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Autore: LadyHeather83    28/02/2021    3 recensioni
Adrien e Marinette si sono sposati. Hanno una bella casa, un lavoro entrambi alla Maison Agreste e tre figli: Louis, Emma e Hugo, e anche il tanto agognato criceto.
Un equilibrio stabile, che verrà sconvolto dal ritorno di un nemico che credevano sconfitto.
Terza parte della serie ENSEMBLE CONTRE LE MONDE . Long precedenti BEST FRIENDS e LE ALI DELLA FARFALLA.
Genere: Azione, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Gabriel Agreste, Lila, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Papillon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ensemble contre le monde'
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Il ritorno di Papillon

*

Capitolo 1

*

Hai tutti quello che hai sempre desiderato.

Una bella casa, un lavoro stabile che ti dà mille soddisfazioni, anche se le difficoltà che devi affrontare ogni giorno sono enormi, e a volte sei sul punto di mollare tutto, una famiglia che non cambieresti per niente al mondo: i tuoi tre figli, Louis, Emma e Hugo, e si, anche il famigerato criceto, amico inseparabile del più piccolo della famiglia.

E poi ci sono loro: Adrien e Marinette, che per arrivare dove sono, hanno dovuto affrontare mille ostacoli che la vita gli aveva messo davanti in tutti questi anni.

Avevano relegato in cassaforte, dietro il quadro del loro matrimonio, la miracle box e a malincuore i due kwami: amici, consiglieri e per qualche tempo parte della loro famiglia.

Di comune accordo, e dopo la nascita della più grande, avevano svestito i panni di Lady Bug e Chat Noir, per dedicarsi ad una vita più tranquilla e all’insegna della carriera e della famiglia.

Insieme agli altri possessori di miraculous, avevano combattuto grandi battaglie per liberarsi del male che attanagliava la città di Parigi, però erano giunti ad un punto, in cui per costruire una vita insieme, dovevano mettere da parte qualcosa, rinunciando purtroppo ad una parte di loro, quella che li aveva accompagnati per tutta l’adolescenza, fino a raggiungere una certa maturità.

Avevano vissuto un periodo anche a New York, per completare al meglio gli studi.

Marinette aveva ottenuto ottimi risultati con il master all’Accademia della Moda, ed Adrien, dopo aver attaccato al chiodo la carriera di modello, si era dedicato alla facoltà di Economia e Commercio, un percorso che l’avrebbe portato a condurre gli affari della Casa di Moda.

All’occorrenza, e se Parigi ne avesse avuto il bisogno, avrebbero usato il miraculous del cavallo, che grazie alla creazione di un portale, sarebbero arrivati a Parigi in un batter d’occhio.

Adrien aveva suggerito di usarlo anche per gli spostamenti delle loro vacanze, ovviamente scherzando, ma Marinette, da brava guardiana, aveva considerato il fatto che sarebbe stato profitto personale, quindi bisognava accantonare l’idea, anche se era molto allettante la cosa.

*

“Si, Gabriel, la sala è stata prenotata e i vestiti sono già nel back stage” Sospirò Marinette, mentre entrava in cucina per la colazione tenendo il cellulare sull’orecchio.

Salutò con un cenno del capo i tre figli intenti a fare la colazione.

“No, Marcel, quelle fatture andavano pagate entro ieri.” Anche Adrien entrò in sala nella stessa identica maniera.

Sua moglie appoggiò il telefono sulla spalla e con la testa inclinata cercava di non farlo cadere, mentre amorevolmente annodava la cravatta rossa al marito.

Poi entrambi, chiusero le conversazioni nello stesso momento, sotto gli occhi divertiti delle loro creature.

“Ecco, sono appena le 7.30 e sono già stanca.” Sospirò Marinette imburrando una fetta di pane fresco e appena sfornato.

Suo padre non aveva perso l’abitudine di passare ogni mattina presto a portare la colazione, che Madame Lefleur, portava in tavola.

Da qualche anno, dopo la nascita di Emma, ben dodici anni fa, avevano deciso di assumere una governante che l’aiutasse nelle faccende domestiche, anche perché duecentocinquanta metri quadri di casa, non erano semplici da pulire da una persona sola, se poi ci mettiamo un lavoro a tempo pieno, un marito e tre figli, la cosa si complica ulteriormente.

