Serie TV > Wynonna Earp
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Autore: aurora giacomini    10/03/2021    0 recensioni
C'è qualcosa che si muove fra quegli alberi, qualcosa di sbagliato... perverso.
La bestia ha gli occhi azzurri, azzurri come i ghiacci eterni.
Non puoi scappare, quando te ne renderai conto sarà ormai troppo tardi... se sopravvivi non sarai più lo stesso.
Dove si trova il segno che separa il genio dal folle? Forse è da ricercarsi nei confini di quella foresta.
-Avevo già caricato questa storia, ma era, diciamocelo, poco leggibile e davvero sgradevole... ho fatto del mio meglio per aggiustarla, correggerla e, sì, anche modificare e aggiungere alcune parti.-
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Personaggi: Nicole Haught; Wynonna Earp; Waverly Earp; Doc Holliday; Xavier Dolls; Jeremy Chetri; Personaggi Originali.
Coppie: Nicole Haught/Waverly Earp; Wynonna Earp/Doc Holliday.
Tag aggiuntivi: Esperimenti genetici (freeform) su Umani e Animali; G!P; Licantropia; Chimere.
Genere: Avventura, Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Foresta degli Orrori '
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25
Nella Tana del Lupo

 


" Sto male... "
" Ignorala. "
" Per favore, sto male... " supplicò ancora Nicole.
Il giovane uomo non sapeva cosa fare: da una parte c'era una donna ricoperta di sangue che chiedeva aiuto, dall'altra un suo superiore che gli ordinava di non fare nulla.
" Ti prego...! " La donna con l'occhio azzurro si stava contorcendo.
" Zitta! " Inveì l'uomo dalla pelle color mogano.
" Non possiamo fare nulla per lei? " Chiese il giovane uomo.
" Sta fingendo, pensa che sarò abbastanza stupido da liberarla. "
" Non voglio essere liberata, voglio impedirlo! " Rantolò.
Dolls la guardò per un momento, ma poi ricominciò ad ignorala.
" Stupido. Morirete tutti... "
Nicole sentiva che stava per perdere di nuovo il controllo: il suo corpo era attraversato da spasmi e dolore, aveva freddo, ma sudava, il suo corpo era in fiamme.
" Morirete tutti... " sussurrò ancora.
Poteva sentire il freddo metallo delle manette, diventare rovente a contatto con la sua pelle. Quanto ci sarebbe voluto, si chiese, per spezzarle?
Il suo corpo stava eliminando l'argento rimasto: Dolls non ne aveva iniettato altro, una scelta davvero stupida.
" Se non vuoi aiutarmi, allora uccidimi! " Il dolore che provava era immenso, sentiva che la luna si stava alzando nel cielo, anche se non poteva vederla: l'aereo non aveva finestre.
" Io non capisco, perché quella donna si comporta così? " Chiese il giovane uomo, sentendo il disagio aumentare.
" Ti ho detto di ignorarla. " Rispose Dolls, minaccioso.
" Dannazione! " Nicole urlò di dolore e rabbia, " non capisci? Oggi l'influenza lunare sarà ancora più forte! Se mi trasformo non ci sarà modo di fermarmi, te lo chiedo ancora, uccidim... " ma non riuscì a finire la frase: una scossa di dolore più violenta delle precedenti le tolse il respiro.
La mente le si annebbiò, non riusciva più ad avere pensieri coerenti. Mancava poco, non sarebbe più riuscita a trattenere la bestia dentro di sé.
Si accasciò a terra, raggomitolarsi in posizione fetale.
La radio di bordo cominciò a gracchiare.
" Dolls. "
" Sono Jeremi, dove vi trovate? "
" Siamo a pochi chilometri dalla destinazione, sorvoliamo la foresta. "
" Bene, faccio rapporto. Quando sarete atterrati mi contratterai ancora. "
" Aspetta un momento. " Dolls bloccò il tasto, in modo da avere le mani libere. Non poteva sentire quello che Jeremi diceva, ma Jeremi poteva sentire tutto.
Un urlo assordante giunse alle orecchie di Jeremi.
" Si sta trasformando?! " Urlò una voce. Jeremi la riconobbe subito: era suo fratello.
" Preparati. " Gridò Dolls.
Le urla della donna si trasformarono i ringhi e versi minacciosi.
" Dannazione! " Gridò il fratello di Jeremi, mentre la donna diventava un lupo.
Ci furono dei rumori assordanti misti alle urla della bestia e dei due uomini.
" Cazzo! Stiamo perdendo quota! Pilota! " Fu l'ultima cosa che Jeremi sentì gridare.
Poi un fracasso allucinante, e la radio smise di trasmettere.



