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Autore: Cloud1997    02/03/2021    0 recensioni
Louis è un semidio. Louis ama gli uomini e da sempre si batte per loro affinché somiglino agli dei. Per amore degli uomini, Louis ruberà il fuoco divino.
Harry è un mortale, ma non un mortale qualsiasi. Harry è allievo di Louis e da lui riceverà il compito di portare il fuoco alla sua gente.
Louis insegna ad Harry a domare il fuoco, ma chi insegnerà a Louis a lasciarsi andare al fuoco della passione? Sarà Louis in grado di proteggere il suo cuore quando tutto ormai sembra perduto? Può un giuramento di amore eterno, fatto sotto le stelle, dare la forza ad Harry di ricordare e correre a riprendersi il suo cuore?
Dal testo:
Il senso di accettazione e libertà diede ad Harry il coraggio di fissare Louis negli occhi e di dirigersi verso di lui, abbracciando i suoi sentimenti e riempiendo il vuoto nel suo petto con un calore nuovo. Harry si staccò dall’abbraccio di Louis, si mise sopra di lui e pronunciò due parole che diedero al semidio la possibilità di mandare a puttane il suo autocontrollo e di esaudire quella preghiera che lo richiamava.
Guardando negli occhi il Divino, Harry soffiò sulla sua bocca: “Allora, prendimi mio Prometheus".
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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Salve a tutti. Questa è la prima storia Larry che decido di pubblicare. Quando sono sotto stress, tendo a scrivere molto e questa pandemia mi ha dato il coraggio di scrivere delle Fanfiction Larry, in cui immagino come potrebbero essere le vite di Louis ed Harry in altri milleuniversi. La mia immaginazione non ha limiti e questa storia ne è la prova. Ho unito un contesto fatto di miti e leggende, con una storia d'amore pura e semplice. Spero che vi piaccia e qualsiasi recensione sarà la benvenuta! Vi auguro una buona lettura. 
Un abbraccio, Claudia. 

15 A.C Louis correva per i corridoi ampi del palazzo sull'Olimpo, doveva muoversi. L'allarme era suonata e lui doveva portare a termine la sua missione prima che gli Dei lo prendessero. Strinse forte la pietra che teneva in mano. All'improvviso sentì un forte urlo alle sue spalle e non ci mise molto a capire che si trattasse di un'Arpia. Con le sue grandi ali, riuscì a raggiungerlo in poco tempo e iniziò a colpirlo forte con i suoi artigli. Louis riuscì a schivarli però al terzo affondo del volatile, un artiglio infuocato lo prese alla spalla facendolo cadere ed urlare di dolore. Cadendo la pietra gli scivolò dalle mani e finì all'estremità del corridoio, che dava letteralmente sul burrone. La pietra era in bilico e fu puntata non solo da Louis, ma anche dall'Arpia che, si gettò nella sua direzione per prenderla. Nonostante il bruciore alla spalla, Louis riuscì a darsi un ultimo slancio e riuscì per primo a prendere la pietra. Purtroppo, lo slancio fu tale da fargli perdere l'equilibrio e farlo precipitare nel dirupo. Durante la caduta, Louis non si preoccupava tanto di morire, poiché era immortale, quanto di rompersi le ossa, cosa che lo avrebbe rallentato e che non sarebbe stato a suo favore. Sentì l'urlo dell'arpia. La bastarda si era gettata nel burrone per cercare di prenderlo, facilitata anche dalle sue grandi ali. Louis era spacciato a quel punto, o l'arpia lo prendeva e lui finiva dritto al cospetto degli Dei, che lo avrebbero punito, oppure sarebbe caduto, rompendosi tutte le ossa e sarebbe stato costretto a nascondersi per delle ore per cercare di farle rimettere a posto. Va bene che era immortale, ma era pur sempre un semidio, il che significa che le sue ossa potevano rompersi, poteva ferirsi e avrebbe impiegato del tempo a guarire. Ne portava tante di cicatrici Louis. Ormai era quasi arrivato al termine della caduta, l'Arpia era sempre più vicina. Era quasi riuscita a raggiungerlo quando la bestia emise un urlo assordante e si fermò nell'aria. Prima che l'animale svanisse nel nulla, Louis notò un dardo conficcato nella sua ala. Qualcuno l'aveva colpita. Tuttavia, non fece in tempo a chiedersi chi l'avesse colpita, che sentì tutta la brutalità dell'impatto. La sua spina dorsale fu la prima a spezzarsi a contatto con un masso acuminato. La testa invece batté con una tale forza che la roccia sotto si spaccò. Da lì fu un ruzzolare continuo e, soprattutto, un continuo spezzamento di ossa. La sua caduta terminò nel fiume in corsa, dove venne trascinato dalla forte corrente. Il dolore era accecante, ma riuscì a tenere salda la pietra in mano. Non seppe per quanto tempo rimase in balia della corrente. Ad un certo punto, sentì delle mani stringere le sue braccia e tirarlo fuori dall'acqua ghiacciata. Sentiva che le ossa avevano iniziato a sistemarsi, ma sospettava che ci volesse tutta la notte per permettere al suo corpo di ricomporsi. Con le ossa rotte, la schiena spezzata e tutto bagnato e infreddolito, Louis era comunque semicosciente e riuscì a riconoscere la voce di chi, apparentemente, lo aveva tirato fuori dall'acqua. Sorrise, quella voce l'avrebbe riconosciuta sempre. Ora era al sicuro, in mani sicure. "Coglione, sei tutto un mucchio di ossa. Che schifo." Gli disse la voce. "Ho trovato una grotta, ti ci porto, così ti rimetti a posto." Poi, sentì una mano schiaffeggiarlo e: "oi, oi, non mi svenire chiaro. Mi servi cosciente." E iniziò a trascinarlo da qualche parte. Quando si fermò, Louis lo sentì dire "Qui saremo tranquilli per un po'. Quanto pensi ci metterai a guarire?" I Il semidio, ancora molto stordito dal dolore, riuscì solo a pronunciare "Tutta la notte" prima di cadere in un sonno riparatore. Per come era messo serviva leggermente di più della notte, dormire gli avrebbe permesso di risparmiare le energie e di lasciar guarire le sue ferite. Prima di addormentarsi, Louis sentì delle carezze gentili sui suoi capelli e sentì il calore di una coperta appoggiata sul suo corpo. Sospirò un flebile "Grazie" e cadde nel suo sonno. La mattina dopo, Louis si svegliò di soprassalto. Mise a fuoco il luogo in cui si trovava e si tranquillizzò quando capì che era ancora nella grotta. Si guardò intorno e si rese conto di essere solo. Dove era andato l'altro? Controllò lo spazio vicino e si rese conto, con sollievo, di avere ancora la pietra. Era un bene che l'umano non gliel'avesse rubata, gli doveva mostrare come farla funzionare prima. Si alzò lentamente in piedi. La schiena era la cosa che gli doleva di più, tuttavia era sopportabile. Si diresse, zoppicante, verso l'entrata della grotta e