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Autore: Aceaddicted_    08/03/2021    0 recensioni
«Ehi… una volta che avrò sistemato questa faccenda e avrò fatto di Barbabianca il Re dei Pirati…un giorno salperemo per mare, vivremo come vorremo più liberi di qualunque altro! Non perderò mai, hai capito Fanie?» disse con convinzione stringendola tra le proprie braccia, baciandole i capelli.
Una storia avvincente, in bilico tra il desiderio della ribalta e l'amore, che porterà Ace e Fanie a fare delle scelte difficili lungo il loro cammino. La Grande Era della Pirateria, sarà davvero giunta al capolinea?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Marco, Monkey D. Rufy, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace
Note: Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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“NUOVA EDIZIONE DEL GIORNALE – Marineford
Nelle ultime ore è stata decisa la data di pubblica esecuzione del comandante della 2ª flotta dei Pirati di Barbabianca, il famigerato Portgas D. Ace. L’esecuzione si terrà esattamente tra tre giorni alle ore 15.00 nella piazza principale di Marineford. Le maggiori figure della Marina e della Flotta dei Sette sono state ufficialmente convocate a presidiare l’evento di rilievo mondiale, in quanto alleati della Giustizia Mondiale. Sarà finalmente giunta a capolinea l’Era della pirateria? Sicuramente questo sarà un grande messaggio da parte della Marina.”
 
«Dobbiamo avvisare subito il capitano!» esclamò Hina voltandosi verso gli altri componenti della ciurma, ripiegando su sé stesso il giornale e tenendolo ben stretto tra le mani tremanti. Scattò correndo allarmata verso la poppa della Bloody Mary, facendosi strada tra i compagni ed arrivando incespicando ansimante davanti a quella porta di legno massiccio: la cabina del Capitano.
 
«Capitano…» mormorò bussando alla porta, cercando di mantenere una parvenza di calma sapendo che una volta comunicata la notizia sarebbe stata l’unica emozione mancante su quel brigantino.
 
«Stefanie, è arrivato il giornale. Apri è urgente!» continuò la Vice della Bloody Mary, battendo con più forza su quella maledetta porta e facendosi scappare un tremito di voce.
 
La porta si aprì e con essa apparve il Capitano dei Pirati di Forget Me Not, Stefanie Edward, nonché la figlia del grande Barbabianca. L’uomo più vicino all’One Piece dopo il Re dei Pirati Gol D. Roger.
A differenza del padre era una ragazza minuta, ma con una forza ed una determinazione da poter competere con Newgate stesso. Ad appena 20 anni si separò dalla ciurma dei Pirati di Barbabianca, prendendo il mare da sola, formò i Pirati di Forget Me Not e divenne una delle nuove leve nel Nuovo Mondo.
 
Figlia del mare anch’essa come il padre, possedeva un Paramisha: Memo Memo, il quale permette all'utilizzatore di manipolare i ricordi delle persone. Da questo potere ne derivò il nome di “Piratessa Forget Me Not”.
 
«Hina, cos’è tutta quest’agitazione?» domandò il Capitano, aprendo la porta di legno ed appoggiandosi ad essa con una spalla, scrutando la sua subordinata.
 
Cresciute assieme, Hina fu una dei primi compagni di Stefanie, con la quale fianco a fianco formarono la nuova ciurma diventando fidate sorelle di mare. Coetanee all’età di 24 anni, ambiziose di conquistare il Nuovo Mondo e lasciare i loro nomi alla storia. Avevano di certo entrambe grandi aspettative.
 
«Guarda qui, mi dispiace…» mormorò la giovane, abbassando lo guardo su quel maledetto giornale allungandolo all’amica.
 
Stefanie era confusa, sapeva che il suo fidato braccio destro non si lasciava sconvolgere tanto facilmente da un paio di notizie lette sul gazzettino del mare. Prese il giornale e fece calare lo sguardo sulla pagina di copertina.
 
