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Autore: Happy_Ely    01/03/2021    1 recensioni
[...] "Erano state queste le sue ultime parole. Vanitas non aveva paura di scomparire e di tornare a essere oscurità, perché, in origine, lui era solo l’oscurità del cuore di Ventus e ora stava diventato pura oscurità."
Genere: Angst, Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altro Personaggio, Vanitas
Note: Lemon, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Più contesti
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In the endless darkness
 
 “Nessuna tenebra dura per sempre. E anche nell’oscurità c’è sempre qualche stella. ”
- Ursula Kroeber Le Guin.
Prologo
«Oscurità è ciò che sono.»
Erano state queste le sue ultime parole. Vanitas non aveva paura di scomparire e di tornare a essere oscurità, perché, in origine, lui era solo l’oscurità del cuore di Ventus e ora stava diventato pura oscurità.

Tutto ciò che lo circondava era buio, ogni tanto si distingueva qualche sagoma mentre camminava in quel tunnel di pura malvagità e oscurità. Più camminava e più sentiva il suo cuore – anche se aveva seri dubbi di possederne uno – farsi sempre più pesante insieme alle ferite della battaglia.

Eppure si sentiva stanco, lui che era oscurità si sarebbe dovuto sentire meglio in quel luogo intriso di ombre. Allora perché uno strano senso di vuoto gli stava divorando l’anima, partendo dalla bocca dello stomaco fino a espandersi in tutto il corpo, costringendolo a tenersi un braccio sul torace. Uno sciocco gesto, forse un retaggio di quello che era il cuore di suo fratello, per cercare di resistere.

Resistere a cosa?

Sentiva il suo corpo dolere, ogni lembo di oscurità sembrava dimenarsi per staccarsi da lui e unirsi all’ambiente circostante. Il sangue sembrava aver arrestato la sua corsa, non pensava di poter perdere sangue – o una sostanza simile – Vanitas non riusciva a credere che, ancora, in lui ci fosse qualcosa di umano.
Più camminava più la testa gli girava vorticosamente, le gambe erano molli, il casco sembrava essere un macigno pesante tra le sue braccia, le schegge di vetro continuavano a ferirgli i polpastrelli e gli occhi sembravano essere ricolmi di qualcosa, li sentiva pieni e pronti a scoppiare e più sbatteva le palpebre più quella sensazione si faceva presente e pesante.

Era così strano, lui che era la perfetta incarnazione della più crudele, meschina, subdola, serpentina oscurità, improvvisamente, si sentiva così debole e solo, non riusciva a evocare i suoi servitori, più li chiamava più sentiva il vuoto crescere dentro e intorno a lui.

Sentiva una morsa improvvisa al petto, così forte da togliergli il respiro.

Continuava a camminare, doveva arrivare fino alla fine di quel tunnel oscuro, finché non sentì il terreno sparire sotto i suoi piedi nello stesso momento in cui qualcosa di spaventoso s’impossessava del suo animo. L’aria gli graffiava il viso mentre i polmoni si schiacciavano contro la sua cassa toracica e lo stomaco si attorcigliava ancora di più.

Non vedeva il fondo di quell’oscurità e per un momento provò qualcosa di strano, quasi nostalgico – o forse in un tempo assai lontano aveva sperimentato quella strana emozione ormai sconosciuta.

Per un singolo istante sentì quella sua piccola parte di umanità gridare, facendo vibrare tutte le sue cellule intrise di oscurità. E mentre guardava quel vortice nero, dentro di sé Vanitas si chiese se quella fosse la sua fine, forse tutto sarebbe finito al più presto. Gli occhi faticavano a restare aperti, erano pesanti e continuamente colpiti dall’aria. Si chiusero senza che lui se ne accorgesse, come colto da un sonno profondo.

Finalmente sarebbe ritornato alla sua forma originaria anche se il destino aveva pensato a qualcosa di diverso per lui. Qualcosa che lo avrebbe scosso nel profondo. 

 

Re Topolino scrutava pensieroso il giardino fuori dal suo palazzo. Era preoccupato, le parole di Yen Sid lo preoccupavano.

Era passata poco più di una settimana dalla grande battaglia finale. Avevano vinto sacrificando ogni loro singola energia per permettere alla luce di trionfare sulle tenebre, ma mai Topolino si sarebbe aspettato qualcosa del genere.

Quando lo stregone lo aveva convocato nel suo castello per una questione importante, in cuor suo, Topolino sperava che si trattasse di qualche semplice questione amministrativa, che avrebbe potuto risolvere con l’aiuto dei suoi due più fidati amici, senza coinvolgere i ragazzi. Erano già stati coinvolti abbastanza.

E poi alle sue orecchie nere e tonde era giunto quel fatidico nome: Vanitas.

Sora gli aveva raccontato cosa era successo, si erano battuti contro Vanitas e per la prima volta, durante lo scontro, l’eroe del Keyblade aveva visto il volto del suo avversario così simile al suo, solo il colore degli occhi era diverso: giallo ocra.

Vanitas era, inesorabilmente, legato a Sora, Ventus, Roxas e Xion. E il loro legame spaventava il grande mago: un rapporto che molti bramavano, il maestro gli aveva spiegato che non temeva nulla per i quattro ragazzi, ormai il loro spirito era stato temprato da innumerevoli avventure e sfide – ma dentro di se Topolino sapeva che erano ancora dei ragazzi che stavano crescendo, avevano tanta strada e ancora molte esperienze da fare – ma ciò che preoccupava il mago era Vanitas, l’essere composto di sola oscurità. Non sarebbe mai dovuto esistere.