sospirò di sollievo quando vide Harry lì fuori intento a pescare nel torrente. Decise di sorprenderlo alle spalle, quindi saltò e gli finì sulle spalle. Ovviamente, essendo un Semidio, aveva delle piccole qualità fisiche e il saltare e sorprendere le persone alle spalle era la cosa che più lo divertiva. Ma Harry, lui non era un mortale qualunque. Appena le mani del semidio, toccarono le sue spalle, Harry si girò e con una rapida mossa lo gettò a terra, bloccandolo con il suo corpo. Per Zeus, Louis amava quell'uomo e quella visione, del riccio che torreggiava su di lui non gli dispiaceva affatto. Sorrise sornione, guardando il viso di Harry rilassare i lineamenti duri e aprirsi in un sorriso dopo averlo riconosciuto. "Che cazzo credi di fare coglione" gli disse "mi hai spaventato" "Era quello l'obbiettivo, aiutami a rialzarmi e salutami come si deve. Testa di Medusa" rise Louis. Harry lo aiutò a mettersi in piedi e non perse tempo ad abbracciarlo stretto, nascondendo la testa nell'incavo della sua spalla. Il mortale aveva vegliato tutta la notte su di lui, aspettando pazientemente che le ossa dell'altro si riparassero. Il Semidio, capendo la preoccupazione dell'amico, decise di alleggerire l'atmosfera e disse: "Devi portarmi più rispetto, sono un Semidio in fondo" gli disse Louis provocandolo "mettiti sulle ginocchia e mostrami la tua devozione" disse al riccio portando la mano sul suo sedere. Harry si scansò dal suo tocco invadente e gli rispose: "Non ci provare Lou. Se non fosse stato per me l'arpia ti avrebbe preso. Non voglio immaginare quello che Zeus potrebbe farti se ti prendesse." Harry aveva ragione. La furia degli dei poteva essere scatenata da qualsiasi cosa, poteva essere generata dalla loro invidia per qualcosa che loro non avevano oppure potevano succedere fatti più gravi, come questo, per esempio. Louis, per amore degli umani, aveva rubato il fuoco dalla fucina di Efesto. Quella pietra che gli è costata la schiena spezzata, riesce a generare delle fiamme. Sull'Olimpo il fuoco è sprecato, gli dei fanno apparire tutto con uno schiocco di dita e c'è Apollo che si occupa di illuminare la notte con i rimasugli del suo carro. Louis aveva visto che gli umani ne avevano decisamente più bisogno. Soffrivano il freddo e non avevano nulla con cui scaldarsi; cacciavano però non avevano nulla per cucinare la carne. Per loro era un dono e Louis si era sentito in dovere di rendere gli umani un po' più simili agli dei. Quello che Louis temeva però, è che il fuoco, come è in grado di dare luce e calore, può portare anche distruzione. Il fuoco brucia tutto ciò che c'è sul suo cammino e, in mani sbagliate, può provocare sofferenza e morte. Nonostante ciò, il semidio pensava che se avesse mostrato lui stesso come usarlo ed avesse insegnato ai saggi come usarlo per fare del bene, le cose non sarebbero potute andare così male, alla fine erano umani, creature docili e perfette, creati dagli dei a loro immagine e somiglianza, Louis amava gli umani. Louis amava Harry. Era come un fratello per lui. Lo aveva visto la prima volta, dall'Olimpo, quando aveva 5 anni. Lo ricordava come un bambino riccioluto e curioso. Non seppe cosa lo portò a riservare le sue attenzioni a quel bambino, ma da allora, non smise un attimo di vegliare su di lui. Lo aveva visto diventare uomo, lo aveva visto imparare ad usare arco e frecce, cosa che gli riusciva benissimo. Lo aveva anche guidato, da lassù, durante le sue scelte, gli aveva indicato sempre la via più saggia. Aveva chiesto ad Afrodite di regalargli tanta bellezza, ad Efesto di donargli un arco divino e ad Ares di renderlo bravo nella lotta. Ovviamente quei bastardi non avevano fatto nulla a gratis. Se Louis riteneva gli umani esseri perfetti, non poteva dire lo stesso degli dei, i quali gli sembravano tutti uguali e pieni di invidia. Hanno la cattiva abitudine di pretendere qualcosa in cambio quando gli vengono chiesti dei favori. Louis non ha intenzione di ammettere ad alta voce quello che ha fatto per avere quei doni, ma c'entrano sicuramente dodici fatiche e una tela di Aracnide rubata. Per il suo protetto avrebbe fatto di tutto. Harry meritava tutto l'oro del mondo. Era il perfetto umano, fisicamente forte, coraggioso, ma anche estremamente buono e compassionevole. "Ok Riccio, vieni che ti mostro come far funzionare questo aggeggio." Disse Louis lasciandogli altre due pacche sulla schiena. "Mi serve della legna ben asciutta, la più secca che trovi." Ordinò al ragazzo. Poi, mentre il riccio era impegnato, lui sistemò delle pietre a cerchio, per non espandere eccessivamente il fuoco e per tenerlo sotto controllo. Quando Harry fece ritorno, il semidio notò che aveva trovato dell'ottima legna e gli mostrò come disporle. "Prima fai un mucchietto di paglia e bastoncini, poi disponi intorno la legna. Così." Gli spiegò l'utilizzo fondamentale delle pietre e poi tirò fuori la pietra che aveva rubato agli dei. "Questa si chiama pietra focaia, quando due pezzi vengono sfregati tra loro in questo modo" gli disse mentre gli mostrava il movimento "rilascia delle scintille. Queste scintille se avvicinate al mucchio di paglia e legnetti generano delle piccole fiamme. Quando vedi che ci sono delle piccole onde di fuoco, posa le pietre e soffia in modo da far accendere la fiamma. Guardami." Louis si avvicinò al mucchio e soffiò, le piccole scintille che avevano preso la paglia, si trasformarono in piccole fiamme che non persero tempo a diffondersi e ad arrivare anche alla legna. Harry era stupito, portò subito le mani alla fiamma per cercare di toccarla solo che, quando lo fece, si bruciò e ritirò la mano scottato. "Ahi. Per Zeus Louis, perché non si lascia prendere?" si lamentò mentre scuoteva la mano ferita. Louis rise, non gli aveva ancora parlato della pericolosità del fuoco, voleva vedere come si sarebbe comportato Harry senza che lui gli dicesse niente. Era prevedibile che il riccio avrebbe provato a toccarlo e che inevitabilmente si sarebbe scottato. "Vedi Harry il fuoco da calore. Con le sue fiamme si possono cucinare cibi, la sua luce permette di illuminare il buio della notte. Se usato con lo scopo del bene e della luce, non può essere altro che un dono. Tuttavia, può anche essere la peggior maledizione. Il fuoco brucia, uccide, distrugge. Quando è fuori controllo si espande, distrugge ogni cosa che tocca, senza distinzione, e lascia dietro di sé solo cenere e disperazione. Il fuoco, Harry, deve essere controllato. Le pietre che vedi, disposte intorno, servono