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Autore: Iron_Captain    13/03/2021    2 recensioni
[Sly Raccoon ]
[Sequel de: Recuperare l'amore perduto]
Dopo essere finalmente riuscito a localizzare Sly, Bentley si prepara a riportarlo a casa, nella propria epoca, insieme a dei vecchi alleati...senza immaginare minimamente di arrivare a vivere un'avventura oltre la loro immaginazione.
Vecchi e nuovi amici...e vecchi e nuovi nemici si faranno vivi in questa avventura di proporzioni epiche.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Capitolo 6

“Credevo di averle viste davvero tutte, ma devo ammettere che vedere un mio parente futuro che è diventato un piedipiatti le batte tutte.” constatò Sly con una punta di sarcasmo.
“Sempre meglio che continuare la disonorevole tradizione della tua famiglia.” fu la risposta dell'altro procione, che non riuscì a controllare il disprezzo per la professione di Sly e dei suoi antenati. A quelle parole, il prigioniero assunse un'espressione offesa.
“Io e i miei antenati avremo anche infranto diverse volte la legge e saremo anche dei ladri, ma abbiamo un nostro Codice d'Onore e rispettiamo sempre chiunque; e alle volte collaboriamo anche con le Forze dell'Ordine!”
Dopo aver stretto i manici dei manganelli, il canide andò alla carica verso il prigioniero; mentre con uno di essi neutralizzò la difesa di Sly deviando il suo bastone, con l'altro inchiodò il proprio avversario sul muro e lo immobilizzò tenendolo appoggiato sulla sua gola.
“Definisci onorevole il fatto che io sia stato abbandonato da mio padre quando non avevo neanche un anno?” disse il predatore furioso. “Sono stato cresciuto da una famiglia che mi ha dato tutto e che mi ha salvato da una morte certa!...Ed è da quel momento che ho dato tutto me stesso per arrestare i criminali e consegnarli alla giustizia!”
Dopo aver sentito ciò ed essersi reso conto quanto era arrabbiato, Sly buttò a terra il proprio bastone.
“Anche se non mi credi, capisco la tua rabbia...e anch'io sarei arrabbiato se fossi al tuo posto.”
“Tu menti!” ribatté l'altro procione spingendo di più il manganello appoggiato alla sua gola. “Vuoi che io molli la presa per poter scappare via!”
“Lo farei con altri...ma non a un membro della mia famiglia, specie se è stato trattato male.” disse Sly sperando che il proprio parente potesse credergli...e magari far sì di poter colmare la sua rabbia.
Dopo qualche secondo di riflessione, il predatore mollò la presa sul proprio simile, che per tutta risposta emise qualche colpo di tosse e ne approfittò per riprendere fiato; a quel punto ripose i propri manganelli sulla cintura e mise una mano sul collo.
Quando il casco del proprio familiare si ritirò nella sua tuta, Sly ebbe la possibilità di vedere il suo volto: era giovane, circa sui 26 o 27 anni, con una cicatrice che gli attraversava l'occhio destro; la sua espressione era seria, ma allo stesso tempo racchiudeva il dolore...e non soltanto per essere stato abbandonato; e il colore delle sue iridi era un verde smeraldo scuro.
Il ladro riconobbe in quel ragazzo i tratti distintivi di un Cooper, ma allo stesso tempo vedeva qualcosa di doloroso e oscuro. Senza conoscerne la ragione provò pena per lui...ma allo stesso tempo sentiva che c'era qualcosa di molto familiare in lui; come se fosse più di un futuro antenato.
“Come ti chiami?”
Prima che potesse essere data una risposta, alle spalle dell'altro procione comparvero due guardie robotiche che puntarono i loro fucili verso Sly. Non appena il furfante notò ciò, iniziò a riflettere su cosa potesse fare: avrebbe cercato di evadere, ma oltre al fatto di trovarsi in un’altra epoca dove la tecnologia era all’avanguardia, non c’erano i propri migliori amici ad aiutarlo; né aveva la minima idea di dove potesse andare…e poi gli bastò sapere che all’interno del carcere lavorava un suo futuro parente, che per qualche strano motivo era stato abbandonato dai suoi genitori biologici…dalla propria famiglia. Non aveva intenzione di deluderlo, ma piuttosto di aiutarlo e di guadagnarsi la sua fiducia, dal momento che era anche lui un Cooper.
Il procione evaso si mise in ginocchio, appoggiò a terra il bastone e mise le mani dietro la testa.
L’altro canide squadrò sorpreso colui che aveva fatto evadere che si lasciava ammanettare dalle guardie robotiche, che lo avrebbero riportato in prigione.
“Mi chiamo Damian.” rispose a Sly non appena camminò a fianco a lui.
Per di più il ragazzo, con un gesto lesto, recuperò la tessera magnetica che quel predatore aveva rubato a uno dei robot. Una volta rimasto solo, ripose i manganelli nella cintura e andò a prendere il bastone di Sly. Lo osservò per qualche minuto con espressione turbata, ricordando ciò che il proprio genitore adottivo gli aveva raccontato: era stato abbandonato per strada dalla propria famiglia quando aveva meno di un anno a morire di freddo e di fame. Il cobra che lo aveva salvato da quella brutta situazione gli aveva dato una casa in cui poter crescere, l'educazione tramite professori privati, da mangiare...e nonostante non andasse d'accordo con lui, si sentiva in dovere di rispettarlo per tutto ciò che aveva ricevuto da lui, incluso l'amore paterno, anche se apparentemente dimostrava di essere severo e distaccato. Si era spesso chiesto chi fosse il proprio papà biologico...e si era sempre sentito arrabbiato per ciò che aveva fatto.
Dopo aver scosso la testa il procione andò a mettere il bastone di Sly nello stesso punto in cui si trovava prima; dopodiché uscì dalla stanza e chiuse la porta aggiornando i codici. Nel momento in cui si preparò a percorrere il corridoio, Damian sentì suonare e vibrare il proprio comunicatore al polso. Quando lo attivò, sullo schermo comparve l'immagine di tizio molto alto che aveva una maschera di ferro a forma di cane con il muso allungato.
“Dove ti trovi Damian?”
“Al penitenziario di Forgsville, Signore.” rispose il predatore con tono scocciato.
“Mobilita la tua task force: ho un compito molto importante da affidarvi, e non ammetto contraddizioni.”
Quando la comunicazione terminò, e lo schermo si spense, il canide sbuffò, poiché odiava ubbidire a degli ordini in cui non poteva esprimere la propria opinione. Ma era proprio questo che i soldati facevano: eseguivano gli ordini. Anche quando non erano d'accordo.
Con sguardo rassegnato e contrariato, Damian si incamminò verso l'uscita del penitenziario per raggiungere i propri compagni d'arme...che erano anche i suoi amici.

   
 
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