Buon
San Valentino!
*
Chloè
Bourgeois entrò in classe quel lunedì mattina con la solita aria spocchiosa e
arrogante, e nella sua mano destra, teneva una serie di biglietti in mano.
Si
accomodò dietro la cattedra, dove era solita intrattenere le lezioni quotidiane
la signorina Bustier.
Tossicchiò
un paio di volte per attirare l’attenzione dei suoi compagni, non aveva molto
tempo a disposizione prima che la docente entrasse e sicuramente la
rimproverasse perché non era ancora seduta al suo posto.
Una
volta che il brusio si fermò, parlò lei.
“Sarò
breve. Questo sabato sera, ci sarà la festa di San Valentino organizzata
dall’Hotel di mio padre, il migliore di Parigi” Sottolineò pavoneggiandosi “…e
ora Sabrina passerà tra i vostri banchi a consegnarvi gli inviti. Ovviamente
sarete miei ospiti. Vi aspetto”.
La
rossa iniziò a consegnare ad ogni studente il bigliettino rosso a forma di
cuore, a tutti tranne Marinette.
“Perché
alla mia amica non lo hai dato, Chloè?” Protestò Alya battendo i pugni sul tavolo.
“Semplice,
è una festa per soli innamorati, e mi sembra che Marinette non stia con
nessuno, che senso ha invitarla?” Rispose acida.
“Se
è per questo nemmeno io sto con qualcuno” Intervenne Adrien in sua difesa, che
di tutta risposta ottenne un abbraccio dalla sua amica d’infanzia.
“Ma
sciocchino, tu farai coppia con me”.
“Ehm…non
credo!” Rispose tra un misto di disgusto e imbarazzo.
“Sapevo
che avresti detto così, per questo ho già chiamato mamma che avvisi tuo padre”.
Adrien
si ritrovò a pensare che avere certe amicizie, a volte può essere tossico.
“Non
fa niente, tanto non ci sarei venuta lo stesso. Trovo San Valentino una festa
stupida” Disse infastidita.
“Marinette!”
La ripresa la sua amica occhialuta, non poteva credere alle parole uscite dalla
sua bocca.
“Cosa
Alya? Non posso pensarla così? Ho tutto il diritto ad avere una mia idea a
riguardo”.
“Tu
parli così solo perché nessuno ti ama.” Intervenne Chloè.
Le
parole che uscirono dalla bocca dell’oca bionda la ferirono nel profondo, anche
se cercava di lasciarsele scivolare addosso come era solita fare, però questa
volta era diverso, si erano insinuate dentro la sua testa e da lì riuscirono ad
entrare in un’arteria arrivando dritto al cuore.
L’espressione
abbattuta degli occhi di Marinette diceva tutto.
Non
era vero che nessuno l’amava, a lei sarebbe bastata la persona giusta che le
sussurrasse quelle due parole, e che al momento la stava guardando con la bocca
spalancata.
Probabilmente
se Chloè fosse stato un maschio, non avrebbe esitato a dargli due pugni ben
assestati in faccia.
“Adesso
stai esagerando. Sai che ti dico Chloè! Se Marinette non verrà alla festa non
ci verrò nemmeno io”.
“Non
puoi, e lo sai bene.”
“Non
ti conviene sfidarmi, Chloè.” Adrien era furioso.
“Grazie,
Adrien. Ma non metterti nei pasticci per colpa mia, non ne vale la pena.”
Marinette gli mise una mano sulla spalla rivolgendogli un sorriso sforzato.
“Ti
conviene star a sentire la pasticcera”.
La
signorina Bustier entrò in aula, mettendo fine a quella discussione, da cui si
potevano sentire le urla, fino in fondo al corridoio.
“Davvero
non vuoi venire alla festa di Chloè? Ci sarà anche Adrien, magari è la volta
buona che riuscirai a dichiararti” Le bisbigliò Alya mentre faceva finta di
ascoltare la lezione di storia francese.
“Non
verrò mai ad una festa organizzata da quella là” Indicò con il capo la biondina
seduta al primo banco.
“Immaginati
se ti presentassi mano nella mano con…” Non disse il suo nome, ma si limitò a
tirare gli occhi nella sua direzione.
