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Autore: T612    09/03/2021    1 recensioni
Spoiler Alert: dedicato a tutti coloro che non hanno la più pallida idea di cosa significhi il secondo post-credit del nono episodio di WandaVision.
[Thomas & William Maximoff centric / Guest star: Doctor Strange]
Genere: Angst, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Doctor Stephen Strange, Wanda Maximoff/Scarlet Witch
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Avviso dalla regia:

Ribadisco che se non avete visto il finale di stagione di WandaVision, soprattutto la seconda scena dopo i titoli di coda, qui troverete spoiler enormi. Proseguite a vostro rischio e pericolo, per qualunque altra spiegazione relativa alla genesi di questo scritto vi invito ad arrivare all’ultima riga, credetemi se vi dico che è più facile “narrare”.





 

«Il Darkhold è scomparso di nuovo.» Wong lo annuncia senza troppi giri di parole, con il tono infranto di chi, in veste di bibliotecario, non è riuscito a portare a termine il compito per cui era stato insignito.

«Ne sei sicuro?» Stephen solleva lo sguardo pallido sull’espressione affranta nel Monaco, chiudendo il tomo che stava consultando, per nulla sorpreso dal portale apertosi improvvisamente al centro del proprio studio.

«Nello scantinato della Signora Harkness non ce n’è più traccia.» conferma Wong, torcendosi nervosamente le dita al riverbero degli incantesimi che aveva percepito a Westview fino a qualche minuto prima. «Maximoff…?»

«Deve aver scoperto l’esistenza delle rune… non riesco a localizzarla.» annuncia Strange con tono irritato, cadendo con lo sguardo sul libro che sperava incautamente potesse venirgli in aiuto per aggirare il problema… uno dei tanti, per lo meno, l’assenza quinquennale dal Sanctum Sanctorum era stata una decisione sofferta che aveva portato a squilibri di difficile gestione ora che era tornato a prestarci attenzione nelle vesti di Stregone Supremo, senza contare che l'assenza delle Gemme aveva costretto i Monaci dell'intero pianeta a ritornare sui testi antichi per contrastarne gli effetti negativi e, in mezzo a quel delirio senza capo né coda, Wanda Maximoff aveva ben pensato di ritagliarsi un ruolo da protagonista riscrivendo la Realtà portandola all’orlo del collasso, per poi decidere deliberatamente di prendersi una vacanza dalla durata non pervenuta.

«Quindi è vero? Maximoff è la Scarlet Witch?» lo interroga Wong reticente, ben consapevole che gli esseri in grado di occludere la propria presenza fisica ed astrale allo Stregone Supremo si contino sulle dita d'una mano.

«Temo di sì… ma quello che mi preoccupa sono i bambini.» replica Strange stanco, puntando i gomiti al tavolo e portandosi le dita guantate alle labbra con aria riflessiva. «Non riesco a localizzare nemmeno loro.»

«I gemelli?» chiede Wong con aria confusa, risparmiandosi di constatare l’ovvio sottolineando che Thomas e William Maximoff erano scomparsi insieme all’ESA.

«Un Incantesimo di tale complessità, soprattutto se inconsapevole, lascia tracce.» chiarisce Stephen con tono saccente, storcendo le labbra in un’espressione infastidita che acuisce i dubbi del Monaco.

«Tracce di che tipo?» chiede l’uomo cauto, scartabellando mentalmente una lista che si rivela essere inconcludente, considerato che fino ad un paio di giorni prima entrambi gli Stregoni non erano alla conoscenza dei gemelli e, per quanto lo riguarda, l’ultima volta che aveva sentito parlare di una Scarlet Witch risaliva ai primissimi anni del proprio apprendistato a Kamar-Taj.

«È questo il problema, Wong.» sentenzia Stephen Strange visibilmente infastidito. «Non lo so nemmeno io.»

 

***

 

«…--qui le indagini a Westview proseguono, la squadra capitanata dall’agente James Woo garantisce che i cittadini di Westview sono scossi, ma stanno complessivamente bene. Ad oggi non si hanno ancora notizie di Wanda Maximoff, l’Avenger ha lasciato la cittadina un paio di giorni fa e--...»

