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Autore: leila91    22/02/2021    26 recensioni
Crowley ha sempre detestato San Valentino, ma da quando vive insieme ad Aziraphale ogni cosa ha assunto un gusto diverso.
E l'angelo ha in serbo una sorpresa speciale per quella serata...
(South Downs // Fluff & fluff // Dedicata a MusicAddicted ♥)
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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S(t)eal your heart away




 
San Valentino era stata a lungo una delle poche ricorrenze umane che Crowley avrebbe volentieri eliminato dalla faccia della terra.
Non aveva alcuna utilità dal suo demoniaco e personale punto di vista, sebbene non negasse che in passato si fosse divertito in diverse occasioni seminando zizzania fra quelle che, sfortunatamente per loro, avevano l’onore di risultare le coppie più sdolcinate nella classifica del demone.
Ricordava con orgoglio i metodi più fantasiosi che aveva utilizzato per fare in modo che neo fidanzatini o compagni di lunga data Crowley non faceva distinzioni litigassero o arrivassero addirittura a lasciarsi.

 
“Ti ha tradito con la sua segretaria, dolcezza. Perchè credi che faccia così tante volte tardi in ufficio?”
“La tua ragazza era proprio qui ieri sera, sotto al vostro albero, e stava baciando un altro.”


Poche frasi sussurrate con malizia all’orecchio delle ignare vittime e il gioco era fatto.
Le cose però erano cambiate da quando stava insieme ad Aziraphale.
Talmente cambiate che, sebbene Crowley non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, al demone era sorto il sospetto che in passato il suo fastidio per il 14 febbraio fosse dovuto, a livello inconscio, alla frustrazione di non poterlo passare con il suo angelo.
Aziraphale ovviamente non tollerava i sabotaggi e pertanto Crowley aveva dovuto darci un taglio. Ma non si era trattata poi di una gran rinuncia, in confronto a quello che il demone aveva guadagnato in cambio: l’amore della creatura per cui aveva una cotta da seimila anni.

Distratto da questi pensieri Crowley per poco non si accorse di essere quasi arrivato al cottage: i fari della Bentley illuminavano la strada lievemente dissestata che costeggiava la spiaggia. In lontananza si poteva vedere la luce del faro di Petersfield, l’unica costruzione semi abitata nel raggio di diverse miglia.
Crowley rallentò l’andatura e un sorriso gli illuminò il volto al pensiero di Aziraphale che lo aspettava in casa. Grazie al cielo non vi era nessun testimone di quella scena o la sua reputazione demoniaca sarebbe andata in frantumi in un battibaleno.
Una volta che ebbe parcheggiato, Crowley recuperò la scatola di cioccolatini dal sedile del passeggero e si avviò verso l’entrata.

“Angelo, sono a casa,” esclamò aprendo la porta.

La musica del grammofono riempiva il cottage con le note dello Schiaccianoci di Čajkovskij e Aziraphale era intento a fischiettare fra sé: non gli si può fare una colpa, quindi, se l’arrivo di Crowley lo colse completamente impreparato.
Non appena sentì due braccia allacciarglisi intorno alla vita e un fiato caldo solleticargli il collo, l’angelo cacciò un piccolo grido e dal mestolo che teneva in mano partì all’indietro uno schizzo di sugo che, quasi con precisione chirurgica, andò a impiastricciare esattamente i capelli di Crowley.
Questi aprì la bocca articolando consonanti a caso e si passò le dita fra le ciocche ramate, sul viso un’espressione a metà fra la furia omicida e l’incredulità.
Aziraphale, una volta ripresosi dal piccolo spavento, fece del suo meglio per trattenere le risate.
“Ehm… scusa?” azzardò, l’angolo della bocca che tremava e minacciava di piegarsi in un sorriso.
Ti sssei appena giocato i cioccolatini, angelo,” sibilò Crowley in risposta.
Aziraphale mugolò contrariato, salvo poi alzare le spalle e ribattere: “Avanti mio caro, poteva andare peggio. Perlomeno il condimento è in tinta con i capelli.” ma non fu abbastanza veloce a scappare. Crowley lo agguantò con un guizzo degno della sua natura serpentesca e, bloccatolo contro l’isola della cucina, cominciò a solleticarlo senza pietà, e a sibilargli nell’orecchio che se proprio voleva uno schizzo ne avrebbe avuto uno più tardi.
L’angelo rise ancora più forte per quella battuta davvero di pessimo gusto.
Quando finalmente il demone gli concesse una tregua, Aziraphale era più rosso di capelli e sugo messi insieme.

