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Autore: thewindscreamsmary    03/03/2021    1 recensioni
fatico ad esprimere le mie emozioni, ma ne sentivo il bisogno, sentivo la rabbia e la disperazione esplodermi in gola e non potevo non scriverne qualcosa. Credo che questa possa essere la risposta più adatta che potrei dare quando mi chiedono ''come stai?'', se solo ci riuscissi.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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volevo solo provare a realizzare ciò che è l’essere in vita, svegliarsi la mattina ed essere coscienti di essere circondati da una membrana in plexiglass opprimente, trasparente e ingombrante. Cose più grandi di noi poste su un piano individuale che ci rinchiudono, un qualcosa che non sento mio e doverne essere avvolta mi fastidia. Ciò che mi porto dietro dall’alba dei tempi potrebbe uscire a momenti, ho paura di mollare la presa, di mollare quella stretta di mano. L’arte come scappatoia alla follia, la lotta come metodo di affrontare la vita.
La passività della nostra classe è sconcertante, provo molta rabbia, è tutto così ipocrita e ingiusto.
Le due frontiere al mio interno sono in perenne scontro, non so chi sono, dove sono, lacune di memoria. Cosa ho fatto ieri?

L’antica voce delle mie origini mi richiama, ho un senso di dovere nei suoi confronti. Sento che devo farlo, che sono l’unica che ne sarebbe in grado, ma ho paura.
La rivoluzione mi ha sempre affascinata ma ora mi spaventa, ora che la ho fra le mani.
Al contempo la paura che tutto mi sfumi fra le mani, si sgretoli di fronte ai miei occhi è perennemente penetrante, la mia terra mi precipita sotto ai piedi. Chissà che triste orizzonte le si presenterà.
Tutto questo è stretto, la vera frontiera vuole nascondersi, la costruzione vuole distruggere.
L’ideologia dominante è opprimente se distante quasi quanto lo è se inconsciamente vivente, è costante per tutti.
Il mio pilastro, così distante, unica mia fonte di vita, potrebbe precipitarmi addosso in un qualunque momento, quella stretta di mano dai così profondi sentimenti potrebbe allentarsi. Ti amo, ho solo bisogno della nostra sicurezza.
D’altro canto, quello che è un vecchio trucchetto della psiche mi inganna ogni qualvolta ricevo uno sguardo, gettandomi in una marea di finte speranze momentanee e superficiali.
L’arte, prima fonte di vita, divenuta fonte di astrazione dalla vita stessa, e forse questo è vita.
La vita è momentanea, il semplice fatto che respiro non mi rende automaticamente viva, è come un’emozione, è temporanea.
L’inerzia dell’esistenza mi ha posseduta, forse dopo questo l’ho anche accettata. Credo sia la normalità, è la vita.
Ma in fondo cos’è che conta davvero in un mondo di superfici.
La vera libertà è forse quella individuale e non quella sociale così tanto acclamata dall’ideologia dominante?
La società odierna ci concede libertà di esistere ma non ci permette di vivere, è forse questa libertà? E’ forse questa vita?

Esistere per gli interessi loro, chi non contribuisce direttamente ai cardini della loro esistenza non possiede nemmeno la libertà di esistere, ma di lavorare, sotto forma di utensile umano.
Me ne vergogno, quando intrattengo i miei colloqui interni cerco di pensare alla fortuna che ho rispetto a molti altri, ma è proprio su questa sfortuna altrui che io trascino la mia.
Il ribrezzo a ciò che mi circonda mi pervade ogni respiro che faccio.
Vorrei trasformare questa mia empatia in azione, in cambio, ma non ne sento le forze, mi mancano le forze. Al contempo mi spinge avanti la fobia, anni passati a sentirsi debole mi impediscono di esserlo adesso.
Sono due blocchi opposti che si contrappongono, avrei solo bisogno di un suo abbraccio e sarei in grado di mozzare padrone per padrone, fino a non lasciare vivo nemmeno un fottuto maiale sulla terra.

 
   
 
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