«Jeff potresti spegnerla, per favore?» la voce di Rebecca Kaplan sovrasta il brusio lieve del servizio della CNN trasmesso dal relitto di un televisore a tubo catodico. «Ne ho abbastanza.»

«Credevo ti interessasse.» afferma la voce del Signor Kaplan, presto seguita dal rumore statico di spegnimento.

«Mi interessava quel tanto che bastava per capire che la poverina ha avuto un crollo nervoso… era prevedibile in un certo senso, se tutto ciò che hanno detto in conferenza stampa l’altro giorno è vero.» replica la donna con sufficienza, cadendo con lo sguardo sul monitor che segnala il battito cardiaco stabile del loro primogenito, sporgendosi a pettinargli le ciocche corvine cercando di tranquillizzarsi, sforzandosi di non richiamare alla mente il vuoto dei cinque anni appena trascorsi reso opprimente dall'assenza dei figli. «Resto io?»

«Come preferisci… faccio io la notte, torno a darti il cambio dopo cena quando ho sfamato le altre due belve.» cerca di scherzare Jeff, chinandosi a posare un bacio tra i capelli della moglie. «Raccomandazioni dell’ultimo minuto?»

«C’è della pizza surgelata in freezer, anche quella senza glutine per Jacob… e ricordati di firmare i moduli di Isaac, li ho lasciati sopra il tavolo del soggiorno.» commenta Rebecca in pilota automatico, distogliendo lo sguardo dal viso addormentato di William. «Dici che staremo mai bene? Nel vero senso della parola.»

«Certo che sì… si risolverà tutto, promesso.»

 

***

 

«Possiamo andare?» chiede Thomas Shepherd al padre stringendo le cinghie del borsone contenente tutti i suoi averi accumulati in tre settimane di ricovero, quando quest'ultimo si palesa al bancone della reception e gli indica la porta d'ingresso con un cenno del capo. 

«La Dottoressa Palmer ci ha dato il via libera, torniamo a casa.» conferma Frank allungando una mano per prelevargli il borsone, girando i tacchi ed avviandosi a passo spedito in direzione del parcheggio, continuando a conversare dandogli le spalle. «C'è anche Mary a cena stasera… potremmo mangiare qualcosa di speciale per festeggiare le tue dimissioni, che ne dici?»

«La chiami Mary, ora?» elude la domanda Thomas, incespicando dietro le falcate del padre, il quale irritato dalla sottolineatura sembra aumentare ancora di più il passo di proposito.

«Come altro dovrei chiamarla?» replica Frank a tratti infastidito, raggiungendo l’auto parcheggiata ed aprendo le portiere automatiche con un movimento irritato della chiave.

«Non lo so, “Mamma” forse? Divorzio e cinque anni di assenza a parte è pur sempre mia madre.» brontola il ragazzo con una scrollata di spalle, aprendo la portiera del passeggero e prendendo posto in auto, sfilando gli auricolari dalle tasche escludendosi al resto del mondo… Thomas trova estremamente difficile concepire l'idea che le liti interminabili che lui faceva risalire solamente a un mese prima, suo padre le collocava a distanza di cinque anni, reputando ora a dir poco surreali anche i più semplici gesti d'affetto, come se Frank in quel lasso di tempo si fosse completamente dimenticato come comportarsi nei confronti suoi e di sua madre. Paradossalmente il Blip aveva velocizzato le cose spingendo Mary a firmare i documenti del divorzio rendendo Frank libero come lo era stato negli anni precedenti, raccogliendo in una valigia i pochi averi accumulati in un mese di ritorno dalle ceneri e scaricando Thomas tra le grinfie dell'uomo senza sentirsi in colpa – come al solito Tommy non aveva avuto voce in capitolo, in una malata cansapevolezza rassicurante che certe cose non sarebbero mai cambiate, Blip o meno.

«Ti ho chiesto cosa vuoi mangiare per cena, Thomas.» lo riprende suo padre strappandogli un auricolare dall'orecchio, mantenendo un’espressione impassibile quando il ragazzo si limita a fare spallucce e replica vago, lamentandosi a mezza voce quando Frank gli scompiglia i capelli biondi in un blando tentativo di affetto. «So che la situazione è quella che è… ma possiamo cercare di farla funzionare? Per favore.»

