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Autore: Gaia Bessie    06/03/2021    4 recensioni
Cosa farai domani? Dove andremo oggi?
E cosa accadrà quando le cose da fare e i luoghi dove andare saranno irrimediabilmente terminati, perché non c’è – non c’è – più niente da fare e dove andare perché s’è tutto perso, tutto dimenticato, in una nuvola che promette gelido tormento. Forse domani, ti dici, forse domani sarà il giorno – e fare e andare saranno solamente le ennesime conseguenze che la vita ti concede come un regalo.
[Questa storia partecipa al contest "Storie alfabetiche" indetto da LadyPalma sul forum di EFP | Flashfic]
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ti preoccupare più (venticinque passi)
 
A me non piace distinguermi e mamma
Tu non ti preoccupare più
Ti giuro che non faccio tardi
E stendo tutti i panni e spengo la TV (e spengo la TV)
Non è il momento di morire, ah
Magari aspetto domani
 
Enula, Con(torta)
 
A volte è solamente questo, pensi: che la neve è pioggia ghiacciata e null’altro, che s’infrange sulla tua vita e la macchia irrimediabilmente. Bagnata, questa consapevolezza, sporca, ti tocca l’anima in un sussurro e non la lascia andare.
Cosa farai domani? Dove andremo oggi?
E cosa accadrà quando le cose da fare e i luoghi dove andare saranno irrimediabilmente terminati, perché non c’è – non c’è – più niente da fare e dove andare, perché s’è tutto perso (tutto dimenticato) in una nuvola che promette gelido tormento. Forse domani, ti dici, forse domani sarà il giorno – e fare e andare saranno solamente le ennesime conseguenze che la vita ti concede come un regalo.
Gelida, nonostante tutto, la consapevolezza che non sarà così, che allora domani ti sveglierai e semplicemente dirai, dirai.
«Ho sonno, mamma, lasciami riposare: ci vado domani a scuola, te lo prometto».
Interiormente vorresti dirle che non ci tornerai mai, ma le parole faticano a uscire e la sincerità non è altro che l’ennesimo idolo macchiato e sporcato di gelo con cui dovrai confrontarti nella tua vita. Lentamente, apri gli occhi: camera tua è esattamente come l’avevi lasciata nel dormiveglia di ieri. Misuri i passi con lo sguardo – quattro dalla porta, cinque dall’armadio – e concludi che sono troppi, per quest’esistenza congelata, troppi per convincerti ad abbandonare la consapevolezza dolcissima e bollente che sono le lenzuola – sanno ancora di lui. Non puoi farlo, semplicemente ammetti la possibilità di non riuscire ad alzarti (ed è a malapena mercoledì).
O, forse, non è impossibilità ma difetto di volontà e allora semplicemente quei nove passi non li vuoi compiere. Puoi dirti che è fatica, dolore e imposizione ma dentro di te la risposta sarà sempre una e comincia con il suo nome.
«Quando vorrai parlarmi… io ti aspetto, Gabri, te lo prometto».
Ridi sottovoce, mentre tua madre ti abbandona una carezza – anch’essa gelida – sulla fronte e scivola via in una scia di petali ghiacciati: sa d’estate che è ormai finita, consapevolezze sciolte all’altare (che in realtà è solamente un letto) delle tue occasioni perse.
Svegliati, ti sussurra sulla soglia di camera tua, ti prego, svegliati.
«Tu non ti preoccupare più: ti giuro che domani non faccio tardi e stendo tutti i panni, e non mi dimentico la tv accesa».
Ultime parole inutili, le tue: sono venticinque i passi che ti separano dal mondo dei sogni, e tu li compi correndo in un campo di neve. Venticinque, i passi che compi verso l’anteporta di quel mondo che è meno gelido di quello reale: Luca ti sorride – perso nell’alto dei cieli – e non ha nemmeno più la flebo attaccata al braccio, niente più punture cicatrizzate sul braccio.
Zuccheroso, il sorriso che ti rivolge mentre ti dice che – che dovresti svegliarti anche oggi: è solamente mercoledì, anche se tu non vuoi.

[464 parole]

 
Io chiedo ufficialmente scusa a chi solitamente legge in questo fandom, e so che dovrei vergognarmi profondamente di questa storia, ma sono anche un po' fiera.
Il compito era scrivere una storia con le frasi in ordine alfabetico, e questo è il mio tentativo, spero non troppo patetico. Spero di essere riuscita a trasmettere quella sensazione di straniamento tipico del dormiveglia, perché Gabriele racconta un po' i suoi pensieri appena sveglio.
Spero che vi abbia fatto piacere avermi letta.
Gaia
   
 
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