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Autore: inzaghina    27/02/2021    7 recensioni
Essendo cresciuto a Grimmauld Place, Regulus è abituato a silenzi di ogni tipo, eppure ci sono silenzi particolarmente difficili da affrontare — soprattutto quando riguardano il rapporto con suo fratello Sirius.
[Questa storia partecipa al “Back to Black” contest indetto da parsefeni sul forum di EFP ]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Regulus Black, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Questa storia partecipa al “Back to Black” contest indetto da parsefeni sul forum di EFP con il pacchetto numero 4 “Ghost of you”.
 

 
 
Silenzi assordanti
 


Le urla e le crisi isteriche di sua madre hanno sempre fatto parte del quotidiano di Regulus, per questo il Serpeverde non è particolarmente sorpreso di scoprire che il fratello è stato richiamato all’ordine dalla donna. Ciò che lo sbalordisce è trovarlo impegnato a infilare tutti i suoi possedimenti più cari nel baule, come se fosse in procinto di prendere l’espresso per Hogwarts del primo di settembre.
 
“Perché indossi il giubbotto?”
“Perché me ne vado, fratellino… Dovresti pensarci anche tu, se ci tieni alla tua sanità mentale!”
 
Regulus rimane impietrito davanti alla propria camera, mentre la porta di casa sbatte dietro alle spalle di suo fratello. Le parole che Sirius ha pronunciato prima di andarsene risuonano ancora e ancora nella sua testa, fino a sovrapporsi e a perdere di significato. Il fragore assordante è seguito dal caratteristico silenzio che si respira tra le mura di Grimmauld Place e per un attimo, uno soltanto, Regulus si concede di pensare che Sirius abbia solo deciso di uscire a sfogarsi e che tornerà a notte fonda — come ha già fatto altre volte durante le estati precedenti.
I minuti però si susseguono inesorabilmente, così come fanno le ore, e prima che se ne renda conto è giunta l’ora di cena e il posto di Sirius rimane inesorabilmente vuoto. Il silenzio che ammanta la stanza è così tangibile che Regulus non si dà nemmeno la pena di infrangerlo, limitandosi a ricambiare lo sguardo algido di sua madre e l’espressione amareggiata di suo padre. Si scusa piuttosto velocemente, lasciando il proprio piatto intatto e trovando rifugio nella sua camera, dove ogni secondo che passa diventa sempre più evidente che il fratello non ha alcuna intenzione di fare ritorno.

La notte scorre lentamente, insonne, la passa alternandosi tra il tentare di percepire un segno qualsiasi del ritorno di Sirius e una serie di domande a cui non riesce a dare una risposta plausibile. Il sole è già alto nel cielo il giorno successivo, quando Regulus raggiunge il piano inferiore per la colazione e un penetrante odore di bruciato lo conduce verso il salone che ospita l’albero genealogico di famiglia. Le iridi di sua madre sono più gelide del ghiaccio avviluppatosi attorno al suo cuore, quando incrociano le sue, e un fumo azzurrognolo rende innegabile la cancellazione del fratello maggiore dall’arazzo che decora la parete.
“Tu non hai più un fratello, Regulus…” dichiara Walburga, senza mostrare alcuna emozione, “d’ora in poi le sorti della nobile e antichissima casata dei Black si poggeranno solo ed esclusivamente sulle tue spalle. Avrei dovuto farlo anni fa, avevo già capito che lui era irrecuperabile, ma tuo padre ha continuato a credere che, lasciandolo fare, avrebbe compreso da solo i propri errori…”
Regulus è raggelato dal tono di voce della madre, decide di limitarsi ad annuire, prima di raggiungere la sala da pranzo e dare inizio a un altro pasto silenzioso. Il padre è concentrato sulla lettura del giornale, così che Regulus sia il solo ad ascoltare lo sproloquio che Walburga dedica al suo primogenito. E proprio in quel momento, dividendosi tra il silenzio assordante del padre e l’acredine della madre, Regulus si rende conto che il sorriso sardonico di Sirius e le sue risposte taglienti gli mancano molto più di quanto avrebbe creduto possibile — nonostante avesse sempre sostenuto di detestarli e trovarli fuori luogo.
 
