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Autore: Mercurionos    08/03/2021    1 recensioni
ULTIMO CAPITOLO: Alba e Cenere:
E lì, nell’ombra silenziosa e fredda,
sotto lo scampanellio della pioggia,
Vegeta volse lo sguardo alle proprie spalle,
e la vide.
L'Impero Galattico di Freezer, tirannico dittatore di tutto ciò che esiste: un periodo oscuro e inenarrato. Il rinnovato nucleo dell'impero attende tre guerrieri saiyan, gli ultimi della propria specie, predestinati a mostrare il proprio valore all'Universo. A partire dagli ultimi giorni del Pianeta Vegeta, fino a quel fatidico 3 Novembre, e oltre, nel massimo rispetto del magnifico Manga di Akira Toriyama.
Parte di "Dragon Ball: Sottozero", la vita dell'eroe che non abbiamo visto crescere.
Genere: Avventura, Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Freezer, Nappa, Nuovo personaggio, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dragon Ball - Sottozero'
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Capitolo 20 – Piano per lo Scombussolamento dei Saiyan, Parte 3 – Anno 2, 11 Germinale
 
“Radish e Pump ancora non si vedono…”
Vegeta si voltò, seguendo gli occhi di Mirk oltre le proprie spalle. Sullo spiazzo, dietro di loro, c’erano già parecchie persone, ma degli altri saiyan nessuna traccia.
“Saranno ancora in infermeria.” Disse Gladyolo, anticipando i pensieri del ragazzo.
“Cos’è successo adesso? Radish accusa i colpi ricevuti stamattina?” sghignazzò Vegeta.
“Non Radish, Pump. Non si è sentita bene.”
Il saiyan continuò a ridacchiare: “Beh, almeno questa volta non è colpa mia.”
“Brutto figlio di…” Per fortuna nessuno sentì parole tanto ineleganti uscire dalla bocca del principe di Pyaneta.
 
Un boato. Complesso, riverberato nel cielo. Tutti gli studenti alzarono lo sguardo. Un lontano luccichio sopra le loro teste si stava rapidamente appropinquando a terra, sempre più grande e brillante. Qualche punto luminoso si spezzò in tante scintille. Istintivamente, qualcuno arretrò di qualche passo. Decine e decine di piccole astronavi, col ventre nero, alcune rotondeggianti protuberanze gialle sul contorno, e un oblò circolare a prua, atterrarono sullo spiazzo del club di combattimento. Si sollevò molta polvere, vorticando leggera nell’aria. Il naso verde e oblungo del professor Malaka si fece largo nella coltre di terra, incorniciato dai lineamenti lucertoliformi e la scompigliata zazzera dello stesso colore della cacca delle rane del pianeta Popor. Che coincidenza!
 
“Buongiorno!”
La risposta di molti dei presenti fu un sommesso “Ack!” di genuino spavento.
Vegeta si voltò sogghignando, pronto a farsi gioco dell’assenza dei compagni. Incontrò il naso di Radish. Per poco non si scambiarono il bacio del vero amore.
“Ack!”
“Vegeta! Cosa fai, sta’ attento!”
“E tu non starmi così vicino, scemo!”
Vegeta si riassestò in fretta: “Quindi, state bene?” I suoi occhi puntarono su Pump. Lo ignorò, superandolo con qualche rapido passo. “Sei pronta?” Chiese fredda a Mirk. Lei annuì, un poco turbata dal volto inespressivo della saiyan, e le andò dietro, allontanandosi dal gruppo.
 
“Bene bene, vi vedo numerossi. – Il professore fece un vocione, tentando di catturare l’attenzione dei chiassosi studenti – Sspero che nessuno si sia ssottratto a quessta entussiasmante giornata piena di emossioni e attività!”
Tutto tacque. Il professor Malaka non era certo conosciuto per i suoi discorsi ispirati, quanto più per le lezioni all’apparenza interminabili e gli eterni sproloqui su meccanismi di qualsivoglia tipo, dai cannoni spaziali ai pannolini laser. Pareva che gli importasse soltanto che l’esercito ne facesse uso, anche sporadico, per poter inaugurare l’ennesimo sermone sull’insindacabile utilità di scouter, siluri e spremiagrumi.
“Ehm… Vedrete, il programma di oggi vi elettrissserà. Come già ssapete, ssiete stati abbinati ad un compagno per l’esercitassione odierna. Il compito di ciasscuna coppia ssarà lo stesso: raggiungere Cold, la prima luna del nosstro pianeta, atterrare nel punto dessignato, recuperare un campione biologico dalla superficie lunare e infine fare rientro allo sspazioporto di Neo Freezer, dall’altra parte della città. Una volta che avrete compiuto il vosstro dovere, ssarete liberi di andare.”
 
