E’
all’incirca mezzogiorno e Paquita è alle
prese con la disinfettazione degli aghi e dei vari attrezzi medici
posizionati
su di un tavolino, a pochi passi dal corpo dolorante di Nairobi.
L’ex
infermiera pensa e ripensa alla crudeltà
della polizia. Possibile che coloro che sono chiamati a rappresentare
la
giustizia, abbiano invece mosso un tiro sporco alla Banda, arrivando
anche a
voler uccidere uno dei membri?
Sapere
fino a che punto si sono spinti, è
nauseante.
“Come
si può fare del male ad una mamma” –
pensa
tra se e se, avvertendo un forte magone, essendo al corrente della
trappola
organizzata da Sierra contro Nairobi.
Paquita
sa bene cosa significa vivere
distante dai propri figli. Sono anni che non incontra la sua
primogenita,
trasferitasi a Londra per lavoro, quindi se le avessero proposto
“Vuoi vedere
la tua Carla?”, lei non avrebbe esitato, avrebbe rischiato il
tutto e per
tutto.
Così,
esattamente come Nairobi, messa di
fronte ad una fortissima tentazione, avrebbe ceduto.
Per
di più, come se non bastasse, anche
Gandia ha cercato di eliminare la Jimenez, sfruttando
l’occasione e le
debolezze fisiche della donna. E a turbare l’anziana donna
è proprio la
presenza di questo folle, libero in giro nella Banca, pronto ad
eliminare
chiunque gli capiti a tiro.
“Bevi
un po' d’acqua, cara” – Paquita tratta
Nairobi come fosse sua figlia. La aiuta a mangiare, bere, le spazzola i
capelli
e le lava con dell’acqua calda e del sapone il viso,
ripulendola per bene anche
lì dove è schizzato il sangue del suo aguzzino
durante il tentativo di
soffocamento.
Tutte
quelle premure materne rassicurano
Nairobi, ancora scossa per quanto vissuto.
“Grazie
dell’aiuto” – le sussurra, con un
filo di voce.
“Non
devi ringraziarmi. Io sono dalla vostra
parte, e dopo quello che ti ha fatto la polizia sono sempre
più convinta che i
cattivi in tutta questa storia non siate voi”
Nairobi
le sorride e torna a sorseggiare l’acqua.
“Ora
ti faccio l’iniezione di antibiotico,
così ti sentirai sicuramente meglio”
“Nel
mio corpo scorrono più morfina e
medicina che sangue, ormai” – dice la rapinatrice,
sdrammatizzando la situazione.
“Adesso
però è bene che venga qualcuno qui
con noi, io purtroppo da sola non saprei come proteggerti, meglio non
rischiare”
“Hai
ragione, e io non voglio ti accada nulla”
Paquita
le accarezza un braccio, con
tenerezza, poi afferra un walkie talkie lasciato lì di
proposito da Tokyo per
ogni evenienza. Comunica all’intera squadra
l’esigenza di un aiuto.
E
la risposta che riceve viene dalla voce di
Bogotà.
“Arrivo”
Nairobi
è piacevolmente colpita dall’interesse
che il saldatore mostra verso di lei.
“E
io che lo facevo un machoman tutto preso
da se”
“Ha
un cuore d’oro quell’uomo! Sai che ha
vegliato su di te assieme a Tokyo durante il riposo degli altri,
compreso il
mio.”
“Ah
si?”
Paquita
annuisce, indicandole la sedia
realizzata da Bogotà durante la notte.
“E
quella cos’è?”
“Il
pensiero di Bogotà per te; con questa
potrai muoverti senza doverti sforzare. Hai visto? È un
genio quell’uomo”
“Caspita!
Che gentile che è stato” – Agata
è davvero
stupita di quel gesto ma non solo da quello. Si è accorta
della preoccupazione
sul viso del suo amico di squadra, nei momenti successivi allo sparo.
Lui era
in prima linea. Era lì per lei…per lei e
nessun’altra.
“Non
avrei mai immaginato che..”
- poi si zittisce e in tale istante ripensa
al compleanno di Monica quando lo rifiutò dandogli un due di
picche colossale,
e le avverte uno strano magone.
