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Autore: aurora giacomini    01/03/2021    1 recensioni
Il mondo è un posto che spesso e volentieri nasconde delle insidie. Le puoi trovare anche in un locale affollato o in un vicolo buio e umido... già, be', già meno strano.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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01.03.21
 
Guardare ma non Toccare


“Tutte le strade porteranno pure a Roma, ma le mie portano al tuo cuore.”
Scoppio a ridere. Eh, niente, non resisto... è terribile.
“Perché cazzo ridi?!” E' oltraggiato, a dir poco.
Mi ricompongo in fretta, “posso farti una domanda, prima?”
“Vai.” Mi guarda ancora con gli occhi socchiusi.
“Quale parte, nello specifico, di 'sono lesbica' non ti è arrivata? Il 'lesbica' oppure 'lesbica'? Che poi, no, mi conosci da quanto? Venti minuti?”
“E quale parte di 'posso farti cambiare idea', non è arrivata a te?” Mi ha praticamente fatto il verso.
“Guarda, ehm... mi sfugge il tuo nome, ma non importa... non è una questione di opinioni.”
“Marco. Mi chiamo Marco...! Certo che sei proprio 'na stronza, ah! Che pensi, di tenerla d'oro?”
“Bionda... dai, siamo più o meno lì.”
Ma lui non apprezza la battuta, lo sottolinea afferrandomi rudemente per un polso.
“Mi stai schiacciando il nervo...” lo dico senza perdere il sorriso: mostrarsi agitati peggiorerebbe solo le cose.
“Toccata e fuga! Non voglio altro. Perché voi donne avete sempre da fare le difficili?!” 
Il suo alito odora di menta e alcol, non sarebbe così male se la menta calda non mi facesse rivoltare lo stomaco.
“Potresti gentilmente lasciarmi?” Abbasso lo sguardo sul braccialetto di metallo che preme al lato del polso, è un dolore acuto che si propaga per tutto il braccio.
I suoi occhi castani... ero convinta fossero verdi... mi guardano come se potessero liquefarmi, “tu dammela.”
Il dolore si sta facendo insopportabile. Cominciò a valutare diverse opzioni, ma tutte sembrano destinate allo stesso epilogo.
“Stai importunando la signorina?” E' la voce di Emilio, il bar-tender. Un omone di quasi due metri per centottanta chili di pura massa muscolare.
Il mio poco socievole compagno di bevute lo guarda attonito per qualche secondo. Probabilmente, valutando che le mani del barista sembrino due badili per spalare la neve e nel complesso l'uomo ricordi un orco, mi lascia finalmente libera.
Il sollievo è quasi doloroso. Il punto in cui una delle piccole sfere era premuta è rosso, quasi violaceo.
“Grazie, Milo.” Sorrido al mio salvatore, poi aggiungo: “quanto ti devo? Un bloody Mary e una pinta di rossa.”
Il sorriso si apre sotto gli enormi baffi biondi, “offre il nostro amico, vero?” Dice, rivolto all'uomo dagli occhi castani.
Lui deglutisce, limitandosi ad annuire.
“Buona serata.” Recupero la giacca e mi dirigo verso l'uscita.

L'aria settembrina è fresca, probabilmente a causa della pioggia degli ultimi giorni.
Senza lasciare il vicolo su cui dà la porta da cui sono uscita, mi appoggio al muro e, sollevando il polso sano con l'orologio, aspetto.
A poca distanza da me, sulla strada principale, un campanello di giovani alticci sta litigando per decidere come pagare una corsa di Uber.
Non passano che pochi minuti, tre al massimo. La porta si apre e Marco esce finendo col piede nella pozza che io ero riuscita ad evitare.
“Porco cane!” Impreca.
“Eh...” espiro, “in serate come questa è meglio avere un paio di galosce...” gli dico, indicandogli le scarpe da ginnastica.
“Pensavo che eri già lontana. Mi son detto: 'mo' me tocca rincorrerla!”
Allargo le braccia, “e invece eccomi qua!”
Socchiude gli occhi e mi si avvicina lentamente, “sei una biondina che piace farlo strano? Volevi che ti seguivo nel vicolo... mi piacciono le maiale come te.”
“Già, speravo che mi seguissi qui. Sai, non volevo perdere la reputazione che mi sono fatta tra le signorine, facendomi vedere con un maschione come te.”
Volgo brevemente l'attenzione al gruppo di ragazzi: sembra che non abbiano ancora trovato una soluzione.
“Dove ci mettiamo?” Si lecca le labbra continuando ad avanzare con cautela, come un leone verso gazzella.
“Un po' di dolcezza! Sono pur sempre una signora.” Mi metto le mani sui fianchi fingendo sdegno, ma poi gli sorrido, “ho un lago nelle mutandine...”
La sua mano destra scivola verso il cavallo dei pantaloni, si gratta e aggiusta il membro già visibilmente turgido.
“Possente...” mi lecco le labbra. Con l'indice gli faccio segno di continuare ad avvicinarsi.
E' a meno di tre passi da me, quando un urlo acuto lo costringe a voltarsi: sembra che i ragazzi abbiano finalmente trovato una macchina.
“Mocciosi!” Scuote la testa e ritorna a me. “Allora? Se ti appoggi al muro ti prendo da dietro.”
Attendo qualche secondo in modo che l'Uber riparta.
“Prima di tutto, voglio essere baciata. Chiudi gli occhi.” Gli dico.
“Senti, non farmi perdere tempo in stronzate! Vuoi scopare con le buone o con le cattive!?” Il vicolo è stretto: sa che non potrei andarmene neppure volendo.
“Che impeto!” Gli metto le mani sulle spalle. Lui per tutta risposta me le matte alla gola, spingendomi sul fondo del vicolo, contro il muro umido, “muoviti con la cintura.” Grugnisce.
La mano sinistra scivola verso il basso, “nascondi una belva là sotto...” la mia voce è arrochita dalla sua stretta.
Succede tutto in meno di un secondo. Gli strizzò le sfere quanto basta per distrarlo e costringerlo a gemere di dolore, e con la mano libera gli conficco due dita negli occhi.
Si piega in due mentre urla proteggendosi il volto.
Una ginocchiata gli frantuma il naso.
E' a terra disteso sull'asfalto umido e rovinato, si contorce per il dolore.
“Shhh...” mi porto una mano alle labbra, “non puoi ancora richiamare l'attenzione: devo finire...”

E' stato facile evirarlo.
Prima di andarmene, gli dico: “sai, non sono gay, ma tu non eri proprio il mio tipo.”
“Ti ammazzo, puttana!” La sua voce è un grido basso e rauco.
“Un'ultima cosa, poi ti prometto che chiamo un'ambulanza. Sono una Porc Hunter: vado a caccia di porci. Da stasera, questa città conta un sex offender in meno.”



Nota D'Autore: 
Non condivido questo modus operandi. E' perfettamente lecito difendersi, ma rispondere alla violenza con altra violenza non è mai una buona cosa: la legittima difesa finisce quando la minaccia è cessata e il solo intento è quello d'infierire.
Può essere difficile, lo so, fermarsi dopo un'aggressione, qualunque sia la sua natura, ma è pur sempre la cosa giusta da fare.
Sono altresì consapevole che molte volte un grido d'aiuto può rimanere inascoltato, questa è forse la vera piaga di questo nostro Bel Paese.
Ad ogni modo, il mio è solo un pensiero, una voce fra tante. Forse questo non è il luogo giusto per affrontare una tematica tanto delicata, ma non penso neppure che sia quello sbagliato.
Grazie.
  
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