La cena fu pronta una ventina di minuti più tardi e senza ulteriori attentati alla capigliatura di Crowley.
Lo Schiaccianoci era giunto alle battute finali e la tavola era stata finemente apparecchiata, con tanto di candele.
Archiviato il piccolo incidente col sugo, la pasta si rivelò talmente buona che Crowley riuscì addirittura a finire la sua porzione evento più unico che raro, considerato il suo appetito di solito quasi inesistente.
In genere piluccava qualcosa giusto per far piacere ad Aziraphale, preferendo vuotare calici di vino uno dietro l’altro, ma in fondo quella sera era un’occasione speciale e Aziraphale si era impegnato particolarmente.
Crowley si sciolse ancora di più nel pensare a quanto il suo angelo traesse godimento da una faccenda umana come la cucina, considerato che in realtà loro due non avevano bisogno di sfamarsi.

L’angelo notò la sua espressione imbambolata e, sfoggiato un sorriso malizioso, gli si sedette in grembo.
“Non credi che il cuoco si meriti un bacio?” sussurrò battendo esageratamente le ciglia.
Crowley ridacchiò, abituato ai tentativi di seduzione del compagno.
Aziraphale aveva fatto passi da gigante in quel campo, sebbene non ne avesse bisogno: Crowley in genere aveva voglia di saltargli addosso anche semplicemente a guardarlo respirare.
Gli cinse i fianchi tirandolo a sé. “Merita ben più di un bacio,” soffiò con voce roca e, dopo aver miracolato un cioccolatino dalla scatola, fece cenno all’altro di aprire la bocca.
Aziraphale non perse tempo e addentò il dolce con studiata lentezza, lasciandosi andare a uno di quei sospiri pieni di godimento che accendevano Crowley più velocemente di un fiammifero.

Un brivido di puro desiderio percorse il demone, e Aziraphale ne approfittò per succhiarsi da prima le sue, e successivamente le dita del compagno, leccando via quello che rimaneva del cioccolato.
La reazione dell’altro fu immediata.
“Bastardo,” sussurrò infatti il demone, ma oh, sapevano bene entrambi quanto quell epiteto fosse in realtà diventato sinonimo di ti amo. E Crowley amava da impazzire il suo piccolo, angelico, edonista.
Ben deciso a dimostrarglielo, si alzò dalla sedia tenendo Aziraphale fra le braccia, e cominciò a dirigersi verso la loro camera alla malora il vino, le candele e il resto del dessert.
Inaspettatamente però, l’angelo oppose resistenza.
“Caro…” soffiò Aziraphale, le gote bollenti e il fiato spezzato dai troppi baci.
“Mmh?”
“C-c’è una cosa che vorrei farti vedere, prima.” Aziraphale si staccò a fatica dalla bocca del demone.
“Come puoi pretendere che io abbia la sanità mentale per vedere altro che non sia tu, nudo e tremante tra le lenzuola, al momento?” Crowley quasi ringhiò e per ribadire il suo punto avanzò fino a intrappolare il compagno contro uno stipite, premendosi contro di lui per fargli intuire l’urgenza di quel desiderio.
Aziraphale quasi cedette, ma all’ultimo riuscì comunque a sfoderare la sua migliore espressione da cucciolo – come la chiamava Anathema.
“Ti prometto che ne varrà la pena.”
Crowley emise un sospiro di sconfitta, maledicendo con forza quegli occhioni azzurri, mentre Aziraphale si lasciava andare a una risatina.
“Ngk, va bene, guastafeste. Tanto ormai ho perso la concentrazione…”


*
 

La “cosa” di cui parlava l’angelo, alla fine si rivelò essere in spiaggia. E non era esattamente un oggetto, quanto piuttosto una giovane coppia di…

“Foche…” mormorò Crowley, quasi non credendo ai suoi occhi.

