra l'altro, ieri sera avevo anche dimenticato di metterla la sveglia, perciò..."

Giacomo le scoccò un'occhiata sospettosa.
 
"Nottataccia?" domandò poi con fare indagatore, riempiendo mezza tazzina con del caffè fumante appena preparato, appoggiandola davanti a lei sul tavolo.
 
"Più o meno" rispose mestamente Alice, afferrando a due mani la tazzina calda per scaldarsi un poco i palmi gelidi. Faceva particolarmente freddo quella mattina. O forse era soltanto colpa di quel maledetto incubo. Ogni volta che riapriva gli occhi, era come se quel gelo le rimanesse impresso dentro, nelle ossa. "A proposito...tuo fratello che fine ha fatto?" chiese poi rivolta a Giacomo, recuperando improvvisamente un pizzico di lucidità.
 
"E chi lo sa..." fece Giacomo con un'alzata di spalle, addentando con gusto una fetta biscottata condita con un po' di marmellata scura, per poi accompagnare al boccone un generoso sorso di cappuccino di soia "...mi ha detto solo di riferirti che doveva recarsi in un posto per seguire una pista e che ti aspetta in Istituto. Lo sai com'è fatto mio fratello, no? Una Sfinge!"
 
Alice annuì con evidente rassegnazione.
 
"So bene com'è fatto...eccome se lo so..." mormorò sottovoce, ripensando inevitabilmente a tutte quelle volte in cui si era ritrovata con l'angoscia nel cuore, a domandarsi se e quando Claudio sarebbe riuscito ad aprirsi con lei.
 
"Ehi, guarda che non devi prenderla sul personale" cercò di consolarla Giacomo, sedendo al suo fianco "Mio fratello è sempre stato un tipo molto chiuso ed introverso, anche da ragazzino...lo trascinavo spesso in giro con i miei amici per cercare di smuoverlo un po' dalla solita routine, ma senza grandi risultati. Era una cosa che faceva incazzare tantissimo mio padre..."
 
"Claudio non parla mai dei vostri genitori, so soltanto che sono morti anni fa in un brutto incidente d'auto...quando lui ancora frequentava l'università..."
 
"Sì, esatto" confermò Giacomo, e sul suo sguardo prima luminoso sembrò calare un velo di opaca e melanconica tristezza che fece rimpiangere ad Alice di aver anche solo accennato a quella storia "Stavano tornando da un weekend fuori città quando un tir ha perso il controllo in autostrada e ha centrato in pieno il guardrail, invadendo la loro corsia. Morti entrambi sul colpo. Claudio non l'ha mai superata. All'inizio ero convinto che il senso di colpa lo avrebbe distrutto..."
 
Cercando di non dare troppo nell'occhio, Alice si asciugò in fretta le guance bagnate di lacrime con il dorso della mano.
 
"...senso di colpa per che cosa?" domandò poi, confusa dalle sue parole.
 
"Sarebbe dovuto partire anche lui con loro, ma non lo fece" spiegò Giacomo con un sospiro, girando e rigirando distrattamente la tazza ormai vuota tra le dita "Mio padre voleva costringerlo a partire, ma Claudio si impuntò perché voleva assolutamente rimanere a casa a studiare per un esame importante. E dopo tanto discutere, riuscì a spuntarla...soprattutto grazie all'intercessione di mia madre. Era sempre lei a far da paciere tra tutti in casa! Lui e il vecchio litigarono duramente la mattina della partenza, perché mio padre pensava che Claudio stesse sprecando la sua vita dietro i libri invece di occuparsi di cose più utili...come la sua officina, per esempio. Non ha mai accettato che entrambi i suoi figli rifiutassero di seguire la sua strada. Io dopo un po' me ne sono fatto una ragione, ma Claudio...lui non lo ammetterà mai, ma soffriva per quel disprezzo. Mio padre non era cattivo...apparteneva ad una diversa generazione. Per lui ogni tipo di lavoro intellettuale equivaleva ad uno spreco di forza lavoro...ci voleva bene, ma non riusciva a capirci."
 