Il cuore ebbe un sussulto. Il viso s’imbalsamò rivolto su quella pagina. Il cervello iniziò a correre, milioni di pensieri le balenarono in testa: ricordi, parole, momenti ed emozioni vissute. Non riuscì a tirar fiato. Era come se il proprio corpo fosse immobilizzato, non rispondeva.
 
Hina la guardò ed in preda alle lacrime decise di voltarsi, lasciando al proprio capitano, anzi la sua migliore amica, la privacy di non reagire davanti a lei. La porta si richiuse pesantemente e le spalle del minuto capitano si appoggiarono ad essa, nel disperato tentativo di non cadere atterra nel panico.
 
“Nelle ultime ore è stata decisa la data di pubblica esecuzione del comandante della 2ª flotta dei Pirati di Barbabianca, il famigerato Portgas D. Ace.”
 
Lesse e rilesse quelle prime righe, come se non sapesse più farlo o come se il proprio cervello stesse inventando tutto quanto, ma quelle parole erano lì. Quel nome era lì. “Portgas D. Ace”.
 
Stefanie tirò un profondo respiro, portò una mano al ventre per sentirne il movimento; quella sensazione di apnea continuava a persuaderla, accompagnandola fino alla poltrona all’interno della sua stanza. Allungò una mano tra i lunghi capelli ramati, setosi e lucenti, scostandoli dietro una spalla mentre chinò il capo verso il giornale per leggere l’intero articolo. Un profondo respiro e lasciò scorrere gli occhi sul quel breve paragrafo, mentre la sua mente continuava ad avere frame di ricordi.
 
“Non scapperò davanti a nessuno. Non perderò mai.”
 
«STUPIDO!» ruggì Stefanie battendo un pugno sul tavolo allontanandolo in seguito con una forte spinta. Poggiò i gomiti su di esso, la testa tra le mani.
 
“Non importa come, noi due dobbiamo vivere senza rimpianti! La prossima volta che ci vedremo, sarà all'apice della pirateria.”
 
Le gote si inumidirono, il respiro iniziò ad affannare insieme a quella morsa al cuore che faceva sempre più male, ritrovandosi a singhiozzare come una bambina inerme nella tempesta. Tre giorni e non avrebbe più potuto vedere quell’incosciente. Non avrebbe più potuto urlargli addosso quando prendeva tutto di petto senza riflettere; pensare non era sicuramente una delle sue doti di spicco.
 
«Non può andare così, sei uno stronzo duro a morire Ace...» bisbigliò in un autoconvincimento.
 
Si asciugò il viso velocemente, raccolse il giornale e si diede una sistemata generale. Il tempo correva. Era un capitano, una delle leve del Nuovo Mondo e si erano fatti una promessa. Non poteva certo finire così, tutti i loro progetti non potevano svanire in un soffio.
Uscì dalla propria cabina ed intorno a lei il silenzio più gelido l’avvolse, seguito dal frusciare del mare e dagli sguardi attenti e comprensivi della propria ciurma. Conoscevano il loro capitano, sapevano dei loro trascorsi. Avevano combattuto fianco a fianco con Pugno di Fuoco più di una volta, e più di una volta avevano visto lo strazio dei loro addii. Entrambi orgogliosi ed entrambi con un sogno da realizzare. Non c’era spazio per l’amore. Si erano ripromessi innumerevoli volte che sarebbe arrivato il loro momento assieme, avrebbero solo dovuto aspettare che giungesse. Lo amava, lo odiava, ma si erano fatti una promessa senza scadenza.
 
“Dovunque noi siamo, qualunque cosa facciamo, questo legame è indissolubile. Arriverà il giorno in cui vivremo assieme la vita che abbiamo sempre voluto. Tienilo ben a mente Fanie.”
 
Stefanie a passo deciso salì sulla parte più alta della Bloody Mary, mentre la ciurma dei Pirati di Forget Me Not si radunò sotto di essa in attesa del proprio capitano.
Una giovane donna, minuta, con il coraggio di una leonessa. Spiccava sulla vetta della poppa con i capelli che svolazzavano al vento, in attesa del suo ruggito.
 
