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Autore: __Lily    25/02/2021    2 recensioni
[...] Era certa che uno come lui non sarebbe riuscito mai a considerare un essere umano suo pari ma per Rin, Sesshomaru provava del vero affetto, la giovane le aveva detto che per lui, lei era la cosa più preziosa a questo mondo. 

Rin, pregherò affinché tu possa trovare la pace che meriti lontana da lui - pensò silenziosamente la sacerdotessa ormai anziana e stanca. [...]
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kaede, Kagome, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
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QUARANTUNO





Trovò Rin distesa nel futon con Kagome al suo fianco, la coperta tirata su.
Kagome si spostò per fargli spazio mentre Sango entrava subito dietro di lui.
Aveva perso il colorito roseo riacquistato negli ultimi giorni, il suo cuore batteva molto veloce - notò il demone - e il suo volto era sudato.
«Rin.»
«Va tutto bene» disse sorridendogli, anche in quella situazione era lei a cercare di dare conforto a lui, poi il suo volto si contrasse e un piccolo grido le sfuggì di bocca.
«Sesshomaru dovresti andare» disse Sango mentre Kagome tirava giù la coperta e alzava la veste di Rin fin sopra alla vita.
«Non me ne andrò» rispose lui.
«Non puoi rimenare.»
Il demone non rispose si limitò a fissare Rin che da una parte desiderava ardentemente che lui rimanesse ma dall’altra sapeva anche che non era giusto farlo rimanere, permettergli di vedere la sua sofferenza, non voleva.
«Vai» sussurrò lei.
«Te l’ho già detto non ho intenzione di lasciarti.»
Rin gli sorrise nonostante le terribili fitte di dolore che provava, era come se una lama la trafiggesse sempre più a fondo e sempre più spesso.
«Ma-»
«Sango è inutile» disse la cognata «se vuoi rimanere allora mettiti dietro di lei.»
Sango aiutò Rin a tirarsi su il tanto che bastava a Sesshomaru per sedersi e poi lei si appoggiò a lui.
«Adesso togliamo questo» le disse Kagome aiutandola a togliere del tutto la veste, poi tirò fuori da uno zaino che aveva lasciato a casa loro qualcosa di molto strano che si agganciava d'avanti sul seno e aiutò Rin a indossarlo.
Ormai Sesshomaru non si domandava nemmeno più cosa fossero le cose che la cognata riportava dai suoi viaggi nella sua epoca ma sapeva quanto quegli oggetti spesso fossero utili come il macchinario che aveva usato per far sentire a Rin il battito dei gemelli.
Rin strinse le mani di Sesshomaru e fece un profondo respiro, sarebbe stata abbastanza forte?
Sango le passò un panno fresco sul volto per rinfrescarla, sapeva che li avrebbe attesi una lunga notte.
Il travaglio di Rin durò molte ore, ore in cui lei a volte si alzava per camminare su insistenza di Kagome che diceva che la avrebbe aiutata, ore in cui gemeva, ore in cui si stringeva al marito e cercava di rassicurarlo nonostante il dolore.
Stava passeggiando per la stanza quando all’improvviso per poco non si accasciò a terra, Kagome e Sango la presero prima che cadesse e ancora prima che lui potesse muoversi, la sentì urlare, urla vere e non gemiti come poco prima, urla che lo spaventarono.
«Rin guardami, va tutto bene» le disse Kagome mentre la sosteneva, poi piano piano assieme a Sango la aiutarono a stendersi nuovamente sul futon.
«I bambini…»
«Sì, ci siamo» le rispose Sango stringendole la mano e sorridendole.
I figli a cui per tanti mesi avevano pensato ora stavano per nascere davvero, sarebbero stati reali, presto li avrebbe conosciuti.
«Quando senti il bisogno di spingere inizia, piano piano» disse Kagome.
Rin annuì e piano piano come aveva detto Kagome iniziò a spingere, ogni tanto il cuore accelerava i battiti facendo sussultare quello di Sesshomaru ma sapeva che era la pura, il dolore e anche il desiderio a far battere forte in quel modo il cuore della moglie.
«Ahhhhh!»
Quello fu uno di quegli urli che Sesshomaru fu certo avrebbe ricordato per il resto dei suoi giorni, le nocche delle sue mani divennero quasi bianche per il troppo stringere, anche il viso sembrò svuotarsi di ogni colore, ansimò e urlò ancora e spinse.
«Rin stai andando bene, continua così» la incoraggiò Kagome.
Sì sarebbe stata decisamente una notte molto lunga quella.
«Adesso non spingere finché non te lo dico io.»
Lei annuì, spostò lo sguardo sul demone che ricambiò lo sguardo.
Avrebbe voluto combattere quella battaglia per lei prendere parte di quel dolore che la stava straziando ma non poteva, quella era la sua battaglia.
«Stai andando bene» disse lui dandole un bacio sulla fronte bagnata di sudore.
Ma il suo sguardo mutò in fretta si stava trattenendo ma non resisteva, il suo corpo le imponeva di spingere, spingere e spingere per espellere quella piccola creatura.
«Kagome!»
«Ci sono.»
Rin spinse ancora urlò e poco dopo si accasciò contro Sesshomaru respirando sempre con più affanno ma l’attenzione del demone venne rapita da un altro battito, un battito diverso ma forte, il primo bambino era nato.
Il suo pianto echeggiò per tutta la casa facendo sorridere i genitori nonostante la paura e la stanchezza.
Kagome si occupò del nuovo nato, lo pulì un po’ e lo avvolse in una coperta e poi lo passò a Sango.
I due sposi aspettavano impazienti di conoscere il figlio, Rin tese le braccia verso Sagno e con cura e amore posò il bambino tra le braccia tese della madre.
«E’ una bellissima bambina» disse Kagome sorridente.
Sesshomaru le prese la mano che era così piccola, sua figlia somigliava a lui nell’aspetto e come lui aveva i capelli quasi argentei ma gli occhi non aveva dubbi che sarebbero stati come quelli di Rin.
«E’ perfetta» disse lei baciandola.
Subito dopo Sango la aiutò a slacciarsi quella cosa che Kagome le aveva fatto indossare e la figlia iniziò ad attaccarsi al seno di Rin a mangiare e la allattò finché non tornò nuovamente il dolore, resistette il più a lungo possibile ma alla fine cedette e la lasciò alle cure di Sango.