a proteggere i boschi dalle fiamme divoratrici. Se dovesse essere ignorato, il fuoco potrà distruggere tutto ciò che conosci. Harry, mio protetto, io ti sto dando un dono e allo stesso tempo una maledizione. Tu porterai il fuoco tra gli umani, spiegherai loro come usarlo per fare del bene. I saggi che incontrerai a loro volta lo diffonderanno tra le loro genti e così via per generazioni." Louis concluse il suo discorso, guardando Harry negli occhi. Il riccio iniziò a sentire sulle sue spalle la responsabilità del compito affidatogli. C'è da aggiungere che, quando un essere divino ti incarica di compiere una missione, lo senti dentro di te, il tuo cuore e la tua testa andranno a lavorare insieme per trovare le parole giuste da dire e compiere la volontà della divinità. Avete presente la storia dei profeti no? Quelli che seguono la voce di Dio. Già, qualcosa del genere. Harry, per mostrare al suo semidio riconoscenza, chinò il capo, chiamò Louis con il suo nome divino e disse: "Grazie Prometheus, per il tuo dono. Grazie per avermi scelto come tuo messaggero. Porterò la luce e il calore alla mia gente e spiegherò loro come usarli per fare del bene." Poi attese una risposta dal suo padrone. Solitamente, quando un mortale rispondeva alla volontà di un Divino, offriva il suo corpo in omaggio. Il Dio in questione poteva decidere in che modo sigillare la devozione: se toccandolo innocentemente o se prenderlo in maniera carnale. L'umano doveva accettare qualunque decisione del suo Dio senza obbiettare. Di fatti, era impossibile opporsi poiché il corpo non avrebbe reagito. Dovevano prendere ciò che veniva loro dato, senza fiatare. Non si poteva disonorare un Dio o semidio rifiutando le sue attenzioni. Fortunatamente per Harry, Louis non era un grande fan di queste pratiche. Nonostante avesse quotidianamente a che fare con i mortali, non si approfittava mai del loro corpo. Un divino riesce a percepire i reali pensieri degli uomini, poteva scegliere di assecondare la loro volontà o la propria, ignorando i loro sentimenti. Louis, deve ammetterlo, qualche volta si era concesso di assecondare le voglie più segrete dei suoi devoti, prendendoli anche carnalmente. Ovviamente si trattava di buon sesso e basta. Finiva tutto come iniziava. Tuttavia, in questo caso, il mortale inginocchiato davanti a lui emanava un'energia particolare. Riusciva a percepire un'aura piacevole che profumava di rose e non seppe bene come interpretarlo. Emanava il calore tipico del desiderio, ma il profumo era dolce ed innocente come una rosa appena sbocciata. Come poteva emanare sensualità ed innocenza insieme? Per non rischiare, decise di toccarlo amichevolmente. Gli porse una mano e lo aiutò ad alzarsi sorridendogli per incoraggiarlo e ringraziarlo della sua devozione nei suoi confronti. Lo sguardo di Harry, invece, fu indecifrabile e Louis sperò solo di aver preso la decisione giusta. Harry era il suo protetto, il suo mortale prediletto, non poteva complicare il rapporto con lui. Per questo, ignorò totalmente la punta di desiderio che si faceva strada nel suo petto e lo spronò a fare pratica con il fuoco. Giunse la sera. L'indomani Harry sarebbe partito per compiere la sua missione. Avevano appena cenato con del pesce cotto con il fuoco e delle erbe di bosco. Dopo la cena, Louis si era sdraiato su un mantello e fissava le stelle nel cielo. Quando era più piccolo si divertiva ad interrogarle per avere le risposte alle sue domande, poi, crescendo, capì che le stelle in realtà non rispondevano ad un bel niente, ma potevano mostrare la strada verso casa, se chiesto gentilmente. Perso nei suoi pensieri fu come Harry lo trovò una volta che fece ritorno al loro accampamento. Il riccio si era allontanato brevemente per tentare di fare chiarezza nel suo animo. Si sentiva perso, ferito, rifiutato e non ne sapeva nemmeno il perché. Lui, che era bravo ad analizzare le sue emozioni e ad ascoltarsi, quella volta non capiva davvero nulla. Il suo malessere aumentò quando si sedette accanto a Louis. Il riccio si perse a guardare i lineamenti del volto del suo semidio. Quei tratti delicati, ma decisi, quegli zigomi taglienti e quegli occhi azzurri come il più azzurro dei mari. Era bellissimo. Non era la prima volta che notava la bellezza di quell'essere divino e immortale e spesso sentiva crescere uno strano calore quando il semidio si trovava nei paraggi. Tuttavia, mai aveva provato ad assecondare le sue fantasie e manteneva le distanze quando sentiva il suo desiderio prevalere. Non voleva complicare le cose con Louis. Soprattutto, lui, comune mortale, non poteva pretendere nulla da un essere divino. Poteva chiedere qualcosa, ma non era detto che la sua preghiera si sarebbe esaudita. Louis lo trattava come un amico, un fratello e di certo non era il caso di chiedere di fare sesso per poi essere rifiutato o peggio, abbandonato. Conosceva le tendenze dei divini e lui aveva ancora una dignità, per Zeus. Ignorando le sue sensazioni, si stese accanto al semidio e si accucciò sul suo petto, approfittando del suo calore. Louis, a sua volta lo abbracciò, senza distogliere lo sguardo dal cielo. "Smetti di sfidare le stelle Louis." gli disse Harry a voce bassa, "non ti risponderanno mai se non le tratti con rispetto. Tu stesso me lo hai detto." Louis sorrise. Oltre ad essere suo protetto, Harry era un allievo esemplare, lo ascoltava diligentemente quando lui gli parlava di scienza e di storia. "Hai ragione Harry, non sono le stelle ad avere le mie risposte." Ma tu, aggiunse mentalmente. "E' tutto a posto tra di noi, Louis?" disse Harry, incapace di frenare le sue parole. Louis voltò il capo nella sua direzione e iniziò ad accarezzargli la guancia. "Cosa intendi? Certo che tra di noi è tutto a posto." Il riccio, seppur titubante, decise di seguire il suo istinto e gli disse "Mi sento strano in realtà. Molto giù di morale, come se mi avessero rifiutato. E' tutto il giorno che dentro sento una stretta al petto, che mi toglie il respiro e aumenta ogni volta che ti sono vicino. Non riesco a spiegarmelo, ma, sento di averti deluso e mi chiedevo se avessi fatto qualcosa che non andava fatto. Tu sai perché mi sento così Louis?" Il semidio, purtroppo, sapeva esattamente perché il riccio si sentiva in quel modo. Anche lui aveva sentito una particolare atmosfera tra di loro dopo che Harry gli aveva dimostrato lealtà. Non sapeva però se mettere il Riccio al corrente della situazione, poteva percepire i pensieri, non leggerli in maniera