"E' per questo che Claudio non è potuto partire per il Canada?" domandò a quel punto Alice, ripescando improvvisamente dalla memoria quel piccolo dettaglio biografico che, per puro caso, anni addietro, aveva appreso durante uno scambio di confidenze con Beatrice.
 
"Uno dei tanti motivi, sì. Dopo la morte dei nostri genitori, scoprimmo che l'officina di papà non andava così bene come lui voleva farci credere...era pieno di debiti e i costi di mantenimento dell'attività superavano di gran lunga le entrate. Alla fine vendemmo tutto, e Claudio fu costretto a trovarsi un lavoro per potersi pagare la retta universitaria, mentre io..."
 
L'improvviso squillo di un cellulare li fece trasalire entrambi, troncando di netto la conversazione con enorme dispiacere di Alice.
Giacomo scattò subito in piedi, recuperando al volo il suo cellulare dal divano.
Una rapida occhiata allo schermo e la sua espressione mutò in uno sguardo furente.
 
"Scusami, Alice...devo proprio rispondere..." affermò serio, e senza aggiungere altro, abbandonò in fretta la stanza svanendo oltre il corridoio.
 
Mentre finiva di bere il suo caffè, Alice si ritrovò a domandarsi quante altre cose della vita di Claudio le fossero sconosciute.
Lui non amava parlare di sé o del suo passato, e lei era abbastanza assennata da non tormentarlo in continuazione con domande scomode. Ora, però, che Giacomo le aveva illustrato meglio la situazione della loro famiglia, non riusciva a pensare a nient'altro che al dolore straziante che Claudio si era portato dentro per tutto quel tempo, senza mai condividerlo con nessuno.
Il senso di colpa per non essere stato lì con loro, il rimpianto di non essere riuscito a riconciliarsi con suo padre prima che fosse troppo tardi...non riusciva neppure ad immaginare cosa dovesse aver provato.

Si era convinta di conoscerlo meglio di chiunque altro, ma soltanto ora riusciva a vedere finalmente la realtà dei fatti.
Le aveva mostrato soltanto ciò che voleva che vedesse. Evidentemente, custodiva cose nel suo passato che non era ancora pronto a condividere con lei...e per il momento le andava bene così.
Ora come ora, avrebbe solo voluto stringerlo forte a sé e sussurrargli che non era da solo...non più.

                                                                                      ・・・

"Alice! Finalmente sei arrivata...ma che fine avevi fatto?!"
Con le braccia incrociate sul petto e un cipiglio serioso in volto, Silvia la accolse in cima alla scalinata d'ingresso dell'Istituto.
La sua espressione tradiva una certa impazienza, così come il tono della sua voce.
 
"Scusami, non sapevo che avessimo un appuntamento!" si giustificò Alice, fissandola con genuino sconcerto. D'accordo che era un tipo smemorato, ma stavolta era più che certa di non aver dimenticato nulla!
 
"Ma come?!" la rimbeccò prontamente Silvia, accigliandosi "Claudio non ti ha parlato della sua idea per il nostro caso?"
 
Alice si limitò a scrollare la testa.
'Ecco fatto' pensò amareggiata.
Ancora una volta, Claudio aveva agito senza neppure interpellarla.
E si trattava della SUA perizia, per giunta!
 
Di fronte al suo eloquente silenzio, Silvia pensò bene di non infierire ulteriormente e proseguì oltre.
 
"Il tuo fidanzato mi ha chiamato stamattina in Questura dicendomi che aveva contattato una persona di sua conoscenza per verificare un sospetto investigativo sul caso del bambino, e a quanto pare sembra che abbia fatto centro..."
 
"...ti ha detto di che si tratta?"
 
"Veramente no. Io e Visone aspettavamo che ci raggiungessi per andare insieme nel suo ufficio. Visone è dentro a prendere un caffè...dai, andiamo.."
 