«Adesso tocca a lui o lei» disse una zia orgogliosa mentre Sango faceva fare il ruttino alla bambina.
«Sei stata brava» disse il demone.
«Grazie per essere rimasto» rispose lei posando per qualche istante la testa sulla sua spalla, reprimendo il grido di dolore che aveva in gola.
Come per la prima bambina iniziò a spingere piano piano ma il dolore era molto di più e si sentiva inquieta.
Non passò molto tempo che l’espressione di Kagome si incupì.
«Cosa succede?» chiese Sesshomaru.
«Kagome…»
«D’accordo ascoltatemi… il fatto è che il bambino non è nella giusta posizione e non posso più fargliela cambiare.»
«Non capisco» disse Sesshomaru.
«La prima parte ad uscire di un bambino è la testa solitamente ma vostro figlio non è nella giusta posizione, è-»
«Podalico» disse Rin a bassa voce.
La cognata annuì.
«Andrà tutto bene ma adesso devo farti cambiare posizione, questo aiuterà te e aiuterà lui.»
Kagome fece alzare Rin, la aiutò a mettersi in ginocchio mentre Sesshomaru restava seduto stringendola a sé.
I capelli ormai sfuggiti dalla coda che le avevano fatto Sango e Kagome le si appiccicarono sul volto sudato e pallido come la neve.
Le urla ripresero e furono più forti di prima, il dolore sembrava triplicato, ecco un’altra contrazione e un’altra ancora. L’aria gli veniva sempre meno e faceva un po’ fatica a respirare.
Urlò incapace di trattenere oltre il dolore.
«Bene è quasi fuori» disse Kagome incoraggiando Rin «ancora qualche spinta Rin.»
Rin ansimò, Sesshomaru sentiva quanta poca aria entrasse in lei e temette che il suo cuore potesse cedere.
«Puoi farcela, ci sei quasi» le sussurrò scostandole i capelli dal volto.
Li avevano aspettati per così tanto tempo e ora mancava davvero poco.
«Non ce la faccio» disse lei in lacrime, era davvero esausta.
«Sì invece, guardami.»
Rin alzò il volto e fissò il marito pallido quanto lei.
«Ci sei quasi» le disse nuovamente.
Rin si aggrappò a lui, alla sua immagine distorta dalle lacrime e il sudore, si aggrappò alla sua voce profonda e emettendo un ultimo grido spinse con tutte le sue forze finché non sentì il figlio uscire del tutto dal suo corpo.
Sango aveva posato l’altra bambina ed era corsa da Rin per aiutarla a stendersi ma qualcosa non andava e il demone lo capì ancora prima di sua moglie e forse prima ancora di Kagome.
Non lo sentiva, non sentiva il cuore, non c’era quel battito che avrebbe dovuto esserci.
Kagome li guardò per qualche istante poi chiamò Sango e le chiese di avvicinarle lo zaino.
«C-cosa succede?» chiese Rin con un filo di voce.
Kagome e Sango erano troppo impegnate per risponderle così Sesshomaru la strinse a sé e poi glielo disse.
«No, no non può essere. Kagome! Sango!»
Kagome alzò il volto, il cuore del bambino ancora non batteva.
«Starà bene te lo giuro» disse Sesshomaru.
In un modo o in un altro suo figlio sarebbe vissuto e se sua cognata e le cose della sua epoca non potevano salvarlo allora lo avrebbe salvato Tenseiga, alzandosi vide chiaramente gli spettri dell’al di là sul suo piccolo corpo.
«Kagome posalo.»
«Cosa vuoi fare Sesshomaru?»
«Userò Tenseiga» rispose risoluto sentendo la spada pulsare proprio come quando anni fa aveva salvato la sua umana.
Rin piangeva sopraffatta dal dolore.
«Fermati, lasciami tentare ancora e se non funzionerà allora mi farò da parte.»
Lui annuì lasciando alla cognata ancora qualche tentativo che sapeva bene essere inutile.
Nel frattempo aveva impugnato Tenseiga e si era avvicinato a loro.
Vide il suo volto pallido e i capelli scuri come quelli di Rin, era una bambina perfetta come poteva non vivere?
Se qualcuno doveva essere punito quello era lui non sua figlia.
Il suo sguardo si posò sull'altra figlia, si concentrò sul suo cuore, come poteva quella benedizione essere diventata una maledizione? Come poteva rinunciare così all'altra bambina?
Assottigliò lo sguardo dorato.
«Forza piccolina so che puoi farcela» disse Kagome.
Non pianse infondo non lo aveva mai fatto, nemmeno quando Rin era morta per la seconda volta anche se il suore era a pezzi il grande Sesshomaru non piangeva, non era nella sua natura di demone e in ogni caso non sarebbe stato di aiuto a lei e tanto meno alle figlie.
Vide le mani di lei comprimerle il petto più volte, guardò Rin che piangeva stringendosi al futon ancora dolorante, vide il sangue sotto di lei e non potè più guardare, odiava sentirsi così impotente e così inutile lui che era sempre in azione, lui che si era sempre precipitato a salvare Rin ogni volta che aveva pronunciato il suo nome, lui che non era stato capace di starle lontano nonostante la promessa fatta a Kaede.
Un gelo avvolse il suo cuore un tempo duro e insensibile alle sofferenze umane, i lamenti di sua moglie erano come coltellate al cuore.
E poi un suono, uno dei suoni più belli che avesse mai sentito in tutta la sua lunga vita.
Il cuore di sua figlia stava battendo, sua figlia era viva e i servi dell’al di là erano scomparsi.
Lasciò cadere Tenseiga e andò dritto verso di lei, Kagome senza dire nulla la avvolse in una coperta come aveva fatto per la sorella e la diede a Sesshomaru e la bambina subito dopo iniziò a piangere lui la strinse a sè la baciò con dolcezza e poi la diede a Rin che senza smettere di piangere iniziò ad abbracciarla e baciarla.
Mentre Sango e Kagome finivano di sistemarla Rin coccolò e allattò le figlie, sorrideva al marito, piangeva e le baciava grata che entrambe fossero vive.
«Puoi spostarla ora al futon penseremo noi.»
Quando ebbero finito Sesshomaru la prese in braccio e la mise a letto.
«Avete scelto i nomi?» chiese Kagome cullando la bambina a cui aveva appena salvato la vita.
Rin annuì.
«Asuka» disse posando lo sguardo sulla bambina che teneva in braccio Sango «e Setsuna.»
«Sono dei nomi bellissimi» rispose Kagome dando un bacio alla nipote.




