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Autore: Ghostclimber    28/02/2021    3 recensioni
[SK8 the Infinity]
[SK8 the Infinity]AU in cui Kaoru gestisce un salone di tatuaggi e Kojiro un negozio di fiori
Si incontreranno per fare i Cupidi e finiranno loro stessi colpiti.
Ship: Matcha Blossom, Renga
Genere: Comico, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Joe spiò da dietro un cespuglio di begonie l'arrivo di Cherry.

Come tutte le mattine, quello strano punk dai capelli rosa era arrivato alle sette e trentacinque precise; Joe lo guardò chinarsi, aprire il lucchetto che teneva chiusa la saracinesca del suo salone di tatuaggi e aprirla, lanciandola verso l'alto con un gesto secco.

Si nascose un po' meglio mentre Cherry apriva la porta a vetri e poi si voltava per richiuderla: il negozio di fiori di Joe era esattamente di fronte al salone di tatuaggi, e se Joe era abbastanza sbruffone da mandare il suo garzone a consegnare un bocciolo di ciliegio ad ogni cliente che usciva dal salone, non lo era abbastanza da uscire dal proprio nascondiglio e fare un cenno di saluto. Gli sembrava in qualche modo troppo.

-Capo, un giorno arriverai qui e scoprirai che di notte ho tolto tutti i cespugli dalla vetrina e ci ho messo solo orchidee.- disse il suo garzone, facendogli fare un salto di mezzo metro, -Voglio vedere come fai a nasconderti dietro alle orchidee.

-Fai poco l'arrogante, Reki! Devo ricordarti chi ti paga lo stipendio?- chiese Joe, alzandosi nella sua posa più minacciosa. Il ragazzo fece spallucce e si mosse per staccare una foglia secca da una begonia. Per qualche motivo la lanciò per aria, e Joe alzò gli occhi per guardarla, perplesso.

MERDA!!!

Senza volerlo, Joe era in piena vista nella vetrina e sembrava guardare fuori e, oh, cazzo, Cherry stava giusto uscendo con la civetta del listino prezzi. Il punk alzò casualmente lo sguardo e intercettò quello di Joe, che si concentrò con tutte le proprie forze per non arrossire.

Cherry alzò una mano in segno di saluto e Joe rispose con un movimento rigidissimo. Con sommo orrore, vide che Cherry controllava l'orologio da polso e poi attraversava la piazzola pedonale che divideva i loro negozi.

-Prima o poi ti licenzio.- sibilò Joe a Reki, che si mise a fischiettare (male) mentre spruzzava acqua sulle foglie di una palma da appartamento.

Joe ignorò il ragazzo e uscì dal negozio, un po' temendo e un po' sperando che Cherry volesse parlare con lui: per quanto l'idea di scambiarci qualche parola fosse terrificante, l'idea di uscire bello spavaldo per poi vederlo cambiare direzione e andare, che so, al bar, era ancora peggio.

-Buongiorno.- disse Cherry.

-Buongiorno a lei.- ribatté Joe, -Posso aiutarla?

-Possiamo parlare qualche minuto? In privato.- in un millesimo di secondo, la mente di Joe partorì un migliaio di scenette vietate ai minori, poi l'uomo si sporse nel negozio e ordinò: -Reki, ti lascio da solo per un attimo, vedi di non far esplodere niente mentre non ci sono!

-Far esplodere...?- Joe chiuse la porta sulla protesta, in effetti sensata, del ragazzo.

-Mi segua, prego.- disse Cherry; senza aspettare una risposta, fece dietro front e si diresse nuovamente verso il salone di tatuaggi. Joe avvertì una fitta di indignazione: certo che quel Cherry era un bell'arrogante, si presentava lì dal nulla, facendo il misterioso, poi gli ordinava di seguirlo e neanche si degnava di fare un gesto di cortesia o di chiedere per favore.

Meditò di non seguirlo e mettere su un bel broncio da persona adulta, poi la curiosità e l'attrattiva di quel fondoschiena da primo premio lo attirarono dietro a Cherry come il suono del pifferaio di Hamelin. Lo seguì nel salone di tatuaggi, oltre la piccola hall e dentro alla stanza dove effettivamente l'uomo svolgeva il proprio lavoro, nascosta da un tendaggio scuro.