Aziraphale sorrise, guardandolo intenerito.
Da quando si erano trasferiti nelle South Downs a Crowley era venuta una curiosa fissazione per quei dolci e goffi mammiferi, un po' come quella che a Londra, Aziraphale aveva per le anatre.
Una memorabile serata di settembre, quando il tempo era ancora mite e profumato d'estate, dopo che i due si erano presi una sbornia colossale, Crowley aveva biascicato: "Ho in mente, per la precisione, le foche. Hanno una pancia enoooorme, e quelle zampette corte corte. Andiamo in spiaggia a contare le foche, angelo?"

Al che Aziraphale si era visto costretto a miracolare via l'alcol, e a rincorrere il compagno fino alla spiaggia per evitare che combinasse qualcosa di stupido, come gettarsi in acqua e rischiare di affogare alla ricerca dei pinnipedi.
(Non che ad Aziraphale dispiacesse la respirazione bocca a bocca, ma c’erano modi decisamente più piacevoli di passare il tempo rispetto a rianimare il proprio ragazzo.)
Crowley, comunque, aveva ottenuto solo di pigliarsi un raffreddore perché, con suo enorme disappunto, le foche non si erano fatte vedere.

Aziraphale si riscosse da quel ricordo e tornó a osservare il demone, che adesso aveva chiaramente gli occhi lucidi e non stava facendo nulla per nasconderlo.
Lo prese per mano e i due si avvicinarono alla riva: la coppia di mammiferi stava giocando, ma quella che si passavano fra loro a vicenda con vigorose musate, non erano una palla, bensì una scatolina quadrata di piccole dimensioni.
Accortasi che l'angelo e il demone si erano avvicinati, la foca sulla sinistra viró il lancio in direzione di Crowley che prese al volo la scatolina.
A dir poco perplesso guardò Aziraphale in cerca di spiegazioni.
"Perché non la apri, mio caro?" fu la risposta che ottenne.


*


Come Crowley avrebbe ribadito a lungo nei mesi successivi, lui non aveva pianto.
I dotti lacrimali dei suoi occhi da serpente avevano ben di meglio da fare.
Gli era semplicemente entrata della sabbia nell'occhio per colpa di tutta l'agitazione di Freddie e Mary (come aveva ribattezzato le foche.)
E la sua voce non si era rotta mentre Aziraphale, in ginocchio, gli chiedeva di essere "ineffabilmente suo" per sempre.
Era tutta colpa dell'aria fredda di febbraio, ecco.

Comodamente sdraiato sul divano, stringendo fra le braccia la creatura che seimila anni prima gli aveva rubato il cuore, Crowley rise fra sé nel pensare a come l'angelo, per una volta, fosse stato più veloce di lui.
Chissà che sorpresa, per Aziraphale, quando avrebbe trovato un diamante molto simile, nascosto nella scatola dei cioccolatini…










 
Scrivere di questi due è incredibilmente terapeutico :3

Buonasera gente, e grazie di essere giunti ancora una volta fin qui: in particolare grazie come sempre alla mia Bea per il betaggio ♥
Non ho moltissimo da dire: ci tenevo a scrivere qualcosa, seppur in ritardo, che mischiasse Ineffabili e San Valentino, poi Luana ha compiuto gli anni et voilat, ho unitole cose ^^: tantissimi auguri, tesora bella, e ancora grazie per aver fatto scoprire questa serie, quasi un anno fa.
Piccole note per quanto riguarda la storia: Freddie e Mary sono Mercury e la love of his life, Mary Austin, perchè quali altri nomi poteva scegliere Crowley?
Il titolo gioca un po' sulla parola "foca" in inglese xD (seal)

Credo sia tutto, alla prossima ♥
Come sempre, se vorrete lasciare un parere fare una Bennina felicia.
Baci!

 
 








 
   
 
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