Nicole aprì lentamente gli occhi. Il riflesso del sole sul manto bianco era abbagliante.
La neve gelida, a contatto con la pelle nuda, le dava una piacevole sensazione di sollievo. Tutto il suo corpo doleva in modo straziante.
" Dove sono...? "
Riuscì a voltare la testa e si guardò attorno: alberi e neve.
" Ben tornata a casa, Nicole. " Disse a sé stessa.
Attese qualche minuto prima di provare ad alzarsi. La testa le girava e aveva la nausea, era debole e nuda... sapeva di essere una preda fin troppo facile.
Lottò con sé stessa e finalmente riuscì a mettersi in piedi. Si guardò attorno, oltre le cime degli alberi vide un colonna di fumo nero. " Mi dispiace per quel ragazzo, lui almeno provava compassione per me. "
Si avviò nella direzione opposta all'aereo. Era a una decina di chilometri da NeveSplendida, ma doveva fare il giro fuori dai confini della città per raggiungere la sua abitazione.
Si avvicinò ad un ruscello e senza esitare si tuffò nell'acqua limpida e gelida: doveva togliersi il sangue di dosso o sarebbe stata presto individuata.
" Se solo avessi il mio ago... come lo chiamava Wynonna. " Nicole ebbe una fitta di dolore, non un dolore fisico: ma dell'anima.
Emerse dalle acque gelide e riprese a camminare. I capelli si ghiacciarono e diventarono duri, ma lei non sentiva freddo, non fuori, ma dentro.
Camminare era doloroso: la muscolatura era ancora provata dalla trasformazione della notte precedente. Non poteva correre e non poteva trasformarsi.
" E questo che si prova ad essere una preda? Che brutta sensazione... " sospirò, continuando a parlare con sé stessa: era l'unico modo per restare lucida e sentirsi meno sola.
Sentì il canto degli uccellini, era un buon segno: oltre a lei, non c'erano predatori nelle vicinanze. Era strano però, era davvero così debole da non venir percepita come una minaccia? Sì, ne ebbe la conferma quando, a pochi passi da lei, un coniglio delle nevi le passò accanto per infilarsi nella tana sotterranea. " Se non fosse tragico, sarebbe quasi divertente. " Commentò.

Camminò per quasi un'ora. 
Grazie al suo occhio sinistro poteva vedere con chiarezza ogni movimento della foresta, ma non fu qualcosa che vide, a gelarle il sangue: fu qualcosa che sentì.
" Merda... "
Da qualche parte, a poche decina di metri, nascosto fra gli alberi, c'era qualcosa che ansimava e che si muoveva facendo molto rumore.
Sapeva di non essere ancora nelle condizioni di combattere -forse nemmeno di fuggire- doveva pensare in fretta.
Individuò un abete che faceva al caso suo e utilizzando ogni appiglio utile, cominciò a salire. Forse nascosta fra le fronde non sarebbe stata individuata, e l'odore resinoso dell'albero avrebbero camuffato il suo odore.
Qualunque cosa fosse, si stava avvicinando.
Nicole si aspettava di vedere qualunque cosa, ogni genere di creatura... certo non due umani.
" Stiamo girando in tondo, ci siamo persi. " Disse Sara, sorreggendo il corpo di un ragazzo che appariva malconcio.
Nicole non riusciva a credere ai suoi occhi, conosceva quella ragazza: era con Waverly e Wynonna, la prima volta che si erano incontrate. Ma era anche quel cumulo di vestiti e carne nella radura. Era forse preda di un'allucinazione?
" Come facciamo a perderci, se non sappiamo dove stiamo andando? " Chiese il ragazzo, agonizzante.
'E lui chi è? Forse il secondo ragazzo che ero andata a cercare? Non è possibile: sono morti... sono morti!'
Non fece caso al fatto di essere nuda e saltò giù dall'albero, atterrando alle loro spalle.

