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Autore: Roxanne Potter    13/03/2021    7 recensioni
[Questa storia partecipa al contest "Storie Alfabetiche" indetto da LadyPalma sul forum di EFP]
Fremo di gioia mentre sollevo un paio di forbici – la mia bocca si veste d'un sorriso, i miei occhi ardono, le mie dita tremano. Gli ultimi istanti della mia vita da donna, prima che le lame inizino ad aggredire i capelli.
Ho atteso questo momento da sempre; mi rivedo bambina che si sbuccia le ginocchia mentre gioca in giardino, ragazzina che giura a se stessa che non si sposerà mai, adolescente che cavalca in pantaloni da uomo e con il cappello del padre calato in testa.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Accarezzo con lo sguardo il mio riflesso allo specchio; le onde dorate dei miei capelli, il mio collo da cigno, il mio abito di seta azzurra. Brividi di aspettativa mi percorrono la schiena mentre penso che, ben presto, dirò addio alle folli maschere che mi sono portata dietro per vent'anni e hanno serrato il mio animo nella loro morsa spietata, tentando di risucchiarmi via la speranza che un giorno sarei stata libera.
Candida, devota, pura e bella come un fiore, così mi avrebbero voluta i miei genitori, mia sorella maggiore, l'uomo convinto che domani mattina gli verrò incontro all'altare, la società intera. Darei qualsiasi cosa per vedere i loro sguardi scandalizzati mentre mi strappo via la collana di perle e i guanti di seta, mentre i miei vestiti ricadono a terra in un ammasso di merletti e gonne voluminose e il mio corpo – ricoperto di lividi impressi dalle mani e dalle bocche dei miei amanti – ritrova conforto in una giacca nera da uomo, un paio di pantaloni e degli stivali ammaccati con le punte incrostate di fango.
Eccomi rifiorire e risplendere come una rosa che sboccia in primavera. Fremo di gioia mentre sollevo un paio di forbici – la mia bocca si veste d'un sorriso, i miei occhi ardono, le mie dita tremano. Gli ultimi istanti della mia vita da donna, prima che le lame inizino ad aggredire i capelli.
Ho atteso questo momento da sempre; mi rivedo bambina che si sbuccia le ginocchia mentre gioca in giardino, ragazzina che giura a se stessa che non si sposerà mai, adolescente che cavalca in pantaloni da uomo e con il cappello del padre calato in testa.
Il cuore mi batte in preda all'estasi. Le ciocche cadono a terra una a una, ogni onda dorata che abbandona il mio capo è un passo in più verso il mondo da cui hanno sempre cercato di tenermi lontana.
Mi vedo rinascere, mi sento bruciare del fuoco della rivoluzione che mezzo secolo fa ha portato la mia patria a impugnare le armi, combattere e sacrificarsi per le promesse della libertà, della fraternità e dell'uguaglianza. Nelle mie vene scorre lo stesso fuoco, lo stesso ardimento; il mondo malato che mi circonda è sempre stato troppo cieco per accorgersene.
Octave, marcisci pure davanti a quel maledetto altare.
Porto finalmente una mano tra i corti riccioli che mi circondano il viso, in questo momento così simile a quello di mio padre. Quante volte mio cugino Félix – l'attore gitano, il rinnegato della famiglia – mi ha ripetuto che io e lui ci somigliamo come due gocce d'acqua?
Recupero il borsone da viaggio da sotto il letto prima di spalancare la finestra – davanti a me l'aperta campagna e il cielo d'inchiostro screziato dalle luci tremolanti delle stelle – e calarmi giù. Solo pochi minuti e sarò in sella a Zena, solo poche ore e sarò tra le strade di Parigi, pronta a bussare alla porta di Félix e iniziare una nuova vita – Giselle Flaudert è morta, da oggi sarò semplicemente Gérard.
Tutto ciò che appartiene al passato svanirà; addio a questo stupido villaggio, addio a una famiglia che ha visto in me una schiava ancor prima che un essere umano, addio ai sorrisi di circostanza, alla compostezza dei salotti borghesi, ai braccialetti di madreperla e ai nastri tra i capelli.
Un ultimo sguardo alla villetta illuminata dai raggi pallidi della luna; non riesco a provare neanche un briciolo di rimpianto, non mentre il gelido vento di fine autunno mi graffia il viso e io respiro a pieni polmoni quest'aria che ha il sapore della vita che ricomincia.
Volto le spalle a quella che è stata la mia prigione e mi inoltro lungo il sentiero che porta alle scuderie. Zena è lì che mi aspetta, pronta a condurmi tra le strade brulicanti di Parigi e nell'abbraccio fraterno di Félix, verso un'esistenza che sarà solo mia, che mi appartiene di diritto dal momento in cui ho esalato il mio primo respiro in questo mondo e da cui nessuno potrà mai più tenermi lontana.

Note

Questa flash/breve oneshot partecipa al contest "Storie Alfabetiche"; lo scopo era quello di scrivere una storia in cui ognuno dei 21 periodi iniziasse con una lettera diversa, seguendo l'ordine alfabetico. (I periodi si interrompono solo con i punti fermi, per cui al loro interno possono essere presenti trattini o punti e virgola) Se non vi siete accorti dell'utilizzo di questo espediente, allora posso dire di essere riuscita nel mio intento!
Ho deciso di trattare un tema a cui tengo molto e sul quale volevo scrivere da parecchio tempo. Il contesto della storia rimane un po' vago ma ovviamente ci troviamo in Francia, intorno alla metà dell'Ottocento. Volevo rappresentare un parallelismo tra i valori della Rivoluzione Francese e lo spirito della protagonista, che ha un forte senso patriottico e sente di portare dentro di sé quegli stessi valori "nonostante" il suo essere donna. Giselle arriva a compiere un vero e proprio atto rivoluzionario nel momento in cui decide di scappare di casa assumendo un'identità maschile, perché questo è il suo unico modo di essere veramente libera e di conoscere in prima persona il mondo. Da qui il titolo, "La Rivoluzione nel sangue".
Spero che qualcuno abbia apprezzato la storia, ringrazio in anticipo chiunque lascerà una recensione :)

   
 
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