Marinette
sbuffò “E’ una situazione che non si verificherà mai”.
“Cosa?
Ma se non stava aspettando altro prima, voleva che glielo chiedessi.”
“Si,
e gli asini volano” Lo disse a voce alta interrompendo la lezione dell’insegnante
“Mi scusi professoressa, non volevo” Disse poi mortificata, facendo ridere
l’intera classe.
*
Come
se non bastasse, quel pomeriggio Papillon aveva colpito di nuovo.
Marinette
non aveva molta voglia di combattere, se ne sarebbe stata molto volentieri
sotto le coperte al buio della sua stanza ad ingozzarsi di patatine e
cioccolata.
Ma
non poteva lasciare solo Chat Noir, anche se sapeva che se la sarebbe cavata
bene senza di lei, unica pecca dei suoi poteri, era che non poteva purificare
la akuma, solo lei era in grado di farlo.
Quindi
uscì dal tepore del suo giaciglio e si trasformò di controvoglia.
Raggiunse
in poco tempo il suo collega.
“Ciao,
micetto”.
“Insettina,
ciao” Rispose mente parava i colpi che quel mostro gli stava lanciando, si trattava
di rose rosse, un uomo lasciato dalla propria compagna proprio nella settimana
dedicata agli innamorati “…sbaglio o non ti vedo molto entusiasta”.
“Vedi
bene. Ma pensiamo a sconfiggerlo, il male non deve trionfare in queste giornate
piene d’amore”.
*
Anche
se il combattimento non era stato facile, alla fine Lady Bug e Chat Noir, erano
riusciti a ripristinare l’ordine in città, lasciando il perfido Papillon ancora
una volta con un pugno di mosche in mano.
“Milady”
La richiamò addolcendo la parola.
“Che
c’è?” Rispose acida.
“Sento
che hai bisogno di parlare, ti va se ci vediamo tra dieci minuti sulla
terrazza?”
Lady
Bug sospirò, lei voleva solo andare a casa ad affogare i suoi dispiaceri dentro
il barattolo di crema al cioccolato, ma forse parlare con Chat Noir le avrebbe
fatto bene.
“Perché
dieci minuti?” Lo rimbeccò facendolo imbarazzare.
“Beh!
Ecco, vedi…Plagg è lento a ricaricarsi, gli piace gustarsi il suo formaggio” Si
grattò la testa abbassando lo sguardo per la vergogna.
“Ok,
ci vediamo tra dieci minuti!” Lanciò lo yo-yo nel tetto vicino e sparì infine
dalla sua vista.
Puntuale
come un orologio svizzero, Chat Noir arrivò sulla terrazza qualche secondo dopo
Lady Bug, che lo stava aspettando già appollaiata alla ringhiera, osservando
uno dei tramonti più belli in quel periodo.
Il
gattone si accomodò vicino a lei con le gambe penzolanti, rimanendo qualche
secondo in silenzio.
Molte
cose voleva dirle e non sapeva da dove iniziare, forse sarebbe stato più logico
chiederle cos’era successo per avere così il morale a terra.
“Allora,
vuoi dirmi cosa c’è che non va?”
Lady
Bug sospirò portandosi entrambe le mani sulle gote, increspando di tanto in
tanto le labbra in una smorfia di disapprovazione.
Sentiva
che con lui si sarebbe potuta aprire, raccontandogli tutto, ma non nel
dettaglio, e questo la logorava dentro.
“Lo
sai che non posso scendere nei particolari.”
“Provaci”.
“Ho
discusso con una ragazza, e la cosa mi ha turbato parecchio, perché ha detto
delle cose vere.”
“Del
tipo?” Chiese, ma sapeva che non avrebbe avuto risposta.
Lady
Bug scosse la testa.
“Scusami,
ma non posso dirti di più.”
“Avete
litigato per un ragazzo? Magari di quello che mi avevi parlato tempo fa?”
“No,
no. Credimi, mi spiace non poterti raccontare tutto. E dio solo sa di quanto ho
bisogno di parole di conforto in questo momento.”