Sara si voltò di scatto spaventata dal rumore e, senza esitare, sparò.
Nicole urlò quando il proiettile le si conficcò nella spalla: argento.
" Oh, mio Dio! Scusami, mi dispiace, mi dispiace! " Gridò Sara che aveva riconosciuto la donna. Fissò l'occhio sinistro di Nicole, ma scelse di non chiedere nulla, non era il momento.
Nicole boccheggiò per alcuni secondi: era un dolore terribile, ma per fortuna la ragazza non aveva una buona mira. Se il proiettile avesse preso qualche organo o un punto più delicato, in quelle condizione, lei sarebbe sicuramente già morta. "Va bene, non preoccuparti. "
" Chi è lei? " Chiese John, cercando di non guardarla troppo, dal momento che era nuda.
" Si chiama Nicole. Era la donna che ci faceva da guida. " Rispose Sara, poi si rivolse di nuovo a Nicole: " mi dispiace averti sparato, mi sono spaventata! "
La donna con l'occhio azzurro annuì comprensiva, doveva aspettarselo. Dopo tutto: erano nella foresta degli orrori. " Non ti preoccupare, non è grave. "
" Riesci a stare in piedi da solo, per un minuto? " Chiese Sara a John. 
Il ragazzo annuì.
La ragazza si tolse lo zaino dalle spalle e ne estrasse una coperta. Si avvicinò a Nicole, " copriti con questa. "
" Dimmi se il proiettile è uscito. " Disse, abbassandosi e mostrando la schiena a Sara.
" Direi di sì... c'è il foro di uscita. Mi dispiace davvero, avevo paura che tu fossi una chimera. "
" Non ti preoccupare. " Disse ancora Nicole, coprendosi.
" Starai morendo di freddo e sei ferita. " Disse John, guardando la donna con sincera preoccupazione.
" Non ho freddo, non preoccuparti. La mia abitazione è a circa cinque chilometri da qui, direi che in meno di un ora potremmo raggiungerla. Là potremmo parlare con calma. Ci sono molte cose che devo chiedervi. "
" Anche noi abbiamo delle domande. Ma non immagini quanto sia felice di vederti, Nicole. " Disse Sara, ora che l'adrenalina iniziale era scesa, aveva quasi voglia di piangere. " Sei stata fortunata: sono abituata alle armi da fuoco... avrei potuto ucciderti... "
Nicole annuì: cavolo se era stata fortunata... " seguitemi in silenzio. "