Gabriel Agreste, non aveva badato a spese, quando aveva deciso di regalare a suo figlio e a sua nuora quella modesta residenza, leggermente fuori Parigi e lontani da occhi indiscreti.

Ai due novelli sposi, sarebbe andato bene anche quell’attico di cento metri quadri, che avevano acquistato quando avevano deciso di iniziare la loro convivenza.

Avevano bellissimi ricordi in quella casa e fu per questo, che avevano deciso di non venderlo, ma di tenerlo come seconda residenza, nel caso in cui ne avessero avuto bisogno per esigenze lavorative, o per qualsiasi altra cosa, una fuga d’amore per esempio.

Non era raro che i due piccioncini, all’ora di pranzo, soprattutto, si recassero lì per restare un po’ da soli.

La villa, tutta arredata in chiave moderna, aveva stanze ampie e luminose.

Una cucina con elettrodomestici di ultima generazione, con annessa sala da pranzo che poteva ospitare ben trenta persone attorno al tavolo lungo di legno scuro, un bagno di servizio e un salotto con caminetto.

Al piano superiore si trovavano le quattro camere da letto con un bagno per stanza, lo studio di Marinette e uno studio per Adrien.

All’ultimo piano, come se il giardino piantumato che delimitava tutta la casa non fosse sufficiente, si trovava un ampia terrazza, adiacente ad una soffitta.

“A me servirebbe un altro Adrien, non faccio a tempo ad alzarmi che il telefono squilla in continuazione”. Sospirò facendo lo stesso.

“Questo è il prezzo da pagare per dirigere una famosa casa di moda, mio caro”.

“Buongiorno, eh!” La figlia più grande attirò la loro attenzione.

“Avete ragione. Buongiorno tesori miei.” Marinette si era alzata per stampare un sonoro bacio sulla guancia di ognuno, compreso Adrien, che le aveva allungato il viso in attesa di quel gesto.

“Chi ci accompagna a scuola oggi?” Chiese la biondina.

“L’autobus”.

“No, mamma, è sciopero, te lo sei scordata?”.

Si, se lo era dimenticato, ma cercò di non darlo a vedere “Certo che no, vi accompagna papà” Rispose guardando in direzione del marito. “Vostro nonno mi aspetta alle otto in punto, e sapete che si arrabbia se faccio tardi”.

“Ma io alle otto ho una riunione con gli azionisti” Protestò il biondo.

“Arriverai in ritardo, dov’è il problema? Guarda il lato positivo, non verrai licenziato.”

Non era di certo quello che preoccupava Adrien, gli sarebbe bastato una telefonata a Nathalie, per avvertire che avrebbe ritardato per esigenze famigliari, il problema più grosso era affrontare le mamme fuori dalla scuola, soprattutto quelle single che cercavano una qualsiasi scusa per attaccare bottone, nell’attesa che i cancelli si spalancassero.

Eppure a Marinette non succedeva mai, arrivava a scuola un attimo prima che i cancelli si chiudessero, li scaricava giù dalla macchina e ripartiva verso la maison.

“Non è questo…”

“Ritieniti fortunato che le medie, elementari e asilo, sono sulla stessa strada”. Era un unico complesso privato, suddiviso per fasce d’età.

“Non è un problema accompagnare i miei figli a scuola…” Adrien cercava un modo per dirglielo, ma non ebbe il tempo, perché lei si alzò dalla tavola, lo salutò con un enorme bacio sulla guancia, e lo stesso fece con i suoi figli.

“Allora? Di che ti preoccupi? Ci vediamo in ufficio. Buona scuola bimbi.”

*

Marinette arrivò in ufficio alle otto in punto.

Poggiò la cartella nera con all’interno dei modelli disegnati sulla sua scrivania ed accese il computer.

Si guardò attorno e gettò un’occhiata fugace sullo studio di fronte, quello del suocero, non c’era.

Tirò un sospiro di sollievo, forse avrebbe avuto un po’ di pace per qualche altro minuto, era raro che Gabriel fosse in ritardo, soprattutto quando la sfilata di moda si stava avvicinando.