«Pirati di Forget Me Not!» ruggì.
«Siamo tutti a conoscenza di ciò che sta per accadere a Marineford. Non mi dilungherò troppo nel discorso visto il tempo prezioso più che mai in questo momento. Come vostro Capitano ho sempre cercato di venire incontro alle nostre esigenze per il bene di tutti, ma questa volta devo farvi una richiesta del tutto egoistica. Non vogliatemi male. Siete liberi di seguirmi o meno, non proverò rancore verso nessuna e nessuno di voi. Siete la mia famiglia, i miei fratelli e proprio per questo ho bisogno di voi…» fece una breve pausa ad allontanare l’imbarazzo e la fragilità che in quel momento la stavano possedendo.
 
«Io, Stefanie Edward, salpo per Marineford all’istante. Con il vento a favore dovrei riuscire a raggiungere la fortezza entro la data dell’esecuzione di Ace. Non mi fermerete, quindi non sprecate energie, ma impiegatele nel seguirmi per chi deciderà di assecondarmi.»
«Alzi la mano chi è con me!» ruggì a conclusione la leonessa, alzando uno sguardo fiero e vibrante.
 
Da buon capitano si fidava della propria ciurma, avevano condiviso tanti momenti difficili ed altri tanti momenti di gioia, ma era la prima volta in cui si trovava costretta a scegliere: l’avventura o l’uomo che amava? Non poteva permettersi rimpianti, non qui e non ora.
 
Le mani della ciurma iniziarono ad alzarsi debolmente, tra gli sguardi scettici e titubanti di chi sapeva benissimo stessero andando incontro ad una delle battaglie più difficili della storia. La morte era una certezza a metà, non poteva negarlo, ma sapevano anche che non sarebbero stati da soli e che Barbabianca sicuramente si era già mosso in soccorso del suo pupillo. Conosceva i suoi uomini, orgogliosi fino alla morte, ma tanto buoni di cuore, avrebbero dato la vita per la propria famiglia.
 
«Siamo tutti con te!» un urlo si librò nel silenzio del mare, riecheggiando tra il fruscio del vento. Tutta la ciurma svettava i pugni in alto, con i volti ricolmi di fierezza e fiducia per quella giovane donna che vantava il nome di nuova promessa della Grand Line.
 
«Portgas D.Ace è stato un nostro grande alleato, a volte addirittura un compagno effettivo. Non si è mai tirato indietro nel darci una mano, nell’unirsi in battaglie che non gli appartenevano. Siamo in debito con lui e con te Capitano.» aggiunse Hina facendosi portavoce della ciurma, camminando incontro all’amica posandole una mano sulla spalla in segno di supporto.
 
Stefanie volse gli occhi attorno a sé, in silenzio e grata di essere circondata da donne e uomini meravigliosi che la supportavano in tutto e per tutto, aiutandola a crescere nel suo percorso alla conquista della Grand Line. Si era fatta da sola, o meglio con loro. Non aveva mai sopportato di essere considerata “La figlia di Barbabianca”, odiava tutto ciò ed anche per questo, a differenza di Ace aveva lasciato la ciurma di suo padre nella quale si erano conosciuti in giovane età.
Se avesse ripensato ora a quei giorni le sarebbe venuto da sorridere.
 
Appena salito a bordo della Moby Dicky, Ace era in perenne lotta con Barbabianca, cercando in tutti i modi di ucciderlo nonostante fosse l’uomo che l’aveva salvato dal vagabondare per i mari in cerca della sua strada. Odiava quel ragazzino arrogante, chiassoso e sopportava ancora meno che Marco lo vegliasse in quel modo tanto affettuoso, che fino ad ora aveva riservato solo per lei. Più crescevano e più si sentiva spodestata in quanto donna e debole confronto a quel giovane promettente. Newgate era riuscito con il tempo a far breccia nel cuore di Ace, il quale a sua volta instaurò rapporti di famiglia con l’equipaggio e rivelandosi un bravo ragazzo, caparbio ma di gran cuore e lealtà.
 