precisa, pertanto, non sapeva cosa pensava Harry e se lui anche si era accorto di questa particolare tensione tra loro. Invece Harry, sensibile e sveglio come era, lo aveva percepito e si dava anche la colpa del suo malessere quando, in realtà, è lui la causa di tutto. C'entrava il suo ave ignorato la disponibilità, o meglio il desiderio, di Harry di unirsi con lui. Se da un lato aveva avuto la conferma ai suoi dubbi, dall'altro ne era spaventato. Dopo aver preso un bel respiro, gli disse "Ti spiegherò tutto, ma prima voglio che rispondi alla mia domanda: cosa senti quando ti sono vicino? Quando hai la testa sul mio petto, quando ti accarezzo i capelli, quando ti guardo?" Harry, senza esitare, trovando le parole già pronte sulla punta della sua lingua, gli disse "Mi sento amato. Il tuo sguardo mi fa sentire protetto, apprezzato, giusto." Poi, sollevandosi sul gomito, Harry guardò Louis negli occhi e, soffiando quasi sul suo volto, aggiunse "Sento che vorrei toccarti Louis, ma non come si fa con un amico. Voglio toccarti come un amante. Voglio venerare la tua pelle, il tuo corpo, fare di te il mio tempio, sussurrare direttamente sulle tue labbra le mie preghiere". Louis avendo la conferma esplicita della devozione di Harry nei suoi confronti, lo abbracciò di slancio e lo strinse forte. Non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma, le parole del riccio lo avevano fatto emozionare. Non era la sua devozione a sorprenderlo, quanto il fatto che il suo desiderio fosse ricambiato in maniera sincera. Durante gli anni, aveva colto degli indizi, ma mai nulla di così diretto. "Sai perché ti senti così Harry? Quando un mortale ringrazia il Dio per avergli affidato qualche missione o per avergli fatto un dono, spesso, inconsapevolmente, offre il suo corpo. Sta al divino in questione decidere se accettare l'offerta o se ricambiare con un semplice e innocente gesto. Ricordi cosa io abbia fatto con te prima?" gli chiese Louis. Il mortale rispose "Mi hai teso la mano e mi hai rimesso in piedi." "Esatto. Io ti ho mostrato la mia riconoscenza in maniera casta, ma il tuo corpo Harry, emanava un odore sensuale ed innocente allo stesso tempo. Tu mi stavi offrendo il tuo corpo in maniera sincera, conscia e colma di desiderio. Io ho volutamente deciso di ignorarti e il mio rifiuto deve averti colpito nel profondo." Aggiunse Louis "Cerca di capirmi però, in quel momento ero parecchio confuso anche io, ora posso confermarti che il tuo corpo, cioè tu, eri disposto a darmi di più ed io ho ignorato la tua tacita richiesta di unirmi a te. Questo ti ha fatto sentire rifiutato e come se mi avessi deluso, ma, in realtà è solo una conseguenza del mio rifiuto. Tu sei attratto da me, come io lo sono da te. Non ho mai osato prendermi di più perché non volevo obbligarti in alcun modo, soprattutto se non ne eri consapevole. Non sono quel genere di divinità, io prendo se sono sicuro di essere voluto. C'è più piacere nel fare l'amore poi." Le mani di Louis accarezzavano la schiena di Harry, senza spingersi oltre. Non voleva forzare nulla. Se il desiderio del ragazzo era forte abbastanza, glielo avrebbe fatto notare. Il riccio, invece, si era ammutolito. Da un lato provava vergogna, si sentiva nudo, davanti le parole del semidio. Tuttavia si sentiva anche più a suo agio, finalmente libero e tutto caldo. Come se si fosse liberato di un peso e finalmente si sentiva pronto ad accettare il suo desiderio verso di Louis, o meglio, i suoi sentimenti nei confronti del Divino. Il senso di accettazione e libertà diede ad Harry il coraggio di fissare Louis negli occhi e di dirigersi verso di lui, abbracciando i suoi sentimenti e riempiendo il vuoto del suo petto, con un calore nuovo. Harry si staccò dall'abbraccio di Louis, si mise sopra di lui e pronunciò due parole che diedero al semidio la possibilità di mandare a puttane il suo autocontrollo e di esaudire quella preghiera che lo richiamava. Guardando negli occhi il Divino, Harry soffiò sulla sua bocca: "Allora, prendimi mio Prometheus". In un impeto di passione e rinvigorito da una forza che non pensava di possedere, Louis spinse il corpo di Harry, posizionandosi sopra di lui. Prima di far incontrare le sue labbra con quelle del riccio, gli baciò la mascella, le guance, il collo ed infine, soffiando sulle sue labbra, gli disse "E così sia". Poi lo baciò. Il fuoco che entrambi sentivano dentro era immenso. Per Harry fu facile seguire il suo corpo, non sentì nemmeno dolore quando Louis lo aprì con le sue dita. Bramava quel corpo e lo stava per avere. Louis invece era estasiato, aveva fatto l'amore con altri umani, ma con Harry sentiva tutto più amplificato. Baciò la sua pelle, i suoi capezzoli e lasciò che anche Harry esplorasse il suo corpo. La sua bocca era più dolce di tutta la ambrosia dell'Olimpo e il suo profumo era il migliore di tutte le rose. Quando Louis penetrò Harry con il suo membro, qualcosa scattò nei due. I loro cuori si bloccarono per un millesimo di secondo, lasciandoli senza fiato. Quando ripresero a battere, i loro cuori andavano in sincronia, si inseguivano, facevano capriole e sembravano festeggiare un amore che stava per nascere. Harry si aprì per lui, portando le sue cosce a stringere la vita di Louis, e il liscio, spinse fino a toccare quel punto magico dentro Harry. Da quel momento in poi, fu tutto un susseguirsi di gemiti, ansiti, schiocchi di baci e urla. Quando Harry raggiunse il culmine, soffiò in una lingua a lui sconosciuta la parola "Amore", gettando la testa all'indietro ed abbandonandosi al piacere. Quella parola sussurrata, fece arrivare anche Louis al culmine e si ritrovò a rispondere alle parole di Harry. Guidato da una voce che sembrava antica quanto il Tempo, gli disse: "Eterno" lasciando un bacio sul suo cuore mentre il suo seme si riversava nel corpo del suo amante. Una volta calmato il respiro, Louis provò a sfilarsi dal suo corpo, ma Harry lo tenne stretto per non farlo muovere: "Resta ancora un po'" gli disse "è stato bellissimo. Tu sei bellissimo". Louis gli baciò teneramente tutto il viso, fino a buttarsi sulle sue labbra, pretendendo un bacio pigro. Quando poi Louis uscì da Harry e portò il suo corpo più vicino, si rese conto delle parole che si erano detti. Si erano sussurrati "Amore Eterno", anzi, direi meglio che si erano giurati amore eterno usando la lingua arcana e sacra. Harry, percependo che il liscio era silenzioso, gli chiese "Tutto bene?". Il semidio riscuotendosi dai suoi pensieri, gli rispose "Si, Harry". Il mortale