Perché il suo potere era immenso, bisognava solo perfezionarlo, dargli un’arma capace di canalizzare il suo odio e la sua rabbia e presto sarebbe nata una nuova minaccia per tutti i mondi.

Vanitas non era riuscito a diventare l’oscurità, Yen Sid aveva detto che qualcosa l’aveva bloccato, qualcosa lo teneva strettamente ancorato alla sua forma attuale. Bisognava trovarlo e metterlo al sicuro, forse avrebbero potuto addormentarlo per sempre con il fuso o la mela avvelenata. Più Topolino pensava a un rimedio più si dispiaceva per quel ragazzo, generato dall’oscurità del cuore di Ventus e cresciuto e plasmato da ideali corrotti.

Ventus gli aveva spiegato la loro storia del loro legame particolare e del perché Vanitas assomigliasse di più a Sora e perché lo chiamava Fratello. Topolino aveva capito cosa avesse trattenuto Vanitas dal trasformarsi completamente in oscurità: dentro di lui c’era ancora una luce che gli permetteva di essere ancora umano. 
Forse quella luce lo avrebbe salvato.

« Quindi dobbiamo dividerci, cercare in tutti i mondi, minuziosamente, catturarlo vivo e poi portarlo qua per imprigionarlo o farlo passare dalla nostra parte? Vostra altezza, non vi sembra un piano…come dire…troppo azzardato? » Terra guardava preoccupato il re. Non si erano ancora ripresi dalla loro ultima e devastante avventura, nella quale avevano salvato tutti i mondi, e ora dovevano subito affrontarne un’altra. Lui più di tutti aveva provato sul suo corpo il potere oscuro di Xeanhort, i segni erano ancora tangibili e guarivano lentamente.

«Yen Sid ha avuto una visione molto nefasta riguardo al futuro, Vanitas vicino ad una nuova entità oscura, intrisa di odio e di malvagità. So che vi sto chiedendo tanto, ma è per il bene della pace che abbiamo ottenuto…se ci fosse un’altra strada l’avrei intrapresa senza pensarci due volte… » Il re li guardava uno ad uno, nonostante i volti stanchi e provati vedeva nei loro occhi una nuova determinazione.

« Diteci il piano vostra altezza! » Gli occhi di Sora erano ancora di un blu intenso, nonostante tutto quello che aveva passato e che stava ancora passando, il suo viso e la sua corporatura erano deperiti ancora di più dopo la battaglia ma il suo sguardo trasmetteva ancora gioia ed entusiasmo. Accanto a lui Kairi stringeva la mano per supportarlo.

Presto, in pochissimi minuti, tutti erano pronti a gettarsi a capofitto in quella nuova avventura, ancora non sapevano cosa realmente li attendeva. E mentre il re spiegava il suo piano e come si sarebbero divisi, da qualche parte, in un mondo lontano e nascosto un paio di occhi color giallo ocra, si stavano risvegliando da qualcosa simile a un lungo sonno.

E il destino aveva iniziato a muovere i suoi fili.






Note dell’autrice: Non so per quale motivo ho iniziato a scrivere questa storia, forse solo per il puro diletto o anche come sfida personale, mi ritengo una “ brava ” autrice, anche se ogni tanto ho il blocco delle scrittore per tantissimo tempo e lascio molti progetti in sospeso o li riinizio da capo perché non mi convincono. Sono anche una pessima giocatrice di Kingdom Hearts, non so come quel santo del mio ragazzo riesca a sopportarmi/aiutarmi/amarmi quando giochiamo assieme, però devo dire che pian piano vado migliorando. Come avrete capito la storia si incentrerà su Vanitas, che tra tutti i personaggi è quello che amo di più (naturalmente cercherò di dare il giusto spazio a tutti, e spero anche di non andare troppo nell’OCC con loro, è la prima volta che mi cimento a scrivere Fanfiction sui videogiochi e devo dire ho le mani che tremano). Gli eventi si svolgono dopo KH III, non tengono conto dell’ultimo dlc e saranno principalmente inventati, cercherò di tenermi fedele a Kingdom Hearts, ai vari mondi e alle loro caratteristiche ( e qui dovrò riprendere tutti i giochi XD ) ma soprattutto spero che questa storia vi interessi e vi piaccia, non ne ho trovate di simili, se mi sbaglio scrivetemelo pure, e per questo ho pensato, perché no, scriviamoci qualcosa!  Lo so, il prologo è molto corto, ma state tranquilli i prossimi capitoli saranno più succosi e corposi, ci saranno anche scene un po’ Hot ( molte direi e tutti i personaggi sono maggiorenni! ). Con questa storia voglio esaminare tutte le sfaccettature dei vari personaggi di Kingdom Hearts, anche perché dai, tutti ci siamo chiesti come sono sotto certi aspetti della vita comune e per questo voglio avere anche i vostri pareri! Non siate timide/i, voglio leggere tutti i commenti e anche le critiche che avete da muovermi!

Spero che dopo questo, lunghissimo e ingiustificato, sproloquio abbiate ancora la voglia di leggere la storia XD.
Baci e ci si vede al prossimo capitolo
Happy_Ely
   
 
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