“E
pensare che gli ho anche detto che non l’avrei
toccato neanche con un palo”
Paquita sorride sentendo tali parole, essendo le stesse che
Bogotá le confidò
la sera precedente. Speranzosa che tra i due potesse nascere qualcosa,
l’infermiera
veste i panni di Cupido, pronta ad intervenire per far scoccare la
scintilla.
“Nairobi,
permetti a questa vecchia signora di
dire qualcosa che, dall’alto della mia esperienza, potrebbe
esserti utile?” –
le chiede.
“Dimmi
pure”
“Lui
ricorda perfettamente quella storia del
palo perché lo ha davvero toccato nel profondo”
“In
che senso?” – chiede, confusa, la Jimenez
– “Te lo ha raccontato lui?”
“Si,
esattamente. Me l’ha confidato stanotte.
Tu eri ancora addormentata ed attendevamo il tuo risveglio. Io non lo
conosco,
ma mi è bastato poco per capire che nutre nei tuoi confronti
qualcosa di molto
intenso, ha addirittura realizzato quella sedia mobile in una nottata,
solo per
te. Questo la dice lunga…”
Nairobi
ascolta in silenzio, mentre viene a
conoscenza di un lato di Bogotà che non immaginava esistesse.
Poi
commenta - “Non immaginavo potesse
davvero tenerci a me. Ho sofferto troppo in passato per sciogliermi
come avrei
dovuto. Credevo fosse come Berlino, come gli altri, uno che cercava da
me
soltanto divertimento. Ed io sono stanca di uomini così. Io
voglio qualcuno che
sia dolce, premuroso, puro”
“Lui
è tutto ciò, si vede da come ti guarda”
–
sostiene Paquita – “Ti va di raccontarmi come mai
hai tanta paura di lasciarti
andare? Cosa ti spaventa, tesoro?”
Nairobi
sospira e resta in silenzio, pensando
davvero a quanto male ha patito negli anni addietro. Riportare a galla
quei
ricordi le fa ancora male.
“Perdonami,
non volevo sembrarti invadente.
Dimentica la mia domanda”
Paquita
nota la tristezza sul viso di Nairobi
e, dispiaciuta, si pente e chiude il discorso.
Invece
Agata si lascia andare e le confida un
passato che solo Helsinki sa –
“Avevo
ventitre anni quando conobbi il padre
di Axel, mio figlio. Lui si era trasferito a Madrid da poco, ed io
quando lo
vidi fui stregata dal suo fascino. Mi corteggiò, eccome se
lo fece! Trovavo
fiori davanti casa quasi ogni sera. Poi mi invitò ad
uscire… che scema! Credere
che esistessero uomini davvero dolci e sinceri. Cosa fece dopo?
Beh… mi portò a
mangiare in un locale, bevemmo tanto. Non ricordo neppure quanto, ma sta di fatto che mi
ritrovai nella sua
auto, praticamente nuda. Lui era addormentato sul mio corpo. Avevo
consumato il
mio primo rapporto da ubriaca. Nulla di dolce in tutto questo. Me ne
vergogno
ancora oggi. Mi pentii di averlo fatto, tanto che lui mi promise che
avrebbe
reso il nostro secondo incontro magico. Mio padre però era
furioso, avevano
messo in giro voci sul mio conto. Così mi chiuse in casa per
un intero mese. Fu
durante quel periodo di prigionia che scoprii di essere rimasta
incinta. Ho
celato il segreto mentre vedevo i miei genitori in crisi. Quando lo
confidai a
mia madre, mio padre era già fuori la porta pronto a dirci
addio. Fu dura per
me. Non sapevo come gestire una situazione simile. Cercai quel ragazzo
non
appena possibile e lo incontrai in un vicolo. Lui mi regalò
l’ennesimo fiore e
mi condusse in una vecchia casa in campagna. Aveva addobbato tutto per
l’occasione.
Perfino la musica di sottofondo… quello stronzo giocava con
me e usava il mio
corpo per divertirsi, ed io da ingenua credevo mi amasse. Solo dopo
aver
consumato il rapporto, raccolsi il coraggio e gli rivelai del bambino.