Il percorso fu piuttosto tranquillo. Sentirono qualche animale avvicinarsi, ma puntualmente spariva di nuovo nella foresta. Nicole pensava di conoscere il motivo: Sara e John avevano un odore tremendo, non si sarebbe mai sognata di mangiarli. Probabilmente erano ricoperti da un repellente o qualcosa del genere, ma loro non sembravano esserne a conoscenza.
" Manca molto? " Chiese John.
" No, ancora poche centinaia di metri. " Rispose Nicole.
Infatti, dopo pochi minuti, i tre videro la piccola casa in legno scuro.
Nicole guardò la piccola baita con il cuore in tumulto: non sapeva cosa provare. Le sembrava di non vederla da secoli, mentre un'altra parte di lei aveva desiderato non vederla mai più.
Senza esitare oltre, la donna si avvicinò alla porta e l'aprì. " Siete le prime persone ad entrare qui dentro, quindi vi prego di non spaventarvi. Probabilmente, è quello che sembra. " Disse, esitando un attimo ancora.
I due ragazzi annuirono confusi.
L'interno era piuttosto buio: c'era solo un unica piccola finestra.
" Aspettate, accendo una lampada. " Disse Nicole, muovendosi agilmente nel buio.
Quando la lampada a olio fu accesa, rivelò un piccolo ambiente arredato con il minimo indispensabile: un piccolo tavolo, quattro sedie, un divano e una poltrona, in fondo alla stanza c'era anche un piccolo camino. Una casetta normale, se non fosse stato per delle macchie scure sulle pareti e dei profondi segni d'artigli.
" Mi dispiace, ma vi assicuro che qui dentro siete al sicuro. " Sapeva benissimo che avevano visto le vecchie macchie di sangue e i segni lasciati dalle sue unghie.
" Non abbiamo molta scelta, ma comunque, penso che possiamo fidarci di te. Potevi lasciarci nella foresta, ma non l'hai fatto, probabilmente avresti anche potuto ucciderci, se l'avessi voluto. " Disse Sara, aiutando John a sedersi sul divano.
Nicole era confusa: la ragazza sembrava sapere qualcosa.
" Mi vesto e prendo della legna per accendere il fuoco, immagino che abbiate freddo. "
I due ragazzi annuirono.
Nicole aprì un porta che prima non avevano notato, e sparì.
Mentre si vestiva, si mise a riflettere: fino qualche giorno prima, non avrebbe mai fatto entrare nessuno nella sua casa, forse non avrebbe nemmeno aiutato quei due ragazzi. Era cambiata, era una persona diversa ora, forse grazie a Waverly e alla sua famiglia che le avevano mostrato cosa volesse dire amare e ed essere compassionevoli. Non che Nicole fosse una cattiva persona prima, solo era diversa e più egoista, concentrata sulla sua sopravvivenza e basta. Forse avrebbe addirittura potuto considerarli come cibo. Scosse la testa, per cacciare via quei pensieri, prima che diventassero ricordi troppo dolorosi e difficili da gestire.
Tornò nella stanza in cui erano i ragazzi.
" Ti fa male? " Chiese Sara, guardando la spalla della donna.
" Non è piacevole, ma posso conviverci. Il tuo amico sembra ferito. " Rispose, guardando John.
" Sì, mi sono ferito la gamba quando siamo precipitati. " Rispose John.
Nicole lo guardò confusa, ma decise di rimandare a dopo. " Prendo della legna, poi darò un'occhiata alla tua gamba e parleremo. " Disse uscendo.

Guardò la legna rimasta: non era molta, ma per il momento sarebbe stata sufficiente. Dopo sarebbe andata nella foresta a procurarsene di più, ma prima doveva recuperare le forze.
Guardò verso la foresta: si sentiva osservata, ma probabilmente era solo una sua sensazione.
Ora aveva altro a cui pensare.
Raccolse tutta la legna rimasta e tornò in casa.