*
 
Dopo quel primo giorno da figlio unico, Regulus si sente come svuotato: emozioni discordanti si rincorrono dentro di lui, portandololo a detestare ogni minuto passato in compagnia di sua madre e a biasimare il padre che si ritira senza proferire parola nel proprio studio. Il resto delle vacanze è un susseguirsi di giornate anonime, che sceglie di passare trincerato nella propria stanza — nell’attesa del momento in cui rivedrà Sirius, che s’avvicina insieme alla fine dell’estate.
 
Si alza più presto del solito, il primo di settembre successivo, e si ritrova a misurare a grandi passi la propria stanza nell’attesa di uscire, percependo le pareti incombere su di lui, provocandogli una sensazione di soffocamento estranea che lo porta ad allentare la cravatta verde-argento che è solito sfoggiare così orgogliosamente.
 
“Sicuro di riuscire a respirare, con quel nodo così stretto e quella camicia inamidata?”
“Non tutti si beffano delle regole come te, Sirius.”
 
Eccole ancora lì, le dichiarazioni di suo fratello, le stesse che lo hanno perseguitato dal momento stesso in cui ha detto addio alla loro famiglia senza nemmeno voltarsi indietro, proprio quelle di cui si è reso conto di sentire la mancanza ogni giorno di più.
 
Il treno è affollato come di consueto e Regulus riesce a scivolare nello scompartimento in cui è solito prender posto insieme ai compagni Serpeverde, evitando d’incontrare Sirius e i suoi amici, riuscendo a non incrinare l’immagine perfetta di sé da offrire al resto dei presenti. Solo quando arriva il momento di avviarsi all’incontro tra Prefetti, rammenta che Lupin è stato nominato l’anno precedente, che sicuramente è a conoscenza della fuga di Sirius e che s’avvicina il momento in cui anche gli altri lo scopriranno. Si ferma improvvisamente per osservare il proprio riflesso nel vetro dello scompartimento che sta superando, controllando il nodo alla cravatta che sua madre gli ha sistemato prima che salisse a bordo, e ritrovandosi a ricambiare uno sguardo gemello al proprio. Le iridi grigie di Sirius indugiano su di lui per un attimo, prima che il fratello balzi in piedi e tenti di raggiungerlo, Regulus però non ha tempo di fermarsi — non si sente pronto al confronto immaginato, e temuto, per tutta l’estate.
“Regulus, aspetta! Dove vai?”
La domanda di Sirius è poco più di un sussurro, eppure la riesce a sentire nonostante il caos che li circonda.
Si ferma per un attimo, voltandosi verso il fratello e lasciando che i loro sguardi s’incatenino l’uno all’altro, in una sfida muta dalla quale nessuno dei due pare voler uscire sconfitto.
“A differenza tua, sono stato nominato Prefetto,” gli comunica, rompendo il silenzio dilatatosi tra loro come una fragile bolla di sapone.
“Per fortuna ci sei tu che rendi onore alla nobile e antichissima Casata dei Black,” soffia Sirius, infilandosi le mani nelle tasche dei jeans sdruciti e assottigliando gli occhi.
Eccola qui, una delle battute affilate di cui aveva tanto sentito la mancanza, solo che in questo preciso momento il tono canzonatorio del fratello serve solo a farlo sentire ancor più vulenrabile e solo di quanto non si sia sentito durante l’estate appena trascorsa.
Regulus deglutisce a vuoto e stringe le mani a pugno, prima di raddrizzare la schiena e scuotere la testa. “Non tutti possono permettersi di fare ciò che più li aggrada, Sirius. Il posto dell’istintivo che prima agisce e poi pensa era già stato occupato da te, a me non rimaneva che attenermi al volere dei nostri genitori…” mormora, prima di voltargli le spalle in una perfetta imitazione di quanto fatto da Sirius stesso nel momento della sua fuga.
“Regulus, scusa io…” Sirius si passa le mani tra i capelli, tentando invano di trovare le parole più appropriate da rivolgere al fratello.
“Ora non ho tempo,” ribatte in tono piatto, lanciandogli un’ultima occhiata in tralice e incamminandosi verso la prima carrozza.
“Possiamo parlare più tardi?”
Un silenzio assordante, come e più di quelli a cui si sono abituati crescendo, è l’unica risposta che Regulus rivolge al fratello, allontanandosi a passo svelto dalla sua figura.
 
