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Autore: carachiel    21/02/2021    1 recensioni
1981, Hot Space era.
In quei momenti il chitarrista malediceva il suo buonsenso che gli impediva di perdersi in quella stessa spirale autodistruttiva, pur desiderando ardentemente farlo e forse, riuscire finalmente a dimenticare.
Dimenticare di essere mai stato a Monaco.
Dimenticare di aver visto Freddie con quegli occhi iniettati di sangue seminascosti dagli occhiali scuri e quelle stalattiti dalle narici, sempre più simile all'ombra di sé stesso.
Dimenticare tutto quel dannato album.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Brian May
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Endless grey


Lo studio di registrazione aveva le pareti grigie, aveva notato Brian la prima volta che vi aveva messo piede.
E benché fossero a molti kilometri da Londra, gli era parso che l'intera città di Monaco vivesse, respirasse ed effondesse quel lieve grigiore che appannava i colori e li rendeva smorti.
Poi, col passare dei giorni tale sensazione si era saldamente radicata in lui, quando la barriera di fumo che circondava lo studio si era fatta dapprima labile, poi sempre più pesante e opprimente, dentro e fuori – le sagome dei suoi compagni sempre più sfuggenti ed evanescenti in quella coltre malsana, finché non era rimasto da solo.

Gli giungevano distorte, ma ancora comprensibili – e forse, per qualche bizzarro gioco acustico, amplificate, le voci dei compagni, dei tecnici e di tutte le altre persone, senza che lui potesse replicare in alcun modo a quei fantasmi di fumo che lo circondavano.
Sentiva distintamente la voce di Paul suggerire a Freddie che neanche in quel brano avevano bisogno della sua chitarra perché "Santo cielo Freddie, è disco!", mentre sulle sue spalle la custodia della Red si faceva più pesante.

Chissà, forse in quel fumo avevano smesso di preoccuparsi di dove fosse.

Le liti erano diventate una terribile abitudine, durante la registrazione dell'album, così come l'eventualità che uno di loro si presentasse in studio ubriaco o, nel caso specifico di Freddie, strafatto.
E nonostante il chitarrista sapesse che era solo una situazione temporanea, che non intendevano davvero ciò che dicevano, non era sufficiente a farlo sentire meglio.

Back Chat, in tutto ciò, non era arrivata inaspettata, tuttalpiù era stata solo la punta dell'iceberg che costituiva la mole delle sue discussioni con John quando una parte della canzone non gli andava bene o non era d'accordo su un riff.
Onestamente doveva ammettere che, quando aveva sentito i primi versi cantati da Freddie, non aveva capito subito che la canzone fosse diretta a lui. Poi, quando il bassista l'aveva guardato con un sorrisetto trionfante dicendogli "Non abbiamo bisogno della chitarra", aveva capito, sentendo improvvisamente tutto il veleno colare dalle parole, da quel ritmo funky.
"Come sarebbe a dire?" si era ritrovato a chiedere, stordito.
"Non abbiamo bisogno della chitarra." aveva ripetuto semplicemente, e Brian aveva capito che non c'era ragione di insistere.

Aveva realizzato quanto John fosse cambiato proprio quel giorno, guardandolo gloriarsi di una sicurezza e un carisma che in fondo, molto in fondo, Brian era certo non possedesse, e che solo Freddie era riuscito a drappeggiargli addosso al posto del makeup e dei gioielli che fino a qualche anno fa nascondevano la sua profonda insicurezza.

In fin dei conti, sapeva che non era vero che non avevano bisogno della chitarra, ma se c'era già John a suonarla per le parti ritmiche, il suo ruolo qual'era?
Avevano fatto la stessa cosa con Roger, rimpiazzandolo con una drum machine, ma se non altro avevano ancora bisogno di lui in studio.
E Brian si era ritrovato, più e più volte, ad invidiare il biondo per la sua capacità di reagire, di urlare contro agli altri due che non voleva essere rimpiazzato con una fottuta macchina, per poi vederlo fumare una sigaretta dietro l'altra per sfogare il malumore, come una ciminiera.
A rafforzare ed inspessire la barriera di fumo che lo separava dagli altri e in cui, il chitarrista ne era certo, prima o poi tutti si sarebbero smarriti.

In quei momenti il chitarrista malediceva il suo buonsenso che gli impediva di perdersi in quella stessa spirale autodistruttiva, pur desiderando ardentemente farlo e forse, riuscire finalmente a dimenticare.
Dimenticare di essere mai stato a Monaco. Dimenticare di aver visto Freddie con quegli occhi iniettati di sangue seminascosti dagli occhiali scuri e quelle stalattiti dalle narici, sempre più simile all'ombra di sé stesso.
Dimenticare tutto quel dannato album.

Quando uscì sbattendo la porta, fuori da quel fumo venefico, neppure lo notarono.
Gli mancava poter respirare.



Angolo Autrice: Ma salve, fandom Queeniano.
Mi sono dovuta prendere una pausa dai miei attuali impegni nel fandom dei Metallica e tornare qui perché, alla fine, qui ci sto bene.
Avevo pronta questa storia dal 2019, ispirata a Back Chat – ma non ho mai avuto il coraggio di pubblicarla, solo ora, perché alla fine è un po' il riflesso del mio stato attuale e penso sia la cosa più sincera che possa scrivere ora.
Spero vi piaccia, grazie se vorrete recensire.

   
 
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