Chat
Noir si sentì per la prima volta inutile e impotente, non conoscere il reale
motivo di quel litigio, lo mandava in bestia, così pensò alla mattina appena
trascorsa a scuola, ed immaginò la stessa situazione anche per lei, cioè se al
posto di Marinette ci fosse stata Lady Bug.
Scese
con un balzo e si avvicinò un po’ di più.
“Senti…ti
posso solo dire due cose, la prima è che se questa ragazza è una tua amica,
vera amica intendo, troverete un modo per chiarirvi, può capitare di discutere
ed avere punti di vista diversi, cerca un pretesto per incontrarvi e per
spiegarti.
La
seconda cosa, nel caso in cui non lo fosse, non badarla, ma credi solo a quello
che ti dicono i tuoi amici veri, di persone che ti vogliono bene a questo mondo
ce ne sono, e…” Chat Noir avvampò “…e io sono uno di quelli.” Ammiccò cercando
di nascondere l’imbarazzo.
Lady
Bug ebbe un sussulto e il suo cuore mancò un battito, Chloè non aveva affatto
ragione, lei era un eroina e amata da tutta Parigi, anche da lei stessa,
inconsapevolmente, chissà che faccia avrebbe fatto se si fosse trasformata
davanti a lei.
Non
lo avrebbe mai saputo, perché al contrario della bionda, lei era una persona
più riservata e non le serviva mettersi in mostra, non doveva dimostrare niente
a nessuno.
“Grazie,
Chat Noir” Gli diede un tenero bacio sulla guancia “…mi hai cambiato l’umore.”
“Sempre
a disposizione per Milady”. Si portò due dita sulla tempia ad imitare le gesta
di un soldato.
Lei
sorrise per la prima volta quella giornata. “Che scemo che sei.”
Rimasero
poi in silenzio un altro po’ godendosi il panorama e la brezza leggera che si
era alzata le scompigliava i capelli.
Chat
Noir deglutì, non sapeva se farlo o no, se fosse il momento giusto o troppo
presto, ma non era certo che quella settimana si sarebbero visti ancora, quindi
decise di agire.
Le
allungò una rosa rossa davanti al volto “Buon San Valentino, milady”.
Lady
Bug lo guardò stranita “Non è San Valentino oggi”.
“Lo
so, è solo che non so se avrò altre occasioni.” Disse imbarazzato “…so anche
che non sono io il ragazzo che ti piace, ma ci sono varie forme d’amore al
mondo e l’amicizia è una di queste…” Iniziò a straparlare.
“Grazie”
Lo zittì lei accettando di buon grado quel fiore “…la tua amicizia è tutto per
me e lo sai” L’annusò, ed aveva già sentito quel profumo, ma ora non ricordava
nemmeno dove, era intenta a spremersi le meningi, che non si accorse di un
piccolo pendaglio d’argento a forma di cuore, che penzolava sotto la corolla.
“Lo
so, Lady Bug” Le spostò il ciuffo dagli occhi e lo portò dietro l’orecchio
“…non permettere a nessuno di rovinarti questo bel sorriso”.
Lo
baciò.
Fu
inaspettato, d’istinto…stupido.
“Scusa!”
Esclamò mortificata indietreggiando spaventata.
Si
era già pentita di quello che aveva fatto, perché per un momento aveva visto in
lui Adrien, nel modo in cui si era avvicinato a lei, come l’aveva consolata e
quando la sua mano guantata era venuta a contatto con il suo viso, una scossa
l’aveva colpita, mandando al suo cervello l’impulso di quel gesto.
Continuava
a guardarlo negli occhi mentre prendeva lo yo-yo e lo lanciava nel tetto
lontano, non voleva andasse a finire così, non voleva illuderlo, ma non poteva
spiegargli il motivo di quell’ azione.
*
Erano
passati già sei giorni da quando Lady Bug aveva baciato Chat Noir, e
quell’episodio le continuava a tormentarle la mente, persino i suoi sogni.
Lo
aveva sognato mentre insieme andavano alla festa di Chloè in maschera, e
proprio davanti a lei, le toglievano.
Il
volto di Chat Noir era sempre sfocato, l’unica cosa che ricordava erano i
capelli di seta biondi e gli occhi smeraldo, così magnetici da farle mancare la
terra sotto i piedi.
“Bonjour, Marinette”.