-Senta, ho visto il suo garzone approcciare ogni mio singolo cliente.- esordì Cherry senza il minimo preambolo, e Joe gli voltò le spalle con la scusa di guardare le foto dei vecchi lavori esposte su una bacheca di sughero. -Sì, è una piccola pubblicità. Non mi sembra di fare nulla di male.- commentò in tono vago. Il braccio di Cherry apparve di fianco alla sua testa, e il suo dito si appoggiò sulla foto di un tatuaggio particolarmente complicato, una specie di intricatissimo maori che copriva tutta una gamba e un gluteo: -Questo cliente- disse Cherry, -Mi ha riferito che il suo garzone gli ha regalato un bocciolo di Sakura. In ottobre.

-Sì, beh, ho una serra e mi piacciono i Sakura, che c'è di male?

-Niente. Anzi, ha fatto tornare un bel po' di persone da me, con la sua bella trovata.

-E il mio negozio è pieno di gente tatuata e coperta di piercing che compra fiori, quindi direi che possiamo ritenerci soddisfatti entrambi.- disse Joe. La vicinanza del corpo di Cherry emanava tanto calore che dovette spostarsi; indicò un altro maori alla destra della bacheca e commentò: -Bel lavoro, questo qui. Non me ne intendo, ma sembra davvero fatto bene.

-Devo chiederle un favore.- disse Cherry; approfittò dello spostamento di Joe per appoggiarsi con la schiena al muro e catturò il suo sguardo. Joe deglutì: -Mi dica.

-Sto lavorando su un ragazzo, in questi giorni. Deve averlo notato, capelli chiari a caschetto, aria da bel tenebroso.

-Ah, certo. Cosa gli sta tatuando?

-Non sono affari suoi, questi, un tatuaggio è una questione personale. Quello che voglio sapere, è come mai il suo garzone ancora non si è degnato di dargli un fiore.

-Come no?- Joe rimase così stupito che per un attimo si dimenticò della loro vicinanza e della potenziale intimità del momento.

-Senta, oggi tornerà per l'ultima seduta. Dopo, dubito che si farà di nuovo vedere da queste parti. Ora, è chiaro che quel che sto dicendo è una confidenza...

-Naturale.

-Il ragazzo ha una mezza cotta per il suo garzone. Credo che se quella testa rossa si degnasse di mettergli in mano quel dannato fiore potremmo guadagnarci entrambi.

-Darò una strigliata a Reki.- disse Joe, poi per poco non si macchiò di molestia sessuale; si vide a supplicare un ipotetico giudice dicendo “Vostro Onore, imploro la clemenza della corte, quella bomba sexy mi ha sorriso!” e si impose di non muovere un muscolo.

-Le sono grato...

-Kojiro.- disse Joe, poi la sua mano si mosse in automatico verso l'alto. Cherry la strinse e disse: -E io sono Kaoru. Le sono grato, Kojiro.

-Non c'è di che, Kaoru.- Joe si riprese la mano, trattenendosi dal venerarla in quanto sacra reliquia toccata dal bellissimo Cherry Blossom, e si avviò verso l'esterno.

-Hai tatuaggi, Kojiro?- chiese Cherry alle sue spalle.

-Io... no, nessuno.- rispose Joe. Si fermò, incuriosito; per quanto la domanda fosse lecita, data la professione di Cherry, gli sembrava di intuire dietro alle sue parole qualcosa di più.

-Se mai dovesse passarti per la mente l'idea di fartene uno, vieni da me. Sarei onorato di vedere il mio inchiostro sulla tua pelle.

-Oh?- sospirò Joe, attonito.

-Un corpo così bello sarebbe la tavolozza perfetta per la mia arte.- Joe guardò Cherry; in un cono d'ombra, lo sguardo dell'uomo sembrava perso nel vuoto. In tono sognante aggiunse: -Naturalmente non ti farò pagare... solo... muoio dalla voglia di...- Cherry si riscosse, scosse la testa e rivolse un sorriso freddo e professionale a Joe. -Pensaci. Anche dopo l'orario di chiusura, se vuoi.

-Lo farò. A che ora è l'appuntamento del ragazzo?

-Alle due. Per le tre, tre e mezza avremo finito.

-Perfetto. A dopo, allora.- Joe uscì, cercando di non mettersi a correre, a saltellare o puttanate del genere. Raggiunse il negozio, dove Reki stava amorevolmente rinvasando un agapanto, sospirò come una ragazzina innamorata poi tuonò: -REKI KYAN!

-Capo! Che... ehehe, che succede?

-Non ti ho detto di dare un bocciolo di Sakura a tutti i clienti del Cherry Blossom? E con tutti intendo tutti?

-Ehm, sì, l'hai fatto, e io l'ho fatto, insomma...

-Ah sì? E quel ragazzo coi capelli chiari chi è, il figlio della merda?

-Non ho assolutamente idea di chi parli.- mentì spudoratamente Reki. Il rossore sulle guance e la sua categorica incapacità a dire bugie lo tradirono all'istante.