E così dicendo, Silvia se la trascinò a forza per un braccio all'interno dell'Istituto, fino a raggiungere l'ufficio di Claudio, al piano superiore.
Visone finì il fretta il suo caffè, poi le raggiunse.
Quando entrarono nella stanza, Claudio non sollevò neppure lo sguardo dagli incartamenti che stava consultando, rimanendo in totale silenzio.
 
"Buongiorno anche a te, Conforti" esordì Silvia con irriverente sarcasmo, avanzando verso la scrivania con Alice al suo fianco e Visone alle spalle "Al telefono sei stato piuttosto vago sul motivo di questo incontro. Hai scoperto qualcosa di utile?"
 
Con un colpo secco, Claudio richiuse il grosso fascicolo aperto sulla sua scrivania e puntò lo sguardo su Silvia e gli altri presenti.
 
"Si dà il caso che potrei aver risolto la spinosa questione dell'identificazione della vittima" affermò infine con la solita fierezza sprezzante che da sempre gli apparteneva, facendo schizzare alle stelle l'interesse degli altri tre.
 
"Ovvero?"  incalzò subito Silvia.
 
Claudio spinse indietro la poltrona, alzandosi in piedi.
 
"Anni fa, per un caso, mi sono ritrovato a collaborare con una banca europea di raccolta del sangue cordonale..." continuò, schiarendosi appena la voce "...sapete di cosa si tratta, no?"
 
"Sono quei centri che raccolgono e conservano i cordoni ombelicali dei neonati per poterli utilizzare in caso di bisogno come fonti di cellule staminali...giusto?" azzardò Alice, sforzandosi di agganciare il filo logico dietro il ragionamento di Claudio. Cosa tutt'altro che semplice, visto che ancora non riusciva a capire dove volesse andare a parare con quel discorso.
 
"Precisamente" annuì lui, sollevando leggermente un angolo delle labbra in un accenno di sorriso, le mani affondate nelle tasche del camice "Quando Alice mi ha detto che in Questura cercavate ancora opzioni per arrivare all'identificazione del bambino, ho pensato a qualche possibile soluzione tra quelle che non avevamo ancora vagliato...e d'un tratto, ecco l'illuminazione! Abbiamo confrontato il DNA del bambino con ogni tipo di database a nostra disposizione, sia a livello nazionale che internazionale...tutti, tranne uno..."
 
"Quello del sangue cordonale!" esclamò Alice con tono eccitato, cogliendo finalmente il senso del suo discorso "Quindi sei riuscito a risalire all'identità del bambino?"
 
Claudio inclinò la testa da un lato, una leggera smorfia ad arricciargli appena le labbra perfette.
 
"Ho inviato il DNA, ma ci vorrà qualche giorno per i risultati..."
 
Silvia scosse la testa, le mani puntate sui fianchi.
 
"Speravo in qualcosa di un po' più immediato..."
 
Claudio inarcò un sopracciglio, indispettito.
 
"Anche i miracoli richiedono del tempo, Vice Questore..."
 
Alice intercettò prontamente il suo sguardo.
Era chiaro che l'impazienza di Silvia lo infastidiva parecchio.
D'altronde, lui mal sopportava chiunque osasse metterlo sotto pressione durante la stesura di una perizia, soprattutto perché detestava il pensiero di poter compromettere la sacralità del suo lavoro a causa della fretta.
 
Prima di congedarsi definitivamente dall'ufficio, con uno sconsolato Visone al suo seguito, Silvia si raccomandò con entrambi di tenerli aggiornati su qualsiasi novità. Il tempo cominciava a stringere, e se non volevano rischiare un'archiviazione prematura delle indagini per mancanza di prove, dovevano mettere al più presto le mani su qualche evidenza concreta.
 
"Simpatica la tua amica, Sacrofano..." mugugnò Claudio dalla sua poltrona, non appena Silvia e Visone abbandonarono insieme il campo.
 