Eccolo,
l’oggetto dei suoi sogni proprio davanti a lei, approdato sulla sua terrazza,
facendola destare dai suoi mille pensieri.
“Ciao,
Chat Noir. A cosa devo questa visita?”
“Passavo
di qua e ti ho vista.”
“Ah!
Non sei qui per me allora” Gli disse scherzando.
Con
un balzo la raggiunse e l’occhio gli cadde sul vaso di rose dietro di lei,
restando a bocca aperta, in mezzo a una decina di fiori di vario colore
perfettamente coltivate, c’era lei: quella che aveva regalato a Lady Bug,
l’aveva riconosciuta dal pendaglio e il suo cuore mancò un battito.
Marinette
era Lady Bug.
Come
aveva fatto a non capirlo prima? Eppure era sempre stata sotto il suo naso.
Oppure
era solo una coincidenza? Che Lady Bug, pentita di quello che aveva fatto,
avesse piantato la rosa in quel vaso, avendo notato le altre?
Doveva
indagare.
“Stai
bene?” Chiese destandolo dai suoi pensieri.
“S-si”
Balbettò “…credo”.
“Vuoi
parlarmene o sono cose da super eroi?”
“Sono
un po’ confuso in realtà.”
“Sono
brava ad ascoltare.”
Lo
sapeva, Marinette era una delle sue migliori amiche.
“Non
vorrei annoiarti con i miei problemi.” Sospirò.
“Problemi
con Lady Bug?” Azzardò.
“In
un certo senso si…ha sempre detto di non essere interessato a me, però l’altro
pomeriggio mi ha baciato” Rispose affranto, incrociando le braccia sulla
ringhiera ed appoggiando la testa sopra.
Marinette
deglutì, sapeva di aver combinato un disastro, che quell’impulso incontrollato
era del tutto sbagliato, che lo avrebbe illuso, e ora se era nel suo
terrazzino, era per colpa sua.
“Ah!
E che tipo di bacio è stato?” Chiese curiosa.
“Bellissimo,
perché ho sentito che non le sono indifferente” La guardò negli occhi, come se
avesse di fronte la sua signora. “Mi ha sempre respinto e non capisco il perché
di quel gesto”.
“E…e
lo chiedi a me?” Balbettò pensando di essere stata scoperta, il suo volto
trasudava terrore ed iniziò a tremare quando il gattone le prese le mani.
“Essendo
una ragazza, ho pensato che forse avresti avuto la risposta alla mia domanda”.
La lasciò andare e continuò a guardare il panorama.
“Io
non posso parlare per le altre” Bugiarda, aveva la risposta, solo che non
poteva dirgli la verità, anche se Chat Noir aveva ragione a sospettare che Lady
Bug lo avesse baciato mettendoci l’anima “…però, forse è stata la situazione,
l’atmosfera…non saprei…a volte si agisce solo trasportati dal momento e non dal
cuore, magari aveva subito un’umiliazione e tu l’hai consolata”.
“Parli
proprio come se fossi stata lì” Le sorrise sghembo, ormai ne era sicuro, la sua
lady era lì accanto a lui, era inutile andare a fondo e parlare della scorsa
sera, e pensò sinceramente che non gli poteva capitare di meglio, Marinette,
l’aveva sempre vista come un’amica, ma ora che era lì davanti a lui, così
spensierata e senza quei ridicoli balbettii, poteva vedere la persona
straordinaria che era.
Lei
increspò un labbro, era meglio tacere per non peggiorare la situazione, anche
se non immaginava che lui aveva già capito.
“Ma
no, che dici. Ho solo tirato ad indovinare”.
“E
che mi dici di te? Non vai a qualche festa questa sera? So che Chloè ne ha
organizzata una, non è una tua amica?”
“Cosa?
Chloè Bourgeois amica mia? No, ti sbagli. E poi…” Si fermò per mordersi un
labbro “…non ho nessuno con cui passare San Valentino.”
“Nemmeno
quel ragazzo di cui mi hai parlato tempo fa? Non mi hai mai detto chi fosse”.
Marinette
sbuffò “No”.
