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Autore: Stella Dark Star    21/02/2021    1 recensioni
Di punto in bianco Vil e Leona vengono incaricati dal preside Crowley di prendersi cura di un ragazzino ospite al Night Raven College. Il piccolo si chiama Rey, ha tredici anni ed è un incrocio tra un umano e un leone e....questo è tutto ciò che possono sapere, visto che per vari motivi non può rivelare il suo cognome o il suo Paese di provenienza! Eppure in lui c'è qualcosa di familiare, soprattutto nel suo aspetto. Inoltre sembra trovarsi a suo agio nonostante la situazione insolita e ha grande confidenza con chiunque, come se li conoscesse da sempre. Fare i babysitter si rivela più facile del previsto, però ci sono troppe cose che non quadrano. Chi è quel ragazzino? Da dove viene? E soprattutto da...QUANDO?
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Cater Diamond, Epel Felmier, Leona Kingscholar, Ruggie Bucchi, Vil Schoenheit
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Mpreg
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Meravigliosi guai al Night Raven College'
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Leona x Vil:
Un leoncino di buona famiglia
 
Capitolo uno
Un cucciolo e tanti misteri
 
La mano di Vil si muoveva leggera sulla chioma folta e ondulata appartenente a quel ragazzino che in pochi giorni gli aveva cambiato la vita. Pur essendo originario di una terra calda e soleggiata, i suoi capelli erano incredibilmente morbidi e anche il colore chiaro era piuttosto insolito per la gente di là, un delicato color champagne con le punte dipinte color cioccolato. Al tatto era chiaro che quei capelli venivano curati minuziosamente. Mentre la sinistra procedeva con le carezze, la sua destra andò gentilmente a stuzzicare dietro le orecchie leonine, anch’esse color champagne e dalle punte cioccolato. Al tocco delle sue dita, l’orecchio si mosse in un piccolo scatto. Volgendo un poco lo sguardo, Vil vide che il ragazzino stava anche muovendo la coda (dello stesso colore dei capelli e delle orecchie) in un movimento molto fluido che disegnava delle forme tondeggianti nell’aria. Anche se da quell’angolazione non poteva vedergli il viso, sapeva che era rilassato e che si stava godendo le coccole come un cucciolo. In effetti, nella posizione in cui si trovavano, sembravano davvero padrone e cucciolo, con Vil seduto sul bordo del letto e il ragazzino steso sul fianco e con la testa sulle sue ginocchia. Era così tenero… In qualche modo provava per lui del sincero affetto, come non lo aveva mai provato per nessuno, e questo non gli creava alcun imbarazzo, anzi, era contento di dedicargli quelle piccole attenzioni come avrebbe fatto…forse…ad un fratello più piccolo? Il solo sentire il suo respiro tranquillo e la leggerissima vibrazione tipica dei felini, gli donava una piacevole emozione. A volte coccolava in quel modo anche Leona, magari quando si vedevano dopo una giornata impegnativa e avevano entrambi bisogno di rilassarsi, però era anche vero che Leona si addormentava quasi subito e quindi smetteva di muovere sia la coda che le orecchie. Che tristezza! Per fortuna ora c’era quel ragazzino a dargli soddisfazione, in questo senso. Perso com’era in questi pensieri, non realizzò subito che il rumore appena udito era quello della porta che veniva aperta. Un movimento gli fece sollevare lo sguardo. Leona era lì davanti e aveva in volto un’espressione incredula. Vil fece l’errore di continuare con le carezze ed ecco che le sopracciglia di Leona si aggrottarono, mentre i suoi occhi verdi parvero lanciare scintille.
“Cosa sta succedendo qui dentro?”
Quella voce rabbiosa riportò Vil al presente, il ragazzino che gli giaceva sulle ginocchia balzò all’improvviso sfuggendo al suo tocco.
“Po-posso spiegarti!”
