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Autore: Elizabeth_Carre    04/03/2021    0 recensioni
"Ma in questo giorno più triste di altri, la certezza che due di noi potrebbero morire nelle prossime settimane ci fa sentire già tutti morti, e forse un po' lo siamo già."
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sprofondo nella disperazione. Mi muovo come un automa.

Lei è lì e annaspa per attraversare lo stagno. Ha lo sguardo spaventato e allarmato e cerca con tutte le sue forze di venire fuori dall'acqua. Quando ci riesce si getta nel sottobosco correndo e zoppicando. Registro il fatto che potrebbe essere ferita e cerco di svegliarmi dall'intorpidimento.

Inizio a mettere un piede dietro l'altro e in fine corro.

Corro più veloce che posso continuando a tossire per le esalazioni. Per fortuna siamo tutti abbastanza malconci e neanche i favoriti riescono a fare meglio di me per raggiungerla.

Di tutti i momenti in cui avremmo potuto imbatterci in lei questo è il peggiore. Se dovessi essere obbligato a ingaggiare un corpo a corpo per proteggerla, non so se riuscirei a farcela. Già in circostanze normali le probabilità sarebbero minime, ma così conciato, praticamente si azzerano.

Col cuore gonfio di preoccupazione ci inoltriamo nel bosco al suo inseguimento e scatto in avanti per superare tutti, sopratutto Cato, il più vicino di noi ma loro mi sono alle calcagna.

Spero che riesca a fuggire. Se mi metto in prima fila per bloccare gli altri e faccio finta di inciampare nei miei stessi piedi ancora in preda degli effetti del fumo, potrei farcela.

Forse.

Il cuore mi batte fortissimo e non solo per la corsa. Ormai sembra in trappola. Lo sembriamo entrambi ed io devo agire.

Sto per voltarmi per affrontarli quando vedo che lei inizia ad arrampicarsi su un albero. È brava in questo, lo so, ma come farà a fuggire da noi?

Quando raggiungiamo la base del tronco lei si è già arrampicata per circa sei metri. Si volta a guardarci e vedo nei suoi occhi la consapevolezza di essere braccata. Di aver preso la decisione sbagliata.

I miei alleati, di contro, sogghignano e ringhiano con la testa alzata verso il cielo per guardarla. Li vedo oltre la confusione che alberga nella mia testa.

-Come va, ragazzi? - grida lei da lassù sorridendo allegramente. Sorridendo!

-Abbastanza bene – dice Cato. -E tu? - le chiede.

Questo scambio di battute mi urta i nervi e non poco. La ragazza in trappola si permette anche il lusso di scherzare mentre io qui rischio un infarto. Stringo i pugni e inizio a lucidare il coltello con l'orlo della camicia. Non voglio vedere. Non voglio vedere. Non voglio vedere quello che succederà. Voglio solo riprendermi ed essere pronto ad agire.

-Fa un po' caldo per i miei gusti – risponde Katniss -l' aria è più fresca quassù. Perché non mi raggiungete – dice spavalda.

Quasi mi strozzo con la mia stessa saliva. Se non avessi così tanta voglia di salvarla, giuro che l'ammazzerei io stesso.

Forse però ha intenzione di spingerlo giù una volta che Cato l'avrà raggiunta. Non lo so. Forse vuole semplicemente farla finita o è semplicemente impazzita.

-Penso che lo farò – dice Cato.

-Ecco, prendi questo, Cato – gli dice Lux porgendogli arco e frecce.

Un bagliore di cupidigia passa fugace negli occhi di Katniss.

Quello è l'arco che avrebbe voluto correre a prendere dalla Cornucopia all'inizio dei giochi, quando ancora era ferma sulla piastra metallica. L'arco che io ho dissuaso dal prendere.

-No. Farò meglio con la spada – dichiara cominciando ad issarsi sull'albero.

Alzo gli occhi per cercare di capire come muovermi e pregando che Cato ruzzoli giù con tutto me stesso e vedo Katniss risalire ancora più su lungo l'arbusto.

Guardando con quanta destrezza lei si muove tra i rami, la paura che fino ad ora non mi ha quasi permesso di respirare mi abbandona del tutto e sorrido di nascosto pensando a quanto sia agile la mia ragazza.