Una notte, mentre tutti dormivano, Stefanie trovò il giovane Ace sul ponte immerso nei pensieri con gli occhi lucidi e la testa ricolma di pensieri. Lo avvicinò silenziosa, facendolo imprecare nel trovarsela accanto.
 
«Cosa stai facendo?» gli domandò perplessa, osservandolo con gli occhi ingenui della giovinezza. Erano passati circa sei mesi da quando convivevano sulla stessa nave, ma Ace era sempre stato avverso nei suoi confronti e tanto meno lei, considerandolo un rivale.
 
«Monto la guardia, torna a dormire bambinetta.» schioccò severamente quella risposta, senza nemmeno degnarla di uno sguardo. Era una ragazzina, le donne non serviano su una nave pirata.
 
«Sarò anche una ragazzina, ma quello che sta piangendo come una femminuccia sei tu. Da solo e lontano dagli sguardi dei veri pirati. Chissà cosa penserebbe Mio Padre…» lo istigò Stefanie andando dritta con un colpo basso in pieno orgoglio. Anche se non lo ammetteva il giovane ragazzo provava grande stima per il Babbo, e di conseguenza molta soggezione nel dovergli dimostrare di poter essere un suo pari in futuro.
 
«Rimangiati subito quello che hai detto! Se lo dici a qualcuno ti butto in mare, tanto annegheresti! Diventerò un pirata e sconfiggerò chiunque intralci il mio cammino e mi guadagnerò la gloria che molti sognano! Soltanto allora sarà valso vivere la mia vita! Non mi importa se il mondo mi rifiuta, possono odiarmi quanto vogliono! Diventerò un grande pirata e proverò che sono il migliore di tutti! Non scapperò davanti a nessuno. Non perderò mai. Non mi importa se sarò temuto, quello che voglio è che il mondo conosca il mio nome!» gridò a tutto fiato Ace, scattando in piedi su un barile di Sakè accanto a loro, destrandosi insieme al suo pugnale facendolo ondeggiare come un vero pirata.
 
Stefanie rimase a guardarlo da sotto la sua figura, percependo per la prima volta la sua ambizione e la volontà di vivere libero. Sapeva solo una parte del passato di Ace, Marco più di una volta provò a mediare tra i due giovani per fargli fare amicizia, ma in quanto a testardaggine erano alla pari.
 
«Cos’è tutto questo casino? Filate in coperta a dormire, tutti e due!»
 
Una voce ruggì alle spalle della giovane, la quale sapeva benissimo appartenesse al padre. Ace si pietrificò aspettando di ritrovarsi scaraventato alla prua della nave, come metà delle volte che l’aveva fatto arrabbiare, ma questa volta nulla di tutto ciò accadde. Newgate accompagnò le giovani generazioni sottocoperta, aspettando che entrambi si mettessero nelle brande.
 
«Mi aspetto grandi cose da voi due. In primis che vi copriate le spalle a vicenda e poi che realizziate i vostri sogni e siate felici. Ora dormite seccature!» si congedò così l’uomo più temuto della Grand Line, lasciando i ragazzi avvolti nel buio insieme a quelle parole.
 
«Ace… quello che hai detto prima…» bisbigliò Stefanie voltandosi verso di lui.
«Ci riuscirò stai a vedere…» ribatté Ace sulla difensiva.
«Sono certa che il mondo conoscerà il tuo nome nel tempo… Buonanotte.» lo sorprese così la femminuccia che lui stesso sfotteva, ma dalla quale cercava tremendamente un appoggio, lasciandolo stupito ed appagato, facendolo addormentare con un sorriso sulle labbra.
 
«Allora è deciso, si salpa per Marineford!» un urlo si librò in aria, seguito da quello della sua ciurma che giurò così ancora una volta fedeltà al Capitano dei Forget Me Not.
  
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