-E invece sì che lo sai! Oggi alle tre e qualcosa, quel ragazzo uscirà dal Cherry Blossom e tu sarai pronto ai blocchi di partenza con un dannatissimo fiore di Sakura, glielo caccerai in mano e gli dirai la solita puttanata che dici a tutti gli altri!

-Ma capo, non ci riesco, è troppo carino!- protestò Reki, poi arrossì ancora un po'. Per un folle istante, Joe ebbe la tentazione di lanciare qualche allusione extra, giusto per vedere quanto vicino il ragazzo riusciva ad arrivare alla tonalità delle lampadine da camera oscura. Poi si ricordò di come lui stesso ci avesse messo anni a parlare con Cherry, e di come sarebbe ancora lì a nascondersi nei cespugli al mattino presto se non fosse stato per quella piccola storia d'amore tra ragazzi ed ebbe un moto di pietà. Sospirò e disse: -Oggi è la sua ultima seduta. Quindi, è ora o mai più.- Reki impallidì. Era così genuino ed onesto che Joe avrebbe potuto leggere tutti i suoi pensieri, ma francamente se ne era già fatto una vaga idea e non aveva intenzione di approfondire l'argomento.

-Se non ci vai da solo, ti ci mando a calci nel culo.- aggiunse.

-Agli ordini, Boss.- replicò Reki, poi tornò dal suo agapanto.

 

Alle tre e un quarto, minuto più, minuto meno, la suola della scarpa sinistra di Joe impattò con il gluteo destro di Reki, che si vide scaraventare in mezzo al piazzale.

Dietro alla vetrina del Cherry Blossom Tattoo Parlor, l'ormai famoso ragazzo stava conversando con Cherry; Joe colse lo sguardo del tatuatore e annuì impercettibilmente, poi si piazzò di fianco alla porta, seminascosto dietro ad un ficus; fece in modo che Reki vedesse bene che era armato di cactus e lo fulminò con un'occhiataccia, in modo che fosse chiaro che era più che pronto a lanciarglielo se non si fosse deciso a dare quel dannato fiore al ragazzo.

Poi, accadde tutto molto velocemente.

La porta del Cherry Blossom si aprì.

Reki si voltò verso il negozio di fiori.

Joe sventolò il cactus.

Reki si voltò di nuovo e disse: -Ehi! Ciao!- Joe rimase a spiarli mentre tubavano impacciati in mezzo al piazzale, dalla sua posizione strategica dietro al ficus; intravide Cherry che spiava da dietro la tenda, invisibile se non per l'occasionale scintillio delle luci al neon che si riflettevano sulle lenti dei suoi occhiali quando si muoveva.

-Capo!- chiamò Reki. Chissà come, riuscì a mettere in due sillabe un vibrato degno di Axl Rose.

-Dimmi, Reki.- rispose Joe, ostentando professionalità.

-Posso fare adesso la pausa?- chiese Reki. Joe non ne era del tutto sicuro, da quella distanza, ma avrebbe giurato che lungo la schiena del ragazzo stava scorrendo una cascata di sudore.

Finse di guardare l'orologio e meditare sulla richiesta, poi rispose: -Vai pure. Hai mezz'ora.

-Grazie, capo!- Reki saltellò via di fianco al ragazzo appena uscito dal Cherry Blossom, e Cherry in persona uscì dal salone.

-Missione compiuta.- disse, con un sorriso, avvicinandosi al ficus. Alzò una mano e Joe gli batté il cinque. -Due Cupidi così sexy non si erano mai visti!

-Quanta modestia.- commentò Cherry. Joe ammutolì, e il tatuatore scosse il capo, spingendosi gli occhiali sul naso, poi si allontanò.

Joe riuscì a richiamarlo quando era già quasi dall'altra parte dello spiazzo: -Ehi!

-Sì?

-Se passassi stasera per quel tatuaggio?

-Stasera sarebbe perfetto. Chiudo alle...

-Alle otto, lo so.- Cherry rivolse a Joe un meccanico cenno del capo e rientrò nel salone.

 

-Allora,- esordì Cherry, -Com'è andata la pausa del tuo garzone?

-Credo bene. Dalle quattro alle sette e mezza ho sentito pronunciare il nome “Langa” per esattamente trecentosettantadue volte.

-Le hai contate?- chiese Cherry, guardandolo storto.

-Sì, ma manca il primo quarto d'ora. Ho cominciato il conteggio per curiosità dopo averlo sentito nominare un gazilione di volte.

-Sei sentimentale quanto un gorilla.

