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Autore: hapworth    11/03/2021    1 recensioni
Ed eccolo lì, a vent'anni, a lavorare in un locale mediocre per sperare di ripagare i debiti che, probabilmente, non sarebbe bastata una vita a saldare.
[Lan Xichen/Jiang Wanyin]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jiang Wanyin/Jiang Cheng, Lan XiChen/Lan Huan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Era da un bel pezzo che non scrivevo qualcosa su questa coppia, ma alla fine sono tornata! E niente, una piccola au un po' malinconica, un po' introspettiva senza particolari pretese, ma che di fatto mi sono divertita molto a scrivere dato che ero un po' bloccata.
Auguro a chi leggerà una buona lettura!

hapworth

Questa storia è scritta per la Six Fanfiction Challenge.
prompt: Coffeeshop!AU || Fandom: Mo Dao Zu Shi


Trappola

Cheng non amava particolarmente il suo lavoro, non quanto avrebbe dovuto almeno. Servire i clienti di un locale di periferia non era stata la sua aspirazione da bambino – aveva sognato grandi cose, come il classico astronauta o il sempre apprezzato vigile del fuoco. Con il tempo e crescendo aveva capito che nessuno dei due era adatto a sé e il suo sogno era diventato andare a lavorare all'estero, magari come interprete: amava imparare cose nuove ed era mentalmente elastico.
Ma la vita si era messa di mezzo quando, durante le superiori, i suoi genitori erano morti e lui si era ritrovato di punto in bianco sommerso da debiti che non aveva mai avuto idea che ci fossero; aveva vissuto così tanto lontano dalla realtà, che quando questa gli era calata addosso con tutta la sua potenza d'attacco, non aveva potuto far altro che crollare sotto quel peso.
Ed eccolo lì, a vent'anni, a lavorare in un locale mediocre per sperare di ripagare i debiti che, probabilmente, non sarebbe bastata una vita a saldare.
A ben vedere non era un posto orribile: veniva trattato con dignità e nessuno veniva mandato al suo appartamento per intimorirlo o indurlo a pagare; la sua vita, semplicemente, aveva più valore lì, in quel posto senza prospettive, piuttosto che sottoterra.
Certo, alcuni clienti non gli piacevano particolarmente – e lui non piaceva loro. Il suo carattere algido, e a tratti un po' irascibile, era poco apprezzato ovviamente, ma... beh, c'era un particolare cliente che, invece, pareva andare in contro tendenza su quell'aspetto.
Il direttore Lan, come lo chiamavano i suoi colleghi, era il primogenito di una famiglia che amministrava una grande azienda, i cui uffici si trovavano lì vicino. E il suddetto Xichen sembrava prediligere come luogo in cui passare le sue pause pranzo il loro locale, chiedendo espressamente di lui, anche se Cheng non era la persona più disponibile del mondo.
L'uomo appariva gentile coi suoi tratti delicati e il viso pallido; aveva i capelli leggermente allungati, che gli arrivavano fino alle spalle e che lasciava ricadere morbidi, di colore nero e lisci. Aveva dei delicati occhi a mandorla di colore marrone ed era più alto di lui, cosa che sarebbe potuta passare inosservata, se Lan Xichen non avesse approfittato di ogni occasione per alzarsi dal suo tavolo e seguirlo, imponendogli la sua presenza. Non era insistente, non nel vero senso del termine, ma Jiang Cheng subiva la sua presenza come un'invasione, un attacco personale. Anche se l'uomo era sempre gentile e discreto.
«Puoi farti più in là?» aveva usato, come sempre, un tono irritato quando non avrebbe voluto. La verità era che Xichen, con la sua presenza, aveva cominciato a dargli sicurezza, una sorta di assurda percezione che...
«Ma tu mi vuoi intorno, no?» aveva pensato non fosse insistente? Se lo rimangiava immediatamente. Era insistente e anche sicuro di sé, il tizio. Cheng lo fissò male, gli occhi grigi che bruciavano, tanto era irritato. Stava ripulendo dopo aver finito il turno e, come al solito, Lan Xichen si era fermato ad aiutarlo – o meglio per attaccarlo. Era il suo modo di agire.
«Ci sono sicuramente persone migliori di me là fuori.» gli fece notare. Xichen non la prese a male, anzi, rise, mentre lo osservava a poca distanza e ripuliva il piano cottura. Aveva delle belle mani, delicate e affusolate: Cheng avrebbe voluto dirgli di lasciar stare, che non era un lavoro adatto a lui, ma...
«Che c'è?» eccolo di nuovo, a pochi passi da lui. Wanyin distolse lo sguardo, sbuffando. «Sei una seccatura.»
«Ma ti piace, questa seccatura. Non sei sincero per niente.» lo prese in giro. Da quel momento non dissero più nulla e, silenziosamente, Cheng pensò che avesse proprio ragione: era un debole, ma che poteva farci? La vita gli aveva tolto tante cose ed egoisticamente voleva tenersi un po' di quell'uomo che sembrava essere interessato alla sua fastidiosa compagnia.