sentiva però che qualcosa non andava, per questo insistette "Cosa c'è? Dimmelo Louis". Per tutta risposta, il liscio si alzò e si mise a sedere, si passò una mano sulla faccia e Harry sembrò notare come improvvisamente Louis sembrasse più stanco. Il semidio, volse il capo verso Harry e parlò "Sono preoccupato per noi, Harry. Ci siamo giurati amore eterno. Ora, io appartengo a te e tu appartieni a me. Siamo legati." disse con voce grave. Harry non capiva. O meglio, lui non riusciva a capire dove fosse il problema, lui amava Louis e il Semidio lo sapeva. Per questo, titubante, chiese "Ed è una cosa tanto brutta?" Louis, fissò il volto del suo amante. Intenerito da tanta semplicità, sorrise e disse: "Affatto. E' un legame bellissimo e potente, nulla lo può dividere." Tuttavia la gravità della situazione riportarono indietro il suo malessere e la sua preoccupazione. Il suo sorriso si affievolì: "Temo per il futuro. Zeus non impiegherà molto a trovarmi e quando sarà il momento, io ti voglio al sicuro, lontano da qui. Non sono sicuro che per noi ci sia un lieto fine." Alzandosi in piedi, incurante della sua nudità, fece qualche passo per allontanarsi da Harry. Sentiva il panico crescere dentro di lui. Si girò, Harry anche era seduto, appoggiato sul suo braccio, con il mantello a coprirsi l'intimità. Vedeva disagio e incertezza su suo volto, perciò si affrettò ad avvicinarsi e prendendogli il volto tra le mani gli disse con sincerità "Non sono stato abbastanza cauto. Quando c'è di mezzo un legame come questo, i nostri corpi soffriranno la lontananza e io non posso vederti soffrire. Ho un destino segnato Harry." Poi aggiunse: "Per una volta, le stelle mi hanno dato una risposta. Questa risposta però, non comprendeva un finale felice e nemmeno te. Eppure ho ceduto al desiderio e ti ho legato a me. Non sai quanto mi dispiace averti fatto questo Harry." I suoi occhi erano lucidi e abbassò lo sguardo. Aveva paura di vedere orrore e paura sul volto del suo amato. Invece, sentì la mano di Harry carezzargli il viso e sollevò lo sguardo incontrando i suoi meravigliosi occhi verdi che lo guardavano sereni. Lo sorprese quando gli parlò "Io non la vedo così. Tu mi hai fatto un dono Louis, mi hai donato il tuo amore. Non sapevo nemmeno di averne bisogno fino a poco fa, ma ora mi è tutto più chiaro. Noi siamo destinati. Se la nostra doveva essere la passione di un istante, sarebbe finita nella stessa maniera in cui era iniziata. Louis, tu, semidio, hai giurato amore eterno a me, un comune mortale e, sono certo, non è stato contro la nostra volontà. Prima o poi ci saremmo arrivati. Io non mi pento di nulla. Sono pronto a sottomettermi al mio destino. Il mio cuore ti appartiene e, quando saremo lontani, avremo il ricordo di questa bellissima notte. Ci ritroveremo Louis. Due cuori che battono all'unisono, non possono essere divisi fino alla fine dei tempi. Se non in questa vita, allora sarò tuo nella prossima. Ho sussurrato sulle tue labbra le più belle preghiere, mentre eravamo uniti. Io ti amo Louis e così sarà per sempre." Louis, che in quel momento si sentiva debole, si lasciò stringere e baciare da Harry. Il riccio si stava dimostrando più coraggioso di lui. Aveva accolto il suo sentimento con la stessa facilità con la quale avevano fatto l'amore. Per questo, pur essendo consapevole dell'imminente verità, sentì comunque il bisogno di rispondergli "Ti amo anche io Harry. Questo è il momento di essere forti l'uno per l'altro. Io posso solo darti me stesso. Quando non ci sarò Harry, guarda le stelle. Se ti sentirai perso, loro sapranno come guidarti a casa. Ascolta il tuo cuore, amore mio. Non lasciare che la paura e l'abbandono ti portino via quel sorriso stupendo che hai. Mostra le tue lacrime e battiti a testa alta. Dovunque sarò io ti proteggerò. Ti amo, Dolce Creatura". Cullati dalle promesse che si erano scambiati, i due amanti fecero l'amore tutta la notte. Fu incredibile sperimentare quella passione che, solo qualche ora fa, temevano. Louis cullò Harry tra le sue braccia fino a quando il riccio non si addormentò. Per il resto della notte, Louis pregò le stelle, uniche testimoni del loro amore, di portare Harry in salvo, prima che sarebbe stato troppo tardi. Il mattino successivo, Harry si alzò per andare a cogliere dei frutti per la colazione, mentre Louis preparava il fagotto con la pietra focaia e altri utensili per il viaggio di Harry. Passarono delle ore, ma il riccio non fece più ritorno. All'inizio Louis cercò di rimanere calmo, Harry non era uno sprovveduto dopo tutto. Mentre stava lavando degli stracci nel torrente, il suo corpo iniziò a tremare e a sudare freddo. Era appena percepibile, ma la realizzazione fu immediata: Harry era ferito e in pericolo. Si alzò ed entrò nel bosco, cercando disperatamente il corpo del suo compagno. Mentre correva, un improvviso dolore alla caviglia lo fece cadere a terra e urlare di dolore. Solitamente un Dio non poteva provare dolore. Un Dio che ha giurato amore eterno a un altro Dio o ad una persona, invece, poteva sentire e provare il dolore fisico ed emotivo del proprio compagno. Il suo dolore era la riproduzione di quello che stava sentendo Harry in quel momento. Harry era ferito e lui era bloccato a terra, incapace di proseguire. Non poteva farcela da solo. Senza esitare ulteriormente, invocò la dea Diana, dea della caccia e dei boschi, per farsi aiutare. Sapeva anche che così facendo stava firmando la sua condanna, ma per Harry sarebbe anche morto. Disperato, disse: "Diana, ti supplico, mostrati al mio cospetto" e la dea si presentò, avvolta da un fascio di luce. "Prometheus, cosa ti ha portato ad invocarmi? Sai che potrei portarti immediatamente da Zeus senza darti il tempo di parlare." Disse sprezzante. "Tuttavia sono magnanima e, nonostante mi faccia piacere vedere un traditore soffrire, voglio sapere il motivo della tua chiamata". Louis era paralizzato dal dolore ormai. Aveva davvero bisogno della Dea per trovare Harry. Mise da parte l'orgoglio e disse: "Ti prego Diana, ti supplico. Il mio protetto è in questo bosco, ma non riesco a trovarlo. Sento il suo dolore, sento che è stato morso da un serpente. Il veleno che lo sta uccidendo, rende me infermo. Aiutami a trovarlo e permettimi di salvarlo. Poi mi consegnerò a Zeus. Per favore, non gli resta molto." Gli occhi di Louis lacrimavano, più per la paura di non arrivare in tempo che per il dolore in se. Diana, nonostante lo sguardo impassibile, ascoltò le sue preghiere. Per questo, con