Cato invece ha più difficoltà ad arrampicarsi. Il suo peso è tre volte quello di Katniss e la sua corporatura non gli permette di fare dei movimenti fluidi e veloci. I rami non reggeranno a lungo il suo peso visto che via via che si sale si assottigliano sempre di più.

Poco dopo infatti cade giù con un tonfo sordo.

Peccato che si rimetta in piedi quasi subito.

-Peso troppo perché i rami degli alberi possano reggermi – sibilla spolverandosi.

-Provaci tu, Lux – propone allora Marvel. - Puoi farcela – la incita.

Lei si mette l'arco a tracolla velocemente e comincia ad issarsi ma quando sente i rami scricchiolare sotto i suoi piedi, ha il buonsenso di fermarsi.

Appoggiata in bilico tra i rami cigolanti prova a raggiungerla tirando qualche freccia ma per fortuna ha una pessima mira. Forse per la posizione precaria. Continua a tirare frecce e ad armare l'arco senza sosta cercando di mettersi nella posizione più stabile possibile.

Cato ringhia di frustrazione accanto a me e la tentazione di provare a decapitarlo si fa strada dentro di me non solo per soddisfazione personale ma anche per riportare l'attenzione di tutti a terra e non lassù ma da morto non potrei esserle di alcun aiuto e quindi mi calmo.

Aspetto l'evolversi della situazione sperando che Katniss si dimostri abbastanza abile anche a schivare i colpi e che sia abbastanza resistente.

Con un ultimo urlo di frustrazione, Lux scaglia una freccia che si conficca proprio nel ramo in cui si trova Katniss che la prende e con fare canzonatorio si rigira tra le mani.

Se non fossi così arrabbiato mi godrei lo spettacolo secondo per secondo. È fantastica.

Lux scende seccata dall'albero.

-Grrr...- ringhia Cato – è in trappola, maledizione – impreca ancora.

-Dobbiamo raggiungerla. Voglio ucciderla – dichiara Lux.

-Lasciamola là – dico io con voce aspra sperando che questo dimostri un disprezzo che non provo. -Dove volete che vada? Ce la vedremo con lei domani mattina – dico.

È l'unica cosa che mi sia venuta in mente per farle guadagnare del tempo.

-Si – dice Clove – domattina dovrà scendere. È sceso il crepuscolo ormai e morirà di freddo lassù – continua compiaciuta. -Mentre noi cene staremo qui al calore del fuoco e se saremo fortunati, perirà per assideramento durante la notte. -

-No! - urla Cato. -Devo ucciderla io – urla quasi perentorio.

-Sì, sì. Era tanto per dire – si difende Clove.

Non perdiamo tempo e ci prepariamo per la notte.

Io mi sistemo un po' discosto dagli altri. Abbastanza vicino al fuoco per sentirne il calore ma non troppo vicino ai favoriti per sentire le loro chiacchiere piene di boria. In una posizione che mi permette di studiare di più quello che succede a Katniss.

Voglio farlo e devo farlo.

Oggi dovrò dare prova del mio amore per lei più del solito se voglio che gli sponsor le mandino qualcosa per farla uscire dal guaio in cui si è cacciata. O magari per far arrivare a me qualcosa che possa servirmi per aiutarla a fuggire o uccidere tutti i favoriti.

Mi accovaccio ai piedi di un albero e guardo verso di lei. La vedo infilarsi la giacca per ripararsi dal freddo pungente che si avvicina e stendere qualcosa sul ramo preparandosi per la notte. Si lega all'albero con una cintura e poi si ferma a guardare un attimo giù.

Lo faccio anche io e vedo gli altri in procinto già di addormentarsi mentre Lux a quanto pare ha montato la guardia.

Rivolgo lo sguardo di nuovo a lei e la vedo sconsolata mentre appoggia la testa contro il busto dell'albero.

-Kat – sussurro con voce tremolante.

La vedo versarsi quella che dovrebbe essere acqua su di un polpaccio e capisco ora il motivo del suo zoppicare. La osservo mentre lotta contro il dolore della ferita mordendosi una manica per soffocare i gemiti.

Così non faccio io. Rimango così. La osservo e gemo mentre sussurro ancora il suo nome.