“Ti
ha detto di no? Una ragazza affascinante, bella, gentile e coraggiosa che viene
rifiutata? Non ci credo. Esigo subito il suo nome per prenderlo a calci”.
La
corvina sorrise “Non gli ho mai chiesto niente in realtà, non mi sono mai dichiarata
apertamente”.
“E
perché no?” Inarcò un sopracciglio.
“Perché
sono sicura che meriti di meglio” Ed ecco il suo lato insicuro che spunta
fuori.
Chat
Noir le prese le mani “Senti, Marinette. Devi prendere il coraggio e confessare
a…” La invitò a finire la frase completandola con il nome del ragazzo che le
piaceva, sapeva che gli avrebbe fatto male sapere chi fosse, ma almeno a
saperlo si sarebbe messo l’anima in pace. “Adrien” Prese il coraggio e glielo
disse.
“Adesso
tu vai e dici ad….Adrien?” Chiese strabuzzando gli occhi.
“S-si…perché?
Lo conosci?”
“Conosco
un solo Adrien, ma di fama, il figlio dello stilista.”
Marinette
annuì timidamente con il capo.
“Ok,
ricominciamo” Deglutì sempre tenendole strette le mani “Vai da Adrien e gli
confessi i tuoi sentimenti.”
“Ma
lui non vuole me”
“Ma
come fai a saperlo se non glielo hai mai detto”
“Mi
considera un’amica, e io non voglio rovinare l’amicizia.”
“Marinette,
apri gli occhi. Tu non vuoi quel ragazzo come amico, tu lo vuoi al tuo fianco
ogni giorno. Se non lo farai, non adesso, ma te ne pentirai, qualcuno te lo
porterà via e questo ti spezzerà il cuore. Ti rifiuterà? Allora significava che
doveva andare così. Ma non puoi vivere nel dubbio, o che sia lui a fare la
prima mossa. E poi che ne sai? Magari anche lui pensa la stessa cosa di te.
Bisogna buttarsi nella vita.”
La
corvina aveva le lacrime agli occhi, Chat Noir aveva ragione, era meglio
confessare ad Adrien i propri sentimenti, era l’unico modo per sapere cosa ne
pensava veramente di lei, anche se questo avrebbe significato perderlo come
amico, ma il gattone aveva ragione, lei non voleva la sua amicizia, aveva
bisogno di lui ogni giorno.
*
Adrien
si lasciò cadere sul letto con le mani sul volto.
“Che
razza di uomo sono, ho detto a Marinette di fare lei la prima mossa”
“Puoi
sempre chiamarla e dirle tutto!” Esclamò Plagg ingurgitando un pezzo intero di
formaggio spalancando la bocca.
“Mi
ucciderebbe…meglio tenerle nascosto ancora un po’ la mia identità, non credi?”
“Ti
ucciderebbe sia nel caso glielo dicessi ora, che dopo, non fa differenza”
“Grazie,
tu sai sempre come confortarmi”.
“Io
mi limito a dire solo la verità” Plagg alzò il visetto nero in segno di offesa.
“Tu
comunque mi devi delle scuse!”.
“E
perché mai?”
“Tu
sapevi che Marinette era Lady Bug”.
“E
con questo?”
“Dovevi
dirmelo” Sospirò.
Plagg
negò con il capo “Non stava a me farti aprire gli occhi mettendoti in faccia la
realtà, e comunque ho cercato di dirtelo parlando per metafore”.
Adrien
guardò l’orologio quando Nathalie bussò alla porta.
“Avanti”
“Signorino
Adrien, è quasi ora per partire, suo padre mi manda a dirle di prepararsi”.
“Nathalie,
può dire a mio padre che non mi sento bene e che non posso venire?”
La
segretaria lo squadrò dalla testa ai piedi con il solito sguardo impostato, da
cui non traspariva nessun sentimento, a volte si chiedeva se quella donna non
fosse un cyborg, non sembrava stare male, anzi.
“Ma
certo” Si limitò a dire, senza chiedergli se avesse bisogno di un’aspirina, lei
aveva capito che non intendeva partecipare alla festa di Chloè, ma non avrebbe
di certo fatto la spia con Gabriel.