" Fra poco andrà meglio. " Disse, sistemando la legna nel camino.
" Hai visto qualcun'altro? Voglio dire, qualcuno della squadra? " Chiese John.
" No, voi siete gli unici, spero, che sono tornati qui. Anche se non so perché siete qui. "
" Nemmeno noi lo sappiamo... " ammise Sara.
" Pensavo che foste morti: ho trovato Henry in un burrone, mi disse che vi eravate separati. Sono tornata cercarvi, ma... " Nicole non sapeva esattamente cosa dire.
" Sono tutti vivi? " Chiese Sara.
" Per quanto ne so, l'unica vittima è stata William, se ricordo bene il suo nome. "
" Sì, si chiamava William. " Rispose John.
Nicole annuì.
" Sappiamo che anche tu sei stata soccorsa e portata via da qui. Come ci sei tornata? " Chiese Sara.
" Come fai a sapere che anche io sono stata portata via? "
" Ti ho vista. "
Nicole non si voltò, rimase concentrata sul fuoco. "Cosa significa: 'ti ho vista'? Cosa hai visto? "
" Tutto. Lui era svenuto, quindi se non vuoi che lo dica ad alta voce, non lo dirò. ”
John sembrava molto confuso, ma rimase in silenzio.
" Hai paura di me? "
" Un po' sì, ma la professoressa Waverly si fidava di te, quindi anche io voglio fidarmi. "
" Perché dovremmo avere paura di lei? " Chiese John, che sembrava ignaro di tutto.
" Come siete sopravvissuti? " Chiese Nicole, continuando a fissare le fiamme.
" E' stato il licantropo nero: ci ha lasciato in vita, voleva attirare altre persone. Lo so che lo sai, ma lo dirò lo stesso: lui parla. Ci ha fatto spogliare e ci ha legati appena fuori dalla radura. " Disse Sara.
" Cosa hai sentito, in quella radura? "
" Nulla, non capivo cosa dicevate: ero troppo distante. "
Nicole non sapeva se fosse la verità, ma probabilmente non aveva importanza. Non capiva nemmeno il senso di averli lasciati in vita, poteva funzionare anche con loro morti: lei era convinta che fossero morti... cosa voleva lo scienziato da loro?
" Come siete tornati qua? Sapete chi è stato? "
" Non sappiamo chi sia stato. Dopo essere stati soccorsi ci hanno portati in diverse strutture. Ci hanno interrogati, ma dopo ci hanno bendati e narcotizzati... infine ci siamo ritrovati in una cassa. Sono sicura che fossimo su un aereo, la notte scorsa. Ci hanno fatto atterrare con dei paracadute, legati alle casse. Quando siamo usciti, abbiamo sentito un rumore assordante, poi fiamme e fumo. Pensiamo, anzi ne abbiamo la certezza: l'aereo è caduto.”
Nicole rimase in silenzio per alcuni secondi, cercando di elaborare le informazioni. " Hai ragione, l'aereo è caduto. C'ero anche io. " Disse, voltandosi verso di loro.
I due ragazzi si scambiarono un'occhiata.
" Non abbiamo visto altre casse. " Disse John.
" Non ero in una cassa, ero sull'aereo. " Rispose Nicole, avvicinandosi a loro. " Che cosa vi hanno chiesto, quando vi hanno interrogati? "
Sara esitò qualche secondo, non riusciva a credere che Nicole fosse sopravvissuta allo schianto.
" Tantissime cose... " Disse, alla fine.
" E cosa avete detto? " Nicole era sempre più vicina.
" Tutto quello che sapevamo... " rispose, trattenendo il fiato: Nicole era a pochi passi da loro e continuava ad avanzare lentamente come una belva.
" Ma lui non sa di me. " Disse Nicole, indicando il ragazzo e fermandosi davanti a loro.
" Eravamo separati. "
La donna dai capelli rossi annuì, " dopo che avrò guardato la sua gamba, potrai dire tutto anche a lui. Non ho intenzione di farvi nulla di male. " Disse, inginocchiandosi.
Sara annuì e cominciò a rilassarsi.
" Posso? " Chiese Nicole, sfiorando la gamba di John.
Il ragazzo era confuso e spaventato, ma annuì allungando l'arto offeso.
" E' solo un graffio e hai una distorsione alla caviglia. Prendo qualcosa per disinfettare il taglio. " Disse, osservando con attenzione la gamba pelosa di John.
" Grazie. " sussurrò l'altro.
Nicole annuì e scomparve di nuovo oltre la porta.

Disinfettò e bendò la gamba di John.
" Vado a prendere altra legna. Non penso che verrà niente e nessuno qui, ma se da quella porta entra qualcosa o qualcuno che non sono io, allora spara. " Disse Nicole.
" Anche se... fosse un lupo rosso? " Chiese Sara, a mezza voce.
Nicole esitò e la guardò con attenzione. " Anche se entra un lupo rosso, sì. " Rispose alla fine.
Sara la fissò, " okay... "
" Ma cerca di non sprecare i proiettili: sono d'argento e qui sono più preziosi dell'oro. Mira sempre alla testa, meglio se agli occhi, o al cuore se non sei sicura. " Sembrò sul punto di andarsene, ma poi si voltò, " perché hai una pistola con dei proiettili d'argento? "
" Non lo so, l'ho trovata nella cassa. " Rispose la ragazza.
Nicole annuì, " Se sarò viva tornerò tra poco o domani mattina. Restate qua dentro e state lontani dalla foresta e dalla città. "
" Perché dovresti morire...? " Chiese Sara, con un filo di voce.
La donna non rispose e sparì oltre la porta.

