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Autore: sissi04    26/02/2021    1 recensioni
Settant'anni erano passati dall’improvvisa scomparsa di Miriel figlia di Athror.
La maggior parte degli abitanti della Terra di Mezzo aveva dimenticato il suo nome e i pochi che ancora rammentavano le imprese ad esso collegate guardavano cupi ciò che ella era diventata.
Ora vi domando: potrebbe mai un mostro portare luce sulla via di un re?
Seguito di "You next to me", storia basata sugli avvenimenti di Lo Hobbit scritta e pubblicata nel 2018.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Frodo, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Man mano che la cima innevata ed arrossata dal tramonto si avvicinava, i suoi pensieri si facevano sempre più torbidi ed incerti.
Non riusciva a spiegarsi perché, alla vista di quei corvi oscuri, servi dell’Oscuro Signore di Mordor, il suo istinto fosse stato quello di attenderli e chiamarli, avvertirli in qualche modo che il loro premio era li, tra quegli arbusti.
Il seme dell’insicurezza si insidiò in lei e più i pensieri si concentravano sulla missione e sull’Anello più il suo cuore andava in tumulto; sentiva il ritmo sordo di quel piccolo tamburo che si ritrovava ancora nel petto invaderle le orecchie, cancellando quasi ogni altro suono circostante. 

Anche per questa ragione non si accorse che Aragon l’aveva affiancata «Miriel, vuoi spiegarmi cosa ti è preso prima? Eri come pietrificata, se ti avessero vista ci avrebbero scoperti, non possiamo permetterci errori di questo genere.» mormorò piano l’uomo per non far udire quelle parole anche ai loro compagni, meglio non allarmarli inutilmente, pensava.
«Smettila di farmi la ramanzina ramingo, sono su questa terra da molto più tempo di te e ho affrontato imprese che nemmeno nei tuoi sogni più sfrenati raggiungeresti ad immaginare.» ribatté quasi con cattiveria Miriel guardandolo con un’insolita ed inspiegabile rabbia.

«Il mio non voleva essere un rimprovero ma solo un consiglio. Se tieni alla riuscita di questa impresa ti consiglio di porre da parte i tuoi pensieri.» a queste parole la donna lo afferrò all’improvviso per il bavero della casacca e lo sporse sul precipizio al loro fianco, facendo così arrestare gli altri e puntare su di loro sguardi confusi.

Subito Aragorn cercò di mantenere l’equilibrio, afferrando con forza le sue braccia e puntellando i piedi per non cadere; non appena fu un minimo stabile, il suo sguardo si inchiodò in quello dell’altra, come a cercare di leggervi cosa passava per quella mente.
«Credi che sia stupida? Che non sappia che l’unica cosa che bramate tutti è la luce della mia stella?! Beh ti delucido su questo punto» Miriel strinse di più la presa sporgendolo ulteriormente «Sono io la padrona di quella luce, io la padrona del mio cuore, io decido cosa sia meglio per me e me soltanto, non sarà certo un insulso umano a darmi ordini!» via via che parlava i suoi occhi divennero sempre più scuri, dentro di se sapeva di star esagerando e perdendo il controllo, ma non le importava, talmente era incontenibile la rabbia che sentiva crescere ogni secondo nel suo petto.

Fu a quel punto che Gandalf decise di intervenire, tirando una bastonata alla mano che teneva il ramingo, facendo aggrappare quest’ultimo all’altra estremità del bastone, per poi guardarla severamente.
«Non avrei mai creduto che tu potessi parlare in questo modo Miriel figlia di Athror, ti consiglio di tenere a freno la lingua o le tue speciali abilità non saranno di aiuto alcuno.» detto ciò lo stregone si allontanò e lentamente la compagnia riprese la sua marcia, lasciando la donna sola con i suoi pensieri e i sensi di colpa che già avevano iniziato a divorarla nell’istante in cui quel fuoco indomabile di collera aveva iniziato a scemare.
 
Camminarono per l’intera giornata fino a raggiungere le pendici del monte enorme che incuteva timore a tutti con la sua immensità.
«Ci accamperemo qui per la notte, non voglio rischiare di viaggiare con il buio per queste terre.» disse Gandalf guardando i pendii con la fronte corrucciata, sempre la stessa espressione che assumeva quando aveva qualcosa d’importante per la mente; la proposta fu accolta con un sospiro da tutta la compagnia, che finalmente poté ristorarsi.