*
 
Passano alcune settimane prima che Regulus si ritrovi faccia a faccia con Sirius, che ha tentato varie volte di approcciarsi a lui nei primi giorni di scuola, senza mai ottenere l’attenzione del più giovane. È una sera di ottobre e Regulus sta per iniziare il proprio turno di pattuglia senza la sua compagna, bloccata dall’influenza, quando incappa in Sirius che esce dalla biblioteca in compagnia della sua inseparabile cricca. Vedere l’espressione sorridente sul viso di Sirius, fa più male di un Bolide in pieno petto e la voglia di fare chiarezza riguardo al suo abbandono si sgonfia con la stessa facilità con la quale la speranza si era accesa dentro di lui.
 
“Me ne vado in un posto in cui mi accettano per come sono e non tenteranno di cambiarmi. Vuoi davvero farti comandare a bacchetta da quella megera per il resto dei tuoi giorni?”  
“È per questa ragione che il Grifondoro, tra i due, sei tu.”
 
Intravede Remus avviarsi con gli altri due e rivolge un cenno veloce al collega Prefetto, prima di voltarsi a ricambiare lo sguardo di Sirius.
“Ti stai dimostrando particolarmente bravo a evitarmi, Regulus.”
“Evidentemente ho imparato dal migliore,” ribatte, ostentando una sicurezza che non possiede.
“Avrei voluto avere il tempo di spiegarti le mie motivazioni, ma… non ce n’è stato il tempo, con mamma che minacciava di farmi stringere un Voto Infrangibile e papà che non prendeva una posizione e…”
“Un Voto Infrangibile?” domanda Regulus, non riuscendo a dissimulare la propria sorpresa.
Sirius annuisce, mostrando una vulnerabilità che gli è estranea. “Non potevo correre il rischio…”
“E hai preferito abbandonare me al mio destino?”
“Sapevo che mamma non ti avrebbe mai costretto a nulla del genere. Tu sei il figlio prediletto, quello che ha compiuto tutte le scelte giuste e che la potrà rendere orgogliosa…”
Regulus piega le labbra in un sorriso privo di allegria. “Ti sei mai chiesto a quale prezzo io abbia raggiunto tutti questi traguardi?”
Sirius sgrana gli occhi, mordicchiandosi il labbro inferiore e scuotendo la testa.
“Certo che no! Sirius Black non ha tempo per simili sciocchezze. Lui è interessato solamente a quel pallone gonfiato di Potter e a quello che può combinare con Lupin e quel tirapiedi di Minus. La sua famiglia lo disgusta e non perde occasione per ribadirlo, ovviamente non può dedicare qualche ora del suo tempo al fratello purosangue che disprezza cordialmente… finirebbe con l’incrinare la propria immagine di Grifondoro ribelle,” soffia Regulus, rivelando le proprie emozioni e lasciandole risalire in superficie.
“James e gli altri non c’entrano, Regulus. Io sarò sempre la tua famiglia.”
“Buffo! Hai davvero uno strano modo di dimostrarlo, Sirius.”
“Tu cosa avresti fatto al mio posto? Non avrei resistito un solo attimo in più in quella casa!”
Regulus scuote la testa, controllando l’orologio e accorgendosi che deve avviarsi per non essere in ritardo. “E pensare che ho immaginato il nostro confronto per tutta estate…” sussurra poi, sconfitto.
“Anche io ero impaziente di rivederti e di cercare di spiegarti, ricordarti che sarai sempre mio fratello,” ribatte Sirius, allungando una mano verso di lui, prima di cambiare idea e riabbassarla repentinamente.
“Direi che mi hai sostituito senza alcuna fatica con Potter,” ribatte in tono neutro, lasciando che l’orgoglio soffochi la determinazione di conoscere la verità che era convinto di avere.
“Non ti ho sostituito, Regulus! Io e James siamo come fratelli, è vero, ma ciò non deve influire sul nostro rapporto…”
“Di quale rapporto parli, Sirius?” domanda velenoso Regulus, scrutandolo con impazienza.
La domanda costringe Sirius a rimanere senza parole e lo lascia inerte nel mezzo del corridoio, a osservare la figura del fratello che si allontana da lui in un silenzio sempre più assordante.
 