«Ci provo, okay?» sbuffa Thomas con rassegnazione, afferrando nuovamente l’auricolare sequestrato e rivolgendo la propria attenzione al finestrino. «Ma non prometto niente.»

 

***

 

«Ha chiamato Christine.» annuncia Strange di punto in bianco voltando l'angolo, sorprendendo Wong al termine dello scaffale della biblioteca.

«La tua ex.» deduce scettico il Monaco, superandolo con il carrello pieno zeppo di volumi rilegati e polverosi. «Perchè la cosa dovrebbe interessarmi?»

«Raccontava che oggi ha firmato i documenti di dimissione di due sedicenni. Hanno perso entrambi i sensi tre settimane fa senza apparente motivo quando Maximoff ha incantato Westview, e quando sono usciti dal coma la settimana dopo hanno manifestato entrambi episodi psicotici inspiegabili. Al Metro General non se ne capacitano.» lo incalza lo Stregone Supremo, scucendo un altro paio di informazioni per attirare l’attenzione del Monaco. «Vuoi sapere come si chiamano?»

«Ho come il sospetto che me lo dirai comunque.» brontola Wong con aria fintamente distratta, evitando di chiedersi per principio da quando la Dottoressa Palmer chiamasse Stephen per teorizzare i casi clinici inspiegabili dei propri pazienti, riponendo uno dei tomi sullo scaffale ed eseguendo l’incantesimo di blocco sul volume.

«Thomas Shepherd e William Kaplan. A detta di Christine, dalle cartelle cliniche risulta siano nati lo stesso giorno con solo qualche minuto di scarto.» afferma Stephen con tono compiaciuto quando Wong rinuncia al suo solito scetticismo, sgrana lo sguardo e gli presta finalmente attenzione. «Estremamente curioso, non trovi?»

 

***

 

William non crede di desiderare qualcosa di impossibile, si accontenterebbe di un paio d'ore di silenzio da parte di Jacob ed Isacc, giusto il tempo per terminare il saggio in tedesco e chiudere i libri scolastici fino al mattino dopo… è quasi tentato di usare il dizionario come cuscino e riposare gli occhi per cinque minuti, ma non crede che causarsi un mal di schiena sia una grandiosa idea, soprattutto se sommato al suo mal di testa cronico per cui apparentemente esiste solamente un palliativo in formato pasticca – due volte al giorno tutti i giorni, in una gentile concessione gratuita di Nexus per curare ogni tipo di psicosi. 

Billy si stropiccia gli occhi e si impone di concentrarsi con scarsi risultati, venendo puntualmente distratto da un fragore di cocci infranti che anticipa di poco il grido di Isaac, mentre Jacob inizia a sgolarsi in un pianto a pieni polmoni che fa scattare William sull'attenti e lo convoca al piano inferiore, scendendo le scale con le ali ai piedi. 

«Cosa è successo?» chiede il ragazzo preoccupato, analizzando in rapida successione i due controller della Wii abbandonati sul tavolino da caffè, uno dei quali con le pile divelte, la base della lampada di fianco al divano in cocci ed il naso di Jacob ridotto ad una fontana che sta pian piano imbrattando le mani del fratellino, registrando infine un paio di manate sanguinolente impresse sul bordo del tavolino e sul divano in pelle a dir poco impressionanti. 

«Si sono scaricate le pile e non ne abbiamo di riserva.» spiega Isaac con il tono più innocente di cui è in grado, corrugando appena le sopracciglia deducendo che sfidare il fratello ad una lotta per la supremazia del controller, farlo inciampare sul filo della lampada e spingerlo ad un incontro ravvicinato del terzo tipo con il tavolino, rischiando di fratturargli il setto nasale, non doveva essere un'idea grandiosa come aveva ipotizzato fino a qualche minuto prima. «Non dobbiamo dirlo alla mamma, vero?» 