Disse lui, ora in piedi e con le mani in avanti come a creare una barriera di difesa. I suoi occhi dal taglio felino e di un verde chiaro acceso tremarono un istante.
Leona ringhiò: “Ti avevo avvertito di non spingerti troppo oltre, cucciolo sfacciato che non sei altro.”
A quel punto Vil dovette intervenire e mettersi fra i due, più che altro per fare da scudo al piccolo, la sua lunga veste color indaco svolazzò per il movimento repentino. Lanciò a Leona uno sguardo carico di disappunto e lo apostrofò: “Quanto puoi essere idiota per comportarti così con un ragazzino di tredici anni?”
Il nominato, alle sue spalle, fece capolino con la testa esibendo gli occhioni lucidi e preoccupati.
“Non stavo facendo niente di male, te lo giuro! Erano solo coccole!”
Leona strinse i pugni con forza, il sangue gli ribolliva nelle vene.
“Come faccio a fidarmi dopo quello che è successo tra te e Cater? Fai tanto l’innocente ma in realtà sei un piccolo pervertit-” SCIAFF!
Lo schiaffo che ricette da Vil fu così forte da fargli voltare la testa di lato. Non era la prima volta che lo colpiva, ma non l’aveva mai fatto con tanta energia.
“Non ti permetto di offenderlo così!” La voce di Vil era quasi ghiaiosa dalla rabbia e a nulla servì ricevere un’occhiata di fuoco da parte di Leona, era pronto anche a combattere per difendere il piccolo.
“Sniff, sniff…”
Il ragazzino uscì dal nascondiglio che Vil gli stava fornendo, il suo visetto chiaro era rigato di lacrime, il labbro tremulo per il pianto. Una visione che strinse il cuore ai due litiganti.
“Per favore…sniff…non litigate a causa mia!” Chinò il capo, emettendo un sonoro colpo di singhiozzo, quindi lo rialzò e li guardò entrambi. “Vi dirò chi sono davvero…sniff, ma vi prego, smettetela! Avevo promesso di non dire niente ma…hic…non voglio vedervi così!”
Era un cucciolo sull’orlo della disperazione.
 
[Pochi giorni prima…]
 
Quando Leona e Vil si erano incontrati di fronte all’ufficio del Preside, venne loro spontaneo chiedersi a vicenda per quale motivo fossero stati convocati loro due, i leader di due dormitori completamente diversi che niente avevano a che fare l’uno con l’atro, se non che erano entrambi studenti del terzo anno al Night Raven College. Leona, con la divisa del dormitorio Savanaclaw, aveva un aspetto completamente trasandato di chi è appena stato svegliato da un pisolino pomeridiano, probabilmente nella serra temperata, visti i fili d’erba che aveva fra i capelli lunghi e spettinati. Vil al contrario sembrava pronto per un ricevimento reale, sempre perfetto dalla testa ai piedi, ossia dalla corona d’oro col tipico emblema del cuore trapassato da un pugnale, fino agli stivali con lacci e tacco.
Dopo un paio di domande veloci a cui non seppero dare risposta, Vil bussò alla porta e fu accolto dalla voce vivace del Preside. Per lo meno Leona si premurò di aprire la porta e lasciare il passaggio prima a lui, come si confà ad un gentiluomo con una signora. Una volta entrati e richiusa la porta, si fecero avanti e raggiunsero il Preside Crowley che li attendeva in piedi di fronte alla scrivania, con le braccia aperte in segno di benvenuto.
“Scusatemi per avervi sottratti alle vostre attività pomeridiane.” Esordì, con quel suo modo di parlare canzonatorio che non lo abbandonava mai. “Devo darvi un incarico molto speciale, il quale vi è stato assegnato da due persone importanti e altolocate che però desiderano restare anonime per questioni di sicurezza.”
Vil fece un cenno col capo: “Di cosa si tratta?”
“Desiderano affidarvi per un breve periodo il loro tesoro più prezioso e vi chiedono di averne grande cura!”
