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Autore: Elisempreeli    24/02/2021    2 recensioni
D’un tratto, alle sue spalle comparve l’assalitore di prima, stavolta armato. Il ragazzo sentì la canna della revoltella tra le costole e con difficoltà trattenne il suo sgomento.
Osservò intensamente la persona che aveva difronte e che aveva sempre considerato come un padre.
“Hai ragione, non sarò io a fermarti. Sarà la Porta a farlo” concluse l’uomo. (...)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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23.45. Solamente quindici minuti lo separavano dal ritorno da lei. Jonathan aveva il fiato corto, si augurava di aver seminato i suoi inseguitori ma non osava voltarsi indietro correndo il rischio di perdere tempo.

Il tempo. E’ tutta questione di tempo.

23.50. Quella notte la luna era piena ed emanava una luce stranamente rassicurante, o almeno era così che Jonathan aveva l’estremo bisogno di percepirla.
Mentre attraversava più in fretta che poteva il Westminster Bridge come se questo dovesse crollare sotto i suoi piedi da un momento all’altro, si chiese quanto mancasse alla casa dello zio, la quale era ormai vicina.
Ancora qualche isolato e avrebbe attraversato la porta che l’avrebbe ricondotto da lei.

23.55. Doveva sbrigarsi.
Appoggiò la mano sulla tasca sinistra del cappotto per assicurarsi che l’Orologio fosse al sicuro e, per quanto il suo fiato glielo permetteva in quel momento, tirò un breve respiro di sollievo.
L’Orologio era freddo come l’aria della notte ma Jonathan non se ne curò, non ora che mancavano solamente cinque minuti allo scadere del tempo.
La sua unica possibilità di ritorno in bilico sul precipizio dei secondi, in precario equilibrio sulle lancette del grande orologio del mondo.
Concentrato nella sua maratona, il ragazzo non si accorse di una figura che sbucò da dietro l’angolo e che gli si gettò addosso con una forza tale da sfondare una porta.
I due rotolarono a terra ma Jonathan fu più svelto ad alzarsi e riprese a correre come se nulla fosse successo. Gli anni di atletica ora sì che si rivelavano utili in qualcosa!

“Non riuscirai a cavartela!” gridò l’assalitore rimasto a terra confuso dal buio e dall’urto con l’asfalto.

“Invece guarda come ci riesco!” persino nei momenti più difficili il ragazzo non peccava di sdrammatizzare.

23.58. Sarebbe riuscito a raggiungere la porta? Doveva riuscirci. Non voleva nemmeno immaginare cosa avrebbe fatto senza Ivy, sia che fosse nel passato o nel presente, figurarsi nel futuro.
Con una forza tale di cui non si reputava capace, Jonathan spalancò la porta d’entrata della casa dello zio e si precipitò su per scale che pensò essere alquanto sontuose e pretenziose, esattamente come il proprietario della dimora.
Ogni scalino che saliva era un passo più vicino e un secondo in meno, compensato però dalla sua felicità che aumentava.

Davanti alla Porta ad attenderlo c’era l’ultima persona che avrebbe voluto vedere.
“Jonathan, fermati” gli disse suo zio.

“Scansati, zio. Questa guerra non è la nostra. Non voglio farti del male”.

“Non puoi neanche immaginare le enormi conseguenze che ci saranno se tornerai indietro con l’Orologio. Dammelo subito e ti lascerò tornare da Ivayne”.

“Mi dispiace, non posso permettere che finisca nelle mani sbagliate, cioè nelle tue. E non sarai tu ad impedirmi di tornare da lei” rispose il ragazzo ora più determinato che mai.

D’un tratto, alle sue spalle comparve l’assalitore di prima, stavolta armato. Il ragazzo sentì la canna della revoltella tra le costole e con difficoltà trattenne il suo sgomento.
Osservò intensamente la persona che aveva difronte e che aveva sempre considerato come un padre.
“Hai ragione, non sarò io a fermarti. Sarà la Porta a farlo” concluse l’uomo.

00.00. Allo preciso scoccare della mezzanotte la serratura della Porta si chiuse con un sonoro “clock”, e con essa per Jonathan svanì anche la possibilità di rivedere Ivayne.

   
 
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