Solo adesso mi dedico a me facendo il resoconto della situazione fisica in cui verso. Il petto mi brucia a causa della ferita che mi sono procurato durante la fuga dall'ondata di fuoco. È un dolore fastidioso ma sono cresciuto al calore di un forno a legna e ci sono abituato. A volte mi è capitato di scottarmi con qualche scintilla che scoppiettava mentre il pane cuoceva.

Da bambino ero solito avvicinarmi durante la cottura per vedere le varie trasformazioni del pane.

Allungo una mano per toccarmi attraverso il tessuto della giacca che mi sono messo addosso per stanotte e sento un lungo solco che mi attraversa l'addome. Stringo i denti e continuo la mia esplorazione. Con i palmi delle mani trovo parecchi graffi per tutto il mio corpo, sopratutto su braccia e gambe ma nulla di grave. Alla fine i sdraio meglio nel mio piccolo angolo e osservo quello che mi circonda.

Come tutte le volte che mi guardo attorno e che mi vedo accerchiato da ragazzi che non avrei mai incontrato se non fossi stato estratto alla mietitura, mi sento perso. Mi sento come se fossi nel corpo di un'altra persona. Non mi riconosco. Mi sembra di vivere la vita di qualcun'altro.

Mi guardo e mi manca il respiro.

Se fossi stato soltanto io il tributo del Distretto 12, di certo non avrei chiesto come alleati i favoriti. Non mi sarei mai abbassato alla stregua di sadici assassini. Probabilmente mi sarei mimetizzato con il selciato , possibilmente in un luogo a portata d'acqua e avrei aspettato la morte.

Perché sarebbe giunta prima o poi. Per la fame, per il freddo o la puntura di qualche insetto o il morso di qualche animale. Di sicuro non sarei diventato un vincitore.

Ma ho qualcuno da proteggere qui. Così tutte le volte che mi sembra di soffocare per la portata delle mie azioni, mi aggrappo all'unica cosa certa. Il mio amore per Katniss.

Amore.

Chissà se posso definirlo tale poi.

La ammiro. La stimo. Vorrei poterle camminare sempre accanto anche non necessariamente mano nella mano. Vorrei proteggerla e consolarla, prendermi cura di lei. In ogni momento della giornata.

Ma sì. Forse è amore. Ma posso davvero crederlo se non è ricambiato?

Forse allora sarebbe meglio se mi aggrappassi a me stesso. A tutto ciò che mi rende ciò che sono.

Il fatto che voglia dare tutto me stesso per un'altra persona la ice lunga su di me.

No. Non vincerò in questa arena. Ma ne uscirò vittorioso lo stesso. Brandendo nella mia anima ciò che sono e che sono stato.

Mi piace pensarmi come un baluardo di integrità e forse pecco un po' di presunzione nel farlo, ma io sono io. Non cambierò nonostante gli orrori che commetterò o che vedrò commettere. Le atrocità di cui sarò testimone non mi faranno cedere dal mio proposito di sacrificarmi per lei.

Ha sofferto troppo nella vita. Così come ha sofferto la sua famiglia. Non permetterò che succeda ancora. Finché potrò la proteggerò. O veglierò. Come adesso.

Devo trovare il modo di aiutarla. Di farla scendere da quel dannato ramo. Non avrei mai pensato che i suoi amati boschi si sarebbero trasformati anche in una gabbia. Ma di fatto è così. Una gabbia con sei persone ai piedi ad aspettare che ceda o cada. Cinque persone.

Se dovesse succedere so già che combatterò per lei e con lei. Se non mi farà fuori prima che possa schierarmi dalla sua parte. Che riesca a spiegarle.

Non posso fare a meno di sorridere al pensiero che potrebbe davvero succedere. Potrei davvero essere la sua prima vittima tra i favoriti.

-Oh, Katniss – sussurro a fior i labbra. E non mi nascondo più.

Quante volte nel cuore della notte ho mormorato il suo nome.

Oggi aveva quella pettinatura. Pensavo. Oggi ha fatto quell'espressione buffa col naso di quando non capisce qualcosa.

Solo nell'intimità della mia stanza mi sono permesso di sognare. E anche se questo non è da definirsi propriamente un sogno, anzi direi che è più un incubo, almeno mi rende libero di vivere ciò che sento.

Perso nelle mie riflessioni non mi accorgo subito che Katniss si è mossa per risalire ancora un po' lungo l'albero. Guarda un punto fisso davanti a sé.

Sorride. E poi la vedo anche io.

   
 
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