«No, Thom-... Isaac. Isaac.» ripete William correggendo il lapsus momentaneo, ignorando lo sguardo confuso dei fratellini, respirando a fondo per calmarsi quel tanto che basta per calarsi nei panni del fratello responsabile. «È solo un naso, i nasi sono melodrammatici.»

Occorrono quasi quaranta minuti per tamponare definitivamente le narici di Jacob, convincerlo a fare la pace con Isaac, corromperlo con una barretta di cioccolato per non spifferare qualcosa in merito all'accaduto a Rebecca e pulire con sgrassatore ed alcool la scena del crimine. Ne servono altri quaranta per raggiungere il negozio al di là dell'isolato, comprare le pile nuove, aggiustare la lampada con l'attack e dare al soggiorno la parvenza che non sia stato devastato da due mini-tornado di dieci e otto anni. 

Quando William arriva a fronteggiare nuovamente il dizionario di tedesco, un'ora e venti più tardi, non crede di avere la concentrazione adatta per fare altro se non sdraiarsi sul materasso e chiudere gli occhi – sogna una battaglia sospesa tra cieli tinti di rosso sangue, ma al risveglio non sa dire con certezza se la cosa sia dovuta ad un qualche tipo di ricordo represso o ad una fantasiosa rielaborazione degli eventi del pomeriggio. 

Ha ancora mal di testa, ma per William non è certo una novità. 

 

***

 

L'abitacolo dell'auto trasuda minacce passivo-aggressive prese a morsi che tolgono pian piano tutta l'aria dai polmoni di Thomas, nonostante si sforzi di ignorare lo sguardo lampeggiante di Frank fissando il proprio sul parabrezza, negandogli ogni pretesto per iniziare con la ramanzina usando gli auricolari come ultima linea di difesa. 

Non ci prova nemmeno a spiegargli che l'ennesima sospensione scolastica è dovuta dal semplice fatto che casualmente si ritrovi sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato, o che l'unica cosa che desidera in quel momento è un po' di pace e tranquillità perché la testa gli sta scoppiando, Tommy l'ha già messo in conto che una volta varcata la soglia di casa si scatenerà il finimondo. A detta di Frank il problema non erano solamente gli incidenti apparentemente inspiegabili che si verificavano con allarmante frequenza, ma anche la sua media scolastica che colava a picco da mesi e il suo pessimo temperamento, ripetendo insistentemente un "prima Thomas non era così" fine a sé stesso che ogni volta si scagliava violentemente contro il muro eretto da Mary, la quale sosteneva convinta che urlargli contro non avrebbe risolto magicamente le sue crisi psicotiche. 

La tensione tuttavia continua a montare in silenzio fino all'ora di cena in un nuovo sofisticato metodo di tortura, quando la donna viene convocata a cena a sua insaputa e danza intorno all'argomento fino a quando Frank decide di averne abbastanza, dando vita ad un tumulto di minacce esasperate che fanno perdere l'appetito a Thomas, a discapito del saporaccio che gli ha lasciato in bocca la compressa Nexus. Il ragazzo si tappa le orecchie con le dita e corre a chiudersi in camera quando il bisticcio tra i genitori degenera e svicola dall'argomento principale affondando radici in vecchi dissapori, infilandosi gli auricolari ad un volume talmente alto da rischiare di lesionarsi i timpani pur di non sentire i suoi litigare… e concentrarsi sul pedale della batteria risulta inspiegabilmente facile, a differenza delle frasi espresse da chiunque lo circondi, le quali sembravano centellinate e percepite a rallenty, irritandolo e costringendolo a serbare energia repressa come una pentola a pressione – in qualche modo tale energia doveva pur uscire, ma Thomas trova estenuante non ricordare mai la strada percorsa per naufragare dentro a certe stranezze. 

Forse Frank ha ragione nel dire che lui Prima non era così… nelle giornate particolarmente difficili Thomas può quasi arrivare a credere che il suo sentirsi costantemente fuori posto sia dovuto, specialmente dopo il Blip, all'essersi ritrovato inscatolato in un corpo che non è il proprio. Non sa spiegare con la logica le proprie supposizioni, ma dopo l'incidente si ritrovava sempre più spesso a chiedersi se in realtà Frank e Mary fossero due estranei… desiderando incoerentemente un fratello con cui smezzare il peso del suo mondo caotico, o su cui riversare i propri interrogativi senza sentirsi giudicato attraverso il filtro di un genitore terrorizzato o un medico prevenuto. 