Al contrario, Nathalie era già seduta sulla sua scrivania e rispondeva con estrema cortesia alle chiamate che stavano arrivando.

Una di queste, era di Adrien, lo potè capire dalla sua risposta.

Rise sotto ai baffi, pensando a quanto fosse stata cattiva ad averlo gettato nella tana del lupo, ma questo era il prezzo da pagare, per essersi addormentato prima che lei potesse uscire dal bagno e fargli una sorpresa, indossando un intimo molto provocante, che lei stessa aveva ideato e disegnato apposta.

Sapeva quanto lui amava sfilarle di dosso certi pizzi, prima di farla sua.

“Lo trovi divertente?”

Marinette alzò lo sguardo, ed incontrò quello serio e torvo dello stilista.

“Sei in ritardo.” Osò dirgli.

“Ti prego, non farmelo notare.” Si tolse gli occhiali per massaggiarsi il naso, quanto odiava in quel momento quei quattro minuti segnati dopo le ore otto, sull’orologio.

“A proposito, ho fatti i ritocchi ai modelli.”

“Andiamo nel mio ufficio” Le fece cenno con il capo si seguirla.

Marinette prese l’album e obbedì all’ordine.

“Dov’è mio figlio? Lo sa che ha una riunione alle otto?”

“Ha accompagnato i tuoi nipoti a scuola” Gli rispose mentre chiudeva la porta.

*

Adrien scese dalla berlina nera che aveva parcheggiato nello spazio dedicato alla sosta breve delle auto, aiutando i suoi tre ragazzi a scendere e ad indossare lo zaino.

Hugo frequentava l’ultimo anno di asilo e fu il primo a varcare l’ingresso della sua scuola, accolto dalla maestra che amorevolmente lo accompagnò all’armadietto.

“Ora mi prenderò cura io del piccolo, signor Agreste”.

“Grazie, mi scusi, ma sono terribilmente in ritardo”

“Non si preoccupi, buona giornata” Lo salutò mentre scendeva le scale.

La prossima da accompagnare era la piccola Emma, che frequentava la quarta elementare.

Come si avvicinarono nei pressi del cancello, un bambino, presumibilmente della sua classe, si era accostato a lei donandole un fiore raccolto nel prato lì vicino.

“Per la mia dolce Emma”.

Lei arrossì e lo accettò.

Ad Adrien per poco non partì un embolo, era la sua dolce Emma, e non di quello sdentato lì.

“Mathias, grazie”.

Il biondo stava per cantargliene quattro, quando Louis, il più grande, aveva richiamato la sua attenzione dicendogli che non serviva che lo accompagnasse all’ingresso della scuola media, ma ci avrebbe pensato da solo in quanto, era appena arrivato Andrè, il figlio di Nino e Alya.

“Vai pure.”

E quando Emma entrò a scuola, assieme ai compagni, scortati dalla maestra, anche lui potè riprendere l’auto per raggiungere l’ufficio.

*

Nel parcheggio della scuola, una dopo l’altra, le auto lasciavano la sosta.

Tutte tranne una rossa fiammante, un’utilitaria, che aveva parcheggiato vicino l’auto di Adrien.

La donna al volante, indossava enormi occhiali da sole neri e in testa teneva un fazzoletto viola per non farsi riconoscere, faceva finta di truccarsi, giusto per non attirare l’attenzione.

Guardò dallo specchietto retrovisore la macchina nera che si stava allontanando e digrignò i denti.

“Goditi questi momenti Adrien Agreste, presto avrò la mia vendetta.”

*

Continua

*

Angolo dell’autrice: Ciao a tutti e buona domenica! Come promesso, ecco a voi il primo capitolo della terza e ultima parte di questa serie.

Vi ricordo che gli altri racconti sono: Best Friends e Le Ali della Farfalla.

Per la lettura di questa long, non è necessario leggere le precedenti, ma se lo vorrete fare, giusto per capirci qualcosa in più, mi farebbe piacere, come mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, sia di quelle che di questa.

Ringrazio chi le sta continuando a mettere tra le Preferite, Seguite e Ricordate.

Grazie davvero di cuore.

Non mi dilungo altro, e vi aspetto nel prossimo capitolo che pubblicherò sempre domenica.

Un abbraccio, Erika

  
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