Leona incrociò le braccia al petto. “Tesoro? Sarebbe a dire?”
Crowley fece un passo di lato, rivelando così una figura che era stata completamente coperta dalle sue spalle e dal suo cappotto. Il ‘tesoro’ era un ragazzino dalla pelle candida, dalle orecchie e coda leonine e dallo sguardo diretto ma gentile. Indossava la grigia divisa del college, ma con gilet dello stesso colore, al contrario degli altri studenti che lo avevano del colore rappresentativo del proprio dormitorio, e per lo stesso motivo non portava alcuna fascia e stemma sul braccio. La sua figura era impeccabile, non solo la divisa gli calzava a pennello, i capelli erano perfettamente acconciati in una complicata treccia che partiva dalla sommità del capo e scendeva fin oltre le spalle, le sue unghie erano ben curate e smaltate di color perla, lo stesso colore dell’ombretto che gli faceva brillare ancor più gli occhi di un verde chiaro che ricordava l’estate.
Fece un elegante inchino accennando un sorriso gentile: “Mi chiamo Rey e ho tredici anni! Piacere di conoscervi!”
Silenzio totale.
Leona fece schioccare la lingua: “Cioè, dobbiamo fare i babysitter?”
“ESATTO!” Rispose Crowley con eccessivo entusiasmo.
“….sta scherzando, vero?”
Vil sollevò una mano per zittirlo e chiese educatamente: “Preside, potrebbe darci ulteriori chiarimenti?”
“Ah ah, certo che lo farò! Perché sono gentile!” Posò una mano sulla spalla di Rey e cominciò a spiegare: “I suoi genitori sono studenti diplomati al nostro illustre college e…”
“Un momento. Questo è un college maschile, com’è possibile che questi signori si siano diplomati qui?” Lo interruppe Leona.
Crowley rimase a bocca aperta per alcuni istanti, capendo di aver già fatto una grande gaffe, ma poi liquidò la faccenda con un gesto della mano e proseguì senza dare una risposta a quella domanda più che legittima. “…hanno mandato qui il loro amato figlio per un breve soggiorno, affinché veda di persona com’è l’ambiente dove vivrà e studierà quando sarà più grande!”
Di nuovo silenzio.
Vil sbattè le ciglia. “Mh. E come mai lei ha accettato di soddisfare questa richiesta?”
“A fronte di una generosa donazione, come potevo rifiutare?”
Leona scambiò uno sguardo d’intesa con Vil: “Ah ecco. Esattamente come è successo con Kalim e la sua ricca famiglia di mercanti.”
“COMUNQUE…” Riprese Crowley: “Hanno chiesto espressamente di voi due perché non sanno se Rey sia destinato a far parte dei Pomefiore o dei Savanaclaw!”
“Ahhhh…” Sospirò Leona: “Non è detto che verrà scelto per studiare qui e in ogni caso il dormitorio a cui apparterrà sarà deciso dallo Specchio, no?”
Crowley prese il ragazzino alle spalle e lo spinse verso di loro come un pacchetto da consegnare: “Non perdiamoci in futili dettagli! Prendetelo e portatelo con voi! Decidete pure in autonomia quali giorni farlo stare in un dormitorio e quali nell’altro! Ah e dormirà con voi nelle vostre stanze personali! Ora andate!”
Ad un suo movimento della mano la porta si aprì e una forza misteriosa spinse i tre verso l’uscita, così che, in men che non si dica, si ritrovarono fuori dall’ufficio.
Leona si riprese per primo e batté il pugno contro la porta, gridando: “E perché dovrebbe dormire con noi??? Ci sono altre stanze libere!”
Vil posò una mano contro quel pugno e disse saggiamente. “Sfondare la porta non ti aiuterà ad avere risposte.”
“Cough cough!”
Si voltarono e abbassarono lo sguardo su quel ragazzino dal viso di porcellana e i capelli perfetti, che li guardava con occhi luccicanti, sfoggiando un luminoso sorriso.
