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Autore: Shizue Asahi    17/02/2021    0 recensioni
Raccolta disomogenea sulla coppia Bolin/Jinora
Bolin è timido e impacciato, anche se è più grande di lei e ha già avuto altre – disastrose – esperienze prima; Jinora è quasi la sorellina di Korra – o sua nipote, non ha mai capito come funzionasse la faccenda della reincarnazione dell’Avatar – e l’ha vista crescere sotto i suoi occhi, hanno combattuto insieme e si sono salvati reciprocamente la vita tante volte, ma sul prato, là, da soli, le cose si fanno solamente più confuse e non è tanto sicuro di dove finisca la zona sicura dell’amicizia fraterna e inizi quella più scabrosa dell’attrazione
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bolin, Jinora
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Storia scritta per il COWT11;
686 parole 
Prompt: M2- Un viaggio chiamato vita 
 
 
 
 
 
 
Casa è un bilocale disordinato, con la carta da parati a fiori, in una palazzina vecchissima, abbarbicata all’ultimo piano e che, nei giorni invernali, in cui il vento soffia un po’ troppo forte, è tutta uno spiffero e dà l’idea di essere prossima a collassare su se stessa. 
L’hanno scelta insieme, più perché a entrambi ricordava immediatamente qualcosa di familiare, che per la reale comodità del posto. È lontana dall’isola dei Dominatori dell’Aria, è lontana da dove lavora Bolin, ma è piccola e confortevole, con una vicina anziana e con un numero indefinito di gatti-castagna co cui Pabu non fa che litigare e un balconcino sbilenco su cui Jinora passa metà della giornata a studiare o meditare.
È casa loro e nel tempo hanno aggiunto piccole cose, piccoli oggetti familiari o bislacchi che pian piano l’hanno resa ancora più loro, più intima. 
Il salotto è un ambiente unico con la cucina, perennemente in disordine, in cui Jinota ha iniziato ad ammassare senza vergogna pile di pergamene e libri presi in prestito alla biblioteca paterna e mai più restituiti. C’è anche una foto, di loro due, con Ikki e Meelo e Rohan, Asami e Korra da un lato, Mako dall’altro e i genitori di Jinora nel mezzo. Tenzin ha una faccia lunga e un sorriso poco convinto, mentre stringe una mano sulla spalla di Bolin, in una chiara minaccia percepita in tutta la sua pericolosità.
A Jinora piace guardarla e prenderlo in giro. 
- Sembra tu stia per essere mangiato da uno spirito malvagio – 
Non penso tuo padre si accontenterebbe solo di mangiarmi – 
 
*
 
Jinora ha ventiré anni e vivono insieme già da diversi anni – due? Tre? – e con il tempo hanno imparato a stare insieme, a dividere lo spazio e ad abbandonare quasi qualsiasi tipo di privacy o solitudine. È una convivenza piacevole, anche se insolita. Jinora non avrebbe mai immaginato di abbandonare il Tempio dell’Aria per la città – non avrebbe mai immaginato di farlo per Bolin -ma il Dominatore l’ha resa una cosa quasi facile, naturale. 
Piano piano hanno costruito una routine fatta di momenti, di calore, di una tenerezza che entrambi credevano loro estranea. Bolin è il fidanzato perfetto, è premuroso, affettuoso, insolitamente bravo a cucinare e a fare le faccende di casa. Jinora lo ama in un modo tiepido e pacato, così come è il suo carattere, e Bolin ricambia con la frenesia e il rumore che invece gli appartengono. 
Qualche volta litigano – litigano tutti, insomma – e la casa ha qualche spiffero in più e Pabu si rifugia dai gatti-castagna della vicina, improvvisamente molto più partecipi del suo dolore.
 
 
*
 
Bolin colleziona cose strane, oggetti dei loro viaggii o della sua infanzia, Jinora non ci fa quasi più caso. Finge di non accorgersene, quando ne porta uno nuovo a casa e lo nasconde tra gli altri. Quasi le piace cercare di indovinare cos’altro troverà sulla mensola del soggiorno o infilato in un cassetto. 
C’è solo una cosa che davvero non capisce e che non riesce del tutto a sopportare – e che Bolin non può cercar di nascondere in alcun modo. 
No, non me lo dire –
Non ho detto niente –
Bolin, non possiedi neanche un solo cappello! – 
 
Bolin ha una insolita passione per i portacappelli, in casa ne hanno sei o sette, anche una testa di dubbio gusto recuperata alla chiusura di un negozio di pelletteria. 
Jinora, fin da bambina, non ricorda di averlo mai visto indossare un cappello, neanche in inverno, neanche quando ha accompagnato Korra al Polo Nord. 
 
Sono mobilio inutilizzato, che Bolin spolvera sempre con una solerzia inusuale e su cui Jinora prova, con poco successo, ad appendere sciarpe e mantelli. 
Si lambicca il cervello per anni, cercando di dare un senso a quei portacappelli un po’ troppo ingombranti, poi un giorno lo trova e ne è intimamente compiaciuto. 
 
 
*
 
Un mattina casa è invasa di cappellini di filo, di quelli da neonato, di tutte le sfumature possibili e immaginabili di verde o arancione, che fanno mostra di loro su ogni portacappelli possibile. Bolin ci mette un’infinità di tempo a capire che non è uno scherzo o un nuovo feticcio di Pabu, ma che sta per diventare papà. 
   
 
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