L'attacco ben assestato arrivò improvvisamente, talmente inaspettato che Jiang Cheng non se ne accorse neppure, almeno finché non fu catturato. Lan Xichen lo guardava, la distanza esigua tra loro, le loro differenze di altezza e stazza, i fini capelli dell'altro che incorniciavano delicatamente quel viso angelico.
Era bello e cedette, cedette al desiderio di qualcosa che bramava con tutto se stesso afferrare, ottenere, cedeva all'ennesimo attacco, all'ennesima insistenza di un uomo che sembrava seriamente coinvolto da lui.
«Sei bellissimo.» gli sussurrò all'orecchio mentre lui si abbandonava, lasciandosi andare a qualcosa di inesplorato e che gli aveva sempre fatto un po' paura. Inaspettatamente, gli credeva. Credeva ai suoi sussurri rochi, alle sue parole mormorate, alle sue dita leggere che gli sfilavano i vestiti con maestria, ma anche reverenza.
Jiang Cheng non era mai stato amato nel vero senso della parola, non da qualcuno di diverso dai suoi genitori, ormai persi per sempre, e non certo da altre persone. Lan Xichen era dolce, lo attaccava nei punti giusti e gli diceva le cose che voleva sentire, quelle che lo avrebbero reso più docile e malleabile.
«Vuoi solo avermi.» gli mormorò, mentre l'uomo si era perso davvero, in lui. Un dato di fatto, perché sapeva come andavano quelle cose: dopo aver tanto attaccato, dopo aver tanto insistito, era riuscito a ottenere ciò che voleva e lui era troppo adulto per non capirne l'epilogo. Non era triste, era un destino comune e lui non aveva mai pensato di poter ottenere altro. Non certo amore per così poco. Eppure, mentre osservava gli occhi a mandorla di Lan, languidi e lucidi, Wanyin si chiese come sarebbe stato, se fosse finita diversamente. Un solo attimo di esitazione, prima di tornare alla realtà.
Quando riaprì gli occhi, era solo. Non rimaneva che il calore di un abbraccio che era durato solo un istante.

«Wanyin!» la voce conosciuta lo riscosse da quello che stava facendo. Erano passate due settimane e Lan Xichen non era più andato lì, non lo aveva più “attaccato”, non si era più fermato a pulire con lui. Eppure era la sua voce quella e Cheng si ritrovò a fissare l'uomo che aveva conosciuto – e amato – a pochi passi da lui.
Indossava un completo, i capelli sempre perfetti e gli occhi a mandorla che lo fissavano entusiasti. Avrebbe voluto insultarlo, perché era rimasto solo, perché dopo tanta insistenza, lo aveva abbandonato, ma... come avrebbe potuto, considerando che sapeva come sarebbe finita?
«Cosa vuoi?»
«Tieni.» gli porse un plico di fogli, il sorriso gentile stampato in volto e la mano che lo afferrava per un fianco; ennesimo attacco inaspettato a cui non sapeva ribattere. Si era perso nei fogli, nel suo nome, nel suo debito che era... azzerato.
Sollevò lo sguardo, incredulo. «Tu...? Tu hai...?»
Lan Xichen sorrise maggiormente, la presa più salda. «Volevo. Non potevo lasciarti a qualcun altro. Ora... sei libero.» e Jiang Cheng si ritrovò in lacrime, stringendo i fogli, stringendo l'uomo che aveva di fronte, sentendosi nuovamente vittima di un attacco, stavolta ancora più profondo, più intimo di quanto non fosse mai stato prima.
«Ora puoi scegliere chi essere.» gli sussurrò e lui annuì, stringendolo ancora un po', sentendosi vulnerabile, infischiandosene delle conseguenze, del fatto che avesse ceduto, che non era altro che un idiota a crollare in quel modo davanti a un semi-sconosciuto. Non era importante, perché era di nuovo padrone della sua vita, anche se era caduto in trappola.


Fine
   
 
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