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Autore: LadyHeather83    22/02/2021    2 recensioni
Marinette si trova in coma, dopo una brutta caduta durante l'allestimento della recita di fine anno.
Durante il suo risveglio, avrà una brutta sorpresa: non riesce a trovare Tikki, le foto di Adrien appese in camera sua, non ci sono, ed in più la madre le dà una notizia sconvolgente, dovrà servire al catering di fidanzamento di Adrien Agreste e Kagami Tsurugi.
Riuscirà a portare tutto alla normalità?
Genere: Azione, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Kagami Tsurugi, Luka Couffaine, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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REALTA’ PARALLELA

*

Capitolo 15 – L’incidente

*

L’intuizione di Lady Bug era giusta, Eraser sarebbe uscita allo scoperto e dritta nella loro trappola appena avrebbe captato il loro amore, e quel bacio era il solo modo possibile per attirarla verso di loro e verso la poesia composta pochi attimi prima da Chat Noir.

Rimasero incollati, così in quella posizione e a Lady Bug le sembrò di morire.

Il suo cuore e la sua mente erano un misto di emozioni e sensazioni nuove, sapeva che stava baciando Adrien, anche se non era quello che apparteneva alla sua realtà, poco importava.

Chat Noir, del canto suo, era ancora sconvolto, mai avrebbe immaginato che la coccinella, fosse così intraprendente da poter arrivare persino a baciarlo.

Per quanto ne sapeva, si erano visti una volta sola, e quella volta, era bastato a lui per innamorarsi perdutamente di lei, del suo coraggio, della sua forza, di quell’essere sicura di se.

Ereser, ovverò Chloè in versione akumizzata, non si fece attendere troppo, e appena il gattone, grazie al suo super udito, l’aveva captata, abbracciò ancora più forte Lady Bug, e saltò lontano, andandosi a nascondere in un vicolo poco distante.

Fu lei la prima a staccarsi da quel lungo bacio appassionato.

“E questo era per…

“Ti ho detto che dovevi stare al gioco” Rispose spicciola senza dare ulteriori spiegazioni, mentre si portava a spalle al muro e faceva sbucare la testa fuori per controllare la situazione.

Ma…

“Niente ma, zitto e aspettiamo che cada nella trappola”.

Eraser prese la palla di carta lasciata in bella vista, la srotolò ed iniziò a leggere nella sua mente.

Le ginocchia cedettero e lei cadde a terra piangendo, era la cosa più bella e romantica che qualcuno avesse mai scritto.

Lady Bug inarcò un sopracciglio, lei avrebbe creduto che si sarebbe indebolita un po’, dando il tempo a loro di mettere in atto il loro piano, ed invece, sembrava non aspettasse altro che essere liberata da quel supplizio.

“Chat Noir, ora”.

Il suo partner non se lo fece ripetere due volte ed invocò il potere del cataclisma, che usò subito dopo sugli occhiali da sole di Chloè.

Lady Bug utilizzò il suo yo-yo magico per catturare e purificare quella farfalla viola, facendo ritornare la sua ex amica normale.

Una volta che anche le coccinelle magiche ebbero sistemato tutto il casino che aveva combinato l’akumizzata, e portate le persone al loro stato normale, Lady Bug e Chat Noir, terminarono la battaglia con il classico pugno e “Benfatto”.

Che-che è successo?” Chiese Chloè guardando interrogativa i due super eroi, aveva le lacrime agli occhi e non sapeva nemmeno perchè.

Chat Noir prese il foglietto dalle sue mani “Questo me lo riprendo, grazie. E comunque Chloè sei stata akumizzata”. Spiegò.

“Che significa?”

“Significa che le tue emozioni negative non dovranno avere più la meglio su di te, se non vuoi tornare ad essere una vittima di Papillon.” Disse Lady Bug.

Chloè distolse lo sguardo e digrignò i denti “Tutta colpa di Marinette, è stata lei a deludermi”.

“Hai mai pensato che sei stata tu a deludere lei?”.

“E allora perché non è stata lei akumizzata, signora coccinella, del tutto fuori moda?” Cinguettò con la sua aria spocchiosa di chi credeva di conoscere tutto sulla moda sulle tendenze in voga in quel determinato periodo.

Lady Bug stava per ribattere qualcosa, quando il suo orecchino emise il classico bip, che l’avvertiva che le rimanevano due minuti.