un movimenti della mano, spostò gli arbusti a suo piacere, fino a quando non si fermò. "L'ho trovato!" disse. Separò dei cespugli e creò una brezza per sollevare ed avvicinare il corpo di Harry. Louis, spostandosi con la sola forza delle sue braccia, si avvicinò al suo amato. "Harry! Oh Cielo". Portò le sue mani sul suo viso e sentì il gelo sotto le sue dita. Harry stava morendo e lui non sapeva come aiutarlo. Cadde in uno stato di disperazione tale da impressionare la dea. Diana, mossa dalla pietà, gli disse "Solo il curatore degli dei potrà aiutarlo, possiede un antidoto contro ogni tipo di veleno. Dobbiamo tornare all'Olimpo". Louis era un fascio di nervi. Harry era incosciente tra le sue braccia e non sembrava vedere chiaramente le cose, tanta era la paura. Annuì in risposta alla dea e lasciò che ella li trasportasse del curatore dell'Olimpo. Pochi secondi dopo apparvero nella stanza del curatore e Louis adagiò delicatamente il corpo incosciente e tremante di Harry sul letto. Il suo corpo bruciava di meno. Il suo cuore immortale gli stava risanando le ferite, ma poteva ancora percepire lo stato in cui si trova Harry. Il corpo del riccio era scosso dai tremori e dalla febbre. La sua pelle era fredda e pallida, senza più colore. Louis era in uno stato di shock. Non sapeva cosa fare e la sua impotenza lo stava uccidendo dentro. Anche il viso di Louis era pallido. Le sue guance erano rigate dalle lacrime che non la smettevano di uscire dai suoi occhi. Non lasciò nemmeno per un istante la mano di Harry, pregando la Dea Madre di lasciare in vita Harry e di prendere la sua vita in cambio. Il curatore si affrettò a somministrare un liquido ad Harry, per sedarlo definitivamente. Quell'uomo guardava Louis con amarezza. "Per fortuna sei venuto qui in tempo. Bada a te, Semidio, lo sto curando perché Diana me lo ha chiesto. In realtà non vedo l'ora di vedere il tuo culo appeso da qualche parte. Non meriti la nostra pietà". "Basta così." Proruppe una voce imponente. "Curatore, fai il tuo dovere. Questo semidio non ha bisogno del tuo astio. Verrà giudicato nell'Arena dell'Olimpo, come la legge degli dei vuole". Apollo era apparso nella stanza. Le sue parole misero ansia a Louis, temeva il giudizio degli dei. Ora aveva qualcosa da perdere. Il Dio del sole si rivolse a Louis "Tu, ragazzo, lascia questo mortale nelle mani del curatore. Dobbiamo aprire il tuo processo. È giunta l'ora. Ti concederò di salutare questo mortale al fine del processo." Louis non poteva opporsi ad un ordine di un Dio. Era giunto il momento. Lasciò Harry nelle mani del curatore, ma non si allontanò dal suo capezzale prima di avergli dato un bacio sulla fronte. Lo sentì leggermente più tiepido e questo lo consolò. Seguì Apollo fino alla grande sala circolare che fungeva da tribunale. Il suo destino stava per compiersi. Prese un respiro ed entrò. Il processo durò ore infinite. Louis fu sorpreso della quantità di dei che lo difendevano. Era, Afrodite, Diana tra gli altri, parlavano in sua difesa. Atena ed Apollo si tennero nel mezzo. Ritenevano che i buoni motivi di Louis di dare il fuoco agli uomini, non erano abbastanza per salvarlo da una punizione. Tuttavia ritenevano anche che la punizione non dovesse essere eterna, né estremamente severa. Contro di lui c'erano Efesto, in primis, colui a cui aveva rubato il fuoco ed Ares, il dio della guerra. Zeus non sapeva che posizione prendere. Louis era uno dei suoi favoriti, ma aveva tradito gli dei e non era nemmeno la prima volta. Questa volta doveva pagarla. "Ora parlo io!" urlò il Padre degli dei ai presenti, mettendoli a tacere. "Prometheus, meriti una punizione esemplare. Efesto deciderà quale." Poi, rivolto ad Efesto, disse: "parla figlio mio. Dammi una punizione che ritieni giusta per la causa. Io la eseguirò. Bada a non essere troppo severo.". Efesto si avvicinò a Louis, lo guardò negli occhi e sorrise maligno: sapeva esattamente come punirlo. Ritornando a rivolgersi a Zeus, disse: "Prometheus, ti condanno a duemila anni di punizione. Le mie catene ti terranno legato all'estremità più alta del monte Olimpo, esposta alle peggiori intemperie. Nudo e immobile, ogni giorno, a mezzogiorno, un'aquila verrà, ti dilanierà il petto e pasteggerà con il tuo fegato. Ogni notte sarai ricucito e guarito." Tutti gli dei presenti, Zeus in primis, rimasero esterrefatti da tale sentenza. Nessuno osava parlare. Efesto continuò "Tuttavia, Siccome sono magnanimo, ti darò la possibilità di liberarti. Il duemillesimo giorno, le catene spariranno, le tue braccia saranno libere di muoversi e le tue gambe potranno camminare di nuovo. L'aquila dovrà essere uccisa. Se anche il duemillesimo giorno riesce a pasteggiare con il tuo fegato, allora sarà l'ultima volta e tu diventerai mortale, morendo dissanguato. Se riuscirai a salvarti e ad uccidere l'aquila, sarai libero. Potrai tornare all'olimpo e vivere la tua vita da immortale. La mia punizione è pronunciata, Padre." detto questo indietreggiò e attese il verdetto. Zeus, non avendo altra scelta che accontentare uno dei suoi figli, disse "E così sia." Poi guardando il volto pallido di Louis, il Dio aggiunse "Prometheus sconterà i duemila anni di punizione. Tuttavia, figlio mio, voglio venirti incontro. Sappiamo tutti che, quando perderai la tua immortalità, nel duemillesimo giorno, non avrai le forze per sconfiggere da solo l'aquila divina. Sappiamo quindi che il tuo destino è segnato." Louis abbassò la testa, gli dei avevano l'abitudine di confondere le menti poco sagge con le loro parole. Efesto non era stato magnanimo e aveva segnato la sua fine, non senza "un po'" di sofferenza prima. Zeus continuò: "Per questo ti darò la possibilità di venire salvato dal tuo amato." Louis alzò la testa di scatto e anche gli dei si meravigliarono di tali parole. "Harry dovrà salvarti. Da quel giorno, Harry avrà 72 ore di tempo per trovare il tuo corpo e salvarti dall'aquila affamata. Solo il suo arco e le sue frecce saranno in grado di uccidere l'aquila. Se non dovesse arrivare in tempo, Louis tu morirai. La morte sarà il tuo sollievo." Dal suo scettro uscirono dei fulmini che andarono a firmare la condanna. Era fatta ormai. Louis era attonito. Non poteva credere a tanta crudeltà e voglia di vendetta. In qualsiasi modo sarebbe andata a finire, lui non avrebbe più rivisto Harry. Sarebbero passati duemila anni, come poteva Harry sopravvivere per così tanto tempo? Era spacciato e, sconfortato, si lasciò cadere in ginocchio. Si permise di mostrare le sue debolezze