Miriel fu la sola ad allontanarsi, non riusciva ad accettare ciò che era accaduto quella stessa mattina e non con uno sconosciuto, ma con un amico. Un amico!
Calciò con forza una pietra, che cadde dal dirupo, per poi sedersi con la testa tra le ginocchia tirandosi i capelli. 
Per un solo attimo aveva sperato che fosse il passato, che quella fame e sete di sangue, di potere, che quella rabbia odiosa fosse una parte oscura di lei che pian piano aveva imparato a dimenticare; invece no, era ritornata prepotentemente a galla, rispingendo lei sott’acqua. 
Aveva imparato a vedere il suo conflitto interno come un mare, spesso in burrasca e buio e freddo. Oh, quanto avrebbe desiderato che fosse diverso.
 
Sam sospirò pesantemente guardandosi intorno con un’espressione preoccupata; ormai erano trascorse due ore da quando Miriel si era allontanata, la notte era arrivata velocemente e quel luogo in generale non sembrava sicuro.
«Non dovremmo cercarla Gandalf? Potrebbe essere in pericolo.» disse infine allo stregone che sembrò ridestarsi dallo stato di intorpidimento in cui il fumo lo aveva avvolto; difatti si guardò intorno sbattendo più volte le palpebre.
«Vedi caro Sam, Miriel ha bisogno di schiarire i suoi pensieri e di calmarsi, ogni tanto ognuno dovrebbe farlo, stare per conto proprio, aiuta a liberare la mente. 
Se è la sua incolumità che ti preoccupa ti consiglio di dormire tranquillo, la nostra amica ha passato diversi anni in queste terre, non mi stupirei che ne conosca pietra per pietra» detto questo Gandalf ritornò a fumare e tutto il resto della compagnia sembrò rilassarsi.

Tutti tranne Aragorn.
Aveva conosciuto Miriel in un’occasione alquanto bizzarra e di certo sapeva ben riconoscere quando lasciava che quella parte malvagia del suo essere prendesse il sopravvento, tuttavia non riusciva ad essere arrabbiato con lei.
Non comprendeva a pieno la sua sofferenza ma poteva immaginare cosa significasse portarne il fardello, in qualche modo assomigliava al suo.
Entrambi soli al mondo.
Fu tentato di andare a cercarla, più volte si alzò in piedi per poi ritornare a sedere a fumare, assorto fra i suoi pensieri e dubbi.
 
Erano passate ore ormai dall’ultima volta che aveva visto i suoi compagni, il suo stomaco aveva fame ma non vi badò, la sua bocca era arida ma non era quella la sua priorità al momento.
Si sentiva terribilmente in colpa ed era indecisa sul da farsi, sul modo più adatto per chiedere scusa ad Aragorn e a tutta la compagnia, e soprattutto a Legolas; quello stupido Elfo ancora non aveva perso del tutto le speranze con lei, anche se tentava in ogni modo di non darlo a vedere, probabilmente per orgoglio, pensò Miriel.

Totalmente immersa nei suoi pensieri, venne riscossa da un tocco gentile sulla spalla, si voltò e la sua mente abbandonò subito il volto del ramingo di cui era tanto amica, rimpiazzandolo con quello di Boromir di Gondor.
«Perdonami mia signora, è da ore che sei qua sola e pensavo fosse il caso di portarti almeno la cena.» disse l’uomo porgendole un piccolo fagotto con un po’ di pan di via e un frutto; Boromir la osservò negli occhi per pochi istanti per poi sedersi al suo fianco.

«Grazie Boromir, sei gentile» mormorò l’altra accennando un sorriso per poi iniziare a mangiare sospirando.
«Non sentirti in colpa per ciò che è accaduto, è qualcosa che va al di la delle tue forze e, anche se sei in grado di controllarlo, non puoi pretendere di frenarlo sempre.» la guardò mangiare mentre si strofinava le mani per riscaldarle dal gelido vento dei monti intorno a loro. 