Un chiacchiericcio si levò rapido dalla calca. Il professore però, già se lo aspettava: “Badate bene! Non penssate di poter ssvolgere ssuperficialmente il compito asssegnatovi per potervi dileguare in fretta! Ssaremo accompagnati dal centoventissettessimo squadrone ricognitori, che interverrà ssolo in caso qualcuno – per qualche curioso motivo, il professore spostò lo sguardo su Vegeta, e così fece ogni altro essere vivente, pluricellulare o meno, si trovasse in quell’istante su quello spiazzo – combini qualche sstupidaggine, inoltre ssi asssicurerà che tutti voi vi impegnerete a dovere. Mi auguro vivamente che non ssia necesssario l’intervento di nesssuno. Domande?”
 
Qualche cadetto lanciò qua e là un’occhiata, ma dal piazzale non si levò nessuna voce.
“Ssspettacolare! Allora potete partire quando volete! Fate però in modo di non resstarci secchi, altrimenti Lord Freezer potrebbe licenssiarmi, o peggio, potrebbe mandarmi ssu Freezer ssettantanove a riparare medical machine! Ssu, al lavoro!”
 
Si aprirono sportelloni, a decine, con uno sbuffo ovattato. Un paio di navette, probabilmente in mano a qualche pilota più pratico, presto si librarono in aria lasciandosi dietro solo qualche effimera folata di vento e sparirono presto lontano, verso lo zenit.
 
Due sedili, una plancia di comando, un singolo, rotondo oblò sul davanti. Le navette biposto dell’esercito non vantavano certo chissà che tipo di optional, ma erano compatte, rapide e semplici da pilotare, anche per dei cadetti. Vegeta si fiondò sul seggio di destra, afferrando rapace il volantino della barra di comando. Sia mai che qualcuno metta in dubbio le sue doti e il suo diritto di comando. Radish non ebbe ancora sigillato il portellone che la navicella si era già alzata di qualche metro dal terreno. Poi la macchina si fermò improvvisamente in aria, emise un clangore raccapricciante, e si fiondò spiraleggiando verso terra. Due imprecazioni e tre testate più tardi Radish riaprì gli occhi nella navetta capottata. Vegeta era ancora al suo posto, incastrato nel sedile sul soffitto: incredulo pestò un pulsante dopo l’altro (senza criterio alcuno, naturalmente) nel vano tentativo di comprendere cosa fosse andato storto.
 
Radish si rialzò dolorante e, mentre si massaggiava la testa bernoccolata, fece di tutto per ignorare le colleriche grida sibilanti del professor Malaka, provenienti dall’esterno del vascello.
“Radish, questa nave ha qualcosa che non va, deve essere guasta!”
“Maledizione, Vegeta! Hai messo la retro!” Radish alzò una mano, indicando furioso la manetta al centro della plancia, inclinata del tutto verso il pavimento.
“Non dire idiozie, ci siamo capottati perfettamente verso destra, sulla navetta di Kiwi.”
“Sbaglio o tieni la cloche al contrario?!”
Vegeta abbassò lo sguardo. Anzi, lo alzò, dopotutto la navicella era ancora capovolta, affossata nel terriccio del campo di combattimento. Ora che Radish glielo aveva fatto notare, sì, sulle diapositive che aveva detto di aver studiato il volantino era raffigurato diversamente. Girò l’attrezzo su sé stesso e voilà, ecco che gli sembrò tutto giusto. Il principe raddrizzò in quattro e quattr’otto il vascello spaziale, scaraventando un po’ ovunque per l’angusta cabina il povero Radish, e finalmente si diressero verso l’alto, verso lo spazio.
 
Mirk si era bloccata di fronte alla nave assegnatale. Lo sportellone non voleva proprio saperne di aprirsi. Ogni tanto si lasciò sfuggire qualche occhiata in direzione di Pump che, in disparte, ammirava gli inutili sforzi della collega. Sospirò a più riprese, sempre più confusa.
“Riesci ad aprirla o no?” il malumore di Pump filtrò attraverso le sue parole.
“Non riesco… a capire… La leva non… Hnng! Non si muove!” Per poco non rischiò di scardinare l’intera parete d’acciaio del mezzo.
“Scansati.”
Pump afferrò la leva sul fianco della navicella. Girò la mano, e con essa la manopola, e si sentì uno scatto. Allora tirò la leva verso di sé, e la portiera fischiando scivolò verso l’alto.
 