“Devo andare, comportati meglio la prossima volta Chloè. Ciao gattin…”.

Venne bloccata per un polso.

“Aspetta, possiamo parlare?”

Come dire di no a quegli occhi verdi e supplichevoli?

“Tra dieci minuti al parco, ti aspetto sulla panchina sulla riva del fiume”. Lanciò lo yo-yo di fretta, giusto in tempo per la de trasformazione dietro un comignolo.

*

Chat Noir avanzò con passo spedito tra i ciottoli del sentiero del parco, il suo kwami Plagg, ci aveva messo più del previsto a ricaricarsi, e sperava che lei non se ne fosse andata.

Si fermò di colpo quando la vide e il suo cuore iniziò a battere all’impazzata, era sicuro di averlo visto uscire dal suo petto.

Aveva una rosa rossa in mano, la guardò e pensò a quanto fosse stupido in quel momento, regalare una rosa ad una ragazza appena conosciuta e rossa per giunta.

Quel colore simboleggiava l’amore vero, la passione, chissà se lei lo avrebbe capito.

Deglutì il nulla mentre avanzava in modo più lento e insicuro, iniziando a tremare.

Lei era appollaiata alla ringhiera di legno chiaro che delimitava il passaggio, oltre a quell’ostacolo, il corso d’acqua scorreva inesorabile, la corrente era più forte perché la marea stava cambiando.

Il riflesso dei raggi solari sulla superficie dell’acqua, illuminavano il suo volto roseo e perfetto, assieme ai suoi zaffiri che sembravano più chiari del solito.

Quanto avrebbe voluto toglierle quella maschera per godersi appieno quel viso perfetto, e rivelare chi c’era dietro di essa.

Chat Noir si avvicinò e la saluto timidamente “Scusa il ritardo insettina, ma Plagg è lento a mangiare”.

“Lo so, lo conosco bene.”

Il gattone si meravigliò di quell’affermazione “Come lo conosci bene?” Fece di rimando.

Dirgli o non dirgli la verità, questo era il vero dilemma, però un giorno lei se ne sarebbe andata, e avrebbe lasciato il posto ad un’altra Marinette, che non sapeva nulla di quello che le era successo, si sarebbe fatto poi un sacco di domande a cui non sarebbe riuscito a dare una risposta sensata.

Lady Bug sospirò “Meglio se ci sediamo, la storia è lunga” Indicò con la mano guantata la panchina dietro di loro.

Per fortuna in quella determinata ora del pomeriggio, non c’era molta gente e la loro presenza sarebbe passata quasi inosservata, ma tra poco meno di mezz’ora, quell’area si sarebbe riempita di mamme e bambini chiassosi, pronti a sfogare il proprio nervosismo dopo una lunga giornata di scuola.

Chat Noir le allungò la rosa “Ti ho portato questa”.

Lady Bug l’accettò di buon grado e l’annusò, pensando a quanto le mancava quel gesto da parte del suo partner e maledicendosi mentalmente per averne rifiutate tante.

“Sei molto gentile”.

“Ho pensato al rosso perché si abbina al tuo costume” Cercò di inventare la prima scusa plausibile che gli passasse per la mente, ignorando che quella frase gliela aveva già detta la prima volta che si era dichiarato apertamente a lei.

“Solo per questo?” Si sentì un po’ in colpa per quella domanda, sapeva benissimo cosa significasse per lui regalarle un fiore di quel colore, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro e mordersi la lingua, la bomba era stata sganciata.

Lo vide abbassare lo sguardo ed increspare un labbro “No.”

Bene, e ora che cosa avrebbe detto o fatto?

Come se ne sarebbe tirata fuori da quella situazione?

Non poteva più ragionare solo se avesse davanti Chat Noir, lei sapeva benissimo che dietro quella maschera c’era l’amore della sua vita, Adrien Agreste.

Ma non il suo Adrien.

“Prima che tu dica o faccia qualcosa, lasciami parlare, è giusto che tu lo sappia” Lady Bug gli prese la mano e lo guardò negli occhi.

Dio quanto era bello anche con quel costume, ora che lo aveva vicino e lo poteva osservare bene, le era difficile non balbettare o sentirsi in imbarazzo.

“Ti ascolto, milady”.

Lady Bug si alzò, pensando che un po’ di distanza tra loro, poteva abbassare la temperatura del suo corpo, che sentiva andare letteralmente a fuoco.