Riposò per tutto il giorno seguente ma di tanto in tanto allattava le bambine o si lasciava coccolare dal marito ma la notte non riuscì a dormire, se si fosse addormentata e Asuka o Setsuna avessero iniziato a non respirare?
Era dolorante ma scese comunque dal letto, doveva controllarle.
Sesshomaru la sentì ma aspettò a raggiungerla, doveva convincersi da sola che stavano bene.
Si sedette sul pavimento e accarezzò le bambine che dormivano tranquille nella culla ignare della paura di Rin, ignare anche della paura che per settimane aveva attanagliato anche il demone più forte.
Senza dire nulla Sesshomaru le fece scivolare una coperta sulle spalle e poi ce la avvolse.
«Guardale sono perfette» disse Rin poi baciò suo marito come non aveva fatto da quando si era sentita male.
«Stanno bene e staranno bene» rispose lui.
«Lo so ma… ho comunque paura. Se accadesse qualcosa e non me ne accorgessi? Se-»
«Rin non permetterò che gli accada nulla di male e nemmeno a te.»
Sua moglie sorrise, certo lo sapeva ma la paura di perdere le figlie dopo la quasi morte di Setsuna era grande.
«Credo proprio che Setsuna assomiglierà a te» disse accarezzandole i capelli scuri come i suoi e subito dopo quelli dell’altra figlia argentei come quelli del padre, «Asuka invece assomiglierà più a me.»
«Spero invece che entrambe siano come te, che siano buone e gentili ma anche forti e determinate.»
«Lo saranno e quando saranno più grandi loro due e Kikyo saranno indivisibili. So che forse avresti preferito un maschio.»
«Credi che una femmina non possa essere forte quanto un maschio? Tu sei forte e lo saranno anche loro, ho tutto ciò che desidero, qualcosa a cui prima mai avevo pensato» disse il demone baciando sua moglie.
«Anche io. Ho te e ho loro» rispose sorridendogli.
«Dobbiamo essere grati di questo. Ti giuro» disse lui guardandola negli occhi «che farò di tutto affinché siano felici e al sicuro, non importa cosa dovrò fare. Rin voi siete tutto per me. Tu, Asuka, Setsuna e Kikyo.»
«Lo so e ora che il peggio è passato dobbiamo concentrarci su di loro ma anche su di noi» rispose stringendosi al marito, l’amore per quel demone non sarebbe mai svanito e lei si sentiva così fortunata per averlo meritato senza neppure sapere come, si sentiva così grata per le figlie che aveva avuto da lui, due bambine sane e perfette che avrebbe amato incondizionatamente per il resto dei suoi giorni.
Sesshomaru dal canto suo ancora non comprendeva come quella creatura fosse diventata con il tempo il fulcro di tutto per lui, come fosse passato dall'odiare gli umani ad amare la sua umana, dal disprezzare il fratello mezzo demone all'avere due bellissime figlie che per metà erano diverse da lui che per metà erano come Rin, umane.
Marito e moglie rimasero così, seduti a terra nella loro casa a guardare le figlie appena nate dormire serene tenendosi per mano, Rin guardò ancora una volta suo marito quel possente demone che più di dieci anni prima le aveva restituito la vita.
I lupi di Koga gliel'avevano strappata nel più crudele dei modi e ora a distanza di tutti quegli anni lei era passata dal perdere la vita a dare la vita attraverso le sue figlie, due bambine perfette e bellissime.
Sesshomaru le aveva salvato la vita e insieme ne avevano costruita una nuova.