-Che ci vuoi fare, ho una reputazione da mantenere...

-La reputazione del fiorista più duro e puro della piazza? Buona fortuna...

-EHI!

-Che tatuaggio vorresti?

-Tu cosa mi vedresti bene addosso?- Cherry, che stava sistemando l'attrezzatura sul tavolino di fianco al lettino, si fermò a guardarlo male: -Chiedere al tatuatore cosa farsi tatuare è da sfigati.

-Ma io non lo sto chiedendo a Cherry Blossom. Lo sto chiedendo a Kaoru.- Cherry si bloccò. Poi, con gesti lenti e sensuali, si avvicinò e gli passò le mani sul torso. Joe trattenne il respiro, cercando di non eccitarsi troppo, poi Cherry gli tirò la maglietta fuori dai pantaloni e gliela tolse. Le sue mani, sottili e delicate, solcarono la sua spalla sinistra e la sua voce uscì in un bisbiglio: -Un sole. Qui, sulla spalla.

-Andata.- senza un'altra parola, Cherry si voltò e si mise a disegnare rapidamente su un foglio di carta trasparente; pochi minuti dopo, su di esso campeggiava un grosso sole stilizzato in tratti tribali. Joe, ammirato dalla sua rapidità e dall'abilità, commentò: -Figo...

-Posso cominciare?- chiese Cherry.

-Quando vuoi.- Joe si lasciò sospingere e mettere nella posizione, osservò nel riflesso dello specchio posto sulla parete Cherry che trasferiva il disegno sulla sua pelle, a cavallo del deltoide; poco prima di cominciare, Cherry chiese: -Vuoi della musica?

-Hai “A Night at the Opera” dei Queen?

-Senz'altro.- Cherry ordinò a voce alta: -Carla. Metti “A Night at the Opera”.

-Sì, signore.- rispose una sensuale voce femminile.

-Cos'è, tipo Alexa?- chiese Joe.

-Tipo. Ma molto meglio.- le prime note di Death on Two Legs si alzarono nella saletta. Joe si rilassò e chiuse gli occhi, godendosi il tocco delle dita di Freddie Mercury sul pianoforte e di quelle di Cherry sulla spalla.

Il tocco dell'ago fu molto meno piacevole, ma Joe riuscì a non emettere un fiato. L'intera procedura parve durare ore ed ore, ma si rese conto che Cherry aveva ultimato il lavoro in un'oretta quando il suono dell'ago elettrico si interruppe e le prime note di God Save the Queen presero il suo posto.

Forse c'era una vaga componente di masochismo in lui, ma mentre Cherry puliva la zona tatuata con una pezza imbevuta di disinfettante, fresco e profumato, Joe si rese conto di essersi goduto Bohemian Rhapsody in una sorta di stordimento quasi erotico.

Il rapido tamburellare di Roger Taylor sul timpano che concluse l'ultimo brano dell'album fu seguito da un sussurro di Cherry: -Fatto.- Joe si alzò e si avviò verso lo specchio.

Il tatuaggio era perfetto, ricalcava alla perfezione le linee dei suoi muscoli; come Cherry fosse riuscito a fare il bozzetto così preciso era qualcosa che andava ben oltre la sua comprensione.

-Ti piace?- chiese Cherry, dietro di lui, vicino, troppo vicino.

-È... è perfetto.- ammise Joe, -Perché un sole?- chiese poi.

-Perché mi sembrava adatto per un muscoloso montato come te.- rispose Cherry. Joe si voltò, deciso a rovinare quel bel faccino a suon di cazzotti, ma Cherry lo spinse contro la parete e gli sibilò all'orecchio: -In quanto fiorista, dovresti sapere che significato ha il sole.- Joe si bloccò.

Cherry si lasciò scivolare il kimono dalle spalle e Joe rimase attonito nel notare che non aveva piercing solo sulle orecchie e sul labbro, ma anche sui capezzoli e all'ombelico.

Abbassò una mano e gli toccò il membro eretto: -Niente metallo, qui?

-Non sono per quel genere di cose.- rispose Cherry, poi gli chiuse la bocca con la propria. Senza sapere come fosse successo, Joe si ritrovò di nuovo sdraiato sul lettino, stavolta con il corpo di Cherry disteso sopra al proprio, le sue dita dentro di sé, coperte della stessa vasellina che usava per coprire i tatuaggi dopo averli terminati.

Non si sognò nemmeno di protestare.

Quando Cherry estrasse le dita e lo penetrò, disse solo: -Vacci piano, è la prima volta.