Fu la
fine” -
Nairobi racconta a fatica
momenti del suo passato, mentre le lacrime continuano a scendere, le
rigano le
guance, le bagnano il volto e le rendono impossibile quasi respirare.
“Tesoro,
calmati. Rischi di sentirti male. Non
sei costretta a ricordare cose che ti fanno tanto male”
Però
Nairobi è decisa a continuare il
racconto. Infatti lo riprende lì dove si era interrotta -
“Lui mi mollò. L’indomani
non si fece più vivo. La mia pancia cresceva, ingrassavo,
trascorrevo notti
insonni per la nausea, vedevo mia madre costruire una nuova relazione
malata
con un tipo strano. Venni a sapere che il padre del bambino che portavo
in
grembo si era fidanzato, avrebbe dovuto sposare una ragazza del luogo.
Mi aveva
illusa, mi aveva preso in giro, ed ero incinta senza alcuna sicurezza
sul
futuro”
“Cara,
che agonia devi aver patito, mi
dispiace! Però non tutti gli uomini sono
così”
“Già,
mi ci è voluto tempo per riprendere in
mano la mia vita. Axel aveva due anni ed io iniziai
una relazione con un uomo più grande. Lui
mi chiedeva aiuto nella vendita di droga. Toccai il fondo. Mi tolsero
Axel l’anno
dopo. Decisi di chiudere il rapporto ma questa persona che, al
contrario, seppe
incastrarmi per bene e così finii dritta in prigione.
Scontai la pena…e fu allora
che incontrai il professore. Avevo meditato bene tra le sbarre della
mia cella.
Non volevo vendette personali,ma solo riabbracciare il mio
bambino”
“Quello
stesso bambino che la polizia ha
usato per ferirti fisicamente e psicologicamente”
“Esatto!!
“Ora
capisco come mai sei tanto scettica, l’esperienza
di vita ti ha dato solo casi umani e mai un amore vero”
“Ho
visto uno spiraglio di luce nel
professore. Lui era dolce, premuroso. Per questo ho fantasticato su di
lui
quando l’ho conosciuto. Mi è sembrato la
rarità che stavo cercando e di cui
avevo bisogno. Anche perché suo fratello, Berlino, era
l’esatto opposto ed io
con lui, non a caso, ho avuto degli screzi e discussioni”
“Lo
so bene, i giornali hanno parlato a lungo
di lui” – commenta Paquita.
“Poi
ho scoperto anche il carattere di
Helsinki. Ho pensato “Cazzo, esiste un altro uomo
speciale!” Però
il destino si diverte troppo a giocare
con le mie speranze. Ed ecco che Helsinki si rivela essere gay, addio
ogni
possibilità”
“Però
Bogotà potrebbe essere la persona
giusta, perché non gli dai una chance?”
“Ho
bisogno di guardarlo negli occhi per
capire se potrebbe essere davvero lui chi sto cercando”
“Allora
io direi di approfittare di questo
momento perché sta arrivando”
- le
sussurra Paquita, e infatti alcuni istanti dopo, l’omone
grande e grosso apre
la porta e si unisce alle due donne.
Afferra
le garze per la medicazione e del
disinfettante e si siede accanto a Nairobi.
Lei
lo osserva mentre, con premura e
delicatezza, le pulisce la ferita, con attenzione a non farle troppo
male.
“Io
ti credevo come Berlino e Palermo, invece
non lo sei”
“E’
un omone grande e grosso e con un cuore
altrettanto enorme” .- interviene Paquita, a favore
dell’uomo.
“La
verità è che è sensibile”-
sostiene
Nairobi, incrociando proprio allora lo sguardo di Bogotà.
A
quel punto avverte una strana vibrazione: è
il suo cuore che inizia a liberarsi dalle catene che per anni
l’hanno reso
schiavo.
Paquita
aveva ragione…Bogotà potrebbe essere
la persona giusta, potrebbe essere il suo nuovo inizio!!
Quello
che accadrà da lì in poi è
storia…una
storia segnata dalla crudeltà di un folle di nome Gandia che
metterà la parola
fine ai sogni di Nairobi. L’ennesimo uomo che le ha distrutto
la vita, stavolta
spezzandole le ali per sempre.