 

Ci siamo questa è la fine della mia storia su Rin e Sesshomaru, come già anticipato ho deciso alla fine di tenere le gemelle ma di cambiare il nome e il cartattere di quella che dovrebbe essere Towa.
Vi anticipo che domani caricherò il primo capitolo della ff su Setsuna come protagonista anche se di tanto in tanto ci sarnno pensieri e momenti di altri personaggi. 
Per incuriosirvi un pochino vi lascio una piccola anticipazione. 
Vi ringrazio per avermi seguita fino alla fine e ringrazio una ragazza di twitter che mi ha permesso di prendere una cosa scritta da lei per concludere questa mia storia.


 

[...]
Sento Hisui irrigidirsi dietro di me, Hiraikotsu pronto a essere scagliato così mi volto e il mio sguardo è sufficiente a farlo desistere.
Hiusi… vorrei che tu ti liberassi della mia presenza e dei tuoi sentimenti io non posso averne per te e nemmeno per altri.
«Se solo lo avessi voluto davvero ora sareste morti entrambi» rispondo mettendoci tutta la durezza possibile in quelle parole.
Lei mi fissa per un qualche istante e poi va a nascondersi dietro a mio padre.
«Cosa vuoi da me?» mi chiede infine il grande demone.
«Una tua zanna.»
Sorride forse divertito dalla mia richiesta ma io non ho tempo da perdere se non avrò quella zanna Asuka morirà.
«Vattene se non vuoi morire.»
[...]

  
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