Chiuse
la porta e quando sentì i passi della segretaria lontani, la sigillò con due
mandate, quella sera avrebbe preso coraggio e sarebbe ritornato da Marinette e
le avrebbe confessato che lui in realtà era Chat Noir, non gli importava delle
conseguenze, se avrebbe dovuto restituire il suo miraculous, anche se la cosa
gli dispiaceva, o se lei lo avrebbe rifiutato perché furiosa.
Non
la voleva solo come semplice partner di mille battaglie, ma la voleva come
partner nella sua vita.
“Plagg,
trasformami”.
*
“Qui
è una noia mortale!” Esordì Alya al telefono con Marinette.
Lei
e Nino avevano preso parte alla festa solo perché Adrien gli aveva detto che ci
sarebbe stato.
“Siete
ad una festa di Chloè, che vi aspettavate?” Chiese mentre sistemava la stoffa
nella macchina da cucire.
“Ci
siamo venuti solo perché speravamo ci fosse Adrien, ma all’ultimo ha mandato un
messaggio a Nino dicendo che non sarebbe venuto e che voleva rimanere a casa,
anche la sua segretaria ce lo ha confermato.”
A
Marinette cadde il telefono per terra per lo shock, forse quella sarebbe stata
l’occasione giusta di cui parlava Chat Noir.
“Ehi
ma ci sei” Sentì la voce di Alya provenire dal telefono mentre lo raccoglieva
da terra.
“Si,
eccomi, devo andare. Divertitevi” Riattaccò con il cuore che le scoppiava nel
petto.
“Tikki,
trasformami.”
*
Lady
Bug si arrestò di colpo, notando che davanti a lei anche Chat Noir si era
fermato.
Che
cosa ci facesse anche lui sopra i tetti di Parigi, presto lo avrebbe scoperto.
“Che
ci fai qui?” Le chiese con fare sospetto.
“Bonsoir
anche a te, micetto”.
“Si
scusami, non ti ho nemmeno salutata.” Le sorrise grattandosi la testa bionda.
“Allora,
cosa ti sta portando tra i tetti di Parigi? C’è forse un attacco akuma di cui
non ne sono al corrente?”
“Potrei
farti la stessa domanda.” Gli rispose spicciolo appoggiando la schiena su un comignolo.
Lady
Bug sbuffò, quanto lo irritava ogni volta che rimaneva sul vago.
“Visto
che non hai voglia di rispondermi…io continuo per la mia strada.” Lo oltrepassò
e lei venne bloccata per un polso.
“Non
mi hai risposto nemmeno tu.” La guardò dritta negli occhi, e Lady Bug era
convinta di aver percepito una scossa attraversarle tutto il corpo.
Che
fosse stato per quel contatto, oppure per lo sguardo che aveva, poco importava,
la coccinella ebbe quasi la sensazione che le mancasse la terra sotto i piedi.
“Beh!
Io…ecco…sai che ti ho detto di quel ragazzo tempo fa…sto andando da lui”.
Balbettò volgendo lo sguardo altrove.
“Vestita
così?” Scherzò lasciando la presa.
Lei
fece spallucce “E’ l’unico modo che ho per entrare a casa sua, sai, non è che
posso suonargli il campanello, non mi farebbero entrare”. Spiegò imbarazzata.
“E
perché?” Chiese Chat Noir.
Lady
Bug chiuse la mano a pugno, non poteva dirgli da chi effettivamente stava
andando, le loro identità dovevano rimanere segrete, e poi già come Marinette
gli aveva detto che era innamorata di Adrien Agreste, non poteva permettersi
che il gattone potesse in qualche modo risalire a lei.
“Perché
è tardi, e non si aspettano visite a quest’ora.” Inventò di sana pianta,
sperando che la bevesse.
“Capisco…”.
“Tu
piuttosto, da chi stai andando? E’ chiaro che vai a trovare qualcuno”.
“Da
un’amica. Non voglio lasciarla sola in questa serata.”
A
Lady Bug mancò un battito, era chiaro che stesse andando da lei, gli aveva
detto che non avrebbe partecipato alla festa di Chloè per niente al mondo, ma
che piuttosto avrebbe preferito rimanere da sola.
“E
se non la dovessi trovare?”
“Sono
sicuro che la troverò.”