e pianse lacrime amare. Le tre Dee che lo avevano difeso, insieme ad Atena cercarono di consolarlo. La voce di Efesto tuonò dietro di lui: "Prometheus, è il momento di andare." Louis prese un respiro profondo. Prima di alzarsi, disse "Prima che si compia il mio destino, ho un'ultima richiesta. Io ed Harry questa notte ci siamo uniti. Inconsapevolmente ci siamo giurati amore eterno e per una sola notte ho sentito finalmente di appartenere ad un posto, ad una persona. Con questo legame entrambi sentiremo la mancanza dell'altro, ma mentre io sarò in grado di sopportarla, grazie alla mia natura immortale, Harry non ce la farà e io non voglio questo per lui. Lui non c'entra niente in questa storia, si merita di più. Vi chiedo dunque di risparmiarlo e di farlo vivere, indipendentemente dal mio destino." Zeus gli rispose: "So perfettamente la vostra situazione. Nessuno, me compreso, può rompere questo giuramento. I vostri cuori battono all'unisono e siete legati in una maniera estremamente profonda. Esaudirò la tua richiesta Luis, lascerò che Harry viva una vita tranquilla. Annebbierò la sua memoria, si ricorderà del compito che gli hai affidato. Solo il suo cuore avrà memoria di te. Tuttavia, resterò fermo sulla mia decisione. Sarà lui a salvarti. Il suo cuore passerà di generazione in generazione. Cambieranno le versioni del tuo protetto, ma il suo cuore sarà sempre lo stesso. Andrà avanti così per due millenni. Il primo giorno del duemillesimo anno, Harry, dovunque sarà, verrà visitato in sogno dalle nostre ninfe, dai nostri satiri, dai nostri fauni e gli verrà mostrata la via per arrivare da te. Anche tu sei un mio figlio Louis. Voglio darti davvero la possibilità di salvarti. Il vostro è vero amore, Harry capirà come proteggere il tuo corpo dormiente e come liberarsi dell'aquila. Le stelle lo guideranno. Il suo cuore lo porterà da te. Abbi fede. Ora va". Louis, ormai rassegnato al proprio destino, ma con una nuova speranza in corpo, si alzò da terra. "Non potrò vederlo un'ultima volta vero?" disse al Padre degli dei. "Temo di no" gli rispose quello. Poi, sparì. Efesto portò Louis sul monte e gli tolse le vesti, lasciandolo coperto solo da uno straccio legato in vita. Il clima, al momento, era mite. Un venticello leggero gli scuoteva i capelli, gentile e fresco, come se la natura gli stava riservando un ultimo saluto prima della condanna. "Sali Louis" gli ordinò Efesto. Louis si arrampicò su uno spuntone e attese, poggiando la schiena alla parete rocciosa. Delle catene lo costrinsero ad allargare gambe e braccia e presto sentì il suo corpo venire tirato. Le catene facevano più giri intorno al suo corpo. Anche la tua testa era bloccata alla parete. Prima di andarsene Efesto gli disse "Il tuo corpo è pronto, spero che anche il tuo spirito lo sia." E sparì. Nudo, muto e immobilizzato, Louis fu lasciato solo e aspettò il mezzogiorno. Non sentiva freddo, aveva solo una forte angoscia dentro di se. Quando il momento arrivò, sentì un'aquila che urlava nel cielo. L'uccello era diretto verso di lui. Louis iniziò a prendere dei profondi respiri, il dolore sarebbe stata la parte peggiore, ma se riusciva ad alienare la mente, sarebbe stato tutto più sopportabile. La bestia gli si avvicinò e, una volta al suo cospetto, lo guardò incuriosita. Era, ovviamente, più grande di un'aquila normale. Creata apposta per lui. L'animale si avvicinò al suo stomaco e velocemente affondò il suo becco nella sua carne, iniziando a farsi spazio tra la sua carne per arrivare al fegato. Louis urlò dal dolore. Sentiva chiaramente tutte le beccate ogni volta che affondava nella sua carne, sentiva pezzi del suo fegato essere mangiati, sentiva il suo sangue fuoriuscire. Louis tremava di dolore. Lo shock era tale, che gli occhi gli rimasero sbarrati per tutto il tempo in cui l'aquila pasteggiò con il suo corpo. La tortura durò un'ora. L'aquila si levò in volo e sparì, pronta a ritornare il giorno dopo. Solo allora, complice il sangue che aveva perso, Louis svenne. Si risvegliò ormai che era notte, il suo corpo era scosso da brividi di freddo. La temperatura era scesa di parecchio. Era solo il primo giorno, duemila anni non sarebbero stati facili da sopportare. Louis sentì il panico farsi strada in lui. Emise un urlo di disperazione ed iniziò a piangere. Pianse per la sua sorte, per la paura di non farcela, pianse per Harry, perché non lo avrebbe più rivisto. Urlò di nuovo. Urlò fino a quando i suoi polmoni glielo permisero. Le sue urla disumane arrivarono all'Olimpo, tutti gli dei furono toccati da tanta sofferenza. Prima dell'alba, provato dalla sofferenza, Louis si addormentò. Successe una cosa che mai si sarebbe aspettato che accadesse: sognò. Per la prima volta Louis stava sognando. Ma non era un sogno normale. Si trovava sempre incatenato alla montagna, ma il suo cuore era sereno. Poi sentì una voce che non aveva mai sentito prima d'ora. "Louis, figlio mio." Lo richiamò la voce. "Chi sei?" gli rispose Louis. "Sono la Dea Madre, figlio mio. La tua sofferenza è venuta a farmi visita. Mi ha raccontato la tua storia, mi ha detto che il tuo cuore non avrebbe retto a tanta crudeltà. Io non posso lasciare un mio figlio soffrire così. C'è troppa sofferenza nel mondo, lo sai bene. Ma Tu Louis, tu sei diverso. Tu sfidi gli dei per amore dell'umanità. Per amore degli uomini tu rubi agli dei. Per dar loro speranza, Louis, speranza di una vita migliore, di un mondo migliore, guidato dalla saggezza e dal bene. Ora io voglio dare a te la stessa speranza che doni agli uomini. Se a mezzogiorno il tuo cuore sarà dilaniato dal dolore, a mezzanotte il tuo cuore verrà ricucito. Ti permetterò di sognare di Harry, ti permetterò di seguirlo nelle sue vite, di guidarlo. Io stessa ho creato l'amore che vi unisce e non voglio che il mio dono sia sprecato in questo modo, a causa della vendetta di invidiosi. Questo è il mio dono per te". Poi, silenziosa come era arrivata, la Dea madre sparì. Louis non fece in tempo a risponderle che vide Harry. Si rese conto della veridicità delle parole della Madre e pianse, ma di felicità questa volta. Vide il suo Harry che portava avanti il compito da lui richiesto, vide un Harry spartano, qualche decennio dopo, impavido e pronto a lottare e a sacrificarsi per la sua Patria. Vide un Harry romano, semplice schiavo, che conduceva una vita tranquilla. In alcune generazioni, il cuore di Harry abitava nel corpo di donne. Sorelle, figlie, madri che tramandavano tutte lo stesso cuore di generazione in