Si fermò davanti ad una semplice lapide, immersa in una nuvola di gigli bianchi, dai quali si spandeva un gradevole profumo. Lucifer, per alcuni istanti, contemplò la tomba, poi si chinò e posò le calle tra i gigli. – Chi ti ha dato questi fiori è intelligente, amico mio. Ha capito la tua natura ben prima di me. A volte, una conoscenza millenaria è inutile, anzi dannosa. – mormorò l’angelo, ironico. Lui, malgrado i suoi poteri angelici, non aveva saputo vedere l’autentica limpidezza del cuore di Frank. Aveva cercato sozzure inesistenti, ben lontane dalla sua natura. Certo, Francis Lawrence non era immune ai peccati, ma aveva saputo emendarsi dagli sbagli del suo passato. Non si nascondeva dietro un paravento moralista, ma cercava di donare una luce di speranza ad un mondo perverso e corrotto. Il male compiuto, pur grave, era stata per lui una dolorosa occasione di rinascita ad una esistenza nuova, votata ad un sogno di giustizia e pace. – Guardami… Tu, un prete, hai fatto sentire a Lucifero, il Guardiano degli Inferi, il sentimento del dolore. Non accetto la tua morte, padre Frank. – affermò, il tono tremante. Un uomo come lui, capace di offrire la sua esistenza in nome di un più alto ideale, meritava una vita lunga e operosa, priva di qualsiasi angoscia. Non doveva spegnersi in chiesa, il petto bucato dal proiettile di un criminale come Spider. Abbassò la testa sulle sue mani. Gli pareva, in quel momento, di sentire il corpo di Frank perdere il calore vitale, tra le sue braccia, sotto il suo sguardo vitreo di dolore impotente. Ed era una sensazione orrorifica, che stringeva la sua gola, come un’inesorabile garrota. Padre Frank, malgrado tutto, non mostrava paura. Non aveva mai perduto la fiducia nella giustezza dei disegni di Dio. Si era innamorato di Dio e si era affidato a lui con fiducia totale. Nemmeno il dolore di una morte crudele aveva scalfito la sua fede granitica.
Con un gesto nervoso della mano, Lucifer allontanò le lacrime, che e un sospiro, lento, sgorgò dalle sue labbra. – Perché? Perché hai voluto prenderti la sua vita? Lui non lo meritava… – sussurrò. Suo padre non era il dio benevolo descritto nei libri sacri dei cristiani. La sua crudeltà non era apparente, ma reale e nascondeva una mente perversa, insensibile alle sofferenze delle sue creature. Non aveva saputo comprendere gli angeli, a lui più vicini, e non si sforzava di essere giusto con gli esseri umani. – Spero che ti abbia portato in Paradiso. Tu meriti quel posto più di tanti altri. Sei riuscito a instillare il dubbio nella mia mente amareggiata. – affermò, un malinconico sorriso sulle labbra. Frank era riuscito ad andare oltre la sua identità umana e a comprendere la verità della sua natura. Malgrado la sua formazione, non l’aveva stigmatizzata e lo aveva incoraggiato a credere nella benevolenza di suo padre. Tanta ardente fiducia era immeritata, eppure, mentre padre Frank si spegneva, le sue certezze avevano vacillato. – Stai tranquillo, amico mio. Connor è in prigione, ma, in nome tuo, cerca di riscattare la sua esistenza. Il tuo esempio gli è entrato nel cuore. – proseguì. Padre Frank si sarebbe preoccupato per Connor, da lui amato come un figlio, anche nell’Aldilà. Del resto, aveva sacrificato la sua vita per quel ragazzo, frapponendosi tra lui e il proiettile di Spider! Per questo, aveva desiderato rassicurarlo. Si era preoccupato degli altri per tanto, troppo tempo e meritava svago, per quanto ne potesse offrire la Città d’Argento. – Tornerò a trovarti. Ti rivelerò i progressi di Connor e dei tuoi ragazzi. – promise. Per quanto possibile, voleva dare gioia allo spirito di Frank. E il suo piacere era il bene di quegli orfani, in bilico tra abisso e redenzione. – Pensa però a divertirti. Magari, rendi la Città d’Argento un posto meno noioso. – ridacchiò. Poi, sollevò la mano destra in un gesto di saluto e, a passo rapido, uscì dal cimitero.