Lady
Bug si morse un labbro, era divisa tra il deludere un amico e l’andare a
confessare ad Adrien i suoi sentimenti per lui.
“Stai
bene, milady?” Le chiese preoccupato.
Annuì
con il capo stringendo ancora più forte i pugni e con il cuore che accelerava
ad ogni suo respiro.
“Da
chi stai andando, Chat Noir?” Il suo sguardo avrebbe accettato solo la verità.
“Da
Marinette, è forse un reato?” Disse d’un fiato senza dare ulteriore
spiegazione.
Ecco,
ora ne aveva la certezza, si sentiva un verme per quello che stava per fare, ma
non poteva mettere ancora da parte i suoi sentimenti, già una volta aveva
gettato Kagami tra le sue braccia, e ne aveva sofferto tanto.
Ora
era giunto il suo momento, e non ci sarebbe stata un’altra occasione, inutile
rimandare ancora, si era convinta a confessare il suo amore ad Adrien, e se
l’avrebbe rifiutata, pazienza, se ne sarebbe fatta una ragione.
Era
inutile comunque continuare a struggersi per qualcuno senza sapere che cosa ne
pensava, anche se questo significava rovinare un’amicizia, ma lei non voleva
essergli amico, non più.
“Mi
dispiace.” Dopo essersi scusata e senza dargli modo di replicare, saltò da un
tetto all’altro proseguendo per la sua strada.
*
Arrivò
dopo un paio di minuti a Villa Agreste e rimase sorpresa di trovare la finestra
di camera di Adrien spalancata, s’intrufolò sperando di non venire vista da
nessuno.
La
camera era totalmente buia, solo la luna che si era fatta spazio tra le nuvole,
rischiarava la stanza.
Lo
chiamò sussurrando, cercando di non farsi sentire, nel caso in cui ci fosse
anche qualcun altro in casa.
Una
figura nera, che aveva scambiato per un’ombra, si palesò da dietro la colonna.
“Tu?”
Lady Bug strabuzzò gli occhi, era impossibile, Chat Noir lo aveva salutato
pochi istanti fa.
“Io,
si”.
“Che
ci fai qua?”
“Potrei
farti la stessa domanda, visto che questa è casa mia e che sei nella mia
stanza.”
“Stai
mentendo, mi hai seguita.”
“Non
è esattamente così, se ti inseguivo, ci avrei messo più tempo, ma conosco
qualche scorciatoia. Sai se il mio anello suona, devo sbrigarmi.” Fece un giro
lentamente attorno a lei.
“Stavi
andando da Marinette, la deluderai così” Deglutì quando iniziò ad avvicinarsi
pericolosamente al suo volto.
Chat
Noir sorrise sghembo “Come faccio a deluderla, se è proprio qui di fronte a
me?”
Lady
Bug si sentì morire, come aveva fatto a scoprirla? Eppure era stata sempre
attenta.
“Non
so di cosa tu stia parlando”. Avrebbe negato fino alla fine.
“La
rosa che ti ho dato lunedì, l’hai piantata sul vaso del tuo terrazzino. Tu non
te ne sei nemmeno accorta, ma sotto un petalo c’era un piccolo pendaglio
d’argento”.
Il
gattone aveva l’espressione tipica di una persona che l’aveva appena messa in
scacco.
Si
guardarono negli occhi e all’improvviso si sentirono due scemi, scoppiarono a
ridere.
“Dobbiamo
rimanere ancora molto trasformati?” Chiese lui avvicinandosi al suo volto.
“Mmm…no,
ti ho già baciato nei panni di Chat Noir diverse volte, vorrei farlo da
Marinette. Ritrasformami”.
“Ritrasformami”
La seguì lui.
Marinette
ed Adrien unirono le loro bocche in un incastro perfetto, non si sa per quanto
rimasero in quella posizione, si staccarono solo perché al biondo venne in
mente una frase che la corvina aveva detto poco fa.
“Cosa
intendevi che mi avevi baciato diverse volte?”.
*
Fine
*
Angolo Autrice: Buona domenica a tutti e
Buon San Valentino, spero abbiate gradito questa one-shot, e se vorrete
lasciare un commentino, mi farebbe davvero piacere. J