*
 
La frattura tra Regulus e suo fratello si è estesa sempre più, fino a diventare irreparabile e a trasformarli in poco più che due estranei; per questo motivo, dopo aver scoperto del folle piano del Signore Oscuro, Regulus crede di non potersi rivolgere a nessuno. Per qualche giorno, si lascia tentare dall’idea di parlarne con il fratello maggiore, raccontargli tutto e chiedergli un consiglio, come non fa più da anni, prima di desistere e convincersi che metterebbe in pericolo anche lui — e non potrebbe mai perdonarselo. Dovrà cavarsela da solo, decide mentre osserva il proprio riflesso allo specchio e s’imbatte in un estraneo che ricambia la sua occhiata: con le occhiaie profonde che segnano il contorno dei suoi occhi e la pelle troppo bianca di chi non passa abbastanza tempo alla luce del sole. Ha da poco fatto ritorno dal suo anno conclusivo di Hogwarts e si ritrova spesso a ricordare con nostalgia le conversazioni entusiaste insieme a Sirius, risalenti alle estati antecedenti alle loro partenze per il castello.
 
“Saremo inseparabili anche a Hogwarts, vedrai.”
“Ma tu partirai un anno prima e avrai tempo di farti altri amici…”
“Amici, certo, ma nessuno potrà mai essere più importante di mio fratello.”
 
Sorride, ripensando all’ingenuità tipica dei bambini che erano stati, così in contrasto rispetto agli uomini che stavano diventando. Ed è in quel momento che decide di agire, contrastando in ogni modo possibile il folle piano che è venuto a scoprire con l’aiuto di Kreacher; in questo modo, forse, potrà tornare a essere il degno fratello di Sirius.
Non può immaginare gli orrori che lo attendono a protezione del medaglione, eppure non vacilla nemmeno per un momento, affrontando con un coraggio che nemmeno credeva di possedere la prova più difficile della sua breve vita. L’ultimo volto che vede apparire tra gli Inferi è quello sorridente di Sirius, con quell’espressione sbarazzina che gli ha tanto invidiato e quegli occhi dannatamente identici ai suoi.
 
Sirius rimane nascosto nell’ombra fino a quando tutti i presenti non se ne sono andati, poi raggiunge la lapide appena posizionata e si lascia cadere al suolo.
“In che guaio ti sei cacciato, Regulus?” domanda al silenzio che lo avvolge.
Osserva la data di nascita tanto, troppo, vicina a quella della morte e scuote la testa con rabbia.
“Dovevi per forza rendere orgogliosa nostra madre, non è vero?” sbotta, lasciandosi vincere dalla rabbia, prima di sfiorare il nome del fratello inciso nel marmo candido.
 
Non può immaginare che è stato proprio per rendere orgoglioso lui, che Regulus si è ritrovato ad esalare il suo ultimo respiro nel silenzio più assordante di tutti.


 

 
 
 
Nota dell’autrice:
Quasi non ci credo, di essere riuscita a terminare questa storia, che mi ha tormentata per giorni e che l’influenza mi aveva fatto quasi credere di non riuscire a finire. Diciamo che però io so essere testarda come, e forse più, dei fratelli Black e non mi sono data per vinta e poi non sarei io, se non consegnassi sempre all’ultimo.
Mi rendo conto che l’headcanon del Voto Infrangibile è forse un po’ esagerato, ma io Walburga la immagino piuttosto spietata e pronta a non fermarsi davanti a nulla per ottenere ciò che vuole. Regulus invece si è trovato a dover realizzare tutte le aspirazioni di famiglia, specialmente dopo la fuga di Sirius, combattendo con un fardello decisamente troppo pesante per un adolescente. Non mi sento di incolpare Sirius, spero che si capisca anche dalla storia, eppure è innegabile che se non avesse chiuso tutti i contatti con il fratello, forse Regulus avrebbe potuto rivolgersi a lui dopo la terribile scoperta dell’Horcrux.
Spero di aver reso giustizia a un rapporto che, specialmente ultimamente, mi intriga tantissimo e che sono contenta di aver, almeno in parte esplorato.

 
   
 
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