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Autore: Europa91    11/02/2021    1 recensioni
Jean ormai non sapeva più distinguere chi fossero gli amici e chi i nemici. Come si era potuti arrivare a quello? Ad una guerra totale? La battaglia che si stava svolgendo in quel momento era tra Eren e il resto del mondo.
[Attenzione contiene spoiler cap.137!!!]
[partecipa al Cow-T 11 di Lande di Fandom]
Genere: Angst, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eren Jaeger, Jean Kirshtein
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Cow-t 11 – Prima settimana – M3

Prompt: Guerra

Fandom: Attack on Titan

Rating: SAFE con leggero angst

Numero Parole: 1888

Note: Spoiler cap. 137!!! Dopo tanto tempo ecco che torno a scrivere su Attack on Titan. Molto in breve, questa storia si è praticamente scritta da sola dopo un pomeriggio di scleri che sono seguiti dalla lettura di quest’ultimo capitolo. È tutto dal punto di vista di Jean, personaggio che ho rivalutato tantissimo soprattutto dopo il time skip, e mi scuso se potrà suonare un po' OOC. Per quanto riguarda Eren, non esprimo ancora un giudizio, per quello attendo il gran finale.


 


 


 

Possiamo ancora vedere la luce di stelle che non esistono più da secoli. Così ancora ti riempie e ti folgora il ricordo di qualcuno che hai amato per poi vederlo andar via”

K.Gibran


 


 

C’era stato un tempo in cui erano felici ma non sapevano di esserlo. Jean continuava a pensarci e ripensarci. Soprattutto da quando si trovava di fronte a una realtà come quella, dove certi giorni erano più difficili di altri da affrontare, ma soprattutto superare. Era così da quando avevano scoperto l’esistenza dell’umanità al di là del mare.

Sembrava essere passata una vita da allora, dal giorno in cui avevano cavalcato sino alla spiaggia. Quando aveva visto per la prima volta quell’immensa distesa d’acqua Jean aveva realizzato quanto il mondo fosse vasto. Si era voltato con lo sguardo verso Eren, i suoi occhi brillavano mentre riflettevano la luce del sole. Era semplicemente bellissimo. Non avrebbe saputo trovare un altro aggettivo per descriverlo.

Era questa la libertà che tanto aveva agognato?

Eppure sembrava così malinconico. I suoi occhi erano immobili, persi sull’orizzonte davanti a lui. Avrebbe voluto avvicinarsi Jean, domandargli se stesse bene, sfiorarlo. Eren stava cambiando o forse era già cambiato. Lui non aveva potuto fare nulla per impedirlo, solo assistere a quella lenta ed inesorabile trasformazione che stava avvenendo sotto i suoi occhi giorno dopo giorno.

Per quello, mentre Jean si stava preparando alla battaglia finale, non aveva potuto fare a meno di ritornare con la mente al passato. A quei giorni felici, quando erano entrambi delle reclute e alle loro liti che animavano il momento dei pasti. Avrebbe dato non sapeva cosa, per udire ancora una volta Eren prenderlo in giro e dargli della faccia di cavallo. Sentire nuovamente le urla di quel piccolo bastardo suicida, mentre acclamava per l’ennesima volta, a gran voce, che avrebbe sconfitto tutti i titani.

Era tutto così facile a quei tempi.

I nemici erano semplicemente quei mostri al di là delle mura e loro dovevano ammazzarli.

Uccidere o essere uccisi. Ogni cosa si poteva riassumere in quel modo.

Ora si erano spinti decisamente troppo oltre. Riportando alla luce la vera storia dell’isola di Paradis e dei loro antenati. Avevano scoperto di essere discendenti di una stirpe maledetta che conservava nelle sue vene la capacità di trasformarsi in quegli esseri che avevano combattuto per anni. Per questo, erano temuti ed odiati dal resto del mondo. Loro erano i discendenti del demonio.

Era incredibile come, nel giro di pochi anni, le cose fossero cambiate. Come tutto il suo mondo e la sua realtà lo fossero. Si era ritrovato coinvolto, lui un ragazzo normale, in una serie di eventi che ora stava raggiungendo il suo climax.

Eppure eccolo ancora lì, ad un passo dal ultimo atto, dalla resa dei conti finale. Quanti compagni avevano perso per arrivare a quel punto? Tanti, troppi. Sasha e Hanji erano state solo le ultime di una lunga serie di morti, di addii.