Alice abbozzò un mezzo sorriso tirato.
 
"E dai, cerca di capirla...è sotto pressione!" provò a dire, ma senza grandi risultati.
 
"Siamo tutti sotto pressione, Alice"
 
"Anche se non lo dà a vedere, non significa che non sia grata per quello che hai fatto...e lo sono anche io."
 
A quelle parole, lo sguardo di Claudio sembrò addolcirsi un poco.
Allungando una mano oltre la scrivania, afferrò delicatamente un braccio di Alice, tirandola piano a sé.
Era passato un po' di tempo dall'ultima volta che l'aveva sorpresa con qualche tenerezza rubata, così ne approfittò per prendere comodamente posto sulle sue ginocchia, cingendogli il collo con entrambe le braccia.
A volte bastava così poco per ricucire le distanze e tornare vicini.

"Avresti potuto parlarmi della tua idea, comunque" si premurò di fargli presente, senza però alcun intento polemico "E' davvero ottima e potrebbe aiutarci tantissimo..."
 
Claudio appoggiò la fronte contro quella di Alice, sospirando leggermente.
 
"Non volevo darti false speranze prima di esserne certo...so quanto tieni a questo caso."
 
Lei gli sfiorò una guancia con una carezza.
 
"Ti preoccupi sempre per me..."
 
Claudio incrociò il suo sguardo, sorridendole.
 
"Qualcuno dovrà pur farlo, no?"
 
Alice si morse il labbro, tradendo un leggero imbarazzo.
Claudio era molte cose, ma un tipo chiacchierone proprio no.
Eppure quelle poche volte che apriva bocca, riusciva puntualmente a mandarle in tilt i battiti del cuore.
Un dono che aveva anche il sapore di una maledizione.
Soprattutto per lei.
 
"Si sta forse proponendo come mio impavido cavalier servente, Dr Conforti?" lo apostrofò infine, con una falsa nota drammatica nella voce, puntellandogli piano un dito contro il petto.
 
La stretta di Claudio attorno ai suoi fianchi si fece di colpo più serrata, e prima ancora che potesse rendersene conto, quelle labbra avide e sapienti avevano già superato qualsiasi soglia invisibile di sicurezza, planando morbidamente sulle proprie.
Stavolta fu un bacio diverso...nuovo.
Così irruento e possessivo da farle girare la testa perfino da seduta.
Era come se in esso avesse riposto tutto ciò che mai sarebbe riuscito a dirle ad alta voce...e l'effetto fu decisamente devastante.
Più o meno l'equivalente di una bella scorpacciata di Gin Tonic.
La sbronza più dolce che avesse mai sperimentato.
                   
                                                                                            ・・・
 
"Sorellina, potrei parlarti un momento?"
 
Il testone riccioluto di suo fratello Marco fece capolino dalla porta della camera da letto.
L'espressione insolitamente seria sul suo volto non faceva presagire nulla di buono.
Ormai era sempre più raro vederlo sorridere.
Nonna Amalia era convinta che lui e Lara fossero giunti al capolinea, ma Alice continuava a sostenere fiduciosamente il contrario. Stavano solo attraversando un momento di difficoltà, ne era sicura...o almeno lo sperava fortemente.
 
"Dimmi tutto, dai!"  lo incoraggiò Alice con l'accenno di un sorriso, facendogli segno di accomodarsi "Avevo giusto bisogno di una piccola pausa dallo studio..."
 
Aveva trascorso ore ed ore a studiare e ristudiare gli appunti che aveva raccolto per la sua ricerca della Boston University...ormai non riusciva neanche più a tenere gli occhi aperti! Fortuna che almeno quel giorno la Manes aveva acconsentito a farla tornare a casa con un paio d'ore d'anticipo, visto anche il suo attuale coinvolgimento in un'indagine della Procura.
Qualche ora extra di studio intensivo in più non poteva che esserle d'aiuto.
 