È solo a distanza di ore, quando il cervello di Thomas smette di girare come una trottola e gli concede il lusso di addormentarsi, che i suoi dubbi si acuiscono… sogna un bambino dai capelli castani ed una donna dalle ciocche rossicce, la vede rimboccargli le coperte e posargli un bacio sulla fronte prima di voltarsi nella sua direzione per fare lo stesso – al risveglio Tommy prova un fortissimo senso di perdita, ma rinuncia a priori a comprenderne la causa per non procurarsi un emicrania prematura. 

Per scrupolo fruga nella tasca dello zaino e recupera il barattolo di antipsicotici, inghiottendo una compressa a secco… ma ormai è arrivato al punto di credere che anche le pasticche abbiano smesso di fargli effetto. 

 

***

 

«Quelli cosa sono?» indaga Wong quando lo Stregone Supremo irrompe in biblioteca con un plico di fogli e diversi taccuini impilati sotto braccio.

«Appunti.» replica Strange con tono ovvio, suddividendo il materiale da leggere in pile ordinate. «Il Darkhold è andato perduto secoli fa, ma questo non esclude che non ci sia scritto qualcosa in merito a Scarlet Witch da qualche altra parte.»

«Sono settimane che facciamo ricerche, a quest'ora avremmo già dovuto trovare le informazioni che cerchi.» ribatte il Monaco con aria rassegnata, sollevandosi tuttavia sulle punte per sbirciare da sopra la spalla del Dottore la calligrafia pulita ed ordinata appuntata sui fogli. «Di chi sono questi appunti?» 

«Dell'Antico.» chiarisce Stephen senza interrompere la lettura, proseguendo a balzi tra le righe cercando appigli degni di nota. «Sono convinto che abbia sfogliato libri molto più pericolosi del Libro di Cagliostro, oltre ad averci lasciati con un numero di anni sulle spalle sufficiente per ipotizzare che abbia messo le mani sul Grimorio dei Dannati prima che andasse perduto.»

«Non può averlo letto Stephen, dicono che le informazioni contenute all'interno del Darkhold rendano schiavi della conoscenza.» ribatte Wong con scetticismo, interrompendo le proprie argomentazioni in favore dell'obiezione saccente dello Stregone Supremo. 

«Le menti deboli ne vengono schiavizzate, credimi quando dico che non è il caso dell'Antico. Lei deve essere riuscita ad imporsi un limite.» specifica Stephen storcendo le labbra infastidito dalla constatazione, registrando con qualche secondo di scarto il silenzio di attesa a cui Wong lo sottopone per ricevere un argomentazione fondata a sostegno di tale tesi. «Prima di lasciarsi morire le premeva sottolineare che il mondo non gira intorno a me… inizialmente credevo fosse una ramanzina, solo in un secondo momento ho capito che si riferiva alle Entità a cui la Realtà ruota attorno in ogni Universo.»

«Le Chiavi di Volta dell'Occhio di Agamotto.» deduce Wong colpito per il tassello ritrovato, ripescando una reminiscenza parziale contenuta nel tomo omonimo. «Tuttavia sai meglio di me che non sono teorie verificabili, i Nexus sono leggende.»

«Scarlet Witch era una leggenda fino a qualche tempo fa, o sbaglio? E certe teorie sono verificabili con i giusti mezzi, come il Darkhold.» conclude Strange indicando gli appunti che tiene tra le dita, ancorandosi ai brandelli di memoria fotografica rimastogli dall'ultima incursione nei Multiversi quando cercava una soluzione a Thanos, facendone tesoro ora che non dispone più dell'Occhio per calcolare le sue probabilità di riuscita in qualunque impresa. «È fisica elementare Wong: un Nexus può essere contrastato solamente da un altro Nexus con potenziale maggiore, uguale o contrario… ed è mio compito scovarlo in tempo.»

