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Autore: MadAka    14/03/2021    1 recensioni
“ Hanno uno strano modo di comunicare, i cani, Ewan e il suo in modo particolare, ma hanno imparato a conoscersi fin troppo bene in quei cinque anni trascorsi insieme.
Lo ha trovato sulla spiaggia, un cucciolo dal pelo arruffato e dall'energia irritante. La prima volta che lo ha visto era tutto solo al tramonto, intento ad abbaiare alle onde; una delle cose più strane e buffe al contempo in cui l'inglese si fosse imbattuto. Lo aveva incontrato di nuovo il giorno dopo, stesso posto, stessa ora e stessa curiosa abitudine, così aveva fatto quello che all'epoca considerò un grave errore: gli aveva prestato attenzione „
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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        Ewan Cassian Hill 

        Forty-one years old

        Face claim: Diego Luna

 

 

       

Newquay, Cornwall

 

 

Le dita della mano che regge la bottiglia ne sfiorano il collo in vetro. È un gesto che non ha mai perso, qualcosa che forse non sa neanche gli appartiene. Per anni Ewan lo ha fatto; per anni ha tenuto la bottiglia fra le dita, il pollice libero di muoversi lungo la fredda superficie del collo, a carezzarlo distrattamente quando la propria attenzione è tutta per altro. Ora, infatti, è l'oceano ciò che lo attrae, l'oceano che è lì, distante eppure così vicino da far entrare l'odore di salsedine. Ewan lo ha addosso come una secondo pelle ormai da sei anni, da quando ha raggiunto la città con il necessario al seguito e non se n’è più andato.

 

È stata forse la decisione più drastica che abbia mai preso nella sua intera vita, eppure non ne è assolutamente pentito, come per tutte le altre prima e dopo di essa. Londra era diventata soffocante. Non era più la città giusta per lui, il posto dove rimanere e invecchiare, dove vivere e morire. Lo ha realizzato dopo l'ennesimo errore, quando si era allontanato da Londra e aveva raggiunto Newquay per fare surf. Lì, tra la cittadina e una delle spiagge, aveva visto la piccola casetta, intorno a essa niente se non il rumore del mare, e l'aveva reclamata per sé con il più grande colpo di testa che avesse mai fatto. Gli c'erano voluti mesi per rimetterla in sesto, mesi che aveva trascorso dormendo su un divano vecchio e troppo piccolo, mentre intorno a lui ogni cosa cominciava a prendere forma, inclusi i contorni di quella che è poi diventata la sua nuova vita. Per pagarsi da vivere aveva iniziato a fare lavoretti per i residenti, piccole riparazioni, falegnameria, e al contempo si esercitava per conoscere l'arte di produrre tavole da surf, il business perfetto per quella città, un artigianato che ora padroneggia quasi alla perfezione, e che comincia a fargli avere un nome anche al di fuori di Newquay

Si è costruito da solo quella nuova possibilità, e nel silenzio della sua nuova casa – davvero l'ultima, stavolta ne è sicuro – ha ormai realizzato che quello è davvero il suo scenario. Non Londra, non New York, quello: lo sciabordio delle onde e la pace dei sensi. 

 

Lo zampettio sul pavimento alle sue spalle gli confermano che è vicino, e un istante dopo il suo braccio viene toccato una, due, tre volte, finché Ewan non volta il capo. 

Pal lo sta osservando con i suoi occhi nocciola. Inclina appena il capo di lato, finché l'uomo non porta una mano su di lui, le dita ad affondare nel pelo morbido e chiaro, che sa di salsedine quanto la pelle del suo padrone. 

 

«Su, forza. Sali.»

 

Poche parole e un cenno del capo, e il cane si issa sul davanzale sufficientemente largo, su cui Ewan è seduto da un po' con la sua birra in mano, le gambe a ciondolare nel breve vuoto che lo separa dal tetto del garage sottostante. Pal si lascia sfuggire un lungo sbadiglio, appena prima di stendersi e posare la testa sulla coscia di Ewan, cercandolo con gli occhi come fa sempre. 

Hanno uno strano modo di comunicare, i cani, Ewan e il suo in modo particolare, ma hanno imparato a conoscersi fin troppo bene in quei cinque anni trascorsi insieme. 

Lo ha trovato sulla spiaggia, un cucciolo dal pelo arruffato e dall'energia irritante. La prima volta che lo ha visto era tutto solo al tramonto, intento ad abbaiare alle onde; una delle cose più strane e buffe al contempo in cui l'inglese si fosse imbattuto. Lo aveva incontrato di nuovo il giorno dopo, stesso posto, stessa ora e stessa curiosa abitudine, così aveva fatto quello che all'epoca considerò un grave errore: gli aveva prestato attenzione. Forse troppa, perché il cucciolo bianco lo aveva seguito fino a casa, e aveva continuato a ronzargli intorno di continuo anche nei giorni successivi. 

 

«A quanto pare non è di nessuno

 

Allora forse dovresti tenerlo. ›

 

«Non posso

 

E perché no? Hai spazio, un sacco di persone lo terrebbero. ›

 

«Io non sono un sacco di persone

 

No, infatti. Tu sei molto più polemico. Per questo dico che un cucciolo potrebbe aiutarti.