Marco richiuse in fretta la porta alle sue spalle, poi si avvicinò al letto di Alice, cadendo a peso morto sul bordo del materasso.
Un silenzio tombale calò nella stanza.
Marco continuava imperterrito a fissare il pavimento, tormentandosi nervosamente le mani, come faceva sempre da bambino quando aveva combinato un guaio e temeva di raccontarle la verità.
 
"Ehi...che ti succede?" lo interpellò d'un tratto Alice, dopo aver atteso inutilmente che lui prendesse in mano le redini della conversazione.
 
"Credo di aver fatto un casino...un casino enorme!" confessò suo fratello, senza neppure avere il coraggio di sollevare lo sguardo "Non so davvero come uscirne"
 
Alice si alzò subito dalla scrivania e lo raggiunse sul letto.
 
"Un casino...in che senso? Cos'è successo?" domandò preoccupata.
 
Marco non era il tipo che chiedeva facilmente aiuto agli altri, tutt'altro.
Era testardo ed orgoglioso, come tutti i maschi della sua famiglia, e il fatto che avesse superato ogni innata resistenza, presentandosi lì da lei per chiederle una mano, poteva significare soltanto una cosa: la situazione era davvero grave.

"Ho ottenuto il lavoro per cui avevo fatto un colloquio qualche giorno fa..." cominciò a raccontarle, una strana nota di mestizia nella voce.
 
Il volto di Alice si illuminò di una gioia inattesa.
 
"E me lo dici così?!" esclamò, abbracciandolo subito con entusiasmo. Un entusiasmo che però si spense all'istante quando sentì il corpo di Marco irrigidirsi contro il proprio "Aspetta...qual è il problema? Non capisco. E' una bellissima notizia, no? Era quello che aspettavi da sempre, giusto?"
 
"Il lavoro è in Brasile, Alice."
 
Improvvisamente, ripescò dalla mente il vago ricordo di una discussione su un ipotetico reportage fotografico in Brasile.
Era convinta che suo fratello avesse già accantonato definitivamente quel progetto, ma evidentemente si era sbagliata.
 
"Quando mi hanno detto che avevo superato il colloquio preliminare, ero così felice che ho accettato la loro proposta economica senza neanche pensarci!" proseguì Marco, trovando finalmente il coraggio di rialzare lo sguardo. Aveva le lacrime agli occhi. "Sono un mucchio di soldi, Alice, non posso tirarmi indietro, capisci? Si tratta della mia carriera e anche del futuro della mia famiglia. Però non so come fare a dirlo a Lara, so già che non capirà. Come potrebbe? Sei mesi all'estero senza possibilità di ritornare in patria...e come faremo con Camilla? Come posso stare così a lungo lontano da lei?"
 
Nei due anni e mezzo della loro relazione era capitato spesso che lui e Lara litigassero, e solitamente, in quelle occasioni, Alice aveva sempre cercato di mantenere una certa imparzialità, senza mai schierarsi apertamente né con l'uno, né tantomeno con l'altra.
Ora però si ritrovava in una posizione davvero scomoda.
 
"...come hai potuto accettare una cosa del genere senza pensare alla tua famiglia, Marco?" gli fece notare con un certo tono di rimprovero nella voce "Pretendi che tutti ti trattino da adulto e poi combini questi guai?!"
 
Sapeva che stava soffrendo, ma aveva tutto il diritto di arrabbiarsi.
Non erano più due sprovveduti ragazzini di paese alla scoperta del mondo, ormai erano due persone adulte con doveri e responsabilità.
Ogni decisione che prendevano portava a grandi ripercussioni, sulla loro vita ma anche su quella delle persone che amavano.
 
"So di aver fatto una cazzata enorme, Alice, non ho bisogno che me lo ricordi!" sbottò Marco sulla difensiva "Sono qui perché ho bisogno di aiuto...ho già la nonna per le ramanzine!"