generazione. In ogni versione, poteva riconoscere l'Harry di cui si era innamorato. La speranza non lasciò mai il cuore di Luis. Duemila anni dopo. Un tuono svegliò Louis di soprassalto dal suo sonno. Quel giorno si sentiva decisamente più stanco del solito. Sentiva la sua testa debole, gli doleva il corpo e sentiva la fame, dopo secoli di stenti. La consapevolezza svegliò Louis del tutto. Il giorno scelto per la sua fine stava arrivando. Erano passati duemila anni. Duemila anni in cui, ogni giorno, quell'aquila maledetta gli divorava il fegato. Era stato sottoposto a tutte le intemperie possibili. Il suo corpo aveva patito il gelo, il caldo asfissiante, la fame, la sete. Il dolore atroce di sentire ogni giorno la tua carne venire strappata, un dolore a cui non ci si poteva abituare. Le palpebre stavano diventando sempre più pesanti. Gli sarebbero restati pochi giorni di vita e, se il suo Harry non fosse arrivato in tempo, non sarebbe sopravvissuto. Louis guardò le stelle e chiese loro un desiderio. Glielo concessero. Gli concessero di parlare ad Harry. Louis voleva che fosse la sua voce a risvegliare il cuore assopito di Harry e che la sua voce lo guidasse verso lui. Voleva indicargli lui stesso la via, ma prima avrebbe dovuto far sì che il ragazzo si ricordasse di lui, senza spaventarlo. Chi meglio di lui era in grado di parlare al cuore del suo amato? Questo cuore, che nel corso di Duemila anni era rimasto lo stesso, ora abitava nel corpo di un giovane ragazzo di 25 anni. Il suo viso aveva gli stessi tratti della persona con cui aveva fatto l'amore duemila anni fa, aveva dei capelli più corti e c'era un piccolo particolare sul suo viso che lo rendeva ancora più bello e che addolciva quel viso di adulto. Harry aveva due bellissime fossette sulle guance che spuntavano ogni volta che sorrideva. Era un particolare che nessuno delle sue versioni aveva avuto nel corso dei secoli. Lo rendevano unico e speciale, proprio come il destino che gli spettava. Louis aveva paura a parlargli. Nonostante era consapevole che i loro cuori battessero all'unisono, il semidio temeva che Harry non si sarebbe ricordato di lui e che non avrebbe accettato un compito così rischioso. Non voleva fargli rischiare così tanto, se da un lato non vedeva l'ora di rivederlo e stringerlo tra le sue braccia, dall'altro voleva che Harry fosse libero di scegliere. Avrebbe parlato al suo cuore, ma non gli avrebbe imposto nulla. Louis non temeva la morte, anzi, sarebbe stata un liberazione dopo tutte le sue sofferenze. Prima di cadere in un sonno che sarebbe durato quattro giorni, Louis si presentò ad Harry in sogno. [Londra] Era tutto buio. Non c'era niente, c'era solo lui con i suoi pensieri. Sentiva il suo corpo leggero, stava fluttuando? Nel silenzio che lo circondava, sentì una voce richiamarlo. "Harry" A sentire il suo nome pronunciato da quella voce, il cuore prese a battere in maniera frenetica, come se si fosse risvegliato da un sonno durato molto tempo. Harry semplicemente non capiva, ma rispose alla voce. "Chi sei? Ti conosco? Come sai il mio nome? "Oh, Harry." Pausa "tu sicuramente non mi conosci, ma il tuo cuore sa chi sono. L'ho sentito sai? Batte alla stessa velocità del mio." Gli disse la voce. "Io non capisco, perché sei in sogno a parlarmi? Chi sei? Mi stai spaventando." Disse Harry. La voce, forse con una punta più di esitazione, gli disse: "non avere paura di me Harry. Non sono qui per farti del male. Ho bisogno del tuo aiuto, ma prima devi capire alcune cose. Chiudi gli occhi, Harry. Ascolta il tuo cuore. Cosa senti? Puoi farlo per me? Puoi ascoltare il tuo cuore?" Harry in risposta annuì semplicemente. Chiuse gli occhi e si abbandonò alla voce, decidendo di fidarsi. "Così, bravo." Pausa. "Cosa senti?" Harry ascoltò. Sentì grida di battaglie lontane, sentì sulle sue mani la sensazione dell'acqua fresca di un fiume, sentì calore, sentì voci lontane, tutte provenienti dal passato, da un passato che in qualche modo gli era familiare. "Sento tante voci, ma non sono sconosciute. In qualche modo, seppur diverse, mi sembrano familiari. Come se le avessi sentite qualche giorno fa. Cosa sono?" Louis, conscio che il giovane non lo poteva vedere, sorrise. "Sono le voci del passato. Appartengono a tutte le vite passate che hai vissuto. Che il tuo cuore ha vissuto. Concentrati, cosa ricordi?" Harry si concentrò. Il suo cuore, che non aveva mai smesso di correre frenetico, gli riservò un battito più forte di altri che lo portò sotto un cielo stellato. Harry vide degli occhi blu, sopra di lui. Sentiva un calore immenso, sia fuori, probabilmente proveniente da un fuoco, che dentro. Si sentiva bruciare. Poi sentì una voce, la stessa che gli stava parlando ora. Come era possibile? Un bacio sulla guancia, uno sulle sue labbra. Harry sentiva nitidamente le sensazioni, nonostante fosse solo lì in quel limbo. Poi sentì "Dolce creatura". A quello, tutti i ricordi di quella notte gli tornarono in mente. Gli tornò in mente il nome della persona che portava quegli occhi. "Louis" Louis sorrise commosso. Harry si era ricordato di lui. Non gli sembrava possibile. "Si, Harry, mio Harry, mia dolce creatura. Sono io." Poi prese un respiro e gli disse: "adesso ascoltami attentamente. Duemila anni fa ci siamo giurati amore eterno sotto le stelle. Ci hanno separato, ti hanno portato via da me. Quelle stesse stelle, testimoni del nostro amore, ora sono pronte a guidarti, ad indicarti la strada verso di me. Seguile fin sull'Olimpo. So che adesso ti sembrerà tutto confuso, ma, ti prego, ascolta il tuo cuore, lui ti condurrà da me." Poi la voce scomparse. Harry si agitò sul suo letto. Vide quelle immagini di cui aveva sentito solo le voci prima. Vide una battaglia, vide che lui stesso teneva in mano un arco e con quell'arco aveva appena scoccato una freccia che si era andata a conficcare nel ventre di un enorme volatile, un'aquila. Poi tutto cessò e si ritrovò circondato dall'azzurro. Per l'ultima volta sentì quella voce delicata che lo chiamò "Dolce creatura". In quel momento Harry si svegliò di soprassalto, mettendosi seduto sul letto di scatto, tutto sudato e con occhi sgranati disse "LOUIS" Il semidio dall'Olimpo, dove era ancora prigioniero, mentre cadeva nel sonno, stremato dalle fatiche e dagli stenti, sussurrò un flebile "Harry", e chiuse gli occhi. Ora toccava ad Harry salvarlo, sperava solo che il riccio avrebbe fatto la scelta giusta e che sarebbe arrivato in tempo.
   
 
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