 

Non lo voleva, eppure ora sono lì. Pal si era insinuato nella sua vita proprio come aveva fatto il suo nome, con costanza e senza imposizione. Così come non gli aveva mai davvero scelto un nome – fino a rendere quell’appellativo il suono a cui il cane risponde – allo stesso modo Ewan non aveva mai davvero accettato di farlo entrare in casa. Eppure è successo; un collare e una medaglietta a confermarne l'appartenenza e un legame saldo del tutto diverso da quelli che l'uomo ha stretto nel corso degli anni. 

A Ewan ancora gli pare strano avere un cane. Da piccolo gli facevano paura, e crescendo non ha mai manifestato interesse nell'averne uno. Eppure ora prendersi cura di Pal è la cosa più naturale che gli riesca, perfino più del suo lavoro, o della nuova vita che si è ritagliato in Cornovaglia. Si assomigliano, gli hanno detto, e lui proprio non sa dire se sia vero. Il suo cane non è altro che un grosso cucciolone, ora, con un'energia che per certi versi Ewan proprio non riesce a capire dove possa trovare; lui, invece, a volte si sente perfino più vecchio dei suoi quarant'anni. Una cosa in comune però c'è l'hanno, ed è quell'amore per il mare che hanno dimostrato entrambi. Pal non abbaia più alle onde, ma continua a giocarci, e risponde al richiamo del vento che sale dalla baia come fosse la voce del suo padrone. Ewan, invece, nell'acqua continua a trovare la sua personale pace, il moto continuo che lenisce le sue tante cicatrici. Nessuno dei due è mai davvero appartenuto all'oceano, ma hanno entrambi trovato la loro dimensione lì, ed è questa la cosa che più fa sentire l'uomo confuso, nonostante il pensiero di ciò si stia allontanando dalla sua mente ogni giorno più del precedente. Ha smesso di chiedersi cosa lo abbia portato lì, cosa si è lasciato alle spalle, perché lo ha fatto, tutto. Non si pone più domande a riguardo, perché ogni giorno più del precedente sente di aver trovato il suo posto nel mondo, quello che per mesi, anni, si è erroneamente convinto di possedere già. Non può che essere quello, però, nella sua piccola casetta che si affaccia direttamente sul mare, in una cittadina che conta tanti abitanti quanto un solo quartiere della capitale Inglese. 

 

Pal ha chiuso gli occhi. La sera avanza mentre il sole cala, e per un altro giorno Ewan è riuscito a sopperire alle sue mancanze con qualcosa di apparentemente improbabile come il suono del mare e l'odore di salsedine. A Londra non era così. La capitale è capace di rendere assordante il dolore, portarlo a essere un'entità con cui confrontarsi, anche quando l'unica soluzione è imparare a conviverci. La differenza sta tutta lì, nelle sfumature che acquisisce il silenzio, nel sottofondo che aleggia nell'aria. Il confronto è inevitabile, ma Newquay ha già vinto, qualcosa che solo dieci anno prima Ewan non avrebbe mai potuto credere possibile. Ma forse nulla di tutto ciò gli sarebbe sembrato possibile; non quella casa, non quella città, né quella solitudine piacevole. E certo non Pal, probabilmente l'ultima creatura che avrebbe mai pensato di trovarsi accanto. 

 

Dalla baia sale la brezza. Sale spesso quando arriva la sera, il momento della giornata che Ewan si è scoperto preferire, e a quanto pare non solo lui. Il cane, infatti, apre gli occhi e alza la testa, sguardo e cuore rivolti in direzione dell'oceano, affacciato proprio fuori dalla loro finestra. Strappa un sorriso all’uomo, allo stesso modo di ogni altra volta, ennesimo esempio del loro tempo trascorso insieme.  

 

«Ho capito» mormora piano, mentre la risata si spegne. 

 

Si sposta dal davanzale, torna a posare i piedi sul pavimento del soggiorno, per poi abbandonare la birra quasi vuota sul tavolo e infilare la felpa. Il cane non lo ha seguito; è ancora fermo nella stessa posizione, e la sua attenzione pare del tutto rivolta a ciò che sta accadendo fuori, nel silenzio della spiaggia interrotto solo dallo sciabordio del mare.

 

« Pal

 

L’animale lo guarda.

 

«Andiamo.»

 

Quella parola e un cenno del capo, tutto ciò che serve affinché Pal lo segua. 

Si sono trovati, di quello Ewan è certo, due randagi che non potevano fare altro che incontrarsi. Così ciò che hanno fatto è stato costruirsi intorno una quotidianità che un tempo l’uomo avrebbe considerato noiosa, ma che adesso gli calza a pennello. È di quello che ha bisogno, ora, una sua personale idea di silenzio e qualcuno in cui rivedersi, anche se solo una parte di sé, quella rimasta integra, la stessa che ha seppellito sotto anni di errori prima di donarla a Pal, la curiosa bestiola che abbaiava alle onde e che Ewan, all’inizio, nemmeno voleva con sé.

 

  
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