Andò ad appoggiarsi con la schiena rivolta alla balaustra di legno.

“Non è facile per me dirti queste cose senza sembrare una pazza o una persona che abbia perso il senno. E devo dirti che se qualche tempo fa, avessi ascoltato una storia del genere, non ci avrei messo due minuti a pensarlo.”

Chat Noir la invitò a continuare e di non farsi nessun tipo di problema, con lui poteva parlare liberamente anche della cosa più stupida e insensata, non l’avrebbe giudicata.

*

Dopo più di dieci minuti di racconto e spiegazioni varie, che riguardavano la realtà da dove proveniva, Lady Bug, prese di nuovo il coraggio di sedersi accanto a lui, sperando che questo non comportasse qualche gesto strano da parte sua, del tipo andarsene, ma anche se fosse successo, non lo avrebbe di certo biasimato.

“Quindi tu mi stai dicendo che provieni da un’altra realtà”. Non sembrava però esserne convinto, del resto lui era appena approdato in quel mondo magico e non ne conosceva tutte le sfumature.

“Lo so che ti sembrerà assurdo…

“Si, infatti. Solo l’altro giorno ero un ragazzo normale, e ora mi ritrovo con un kwami come amico che mi trasforma in un super eroe e mangia tutto il formaggio che ho in casa nascondendolo dappertutto, e per giunta tu, la mia partner mi sta raccontando di kawatama, portali e roba simile”. Chat Noir era un misto tra lo sorpreso e l’infuriato, non aveva di certo chiesto lui quella vita, e sinceramente non sa nemmeno come era stato catapultato in quel vortice e con quale tipo di criterio il guardiano di miraculous abbia scelto proprio lui per vestire i panni di Chat Noir.

“Mi dispiace, ma è la verità. Non mi sto prendendo gioco ti te. Te lo sto dicendo solo perché, non so quando, io potrei sparire da un momento all’altro e tu ti ritroverai a dire tutto alla Lady Bug che arriverà al posto mio”.

Io…io…non ci capisco più niente”.

“Sapessi io..” Sospirò affranta.

Non aveva chiesto lei di diventare Lady Bug.

Non aveva chiesto lei questa responsabilità.

Non aveva chiesto lei di intraprendere quello strano viaggio.

Ma ormai non si poteva più tornare indietro, tranne se avesse sistemato tutto, allora lo avrebbe potuto fare, ma quante possibilità c’erano che si verificasse la stessa situazione che l’aveva portata lì?

Lady Bug pensò di essere condannata a quella vita e che non sarebbe più tornata a casa.

“Ma non m’importa. Sono sicuro che prima o poi tutto mi sarà chiaro…” Le sorrise “…l’unica cosa che so per certo è che…” Fece una breve pausa per trovare le parole più adatte “…non so perché, ma quando sono con te…ecco…vedi…

La mascella della coccinella sembrò staccarsi dal suo viso, per la seconda volta, si stava dichiarando a lei, e anche quella volta, gli avrebbe spezzato il cuore.

…tu mi piaci, e vorrei conoscerti meglio” Le disse infine d’un fiato.

Non c’erano parole più adatte di quelle che gli uscirono fuori, e un po’ si vergognò perché avrebbe preferito usare altre parole per dichiararsi.

Lady Bug chiuse gli occhi per trattenere le lacrime, sapeva che lo avrebbe ferito ancora.

La prima volta che lo aveva fatto, c’era stata si male, ma non conoscendo chi era veramente, la cosa non la toccò più di tanto, ora si trattava di ferire Adrien.

Io…io…non posso”

“Perché? Per le nostre identità?”

“No. Ti ho già spiegato che non sono io…si sono io, ma…

“Non m’importa, io voglio stare con te”.

Lady Bug doveva andarsene subito di lì per non peggiorare la situazione.

“Mi dispiace, Adrien”. Si alzò e corse via con le lacrime che le rigavano il volto.

Chat Noir strabuzzò gli occhi, chiedendosi come faceva a conoscere la sua vera identità, durante la sua storia aveva sempre detto che non conosceva chi si nascondeva dietro la sua maschera, quella ragazza nascondeva altro.

Anche lui si alzò e le corse incontro.

Un clacson.

Una brusca frenata.

Il buio.

*

continua

  
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