Nicole fece il giro della casa e recuperò un'ascia.
Il suo corpo si stava riprendendo, ma la spalla le faceva ancora male. Fortunatamente, il proiettile non aveva avuto il tempo di avvelenarle il sangue.
Cominciò a camminare verso la foresta.
Si chiese cosa stesse facendo, era uscita di casa senza riflettere troppo: doveva procurare della legna per i due ragazzi. Ma perché? A quale scopo si prendeva cura di loro? 
Decise di non pensarci.
Non impiegò troppo tempo a trovare qualche vecchio albero morto. Per fortuna era abbastanza forte da maneggiare l'ascia con una sola mano, anche se era un po' scoordinata, perché mancina.
Caricò decine di chili di legna, l'avrebbe tagliata a casa: non era saggio rimanere nella foresta e in quel modo era più facile da trasportare. Mise tutto il carico sulla spalla sana ed affidò l'ascia alla mano sinistra.
Guardò il cielo: erano circa le due del pomeriggio, aveva ancora due ore e mezza prima del tramonto.
Per sicurezza sarebbe tornata nella foresta quella notte, lontano da tutti. Di solito il terzo giorno riusciva a controllarsi, ma era sempre meglio non correre rischi.
Sarebbe rimasta comunque abbastanza vicina alla casa: finché i due ragazzi avessero avuto quell'odore nauseante, lei non li avrebbe attaccati per mangiarli, ma forse, per ucciderli sì. 
Solo allora realizzò che non mangiava qualcosa di decente da diversi giorni, questo prolungava i tempi di guarigione e ovviamente, la rendeva debole. Anche i ragazzi dovevano mangiare qualcosa.

Impiegò poco tempo a tornare a casa: Ma prima di tagliare la legna, sarebbe stato meglio avvisare che era tornata. Che cosa strana: avvisare qualcuno di essere rincasata.
Quando aprì la porta, vide Sara che le puntava contro la pistola, mentre John si lasciava sfuggire un gemito d'angoscia.
" Per fortuna sei tu. " Sopirò, abbassando l'arma.
John continuava a fissarla come se avesse visto un fantasma, no, meglio: un mostro.
Nicole capì che Sara gli aveva detto tutto.
" Non ti farò del male, ragazzo. " Affermò richiudendo la porta, in modo che il freddo non entrasse.
La donna mise l'ultimo pezzo di legna nel caminetto. " Vado a tagliare la legna, poi andrò a caccia. Non so voi, ma io ho fame... "
Dalle labbra di John uscì un altro lamento: sentirle dire 'ho fame', be'... non era rassicurante.
" Se per te va bene, ci penso io a tagliare la legna. Avrai più tempo prima che cali la notte. " Disse Sara, alzandosi.
" Questo sarà d'aiuto. " Nicole annuì.
John fissò le due donne, incapace di parlare.
" Tu resta qui, fa riposare la tua gamba. " Disse Nicole, prima di uscire seguita da Sara.

" Hai portato tutta questa legna? " Chiese Sara, sorpresa.
" Sì. Ascolta, devo cambiare forma, ma non ti farò del male. "
" Mi fido di te, presto anche John si fiderà di te, vedrai. " Sorrise Sara.
Nicole annuì e andò dietro la casa: doveva spogliarsi, non voleva strappare anche quei vestiti.
Il gigantesco lupo rosso fissò i vestiti abbandonati nella neve, cercando di pensare a come approcciare la ragazza senza spaventarla.
Decise di prendere scarpe e vestiti con la bocca e portarli a Sara, in modo che capisse che aveva a che fare con un essere in grado di ragionare.
Sara fece un salto quando vide il lupo rosso spuntare da dietro l'angolo della casa. " Wow! Sembravi più piccola, l'ultima volta... " emise una risatina nervosa, mentre la mano sfiorava la pistola nella sua tasca: era pronta a tutto.
Ma presto ebbe la certezza che il lupo non aveva intenzione di attaccare: si avvicinava piano agitando la coda.
" Li prendo e li metto là sopra, okay? Così rimangono asciutti. " Disse, prendendo i vestiti dalle zanne di Nicole.
" Brava ragazza. " Sara sorrise, facendole una carezza tra le orecchie.
'Questo è ridicolo': pensò Nicole, ma non fece nulla per sottrarsi al contatto con la mano della ragazza.
" Mi dispiace averti fatto male, " disse, guardando il buco sanguinate sulla spalla sinistra di Nicole.
Il lupo corse verso la foresta.

