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Autore: ely_trev    21/02/2021    0 recensioni
Improvvisamente sento di aver perso la mia identità e sono sola in quella stanza così impersonale, in compagnia solo di un passato che, per sua natura, è destinato a non esserci più. Ho sempre pensato che le persone siano la somma delle esperienze vissute e allora perché io, nonostante sia circondata da una montagna di ricordi, mi sento vuota come se fossi un contenitore di cartone pronto per essere gettato via? Cosa sono diventata oggi? Chi sono?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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OGGI
Quasi trent’anni anni dopo siamo ancora in contatto stretto, nonostante il lavoro occupi la maggior parte del nostro tempo.
Litighiamo ancora come quando eravamo bambini e forse questo aiuta a mantenere vivo il nostro rapporto.
Ma soprattutto ci vogliamo bene.
Lo reputo un buon amico, anche se ci ho messo tanto tempo per definirlo tale. Per anni, nonostante il nostro rapporto si fosse intensificato, l’ho definito semplicemente come il mio compagno di scuola, anche quando la scuola l’avevamo finita.
So che nelle situazioni importanti c’è, c’è sempre.
Però mi rendo conto che in lui manca qualcosa. Con lui, non riesco a condividere quella parte di me che sono le mie passioni: le fiction, i video, le fotografie… Marco ha sempre una parola di derisione e la cosa mi infastidisce da morire. Perché i miei hobby mi caratterizzano ed è come se Marco negasse una parte di me, l’unica parte di me che, invece, a me, ha sempre fatto sentire bene. Perché sono tante le persone che mi hanno etichettato come strana e sono poche, pochissime, quelle che sono riuscite ad andare oltre la superficie.
* * *
Torno a casa di Maria per finire di recuperare gli oggetti che mi interessa tenere quando, in un cassetto pieno di vecchie vhs, una attrae la mia attenzione. La calligrafia infantile di una vecchia me stessa ha scritto che su quella vhs c’è registrato uno dei film di Nino D’Angelo. E, per me, è subito estate anni ’90. Ricordo che, in quel periodo, Raidue replicava quei film tutti i sabato sera e, non so perché, mi ero fissata. Mi ero fissata così tanto da aver consumato nastri di vhs e anche di musicassette, dove registravo le canzoni direttamente dalla tv, maledicendo chiunque passasse in quel preciso istante accelerando un po’ più del dovuto, soprattutto i motorini. Ancora oggi, per me, estate vuol dire riesumare Nino D’Angelo, nonostante non apprezzi più così tanto né le sue canzoni né i suoi film. Però mi piace tornare indietro nel tempo, a quando scherzavo con Marika, con la quale ho sempre avuto gusti diversi, ma con la quale ho sempre condiviso tutto. Compreso Alessandro. Ma, se con Alessandro c’era simbiosi, con Marika c’era equilibrio. Così, quando i nostri giochi di bambine hanno lasciato il posto ad un graduale allontanamento, il sottile legame che ci ha sempre unito non si è mai spezzato. Anche se non ci sentiamo per lunghi periodi, ogni volta che abbiamo modo di stare insieme è come se ci fossimo lasciate il giorno prima. Ed è bello, bellissimo rivedersi in quelle occasioni, che non generano mai rimpianti, ma solo tanta gioia e tanta allegria.
Finalmente ti trovo! Sapevo che saresti tornata ma non ero riuscita a trovarti”.
Una voce alle mie spalle mi fa sobbalzare, mentre sto caricando in macchina delle buste colme degli oggetti più disparati. In quel preciso istante, l’occhio della mia interlocutrice cade sulla vhs decorata dal nome del cantante napoletano.
Ah… Nino D’Angelo! “Pronto songh'io t'arricuorde o no? / Nun riattaccà, famme almeno parlà /So chille 'e ll'ata sera, ce incutraime a Capodichino /E insieme tutt'e due ce mangiaime nu panino…”
Canticchia prendendomi in giro, anche lei. Ma non c’è malizia nelle sue parole. Questa canzone è ormai entrata a far parte della colonna sonora della nostra vita e cantarla vuol dire solo rievocare un bel ricordo, il ricordo di due bambine che si godevano la spensieratezza di una vacanza estiva, e della stessa infanzia, semplicemente stando insieme, senza pretendere niente.
Marika!”
L’abbraccio felice. Non ho bisogno di altre parole. Per la prima volta da quando sono tornata, mi sento a casa. Ecco, questa era la sensazione che cercavo.
   
 
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