«Quindi stai cercando indizi su chi potrà contenere Maximoff?» riassume Wong per amore della sintesi, mantenendo un’espressione di sale di fronte all'aria a tratti disperata che traspare dalle rughe di concentrazione di Stephen. «Basandoti su degli appunti dell'Antico che presumi siano porzioni del Grimorio?»

«Credo sia superfluo sottolineare l'ovvio.» tronca il discorso Strange, voltando la pagina del taccuino tradendo uno spasmo di acuto fastidio, prima di allungarne uno in direzione del Monaco. «Renditi utile Wong, ci sono degli appunti da esaminare.»

 

***

 

William non riesce ad isolare il momento preciso in cui hanno inizio le allucinazioni, quando il suo solito mal di testa supera la soglia critica o i suoi pensieri diventino quelli di tutti coloro che lo circondano… le piazze affollate non gli sono mai piaciute, ma solo in quel momento crede di capirne il motivo. L’unica cosa di cui Billy è consapevole è la marea di stimoli sensoriali che lo stanno annegando nel bel mezzo di un mare in tempesta, lasciandosi sfuggire dalle mani le redini del proprio cervello liquefatto in fotogrammi di pellicola bruciata d'azzurro, mentre l’ultimo salvavita rappresentato dalla voce di Rebecca si affievolisce fino a svanire nel caos della burrasca – Hai preso le pastiglie, meyn lib? Sai cosa succede se non le prendi… perchè ci disubbidisci, William? Cosa abbiamo sbagliato con te?

Billy vorrebbe riuscire a recuperare il fiato per replicare una confessione muta dedicata ad orecchie sorde, ma si scopre stanco di giustificarsi... aveva smesso di assumere le compresse da settimane, quando si era reso conto che le voci che sentiva – per quanto potessero essere altisonanti e spaventose – raccontavano una storia illogica ben precisa: mamma non era Mamma, papà non era Papà e i suoi fratelli non erano Thomas. 

Quando i lapsus erano diventati più frequenti e la sua materia grigia aveva cominciato a fondersi più spesso del solito, la reazione dei suoi “genitori” era stata triplicare i dosaggi degli antipsicotici portando la sua situazione a risultati opposti, dato che le compresse a lungo andare avevano smesso di fargli effetto come avrebbero dovuto favorendo gli innumerevoli effetti collaterali. 

Billy stava aspettando la crisi di astinenza vera e propria da giorni, semplicemente non credeva si verificasse nel peggior posto possibile per iniziare a dare di matto. 

Le persone che lo circondano iniziando gradualmente a rendersi conto che il suo attacco di panico è sintomo di qualcos'altro, rinunciando ad aiutarlo, iniziando ad urlare di allontanarsi e scappare… sta forse brillando? Di sicuro sta annegando, non respira… e fa male, ha paura… e vuole sua madre. Vuole Wanda. Vuole Thomas. – Billy, concentrati. Dimmi cosa vedi.

Il ricordo della voce di sua madre fende il muro sonoro che lo sta soffocando, avvertendo l’onda della risacca muoversi in agguato recuperando inspiegabilmente un po' di fiato, scivolando lungo la parete su cui si è addossato solo per scoprire che la parete non esiste più… dov'è finita? Sta forse precipitando al contrario? O sta volando? 

Billy, concentrati. 

Dimmi. Cosa. Vedi. 

Vede un ragazzo dai capelli biondi sdraiato tra l’erba alta, lo scruta attento quando alza la testa di scatto, si issa da terra ed inizia a correre nella sua direzione… Thomas? – Arrivo. Sono qui. Aspettami, arrivo.

Vede lo spettro di un uomo dai capelli brizzolati spalancare gli occhi allarmato, per poi osservarlo divertito il secondo subito dopo quando segue le venature del crepaccio apertosi sotto i suoi piedi conducendolo dritto da lui – Oh, questo sì che è interessante.

Vede sua madre seduta sui gradini di un porticato in legno, isolata in una casa ai piedi del Monte Wundagore, posare la tazza di tè sul pavimento e guardarlo preoccupata dritto negli occhi. – William?