La donna rise e scosse la testa, giocando con una formica salita sul suo stivale
«Vedi Boromir, per quanto tu voglia essere utile e consolarmi, non potrai mai capire ciò con cui convivo giorno dopo giorno e…»
«Invece posso» la interruppe l’altro all’improvviso guardandola negli occhi «Gimli mi ha detto ciò che raccontano di te ad Erebor e, devo dire, che la maggior parte delle storie sono fandonie o già le sapevo. Ti senti debole, smarrita, vorresti aiutare ed essere di nuovo quella di un tempo ma non riesci a convivere con la parte più sfrenata del tuo essere, proprio come me…» prese un respiro profondo e proseguì «Vedi quella parte che ti rende unica come qualcosa di sbagliato e che in qualche modo ti riporta alla mente Thorin Scudodiquercia…» a quel nome la donna si irrigidì e Boromir lo notò ma preferì proseguire «Forse però dovresti accettare tutto questo… Hai mai pensato che se lo accettassi e ti lasciassi trasportare forse avresti più controllo?» le chiese con un tono di voce basso di cui Miriel si stupì.
«Molte volte ci ho pensato e provato Boromir di Gondor, ma nulla ha mai funzionato. Quando persi Thorin e tutto ciò che rimaneva della mia famiglia il mio cuore andò in frantumi. Lui era il mio punto fisso, la mia ancora, l’unica cosa che aiutava il mio spirito a rimanere equilibrato… e alla sua morte sono andata completamente fuori controllo. Ho sempre pensato che fosse stato Thranduil, il padre di Legolas, a risvegliare quella cosa ma la verità era che io l’avevo voluto.» disse per poi ridere amaramente «Beh, più che io, la parte del mio essere che sa di essere ancora viva per una ragione. Tu potresti mai accettare tutto questo?» si girò e lo guardò negli occhi marrone ramato, li trovò interessanti ora che li osservava con attenzione «Perdere tutto ciò che conosci ed eri, te stesso e la tua famiglia e ritrovarti solo a vagare per un vasto mondo che non senti più tuo ma non riuscire ad ucciderti perché sai, dentro di te, che se sei vivo non è stato solo il fato a salvarti ma qualcosa di più grande, molto più grande, e ti senti in dovere di portare a termine la tua missione, il tuo scopo… Riusciresti mai a convivere con questo?» il discorso che aveva appena pronunciato l’aveva talmente tanto infervorata e riempita di emozioni che in quel momento quasi ansimava, e una pallida luce veniva emanata dalla sua pelle, colpendo il gondoriano dritto nel cuore e nella mente.

Boromir scosse la testa senza staccare gli occhi da quelli dell’altra «Non potrei mai vivere così… ma non ti lascerei mai sola io.» mormorate quelle parole, l’uomo avvicinò di scatto il viso al suo e, prendendole il mento, la baciò con una certa foga.

Miriel sgranò gli occhi e per alcuni secondi non riuscì a muoversi nemmeno di un millimetro, poi sentì una grande rabbia montarle nel petto; era solo quello che aveva portato il suo tentativo di apertura con qualcuno di totalmente estraneo alla sua vita?!
Si scostò di scatto e si alzò, togliendosi di dosso le mani che l’uomo stava già posando attorno alla sua vita, guardandolo poi dall’alto al basso furiosa.

«P-perdonami Miriel io credevo…» Boromir tentava di pensare a mille giustificazioni ma ognuna di esse non gli sembrava che una banale scusa da sprovveduto; per un secondo aveva creduto di averla in pugno, se solo fosse riuscito a portarla dalla sua parte forse non gli sarebbe servito l’Anello per difendere la sua casa, ma ora non ne avrà più occasione.
I suoi pensieri vennero bruscamente interrotti da un pugno che lo colpì in pieno volto, facendolo urlare ed imprecare dal dolore, mentre un leggero rivolo di sangue gli fuoriuscì dal naso.
«Sei solo una pazza! Che ti salta in mente?!» urlò furioso l’uomo piegato in due nel tentativo di fermare il sangue, ma i suoi capelli vennero bruscamente afferrati.

«Non osare sfiorarmi ancora anche solo con un dito, o ti prometto che sarà l’ultima volta che vedrai il mio viso.» mormorò la donna seria come la morte per poi lasciarlo con una spinta e allontanarsi nel buio della notte.

Lentamente e con la consapevolezza di essere stato uno stolto a credere che potesse essere così facile entrare nel cuore di una donna a cui il cuore sembrava fosse l’unica cosa che mancasse, Boromir tornò dai suoi compagni con il sangue secco vicino al naso; si sedette con un grugnito rabbioso e sconfitto per poi incrociare gli occhi dell’Elfo, che lo osservava rigido e freddo come al solito, non vi badò e si stese dal lato opposto per tentare di dormire.