Jean ormai non sapeva più distinguere chi fossero gli amici e chi i nemici. Come si era potuti arrivare a quello? Ad una guerra totale? La battaglia che si stava svolgendo in quel momento era tra Eren e il resto del mondo.

Si interrogava sempre più spesso su come sarebbe stata la sua vita se non avesse ceduto alle provocazioni di quel ragazzino con gli occhi di un colore impossibile; di certo non si sarebbe unito alla Legione Esplorativa. Sarebbe rimasto al sicuro dentro le mura.

Non avrebbe però nemmeno conosciuto la sensazione delle labbra di Eren a pochi centimetri dalle sue. O il suo corpo scosso dai tremiti del piacere. Non avrebbe visto i suoi occhi farsi sempre più languidi o imparato a memoria il suono dei suoi gemiti e dei suoi sospiri. A conti fatti, Jean sapeva di non essersi mai pentito della sua decisione. Se avesse potuto avrebbe rifatto le stesse scelte.

***

C’era stato un tempo, in cui le cose tra lui ed Eren avevano in qualche modo funzionato.

Una piccola parentesi di serenità in quello schifo di situazione. Si erano avvicinati fino ad arrivare a toccarsi; a consumare quella passione che era sempre stata lì, come sospesa tra di loro ma che era finalmente esplosa con la forza dirompente di un uragano.

Jean non si era posto troppe domande, come del resto non doveva averlo fatto neppure Eren. Erano due adolescenti soli che avevano condiviso un breve momento delle loro vite, cercando di trovare conforto l’uno nell’altro. Dopo la morte del Comandante Erwin e il ritrovamento dei diari di Grisha Jeager, Eren si era affidato a Jean in cerca di pace, forse di un conforto, chi poteva dirlo.

Jean lo aveva accolto senza fare domande prima tra le sue braccia e poi nel proprio letto. Col senno di poi avrebbe dovuto accorgersi che il ragazzo stava cambiando. Gli incubi che ne turbavano il sonno si facevano sempre più frequenti. Quando questo accadeva, quando lo trovava ad urlare e piangere in piena notte, Jean si limitava ad abbracciarlo. Stringeva Eren a sé e ripeteva ad entrambi che sarebbe andato tutto bene.

Era solo la prima di una lunga serie di bugie alle quali si ostentava di voler credere.

Poi era arrivato il mondo al di là dal mare. Nuovi alleati, nemici. Una nuova realtà con cui era tempo di fare i conti. Quella parentesi felice poteva dirsi conclusa.

Eren si allontanava sempre più da loro, giorno dopo giorno. Jean lo osservava mentre si guardava allo specchio e confessava di non riconoscere più il suo riflesso. C’erano giorni in cui anche lui aveva la stessa sensazione, fissava il volto del giovane uomo davanti a sé e si chiedeva cosa fosse rimasto di quel ragazzino arrogante dalla faccia di cavallo. Poi tornava a fissare la figura Eren, i suoi muscoli sempre più delineati, mentre si rivestiva in fretta per andare chissà dove. Osservava le coperte sparse, il resto dei loro indumenti abbandonati a terra e si domandava come la loro relazione avesse potuto trasformarsi in quello, in una squallida storia di sesso.

Non c’erano più i baci e la passione che avevano caratterizzato le loro impacciate prime volte. Non c’era nemmeno quell’adorabile rossore che era solito colorare le guance di Eren, mentre timidamente si spogliava davanti a lui; ma soprattutto, quando era stata l’ultima volta che si erano amati guardandosi negli occhi? Jean non era in grado di ricordarlo. Si odiava per questo e odiava Eren. Tuttavia non era stato capace di abbandonarlo. Il suo era un sentimento malato ma dal quale era impossibile scostarsi.

La guerra li aveva cambiati, lui stesso era cambiato.

Quando si erano trovati costretti a dover uccidere altri esseri umani l’aveva capito. Quella prima volta aveva esitato, e se non fosse stato per Armin sarebbe morto, in quel giorno di tanti anni prima.

Ora Jean non provava nulla.

Premeva il grilletto come il più spietato degli assassini, come se non avesse mai fatto altro in vita sua.

Per cosa combattevano? Non era più sicuro di saperlo. O forse non voleva saperlo.

Giorno dopo giorno, si trovava ad osservare come un semplice spettatore Eren allontanarsi sempre più da loro, da lui. Sarebbe stato infinitamente più facile dare la colpa di tutto a Zeke. Pensare che con i suoi discorsi avesse plagiato il fratello. Quando in realtà, Jean sapeva che era stata una scelta di Eren. Non erano più dei ragazzini, ma lo conosceva abbastanza bene da sapere che in quel momento quel bastardo non era manipolato da nessuno.