 

Mamma… mamma, aiuto. Aiutami.

 

***

 

Thomas si nasconde tra l'erba incolta del giardino, celato agli occhi dei passanti occasionali che passeggiano nel buio della sera, sforzandosi di ignorare il bisticcio telefonico tra Mary e la testa calda del suo coinquilino che filtra attraverso le finestre chiuse, preferendo concentrarsi sul frinire dei grilli e sul bagliore opaco della luna. 

Da quello che Thomas ha potuto dedurre Frank aveva scoperto della sua espulsione definitiva da scuola solamente una mezz'ora prima, mentre Mary aveva preso atto circa nello stesso arco di tempo che lui si era disfatto di tutti i suoi antipsicotici gettandoli nello scarico ormai da un paio di settimane, mettendo entrambi di fronte all'amara consapevolezza di quanto poco fossero adatti a comportarsi da genitori e che scegliere di crescerlo era stata una pessima decisione da innumerevoli punti di vista. 

Da quando Tommy aveva smesso di assumere le compresse il mondo aveva iniziato a rallentare fino a rinunciare definitivamente di cercare di mantenersi al suo stesso passo, trasformandosi in una bolla fluida che il ragazzo aveva imparato ad apprezzare solamente dopo una violenta crisi di astinenza della durata di qualche ora, estinta quando il picco massimo era stato raggiunto rompendo un sigillo nascosto, compiendo una decina di circuiti intorno al proprio quartiere in una trentina di secondi fondendosi le suole delle scarpe. 

All'inizio non era riuscito a capire o ricordare cosa fosse successo, la memoria era giunta in suo aiuto nel sonno portando ricordi e conferme alle sue strampalate teorie, smentendo la sua presunta psicosi… svegliandosi dall'incubo incarnato dalle membra di Thomas Shepherd, solamente per realizzare di essere orfano, prendendo finalmente atto della genesi della perdita soffocante rappresentata da Mamma, Papà e William. 

Nei giorni seguenti alla scoperta aveva provato a rintracciarli correndo in lungo e in largo per tutto lo stato del New Jersey, memore delle parole di Wanda che in un modo o nell'altro i Maximoff erano capaci di ricongiungersi a discapito delle apparenze… venendo a patti con la triste consapevolezza che lui non poteva far altro che aspettare un richiamo da parte di suo fratello o sua madre per precipitarsi al loro cospetto in capo al mondo, tornando ogni sera a casa da Frank Shepherd per rispetto di tutti quei ricordi rubati a quel qualcuno che l'incidente aveva estinto, lasciandogli in eredità un guscio vuoto da abitare.

La mente scollegata di Thomas, cullata dalla brezza serale ed il frinire dei grilli, ritorna improvvisamente consapevole del proprio corpo quando i suoi polmoni decidono deliberatamente di smettere di funzionare per donare ossigeno a quelli di qualcun altro… e le sente, le grida terrorizzate di Billy, gli attraversano il cervello con la violenza di una pallottola sparata a bruciapelo – Thomas? –, disorientandolo al punto da non capire quando o come si sia messo in moto, centrando la posizione geografica del gemello con precisione millimetrica – Arrivo. Sono qui. Aspettami, arrivo.

Thomas è consapevole che la scintilla percepita della firma magica di William sia solo un puntatore sprovvisto di garanzia… ma quando arriva a destinazione non ha bisogno di indagare a lungo, gli basta sollevare il capo verso l’alto per vedere nuvoloni carichi di energia statica, scorgendo al centro del cataclisma telecinetico che illumina il cielo d’azzurro un ragazzo della sua stessa età dai capelli corvini e gli occhi spiritati.

Thomas non perde tempo, non riflette nemmeno sul da farsi, si limita a seguire i propri piedi ed arrampicarsi nelle superfici sospese nel vuoto che lo separano da Billy, fino ad afferrarlo e trascinarlo di nuovo con i piedi per terra – Concentrati su di me, isola tutto il resto.

Il cielo si spegne di colpo, le braccia di William si allacciano al suo collo minacciando di strangolarlo e Thomas, per la prima volta da settimane, si concede un momento di respiro crogiolandosi nella strana sensazione di essere tornato “intero”.