"Non ho intenzione di farti la ramanzina, ma...ammettilo. Sei stato avventato, Marco. Molto."

"Lo so."

Con la morte nel cuore, allungò una mano dietro la sua schiena, offrendogli una carezza di conforto.
Aveva ragione ad essere preoccupato.
Conosceva Lara e non avrebbe preso bene la notizia della loro separazione.

"Ci tieni molto a questo lavoro?" gli domandò infine, abbozzando un tenue sorriso.

"Tantissimo" rispose lui d'istinto, e il suo viso sembrò illuminarsi al solo pensiero "E' l'occasione che stavo aspettando da sempre..."

"E allora devi partire."

La risposta di Alice lo lasciò senza parole.
Per giorni aveva sperato con tutto se stesso che sua sorella potesse offrirgli un po' d'appoggio e magari anche un briciolo di comprensione, ma non pensava certo che arrivasse addirittura ad incoraggiarlo a partire.

"Hai già rinunciato una volta al lavoro dei tuoi sogni per amore della famiglia, Marco, ora è tempo che tu segua il tuo cuore..."

"Ma...Camilla e Lara..."

"...non saranno mai sole. Ci siamo noi qui. L'intero squadrone Allevi, con la partecipazione amichevole dell'Uragano Cordelia!"

"Non lo so, Alice...io--"

"Marco...ascoltami. Lara ha trovato la sua strada e finalmente è felice, ora è il tuo turno. Anche se questo ti porterà lontano da noi per un po'. Se c'è una cosa che ho imparato negli ultimi anni, è che devi fare ciò che ti rende felice...anche se a volte non coincide con quello che è giusto."

Negli occhi di Marco si dipinse una tenerezza che raramente aveva riservato a sua sorella.
Fin da bambini, erano sempre stati legati da un complesso rapporto fraterno di odio-amore.
A volte stentavano a comprendersi e altre volte non si sforzavano neppure di farlo, troppo orgogliosi o troppo fermi sulle loro reciproche posizioni. Eppure, in quel preciso istante, in quella stanza da letto, sentì di non averle mai voluto così bene.
La abbracciò forte, forte come non aveva mai fatto prima d'allora, e poi accostando le labbra al suo orecchio le sussurrò "ti voglio bene, sorellina".
           
                                                                                     ・・・
 
48 ore più tardi...
 
Erano da poco passate le 9 del mattino, quando il cellulare sulla sua scrivania cominciò a vibrare furiosamente.
Qualcuno lo stava chiamando e anche con una certa insistenza.
Seppur controvoglia, Claudio distolse lo sguardo dal monitor del pc su cui stava lavorando e gettò un'occhiata al display del telefono.
L'intenzione era quella di lasciarlo squillare a vuoto e richiamare i diretti interessati più tardi, in mattinata, una volta terminati gli ultimi ritocchi alla sua perizia. Ma quando il suo sguardo intercettò il nome riportato sul display, mollò tutto e si affrettò a rispondere.
"...sì, pronto?"


"Parlo con il Dr. Claudio Conforti dell'Istituto di Medicina Legale di Roma?"

"Sono io, mi dica"

"Buongiorno, spero di non disturbarla. Sono il Dr. Maggi...si ricorda? Mi aveva inviato quel campione di DNA per un controllo incrociato con i database della nostra banca..."

"Mi ricordo, certo...ci sono novità?"

"Direi di sì. Abbiamo una corrispondenza perfetta."


 
ANGOLO DELL'AUTORE: Ed eccoci qua, con un altro capitolo alle spalle!
Finalmente le nostre indagini sono giunte ad un importante punto di svolta e cominceremo a scoprire qualcosa di più...i demoni interiori di Alice sembrano non voler demordere, mentre alcuni misteri della famiglia Conforti sono stati svelati e altri tramano nell'ombra...sì, Giacomino, parlo di te!
Chissà cosa ci attende in futuro...A PRESTO! 
   
 
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