Ti esprimi sulle note di Irama e io preferisco i Pinguini.
Ami Astoria e io preferisco Hermione.
Una cosa l'abbiamo in comunque però, il nostro Fred: te ne dedico un pezzettino (scusa per il disagio).
Buon compleanno, Gaia.

Non ridi mai, perché non ridi mai?

[Però tu fammi una promessa
Che un giorno, quando sarai persa
Ripenserai ogni tanto a cosa siamo stati noi]

“Non ridi mai, perché non ridi mai?”

Fred glielo chiede in continuazione. 

Astoria non risponde. 

“Credevo di poter stare da solo qualche minuto.” George si tortura le mani e stacca gli occhi dalla lapide del gemello. Si sforza di immaginare altro, è da giorni che si sforza di credere che non sia vero. 

“Non sapevo fossi ancora qui.” Astoria si siede all’altro capo della panchina di pietra e si fa piccola, più piccola di quanto già non sia. 

“Non voglio lasciarlo,” lei non dice niente, ma il silenzio sembra essere l’eco delle parole del ragazzo, “è stupido, me ne rendo conto, ma non riesco ad andare via.” 

Un sorriso malinconico si apre sulla pelle chiara di Astoria, “Non andare, oggigiorno siamo tutti un po’ più stupidi.” 

“Non ridi mai, perché non ridi mai?”

Fred glielo chiede in continuazione. 

Astoria ci ha fatto il callo e gli risponde che non lo sa proprio.

George si calma per la prima volta e si fa un po’ più comodo sulla panchina di pietra per guardarla meglio, “Sai che cosa diceva sempre?” chiede, mentre gli scappa un sospiro divertito dalla bocca.

“Cosa?” 

“Che non ridevi mai, tornava in camera e mi annoiava a morte per dieci minuti perché nemmeno quel giorno era riuscito a farti divertire.” Gli manca quella sensazione di fastidio, ma non lo ammette ad alta voce.

Astoria sente una fitta al petto e le labbra le si distendono senza che le abbia comandate. È un meccanismo di difesa, non sta sorridendo davvero. Fred non c’è più.

“Non ridi mai, perché non ridi mai?”

Fred glielo chiede in continuazione. 

Astoria sorride, si sistema la gonna corta e la cravatta e gli dice di provarci ancora.

 Magari domani è il giorno giusto. 

“Tu perché sei qui?” 

Astoria si gratta il capo con le unghie lunghe e poi si impone di guardare George senza cercarci Fred. “Sono malata e lui lo sapeva” confessa in un sussurro, prima di prendere un lungo sospiro. “Mi diceva sempre che ero troppo concentrata ad entrare nel personaggio, per questo non ridevo mai.” 

“Aveva ragione?”

“Quando sai che devi morire, è difficile essere felici.” 

“Non ridi mai, perché non ridi mai?”

Fred glielo chiede in continuazione. 

Astoria gli racconta la verità. 

“Anche io morirò un giorno, passerotto. E anche lui e lui e lui.”

George aspetta qualche minuto, sa che lei vuole dire qualcosa. È solo difficile mettere una parola dietro l’altra. 

“Glielo dovevo sai? Mi ha insegnato il valore della vita.” Si ostina a raccontare e racconta di quella volta al Lago Nero quando si è buttato in acqua per cercare di farla ridere, racconta di quella volta che ha stregato la scopa ad un Corvonero per cercare di farla ridere, racconta di quella volta che ha cercato di farla ridere ancora e ancora e ancora e ancora. 

“Ce l’ha mai fatta?” le chiede, ha una strana sensazione nel petto. È come se una parte di Fred sia riuscita a tornare quel pomeriggio. 

“Non ridi mai, perché non ridi mai?”

Fred glielo chiede in continuazione. 

Glielo chiede quasi fino allo sfinimento.

E Astoria alla fine ride.

E ride.

E ride. 

(Poi non ride più)