 

***

 

Strange contempla impotente le cornici della Realtà ridotte ad un gigantesco Guernica a colori, con pennellate cremisi a decorare i bordi… le conoscenze di Stephen terminavano lì, tra le poltroncine di un museo fondato sul pensiero astratto, costretto ad ingannare l'attesa del prossimo Nexus studiando i modi in cui i quadri del Rinascimento erano stati tramutati in Avanguardie dalle ditate grossolane ed inconsapevoli di Wanda Maximoff. 

È una notte come tante quando si verifica il primo strappo sulla tela, presto seguito da un paio di taglietti nelle cornici vicine nei giorni a seguire… ma sono incisioni lievi, troppo piccole per permettere allo Stregone Supremo di identificare un volto. Il Nexus che lo Stregone Supremo tanto attende si manifesta senza preavviso in tutta la sua caotica essenza un paio di settimane più tardi, aprendo crepacci azzurri profondi come canyon in tutto il multiverso che conducono la forma astrale di Strange direttamente al ragazzo. 

«Oh, questo sì che è interessante.» sussurra all'anima in fermento, strabuzzando gli occhi sorpreso quando ai bordi della Realtà si avviluppa una saetta che risale al cielo per tornare a terra, spegnendo l’interno cataclisma quando i gemelli Maximoff baciano il pavimento della piazza vuota con le ginocchia.

Si spengono anche i crepacci tra le cornici… e poi c’è solo un accecante mare di Nulla: bianco, silenzioso ed immenso. 





 

Commento dalla regia:

Se siete arrivati qui in fondo vi ringrazio, davvero.

Questo mio scritto è un mero esperimento, una sorta di vezzo digitato nero su bianco per validare una commessa contro me stessa e vedere quanto ci ho preso con diversi anni di anticipo. Chi mi segue sa che baso le mie aspettative sui fumetti, il fiume di parole appuntato qui sopra si rifà nello specifico a “Children's Crusade” di Heinberg, dove scopriamo della reincarnazione dei Gemelli e la loro rocambolesca avventura per rintracciare la madre, la quale si è auto-isolata sul Monte Wundagore in “ritiro spirituale”.

Le famiglie “adottive” dei Gemelli sono mio malgrado abbozzate, per spiegare la telenovela rappresentata dalla famiglia Maximoff serve una buona dose di pazienza e una mano salda sulla coscienza, portandomi alla scelta sofferta di limitarmi a sviluppare la trama di questa storia intorno al concetto di “Nexus Beings” ed il ruolo frustrante di Strange nel venire sballottato alla mercè di tali Entità cercando di salvare il salvabile.

Sono dati di fatto che Wanda e Billy siano “Nexus” (lo spot dei farmaci nel settimo episodio fa riferimento esattamente a questo – “Nexus: because the world doesn’t revolve around you, or does it?”), che i Gemelli siano infinitamente più pericolosi e potenti della madre e che i loro poteri, prima di una manifestazione attiva, vengano scambiati per sintomi psicotici. Un altro dato di fatto è che il Darkhold, come spiegava Agatha negli ultimi episodi, è il Libro dei Dannati in quanto permette al lettore di trovare ogni conoscenza desiderabile nella lingua a lui più familiare. Infine, Wanda è colei che crepa per prima le cornici del Multiverso, ma è Billy a minacciare di distruggerlo e riscriverne le leggi nelle vesti di Demiurgo – o per spiegarlo citando deliberatamente Loki: “I could have save everything" / "Or broken it. Let’s be honest, Billy. You haven’t a #$%^&$ clue in your pretty little head.”

Concludo ringraziando _Lightning_ per aver sopportato pazientemente i miei deliri in merito a WandaVision, oltre a mettermi a conoscenza dello spirito da “drama queen” dei setti nasali.

Come al solito ogni commento o parere è ben accetto e se avete dubbi, o qualcosa dovesse risultarvi poco chiaro, non fatevi problemi a farmelo notare, vi assicuro che non mordo ;)

_T

   
 
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