 
Frodo si girava e rigirava nel mantello nel tentativo di trovare il sonno, ogni giorno si faceva più difficile; aprì piano un occhio e si guardò intorno, stavano tutti dormendo ad eccezione di Aragorn che era di guardia, tutto sembrava tranquillo.
Sospirò piano e richiuse gli occhi, tentando di riprendere sonno, quando all’improvviso sentì un urlo stridulo vicino, estremamente vicino.
Tutta la compagnia saltò in piedi e subito a quell’urlo se ne aggiunsero tanti altri.
«Presto! Rimanete uniti e imbracciate le armi.» esclamò Gandalf con la sua spada in una mano e il bastone nell’altra; subito tutti lo imitarono e si strinsero intorno a lui.

Frodo estrasse la sua lama, Pungolo, e osservò con terrore il colore bluastro che aveva preso; pochi secondi dopo, da dietro le rocce polverose, spuntarono una ventina di Orchi armati fino ai denti.
Legolas e Aragorn incoccarono le frecce e ne uccisero alcuni ma lo scontro fu inevitabile. 

Tutti combattevano per difendere Frodo e l’Anello e lo Hobbit lo sapeva bene, tuttavia non volle tirarsi indietro e con un urlo si gettò coraggiosamente contro un Orco, conficcandogli Pungolo nella pancia tra le urla assordanti della creatura, subito Samvise gli fu dietro e con un colpo di padella atterrò l’essere.

I due amici si sorrisero per poi stringersi a Merry e Pipino, osservando i loro compagni combattere contro gli ultimi Orchi rimasti.
D’improvviso un altro urlo squarciò la notte, non era di un orchetto, no, proveniva dalla gola di Boromir, che Frodo vide rantolare intento a tenersi il braccio disarmato; l’arma dell’Orco fece per calarsi su di lui con forza, ma un’altra si contrappose fermandola.

Velocemente, la lama che si era posta tra le due sfregò sull’altra con un suono metallico, facendo poi alzare entrambe al cielo, ma con uno scatto la nuova arrivata si abbassò e taglio da parte a parte la testa dell’Orco, il cui corpo cade ricurvo in avanti senza vita.
Miriel osservò alquanto soddisfatta il suo operato, senza degnare di un singolo sguardo l’uomo che aveva appena salvato; quando anche l’ultimo nemico fu trafitto da una freccia di Legolas, i compagni si guardarono tutti tra loro, ma lo sguardo del portatore dell’Anello era puntato sulla mezz’Elfo.
Gli occhi in genere di un color verde spento erano divenuti neri come la pece, come se la sua stessa pupilla si fosse dilata a tal punto da ricoprire tutto il resto.
Lo Hobbit aveva ancora lo sguardo putato su di lei quando la donna con fare nervo, quasi eccitato, si portò la lama della sua stessa spada alle labbra e ne lecco via parte del sangue nero appiccicato sopra.
Quel gesto così macabro non balzò solo allo sguardo dello Hobbit, tutta la compagnia si trovò ad osservarla, eppure nessuno disse nulla, c’era solo silenzio.

Fu proprio la donna in questione a proferir parola «Ebbene?» guardò ognuno di loro mentre passava un vecchio panno strappato sulla sua spada per pulirla «Avete intenzione di rimanere qua ancora per molto? Questo branco di Orchi sicuro non è solo, conviene affettare il passo, e farlo subito».
Nessuno osò ribattere a ciò che Miriel aveva appena detto, raccolsero rapidi tutte le loro cose e se le rimisero in spalla, riprendendo a camminare quando il Sole nemmeno accennava a comparire.

Per un attimo, prima di mettersi in testa al gruppo come ogni giorno da mesi, Gandalf incontrò lo sguardo di Miriel; non disse nulla, si limitò solo a guardarla, poi iniziò a camminare, lasciando l’altra indietro con i suoi pensieri. 


Angolo autore: ed ecco a voi il capitolo n°8!
Beh che dire, ricco di avvenimenti direi e abbastanza lungo (credo sia il più lungo che io abbia mai scritto finora tutta sola, sono più tipa da cose "brevi"). 😱😂
Spero vi sia piaciuto e vi invito a farmi sapere cosa ne pensate.✉️
A prestissimo!😘
Sissi04✨
   
 
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