Nicole non ci mise molto a localizzare un cervo, ma non era l'unica ad averlo visto: a qualche metro di distanza, infatti, c'era un grosso giaguaro bianco.
Il grosso carnivoro non sembrava essersi accorto di lei, e lei non poteva ringhiare senza far scappare il cervo.
Doveva usare l'astuzia: forse poteva lasciare che il giaguaro catturasse la preda per lei, e poi scacciarlo via. Poteva funzionare.
Osservò la belva acquattarsi e vide i forti muscoli tendersi sotto la candida pelliccia bianca.
'Nah, meglio i cani...'
Gli occhi del giaguaro erano vitrei dalla concentrazione: stava per attaccare.
Senza ulteriori esitazione, la bestia attaccò e il cervo fu colto di sorpresa, ma ebbe comunque il tempo di cominciare a correre.
'Stupido gatto...'
Nicole seguì la corsa, cercando di non perderli di vista.
L'inseguimento durò non più di cinquecento metri: il giaguaro colpì con la zampa la coscia posteriore del cervo, facendogli perdere la coordinazione. Gli saltò addosso e affondò i denti nel collo del erbivoro, per soffocarlo.
Era il momento.
Nicole corse verso i due animali, ringhiando minacciosa.
Il giaguaro ringhiò a sua volta: non sembrava intenzionato a mollare la preda così facilmente. 
Nicole non poteva biasimarlo: non era facile procurarsi del cibo.
Le due belve si studiarono per alcuni minuti, continuando a ringhiare e mostrarsi i denti a vicenda.
Il lupo rosso decise di fare la prima mossa, si avvicinò ringhiando sempre più forte.
Gli occhi del felino erano ancora più vitrei di prima e le orecchie erano tirate all'indietro, appiccicate alla testa, come quelle di Nicole. Un sistema per non farsele strappare. Un po' come gli antichi Romani, che si tagliavano i capelli molto corti per non lasciarsi afferrare dal nemico e farsi tagliare la gola.
Nicole si avvicinava sempre di più. Era ferita, ma restava molto più grossa e forte di lui.
'Vai via, lo sai che non ti conviene affrontarmi...'
Il giaguaro sembrò leggerle nel pensiero, perché lasciò andare il collo della preda e cominciò ad indietreggiare lentamente, continuando a ringhiare.
'Bravo micino...'
Il giaguaro si arrese del tutto e corse via, scomparendo nella foresta.
Nicole si avventò sul cervo, divorando il grosso collo muscoloso e le due zampe anteriori. Quando ebbe finito di mangiare, stacco le due zampe posteriori e corse verso casa.

Riprese la sua forma umana e, dopo essersi rivestita, prese le cosce del cervo ed entrò in casa.
Sara l'accolse di nuovo puntandole contro la pistola, mentre John dormiva sul divano.
" Spero che tu sappia cucinare, perché io non so farlo e non ho tempo. " Sussurrò per non svegliare John.
Sara guardò con una certa perplessità le due cosce che Nicole teneva, poco sotto gli zoccoli. " Uhm... certo, grazie mille. Hai, uhm, hai un po' di sangue qui. " Disse, indicando il lato della propria bocca.
Nicole fu tentata di pulirsi con la manica, ma non voleva sporcare la camicia.
" Esco di nuovo. In caso di pericolo tieni pronta la pistola e non uscire. " Disse Nicole, mentre appoggiava sul tavolo la loro cena.
" Dove vai? "
" Non lontano. "
Sara voleva sapere di più, ma decise che insistere non era una buona politica. " Grazie per tutto. " Disse, mentre Nicole usciva di nuovo.

  
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