-Sarò rispettoso.- promise Cherry, e lo fu. Lo amò lentamente, tanto che Joe si ritrovò a pensare alle onde del lago, quando alla sera non passano barche al largo e la sola spinta arriva dal movimento della Terra e dallo scorrere degli immissari; si lasciò baciare come una spiaggia si lascia lambire da quelle piccole onde che sembrano carezze, e quando venne affondò il viso nei capelli di Cherry.

Lo udì gemere piano nel proprio orecchio, e un battito di cuore più tardi era tutto finito.

 

-Hai bisogno del bagno?- chiese Cherry a bassa voce.

-Nah, abito sopra al negozio.- rispose Joe.

-Puoi fare un'ultima cosa per me?

-“Say the word, your wish is my command”- canticchiò Joe, in una passabile interpretazione dei Queen. Cherry si alzò e Joe lo seguì. Gli circondò la vita con le braccia e lo guardò cambiare con attenzione l'ago del liner, poi Cherry si liberò del suo abbraccio con delicatezza e si distese, nudo, sul lettino: -Disegnami qualcosa addosso.- Joe lo guardò. Il corpo di Cherry era solcato da tatuaggi, tutti uno più bello dell'altro.

-Senti, io... sono un po' un cane a disegnare.

-Fai qualcosa di semplice. Mi basta averti sulla pelle.- Joe ci pensò un po', poi prese il liner. Cherry gli mostrò come accenderlo, e Joe accarezzò la sua pelle nuda. Le sue dita sfiorarono le linee di un tatuaggio che si espandeva su tutta la parte sinistra del suo petto e poi sul braccio, un'esplosione di fiori di Sakura, poi seguirono il disegno di una piuma dai colori cangianti sulla linea del suo bacino. Infine si decise, si chinò e lasciò pochi rapidi tratti sul suo basso ventre, sulla sinistra, una decina di centimetri sotto all'ombelico.

-Non hai disegnato un cazzo stilizzato, mi auguro.- disse Cherry.

-No, ma ammetto di averci pensato.- ribatté Joe, piccato. Sembrava che quell'uomo godesse nel fargli perdere la calma e forse, si disse, era proprio così. Se c'era una cosa che tutti prima o poi gli rimproveravano, era di essere troppo compassato, troppo falso. Cherry, senza neanche conoscerlo a fondo, aveva capito che dentro di lui si nascondeva un vulcano e gli stava a modo suo dicendo che in sua presenza poteva lasciar fluire la lava.

Cherry guardò giù e chiese: -Perché proprio una luna?

-Mi sembrava adatta per uno stecchino effeminato come te.

-EHI!

-...se io sono il sole, voglio che tu sia la luna.- ammise Joe, -Ai fiori serve il sole per vivere, ma hanno anche bisogno di chiudere la corolla e riposare.- ripose il liner e baciò di nuovo Cherry, approfittando del suo silenzio stupito.

-Sai che Apollo e Artemide sono gemelli, sì?- chiese Cherry.

-Sì, ma che ti cambia, sull'Olimpo tutti trombano con tutti!- ribatté Joe. Cherry aprì la bocca per protestare, poi sembrò ricredersi: -In effetti.

-Quello che so, è che Apollo è il signore delle cose addomesticate, mentre Artemide governa tutto ciò che è selvatico. Se ci pensi, ci sono delle somiglianze.

-Vieni qui, filosofo, che mentre parli ti metto della crema su quel tatuaggio.- disse Cherry, alzandosi con un movimento elegante. Non si preoccupò di rivestirsi.

-Dico solo,- continuò Joe, -Che insieme abbiamo il mondo nelle nostre mani.- Cherry, che stava spalmando vasellina sulla sua spalla, si bloccò per un istante, poi terminò il lavoro con cura e in silenzio. Joe stava per aggiungere altro, quando Cherry gli si parò davanti e lo squadrò: -Sai. Hai l'aria del coglione, ma in fondo non sei altro che uno sdolcinato fiorista di periferia.

-E tu un punk troppo stagionato.- ribatté Joe, poi fu zittito da un paio di labbra e scoprì qualcosa di molto importante: le loro parole potevano essere rudi, e diventare imbarazzate quando cercavano di grattare la superficie, ma le loro labbra avrebbero trovato sempre un modo di spiegare tutto.






Rieccomiii, sono tornatooo
La gente su internet deve smetterla di darmi idee..... no scherzo, che continuino pure!
Spero vi piaccia, battete un colpo (in testa ad Adam) se gradite!
(Cielo quanto lo detesto)
(Cielo quanto spero che Miya lo strangoli per davvero. Vai, CatBoy, sei tutti noi!)
   
 
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