Era sempre più distante, inavvicinabile. Era come se ormai Eren vivesse in una realtà che solo lui poteva comprendere e dalla quale tutti loro erano stati tagliati fuori.

Jean però era ancora lì. Era sempre stato lì.

Nella sua impotenza aveva osservato Eren scivolare giorno dopo giorno, lentamente, verso il baratro. Non sapeva più che fare Jean. Quel bastardo non ascoltava nemmeno Armin e Mikasa, quindi che possibilità poteva mai avere lui? Nessuna. In fondo, chi era lui?

Condividevano il letto come due estranei. A stento si parlavano. Si usavano l’un l’altro per soddisfare i loro più bassi istinti.

Jean non sapeva chi incolpare. Il mondo in cui vivevano? La guerra che stavano combattendo? Ymir? I titani?

Non voleva ammettere che forse la colpa era in parte sua. Rimanere al fianco di Eren non era abbastanza. Sapeva che non sarebbe mai stato in grado di capirlo. Da tempo era consapevole che il suo amore, o qualsiasi altro tipo di sentimento avesse mai provato, non sarebbe bastato, eppure non aveva avuto la forza di troncare, di recidere quel legame che aveva col passato. Ogni tanto si crogiolava nel pensiero che forse anche per Eren fosse lo stesso, forse, in un certo qual modo, anche lui lo aveva amato.

Qualche ora prima aveva chiesto a Mikasa se sarebbe stata pronta ad uccidere Eren ma la vera domanda era un’altra: lui cosa avrebbe fatto? Se si fosse presentata l’occasione come avrebbe reagito?

Aveva capito che erano arrivati alla resa dei conti quando aveva visto la marcia dei colossali. Prima di quel momento una parte di Jean aveva ingenuamente sperato che tutto quello fosse solo un brutto sogno, un incubo, qual quale presto o tardi si sarebbe svegliato.

Invece quella era la realtà. Erano davvero giunti alla fine.

Ed Eren si trovava dalla parte opposta dello schieramento. Combatteva contro di loro. Non solo, ma era stato lui l’artefice di tutto.

Jean non voleva sapere che ne fosse stato di quel ragazzino che sembrava avere solo una gran fretta di morire.

Decise di concentrarsi sulla missione, sul loro piano, sul sopravvivere. Ogni altro pensiero in quel momento era superfluo oltre che troppo doloroso.

***

La situazione era disperata. Si contavano vittime in ambedue gli schieramenti. Non si capiva nulla. Per un attimo, Jean pensò che per Armin fosse giunta la fine. Trattenne inconsciamente il fiato, non avrebbe sopportato altre morti.

Era stanco di tutto.

Stanco di combattere, di seppellire amici, compagni d’armi.

Era stanco di Eren e dei suoi continui colpi di testa. Quel bastardo voleva sterminare l’umanità, ma era serio? In quel momento lo avrebbe volentieri preso a pugni, poi lo avrebbe trascinato nella loro camera e se lo sarebbe scopato fino a quando le forze glielo avrebbero concesso.

Era stanco Jean. Per questo forse, quando si trovò davanti quell’occasione, semplicemente, la colse.

Si lanciò verso Eren pronto a dargli il colpo di grazia.

C’era qualcosa di perversamente ironico in quella situazione. Che fosse proprio lui a dover uccidere il mostro. A salvare l’umanità.

Se il resto del mondo avesse saputo la storia che lo legava a doppio filo con quel bastardo forse, il suo gesto non sarebbe stato visto come qualcosa di eroico, bensì come il grido di un disperato.

Jean non sapeva se Eren fosse ancora vivo o meno dopo il suo attacco.

La sua mente era completamente svuotata.

Jean si trovava altrove, era in una camera di un albergo poco distante dalla capitale. I primi raggi del sole iniziavano ad arrivargli agli occhi e ad infastidirlo, ma non aveva alcuna intenzione di muoversi. Eren dormiva sul suo petto, sereno, come non gli capitava di vederlo da tantissimo tempo. Avrebbe fatto di tutto perché quel momento durasse per sempre. Che Eren potesse continuare a dormire tra le sue braccia, sereno. In quel piccolo angolo di mondo, in quel paradiso, esistevano solo loro due, nessuna guerra, politica o titani, solo due semplici ragazzi che si amavano.

Poi aprì gli occhi…

  
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