La saiyan non aspettò l’altra ragazza e, non appena lo sportellone ebbe finito di alzarsi, balzò verso l’interno della nave. Scelse il sedile di sinistra. Allungò le gambe, poggiandole sul cruscotto, e incrociò le mani sul petto. Si accorse ben presto di non essere abituata a fare la dura come il principe: era sdraiata malamente su un sedile troppo largo per lei, tanto che non riusciva a poggiare i gomiti da nessuna parte, e la plancia si rivelò essere molto più lontana del previsto. Per non scivolare a terra dovette allungarsi ancor di più, col sedere all’aria e le gambe tese come travi d’acciaio. Era così concentrata nella messinscena da non aver nemmeno considerato l’opzione più semplice, di sospingersi con il ki.
 
“Non vuoi pilotare tu? Gladyolo ha detto che non hai mai potuto guidare, sul tuo pianeta.”
“Ti ha anche detto quante volte vado in bagno ogni giorno?”
Mirk ruzzolò a terra.
“Guida tu. Tanto sei più brava di me.” Sbottò Pump. L’altra non rispose, si sedette al proprio posto e avviò i motori. Presto la navicella si alzò in volo, superò le nuvole, poi l’atmosfera. Il vascello traballò per un istante, poi ogni suono, ogni vibrazione svanì nel freddo vuoto dello spazio.
 
“Che decollo semplicemente magnifico.”
Mirk si sentì canzonata: “Non direi. Non sono riuscita nemmeno ad aprire la porta.”
“Oh, che bello! Perlomeno posso esserti utile per qualcosa.”
La ragazza si voltò di scatto. Pump non la degnava di uno sguardo, anzi, pareva volersi nascondere dalla sua vista. Premuti un paio di pulsanti, la plancia emise un suono: il pilota automatico era entrato in funzione.
 
“Cos’è successo stamattina?” L’apprensione di Mirk era più che sincera.
“Niente.” In risposta, solo freddezza.
“Vegeta ha di nuovo detto qualcosa di inopportuno?”
Gli occhi neri della saiyan scattarono, i piedi pestarono in terra per alzarla, quasi a volersi incavare nella corazza del vascello.
 
“Che c’entra Vegeta adesso?!”
Ritta in piedi, Pump superava di poco in altezza la compagna. Qualcosa dentro di lei le disse di approfittarne, e strinse gli occhi in un arrogante cipiglio, proprio come avrebbe fatto Vegeta.
Proprio come avrebbe fatto Vegeta.
Le braccia le cascarono lungo i fianchi, e si lasciò cadere sul sedile vuoto. Oramai aveva perso ogni controllo sulle proprie azioni. Si strinse le tempie in quella tempesta di pensieri tra le mani, senza trovare saldo approdo.
 
“Quindi Vegeta non ha fatto nulla?”
“No.” Un rantolo, più che una risposta.
“Allora sono io il problema.”
Pump non replicò. Ma all’altra, questo fu sufficiente: si piegò dall’altra parte, tornando a concentrarsi sui comandi della nave.
 
Note dell’Autore:
Uff… Sono passati più di tre mesi da quando ho iniziato a scrivere il capitolo. Che palle studiare. Questo capitolo è un dolore anche per me, non solo per Pump.
 
Vorrei consigliarvi la storia “Il Giardino delle Parole” (il cortometraggio di Shinkai in confronto è pietoso), sempre nella sezione Dragon Ball. È una storia scritta magistralmente dalla grande sese87, ed è “incredibilmente Dragon Ball”, se capite cosa intendo. Inoltre le metafore nel testo sono veramente BLAM, ma tipo BOOM, quelle che DANNUNZIOLEVATI. Delle AU decenti si trovano raramente, e questa è davvero bella.
 
Vi consiglio anche le ultime due storie di Sana_Jasm97 che, per quanto siano molto lontane dal mio stile, ho trovato molto ma molto carine. Finalmente qualcosa di romantico senza inciucci strani e volgarità a casaccio.
 
Spero in ogni caso che vi sia piaciuto il capitolo, e vi ringrazio in caso vogliate lasciarmi da qualche parte un commento.
 
La prossima e ultima parte del capitolo sarà EXTRALUNGA per nessun motivo in particolare. Mi è venuto più lungo del solito e non vedo il motivo di spezzarlo a metà. Spero davvero che vi piaccia, non perdetevelo assolutamente!
   
 
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