“Voglio ringraziarvi per tutto ciò che farete per me! Prometto che mi impegnerò per non crearvi problemi!”
“Ce li stai già creando.” Sottolineò Leona, con la conseguenza che si beccò una gomitata sulle costole da parte di Vil.
Dato che Leona non aveva il minimo senso del dovere e dell’ospitalità, per non parlare delle buone maniere che evidentemente gli erano sconosciute nonostante fosse il secondo principe di un regno, dovette occuparsi Vil di fare gli ‘onori di casa’. Con la mano indicò il corridoio ed invitò il piccolo a camminare al suo fianco.
“Dunque ti chiami Rey…  Se ho ben capito i tuoi genitori vogliono restare anonimi, quindi immagino tu non possa rivelare il tuo cognome, giusto?”
“Esatto! Chiedo scusa, ma non posso proprio.”
“E il Paese da cui provieni?”
“Mmh…” Rey ci pensò su e poi scosse il capo: “No, neanche quello.”
Vil lasciò un lungo sospiro, mentre cominciava a mettere insieme i primi pensieri su come gestire quella situazione inverosimile. “Per prima cosa dobbiamo decidere dove dormirai questa notte.”
Leona, alle loro spalle, precisò subito: “Lascio a te l’onore. Puoi tenerlo per il resto della settimana, per quanto mi riguarda.”
“Tu e il tuo caratteraccio infantile!” Lo apostrofò Vil. “In verità vorrei chiederti di portarlo con te al Savanaclaw. Io ora ho l’incontro coi membri del club e più tardi vorrei parlare di nuovo col Preside.” Senza attendere una risposta, si rivolse a Rey. “Per te va bene? O hai paura a dormire circondato da quelle bestiacce?”
Rey sorrise: “No affatto! Sto bene con chiunque! E poi da dove provengo sono quasi tutti uomini bestia! Il mio papà è un leone, per questo io ho le orecchie e la coda!”
Vil fece un cenno col capo, quindi si voltò con espressione particolarmente severa. “Hai sentito? Tutto ciò che ti chiedo è di badare  a lui fino a domattina. Credi di farcela?”
Leona fece una smorfia. “Lo sai che non mi piace la compagnia dei cuccioli. Sono così rumorosi.” Si grattò dietro un orecchio e riprese: “Però è anche vero che questo qui è più grande di Cheka, magari sarà meno fastidioso. E male che vada posso chiedere a Ruggie e Jack di aiutarmi.”
Era una sua impressione o, ad ogni nome che aveva pronunciato, il piccolo aveva sorriso in modo strano? Bah, meglio non dargli peso.
Non appena furono fuori dall’edificio, affacciati alla grande scalinata, Vil si premurò di fare le ultime raccomandazioni: “Bene, per ora ci separiamo qui. Sistemate i bagagli, cenate e andate a dormire. E tu vedi di comportarti bene.”
“Certo!” Lo rassicurò Rey, aggrappandosi al braccio di Leona.
“Veramente stavo parlando con lui.” Precisò Vil, lanciando un’occhiata severa a quello che di fatto era l’adulto e invece si comportava peggio di un bambino capriccioso.
Per l’ennesima volta Leona sospirò, ma questa volta per la rassegnazione. “E va bene. Come vuoi.” Poi adocchiò il piccolo invadente che aveva al braccio. “E tu perché mi stai appiccicato?”
“Perché mi piaci!”
Con una risposta così sincera, come faceva a ribattere? Quel cucciolo di carattere assomigliava già troppo a quel seccatore di Cheka. Accidenti. Non appena s’incamminarono per raggiungere il dormitorio, ecco che Rey si voltò e gridò: “A domani, Vil! Non vedo l’ora di rivederti!”
Sulle prime lui lo guardò con evidente sorpresa, ma poi accennò un sorriso e rispose: “Benvenuto al Night Raven College!”
  
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